14 cose da sapere per salvare il tuo cervello-800x400

14 cose da sapere per salvare il tuo cervello

Nei prossimi decenni milioni di persone scopriranno di avere l’Alzheimer e tante altre disturbi cerebrali.

Se non vuoi essere tra questi sfrutta le più recenti scoperte scientifiche e proteggi con questi consigli la tua preziosa materia grigia.

Nel luglio 2015 Jeff Borgho , padre di famiglia e professionista del settore IT, ha notato di avere vuoti di memoria. All’epoca aveva 51 anni.

Non aveva mai avuto problemi di quel genere, anzi spesso riusciva a ricordare parola per parola intere conversazioni ma, a un certo punto, la sua memoria è a talmente peggiorata da dover ricorrere agli appunti scritti o alle registrazioni nel caso di chiacchierate di lavoro in cui era fondamentale ricordare i dettagli.

Ha chiesto di essere ridotto di grado, così da avere meno responsabilità ed essere meno stressato. Ma prima del trasferimento Borgho è finito in ospedale per un virus allo stomaco e una emiparesi facciale. I  medici non sapevano che pesci pigliare.

Dopo alcuni mesi, visto che i problemi persistevano, Borgho si è rivolto al Columbia University Medical Center. Lì hanno analizzato la sua storia familiare, hanno fatto domande a sua moglie e hanno richiesto un test neuropsicologico e per il fluido spinale.

Finalmente è arrivata la diagnosi: Alzheimer, un disturbo che aveva già colpito suo padre, suo nonno e suo zio. Borgho adesso non lavora più ma fa parte della Alzheimer’s Association Early-Stage Advisory Group, un gruppo di supporto per chi soffre di Alzheimer allo stadio iniziale, e segue i loro consigli.

Cammina, fa jogging e va in bicicletta. Segue una dieta particolare e ha imparato a suonare uno strumento musicale. Lui e i suoi medici sono ottimisti sul fatto che a breve si troverà una cura. Si deve fare qualcosa perché i casi di Alzheimer potrebbero triplicarsi entro il 2050.

Fortunatamente negli ultimi anni sono state fatte nuove scoperte, si sono fatti test e sono stati provati trattamenti, inoltre sono state messe in atto strategie più e caci per la salute del cervello.

Scopriamo insieme quali sono i 14 metodi più e caci di proteggere il cervello.

1. Cuore sano e cervello sano, i batteri e gli antibiotici

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  • Cuore sano, cervello sano
    Certe persone pensano che il cervello non sia soggetto alle regole che governano il resto dell’organismo. Ma non è così.
    Molti fattori che aumentano il rischio di soffrire di cuore (colesterolo alto, pressione alta, fumo, diabete, obesità, vita sedentaria) minacciano anche la salute del cervello. Possono causare problemi alla circolazione, all’infiammazione dei vasi sanguigni e allo sviluppo di trombi.
    NON DIMENTICARE: Pensa al prossimo esame del sangue come a un test per vedere la salute del cervello oltre che del cuore.
    Il cardiologo stesso è una specie di pre-neurologo, che ti dà indicazioni per evitare di avere problemi alla materia grigia.
  • I batteri contro l'ansia e la depressione
    I batteri dell’intestino sviluppano sostanze chimiche che influenzano l’umore, come la serotonina e la dopamina, che arrivano al cervello attraverso il sangue.
    Gli studiosi stanno sviluppando alcuni trattamenti nella speranza di ribilanciare le sostanze chimiche nel cervello per curare disturbi come la depressione e l’ansia.
    Fino ad allora, mangia tanti cibi fermentati ricchi di batteri buoni.
  • Gli antibiotici compromettono la memoria
    I danni che gli antibiotici possono fare ai microbi benefici dell’intestino sono ben noti. E adesso pare che possano influenzare negativamente anche il cervello.
    Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Cell Reports potrebbero inibire la crescita di nuove cellule nell’area del cervello legata alla memoria.
    NON DIMENTICARE: Prendi gli antibiotici solo quando strettamente necessario e se prescritti dal medico.
    Assumi anche un supplemento probiotico per aiutare a ripopolare la flora batterica annientata dal farmaco.

