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10 storie di complotti inspiegabili

Dalle Torri Gemelle alla strage di Ustica.

Dal ferimento di Papa Wojtyla alla morte di Papa Luciani; dal rapimento di Aldo Moro all’incidente in cui perse la vita Lady Diana

Quando mancano spiegazioni complete e convincenti degli eventi, si rafforzano le teorie del complotto che rendono verosimile ogni ipotesi.

Ma per separare realtà da fantasia occorrono prove concrete.

Oggi parleremo di 10 storie di complotti inspiegabili. Scopriamole insieme.

1. Torri Gemelle e la strage di Ustica

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  • Torri Gemelle, 2001
    La tesi complottista più celebre degli ultimi anni riguarda uno degli eventi simbolo del nuovo millennio: l’attacco alle Torri Gemelle di New York a opera della formazione islamica Al-Qaida l’11 settembre 2001.
    Due Boeing 767 dirottati da due gruppi di terroristi vengono fatti schiantare contro i due altissimi grattacieli alle 8,46 e alle 10,28 (ora locale), i quali, dopo un incendio durato alcune ore, crollano uccidendo quasi tremila persone.
    Un altro aereo, un Boeing 757, viene dirottato e fatto precipitare sopra il Pentagono a Washington, mentre un quarto, destinato alla Casa Bianca, cade in aperta campagna.
    Poco dopo la tragedia, alcuni opinionisti sostengono che le due torri non sarebbero crollate per colpa degli aeroplani, ma a causa di cariche esplosive precedentemente collocate al loro interno da un’organizzazione sconosciuta.
    Lo proverebbero gli sbuffi di polvere usciti dalle facciate, analoghi a quelli che si producono negli edifici fatti crollare in modo controllato.
    Il frettoloso sgombero dei detriti sarebbe infine servito a coprire questo intervento.
    Secondo il giornalista Michael Moore, sarebbero sospetti anche i rapporti tra la famiglia del presidente americano allora in carica, George W. Bush, con quella di Bin Laden (capo di Al- Qaida): 24 membri di quest’ultima sarebbero stati lasciati uscire indisturbati dagli Usa nei giorni successivi all’attacco.
    L’attacco al Pentagono è stato invece messo in dubbio perché alcune foto mostrano un foro sulla parete colpita molto più piccolo dell’apertura alare di un Boeing 757.

 

  • La strage di Ustica, 1980
    Un DC-9 della compagnia aerea Itavia precipita in mare tra Ustica e Ponza la sera del 27 giugno 1980. Non ci sono sopravvissuti.
    Escluso rapidamente il cedimento strutturale, vengono avanzate le ipotesi di una bomba a bordo o di un abbattimento per errore a opera di un velivolo sconosciuto.
    Le indagini successive appurano che al registro del radar di Marsala manca la pagina relativa al 27 giugno.
    Anche i tracciati radar della portaerei americana Saratoga e degli aerei di sorveglianza non vengono consegnati o sono dichiarati smarriti.
    Almeno tre addetti radar in servizio quella notte muoiono in seguito in modo sospetto. Il 18 luglio 1980 viene trovato sulle montagne della Sila in Calabria un aereo da caccia libico precipitato probabilmente da qualche settimana.
    All’epoca tra la Libia guidata dal colonnello Gheddafi e gli Stati Uniti c’erano tensioni molto forti, il che fa pensare che l’aereo dell’Itavia possa essere incappato in una battaglia aerea tra americani (o francesi) e libici (mirata forse ad abbattere lo stesso Gheddafi, che invece, avvertito in tempo, torna indietro lasciando andare avanti un altro aereo, quello che poi precipita in Calabria).
    Nel 1987 viene finalmente recuperato il relitto del DC-9 e vi si trovano tracce di esplosivo militare. Il fatto che gli oblò siano rimasti intatti fa escludere definitivamente l’ipotesi della bomba a bordo.

2. La morte della principessa Diana e il caso Moro

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  • La morte della principessa Diana, 1997
    Il 31 agosto 1997 Diana Spencer, ex moglie del principe ereditario d’Inghilterra Carlo, muore in un incidente stradale a Parigi in circostanze che molti ritengono misteriose.
    Diana è in automobile con il suo nuovo compagno Dodi al-Fayed, una guardia del corpo e l’autista.
    Stanno fuggendo da un gruppo di fotografi che li inseguono: all’imbocco del tunnel stradale dell’Alma l’autista perde il controllo della vettura che si schianta contro un pilastro. Diana sopravvive solo poche ore.
    A far sorgere il sospetto che l’incidente sia stato provocato dai servizi segreti inglesi, su ordine dell’ex marito di Diana o forse della corte britannica, sono da un lato due strane morti (il fotografo James Andanson viene trovato in un bosco vittima di un presunto suicidio; poco dopo tocca a Frederic Dard, lo scrittore cui Andanson ha confidato di essere stato sul luogo dell’incidente subito dopo l’impatto), ma soprattutto una lettera della stessa Diana, scritta pochi mesi prima e consegnata a mano a un maggiordomo, nella quale la principessa manifesta la paura che l’ex marito voglia ucciderla simulando un incidente stradale.
    Il movente? Diana sarebbe stata incinta di al-Fayed. Dunque il loro bambino sarebbe stato fratellastro dell’erede al trono: una situazione insopportabile per la corte britannica.

 

  • Il caso Moro
    In Italia uno dei presunti complotti più intricati è sicuramente quello legato alla figura di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 a Roma e ucciso il 9 maggio successivo.
    È il fatto che i rapitori riescano a tenere nascosto il loro prigioniero per 55 giorni, nonostante l’enorme spiegamento di forze messo in campo per trovarlo, che genera l’ipotesi di un complotto mirato all’assassinio di Moro, cosa che avrebbe portato profonde conseguenze sul sistema politico italiano.
    Desta sospetto anche che nel palazzo di via Gradoli, dove Moro viene tenuto prigioniero, viva un confidente della polizia, mentre molti appartamenti siano intestati ad agenti del
    SISMI (il controspionaggio italiano).
    Addirittura il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa si sarebbe recato dall’onorevole Giulio Andreotti, dicendogli di conoscere il nascondiglio dei brigatisti, ma avrebbe ricevuto l’ordine di non fare nulla secondo gli ordini della Loggia massonica P2.
    Le teorie complottistiche comunque non finiscono qui e arrivano persino oltreoceano.
    Nel suo libro Chi ha ucciso Aldo Moro (1978), il giornalista americano Webster Tarpley dichiara infatti che gli Stati Uniti, ostili alla politica di Moro nel timore del “compromesso storico” - che avrebbe portato i comunisti assieme ai democristiani al governo - avrebbero manovrato perché le Brigate Rosse uccidessero lo statista democristiano.
    Secondo opposte ipotesi, invece, tra gli uomini delle Brigate Rosse ci sarebbero state infiltrazioni di agenti dell’Unione Sovietica o di Israele.

3. La morte di Martin Luther King e l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy

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  • La morte di Martin Luther King, 1968
    Nel 1968, a 39 anni, Martin Luther King (1929-1968) è il pastore protestante più amato e odiato degli Usa: da molti anni è il paladino dei diritti civili degli afro-americani e lotta instancabilmente contro ogni forma di segregazione razziale.
    Per la sua attività politica, per la sua campagna a favore della non-violenza e la sua aperta contrarietà alla guerra in Vietnam, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, come il Premio Nobel per la Pace nel 1964, e altrettante minacce di morte.
    Il 4 aprile 1968, Luther King è a Memphis, nel Tennessee, per sostenere lo sciopero e la marcia degli spazzini.
    Alle sei di sera, mentre si affaccia al balcone del Lorraine Motel, una pallottola sparata da un fucile di precisione gli perfora la guancia destra e gli recide il midollo spinale per poi conficcarsi in una spalla.
    Martin Luther King, che ha appena 39 anni, muore un’ora dopo in ospedale.
    Il presunto killer viene arrestato a Londra due mesi dopo: è un americano, si chiama James Earl Ray e all’inizio confessa per poi ritrattare; parla di una congiura ai danni del leader nero e si proclama innocente.
    Assassino o semplice capro espiatorio? La famiglia di Luther King, in particolare la moglie Coretta Scott King e i più fedeli collaboratori del leader nero, tra i quali Jesse Jackson, hanno sempre sostenuto l’ipotesi di un complotto politico a cui non sarebbero state estranee alcune agenzie governative.
    Ma ancora oggi mancano prove convincenti: insabbiate?