2. L’odore dell’Alzheimer, l’esercizio come fertilizzante per il cervello e la marijuana

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  • L’odore dell’Alzheimer
    I ricercatori della Mayo Clinic in USA hanno sottoposto a un test standard dell’olfatto 1430 persone con un’età media di 80 anni.
    Il test dell’olfatto è progettato per capire con quale accuratezza gli anziani riescono a identificare una dozzina di odori, incluso il limone, il sapone, le ciliegie e le rose.
    Chi ha ottenuto un punteggio più basso ha il maggior rischio di sviluppare problemi di memoria e/o l’Alzheimer.
    Secondo gli esperti infatti i centri dell’olfatto e quelli della memoria potrebbero essere collegati.
    NON DIMENTICARE: Fai il test dell’olfatto se sei un ultrasessantenne o se qualcuno nella tua famiglia soffre di Alzheimer.
    Il burro di arachidi è uno degli odori che gli scienziati hanno usato per sviluppare questo test.
    Secondo uno studio dell’Università della Florida le persone nello stadio iniziale dell’Alzheimer riescono a identificare l’odore del burro di arachidi più con la narice destra che con quella sinistra. Se fallisci il test però non preoccuparti: parlane con il medico.
  • L’esercizio è un fertilizzante per il cervello
    L’attività fisica può portare allo sviluppo di nuovi neuroni in aree del cervello che controllano la memoria.
    In uno studio sulle persone anziane condotto dal Journal of Alzheimer’s Disease, i ricercatori hanno scoperto che un esercizio anche moderato, come fare giardinaggio o ballare, promuove la formazione di neuroni in quelle aree del cervello dimezzando il rischio di Alzheimer.
    L’ideale sono 150 minuti di cardio alla settimana suddivisi in 3 o 5 giorni. Nell’attività fai anche l’interval training: alterna esercizi intensi a periodi di recupero attivi.
    L’esercizio potrebbe essere una delle tue migliori difese contro l’Alzheimer.
  • La marijuana non annebbia il cervello
    Se si osservasse al microscopio il cervello dei pazienti afflitti da Alzheimer si vedrebbero mucchi di proteine, chiamate placche beta-amiloidi, che impediscono al cervello di funzionare correttamente.
    Anche se gli scienziati sanno che i beta-amiloidi creano problemi nel cervello non ne conoscono il ruolo specifico.
    Secondo alcuni studi recenti inizialmente queste proteine potrebbero rivelarsi utili e verrebbero spedite nel cervello per circondare e distruggere virus, batteri e altri invasori, come una perla che ingloba un granello di sabbia.
    Ma alla fine questo processo diventa negativo. Le placche sono la causa della malattia o ne sono un sintomo? Gli esperti ancora non lo sanno.
    NON DIMENTICARE: I composti della marijuana, incluso il THC, favoriscono l’eliminazione dei beta-amiloidi: lo ha suggerito una ricerca del Salk Institute californiano.
    È un risultato che in Italia interessa poco, almeno al momento, non solo perché non è legalizzata, ma perché la questione è ancora allo studio.