 

  • L'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, 1963
    Venerdì, 22 novembre 1963. Per le strade di Dallas, in Texas, John Fitzgerald Kennedy, il popolare 35° presidente degli USA, e la moglie Jacqueline, ammirata icona di stile, sfilano nella limousine presidenziale assieme al governatore del Texas, John Connally e alla consorte Lady Bird.
    Sono le ore 12,29 e la limousine gira lenta lungo l’ampia Dealey Plaza.
    C’è moltissima gente a salutare il presidente e Lady Bird, seduta davanti, si volta verso JFK: «Signor Presidente, ora non può più dire che Dallas non l’ami!».
    JFK sorride, poi di colpo la sua testa sussulta. Un proiettile gli è penetrato nella parte superiore della schiena e gli sta uscendo dalla gola. Un istante dopo, un altro proiettile gli trapassa la testa.
    Chi è stato? Un solo cecchino o diversi killer? Una “marionetta” i cui fili sono tirati dalla mafia, dalla Cuba di Fidel Castro, dalla CIA, dai sovietici o da un nemico politico dei Kennedy come il vice-presidente Lyndon Johnson?
    La versione ufficiale, il cosiddetto “Rapporto Warren”, parla di un unico tiratore, lo psicolabile Lee Harvey Oswald, che fu arrestato il giorno stesso e ucciso in carcere da Jack Ruby due giorni dopo.
    Ad alimentare i dubbi su questa prima versione, c’è però il filmato di Abraham Zapruder: le immagini mostrano quelli che sembrano almeno 4 colpi diretti a Kennedy.
    Una seconda commissione ufficiale ha confermato la teoria, contestata però da studi scientifici più recenti.

4. L’attentato a Papa Wojtyla e la morte di Papa Luciani

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  • L’attentato a Papa Wojtyla, 1981
    Alle 17,15 del 13 maggio 1981, in piazza San Pietro (Roma), Papa Giovanni Paolo II appare sulla sua jeep scoperta.
    Con il suo proverbiale calore inizia a fermarsi tra le persone assiepate, quando all’improvviso alle 17,22 si odono alcuni spari: il papa si accascia tra le braccia del sacerdote polacco Stanislaw Dziwisz.
    Alle 18 Giovanni Paolo II lotta per la vita sul tavolo operatorio dell’Ospedale Gemelli: ha una grave ferita al ventre, oltre a due ferite lievi alla spalla destra e alla mano sinistra.
    L’intervento richiede più di 5 ore e mezzo e si conclude con successo: il Papa si salva.
    A sparare, si scopre ben presto, è stato Mehmet Ali Agca, un killer professionista turco di 23 anni. Chi lo ha armato? Ali Agca cambia versione più volte e non rivela mai la verità.
    Le inchieste chiameranno in causa i servizi segreti bulgari, gruppi turchi di estrema destra, i cosiddetti Lupi Grigi, il KGB (i servizi segreti dell’al- lora Unione Sovietica), la Stasi (i servizi segreti della DDR, la Germania Est) e la mafia italiana, stando al memoriale di un pentito di Cosa Nostra.
    Ancora oggi, non si ha alcuna certezza sui veri mandanti dell'attentato.

 

  • La morte di Papa Luciani, 1978
    Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978, a un’ora che non è mai stata determinata con certezza, muore Papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, per arresto cardiaco.
    Ma le circostanze della sua morte sono avvolte da incertezze così grandi che fanno subito circolare voci secondo le quali il sommo pontefice non sarebbe morto per cause naturali, ma assassinato.
    Il Vaticano tiene a lungo nascosto il fatto che a scoprire materialmente il cadavere sia stata una suora, Vincenza Taffarel, la quale dichiara in seguito:
    «Ero solita ogni mattina, sulle 5 circa, depositare nell’anticamera della stanza da letto un caffè caldo e leggero che Luciani prendeva da sempre... Quel mattino passarono parecchi minuti e il caffè era sempre là. Battei di nuovo, chiamai, ma nessuna risposta e nessun rumore. Il cuore mi tremò. Entrai. La luce era accesa. Scostai la tenda che separava il letto. Mi apparve Giovanni Paolo I, Papa Luciani, morto».
    Secondo alcuni, però, il decesso sarebbe avvenuto mentre il pontefice era in piedi (la veste da camera risulta stracciata): il corpo quindi sarebbe stato adagiato sul letto in un secondo momento.
    Secondo altri, Luciani sarebbe stato occupato a leggere dei fogli di carta che non sono mai stati trovati: si sarebbe trattato di un piano di ristrutturazione della Chiesa cattolica, mirato a riportarla alla povertà originaria, che l’avrebbe privata di tutte le sue risorse, in particolare dello IOR, la banca guidata dal cardinale Paul Marcinkus.
    Proprio Marcinkus avrebbe avuto un violento diverbio con il Papa nei giorni precedenti il decesso.
    Alcuni autori perciò hanno ipotizzato un complotto ordito da Marcinkus e da altri alti prelati per mantenere le proprie posizioni di privilegio, affermando (senza vere prove) che il pontefice sia stato avvelenato con digitalina (una sostanza che agisce sul cuore).