3. Gli screening per l’Alzheimer, i germi e il diabete

Gli screening per l’Alzheimer-300x180

  • Gli screening per l’Alzheimer ben presto saranno routine
    Una parte della sfida diagnostica dell’Alzheimer è che i medici non riescono a capire chiaramente quello che sta succedendo.
    Tutto questo sta cambiando: adesso riescono a vedere le proteine dell’Alzheimer nel cervello.
    La ricerca sta aiutando i neurologi a sviluppare terapie per bloccare l’avanzata della malattia, proprio come fanno i cardiologi con l’arteriosclerosi.
    Stanno cercando di individuare il “colesterolo dell’Alzheimer”.
    La tecnologia che permette di vedere le proteine nel cervello può anche mostrare un ridotto funzionamento cerebrale, una minor attività cellulare e lo sviluppo della placca amiloide.
    NON DIMENTICARE: Finché questi test non si diffonderanno fai degli esami per valutare la memoria, il problem solving e le capacità cognitive. Chiedi al tuo medico.
  • I germi creano problemi al cervello
    Il nostro cervello contiene decine di migliaia di microbi in stato non attivo.
    Gli scienziati sospettano che alcuni di essi possano essere risvegliati da dei farmaci o dallo stress, e che, una volta attivati, contribuiscano allo sviluppo dell’Alzheimer.
    NON DIMENTICARE: Numerosi microbi, come quelli associati all’herpes, alla toxoplasmosi, all’HIV, alla malattia di Lyme e alla variante della mucca pazza che colpisce gli esseri umani possono infettare il cervello e influenzarne negativamente i processi cognitivi.
    L’Alzheimer e altre forme di demenza potrebbero anche rivelarsi provocate da virus in un modo che non è ancora stato spiegato.
    In altre parole, potresti “prenderti” un disturbo cerebrale.
  • Tieni a bada il diabete
    Che ci sia un legame tra il diabete e i problemi cognitivi non è un segreto ma questo collegamento sta diventando sempre più diretto.
    Uno dei primi deficit cerebrali delle persone a rischio di Alzheimer è l’incapacità delle cellule nervose a usare il glucosio, la loro fonte di energia principale. È quello che alcuni esperti chiamano “diabete del cervello”.
    Gli scienziati stanno testando varie abitudini come l’attività fisica, la dieta a basso indice glicemico e l’uso di farmaci antidiabetici come approcci preventivi per tenere a bada l’Alzheimer.
    NON DIMENTICARE: Fai le analisi per capire se soffri di diabete: se ce l’hai o sei a rischio parlane con il medico e chiedigli di aiutarti a individuare le tue abitudini negative e a cambiare stile di vita.

4. Tieni il cervello in attività, il testosterone e la cucina mediterranea

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  • Tieni il cervello in attività
    Tenerti impegnato con compiti sempre nuovi e complessi (giocare a scacchi, praticare uno sport, imparare una lingua o a suonare uno strumento musicale) rafforzano le linee di comunicazione esistenti tra neuroni e ne aprono di nuove.
    Con le lezioni di piano, per esempio, le reti neuronali si espandono tra i centri cerebrali dell’udito e del movimento.
    Se impari sempre cose nuove tieni attivo il cervello e crei una specie di energia di riserva, così se la malattia dovesse attaccarti tu non andrai in blackout.
    NON DIMENTICARE: Uno studio decennale conclusosi quest’anno ha mostrato come un gioco cerebrale che riduce il tempo di risposta può ridurre anche il rischio di demenza. Se si potesse replicare queste scoperte l’Alzheimer potrebbe avere i giorni contati.
  • Il testosterone (certe volte) aiuta il cervello
    Spesso si parla della terapia a base di testosterone come della fontana della giovinezza.
    E nel cervello di chi ha testosterone basso aumentare i livelli di questo ormone sembra d’aiuto nel prevenire i danni provocati dallo stress ossidativo, un accumularsi di prodotti nocivi di scarto sviluppati dalle cellule che invecchiano.
    Ma quando lo stress raggiunge una certa soglia aggiungere il testosterone può diventare controproducente, perché velocizza i danni al cervello.
    NON DIMENTICARE: L’unico modo di sapere se la terapia androgena va bene per te è rivolgersi a un medico che conosce tutta la tua storia clinica e la tua salute.
    Avere bassi livelli di testosterone è uno dei molti fattori di rischio per il cervello ma non è la garanzia che svilupperai l’Alzheimer.
  • Al cervello piace la cucina mediterranea
    Il cervello di chi segue una dieta mediterranea (frutta, verdura, legumi, cereali non processati, pesce fresco, olio di oliva e vino rosso) ha un aspetto più giovane.
    Secondo uno studio chi segue la dieta MIND, che privilegia alimenti naturali a base di vegetali, riduce del 53% il rischio di Alzheimer.





5. Il concetto di “demenza mista”, due nuovi farmaci e un bambino che non soffrirà mai di Alzheimer

Il concetto di demenza mista-300x180

  • I ricercatori adesso riconoscono il concetto di “demenza mista”
    Nei primi stadi di demenza vascolare (“nota anche come demenza multinfartuale o deterioramento cognitivo vascolare, causata da problemi nell’afflusso di sangue al cervello”, cit. da Wikipedia) i pazienti hanno un calo della capacità di giudizio, sono meno capaci di prendere decisioni, di pianificare e di ragionare.
    I sintomi dei primi stadi dell’Alzheimer sono principalmente legati alla memoria, ma con il progredire delle due malattie tendono a sovrapporsi.
    I medici adesso hanno capito che molte persone hanno un mix delle due malattie, un disturbo chiamato demenza mista.
    NON DIMENTICARE: Conoscendo il rapporto tra queste due malattie i medici potrebbero fare progressi nella cura e nel trattamento di entrambe.
  • Due nuovi farmaci da tenere sott'occhio
    Gli scienziati stanno studiando il solanezumab sviluppato dalla Eli Lilly e l’aducanumab, sviluppato dalla Biogen, per la cura dell’Alzheimer.
    Entrambi i farmaci attaccano le placche amiloidi nel cervello, considerate la causa delle ridotte performance mentali.
    Secondo i primi studi nelle persone che assumono entrambi questi farmaci il declino cognitivo è rallentato.
  • Un bambino che non soffrirà mai di Alzheimer
    È questa la speranza dei suoi genitori, che hanno investito quasi 40 mila dollari in un trattamento ad hoc per proteggerlo.
    Quando la madre di Jim è morta di Alzheimer all’età di 61 anni è stata come una rivelazione. “Questa malattia ha colpito tantissimi membri della mia famiglia”, dice Jim, ingegnere informatico.
    “Ho pensato che, se mai ci fosse stato un modo per proteggere i miei figli da quella malattia io avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarli, costi quel che costi”.
    E in effetti un modo c’era. Jim si è sottoposto a test per la mutazione genetica che causa l’Alzheimer in età giovane. Attraverso la fecondazione in vitro lui e sua moglie hanno potuto testare gli embrioni e impiantarne uno che non aveva quella mutazione.
    La decisione di sottoporsi a questa procedura diagnostica è stata difficile.
    “Ti rendi conto che una volta che hai quelle informazioni non puoi far finta di niente, devi conviverci. Ma siamo andati avanti. Jim è risultato positivo alla mutazionepresenilina-1. È un duro colpo sentirsi dire che ti verrà l’Alzheimer nei giro di 15 anni, quando tu nei hai solo 36”, dice.
    “Ho sempre vissuto la mia vita pensando che probabilmente sarebbe successo ma quando ne hai la certezza è diverso”.
    Tre degli embrioni utilizzabili della coppia erano privi di mutazioni. Il primo che i dottori hanno impiantato
    nell’utero della moglie di Jim non si è sviluppato ma il secondo sì e adesso i due sono diventati i felici genitori di un bimbo di 14 mesi. L’analisi genetica è disponibile per una serie di malattie.
    Jim e sua moglie sanno che il loro bambino non è immune all’Alzheimer, visto che sono coinvolti anche fattori ambientali e di stile di vita, ma si ritengono fortunati ad avere avuto la possibilità di ridurre drasticamente il rischio (Fonte: Men'S Health).








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