5. Gli hacker russi all’elezione di Trump e lo sbarco sulla Luna

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  • Gli hacker russi e l’elezione di Trump, 2016
    Nel mese successivo alle elezioni presidenziali americane del 2016, vinte a sorpresa dal repubblicano Donald Trump sulla democratica Hillary Clinton, si sono diffuse voci di un complotto russo volto a favorire la vittoria del miliardario repubblicano.
    Secondo le indagini di gruppi di ricerca come PropOrNot o il Foreign Policy Research Institute, almeno 200 siti avrebbero rilanciato notizie false provenienti da server russi, coinvolgendo almeno 15 milioni di americani sulle pagine di Facebook.
    Questo complotto avrebbe utilizzato sia botnet (reti di computer infettati da virus che ne consentono il controllo da parte di un hacker) sia trolls (utenti anonimi della comunità virtuale che inviano messaggi provocatori), i quali avrebbero ripreso e amplificato le notizie e i commenti negativi sulla Clinton già pubblicati o ne avrebbero introdotti di nuovi.
    Hacker russi avrebbero poi intercettato e messo in rete mail compromettenti del candidato democratico.
    Siti russi solitamente attendibili (perché finanziati dallo stato) come Russia Today e Sputnik avrebbero messo in giro anche fake news: alcuni articoli, letti fino a 8 milioni di volte, contenevano notizie false, come quella secondo la quale un manifestante anti-Trump sarebbe stato pagato perché partecipasse alle manifestazioni, mentre una serie di tweet riferiva di un possibile attacco a una base militare turca durante la crisi in Siria.
    Questo complotto informatico avrebbe avuto lo scopo non tanto di far vincere Trump quanto di minare la fiducia degli americani nelle loro istituzioni politiche.

 

  • Lo sbarco sulla Luna, 1969
    Il 20 luglio 1969 alle 20,18 il modulo Aquila della missione Apollo 11 si posa sul suolo lunare con a bordo gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin.
    Alcuni scrittori, tuttavia, sostengono che l’allunaggio e altre cinque missioni Apollo siano dei falsi creati dalla Nasa per far credere che gli Stati Uniti siano effettivamente arrivati sulla Luna.
    Secondo lo studioso di letteratura inglese Bill Kaysing, che pubblica le sue tesi nel 1976, l’ente spaziale americano ha architettato il complotto per continuare a ricevere i cospicui finanziamenti che gli sono destinati.
    Secondo altri, le ragioni alla base sono politiche: bisogna far credere di aver vinto la “corsa allo spazio” contro l’Unione Sovietica.
    Tutti gli sbarchi sulla Luna dunque verrebbero ricostruiti in uno studio a terra (Kaysing dichiara che il regista scelto per la messinscena sia Kubrick, l’autore di 2001 Odissea nello spazio).
    Tra le prove ci sarebbe il fatto che nelle foto scattate sulla Luna non si vedono le stelle, mentre dovrebbero essere visibili. Una seconda prova scaturirebbe dalla bandiera americana, piantata sul suolo lunare dagli astronauti e visibile nelle riprese, che sventola come se ci fosse aria.
    Le ombre degli astronauti o degli oggetti da loro trasportati, infine, spesso non sono parallele, dettaglio che secondo i complottisti si spiegherebbe solo con l’uso sul “set” di potenti proiettori.
    Secondo la comunità scientifica, invece, gli sbarchi sulla Luna sono realmente avvenuti e gli argomenti portati dai complottisti sono soltanto mistificazioni di dati scientifici perfettamente spiegabili.







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