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5 donne innominate dalla Bibbia

La parola Bibbia deriva dal greco e significa “insieme di libri”: è il plurale di biblos (biblia) che in greco significa libro. Essa si divide in 2 grandi parti: L’ Antico Testamento, che comprende la storia e la riflessione religiosa del popolo ebraico e il Nuovo Testamento, che narra la storia di Gesù Cristo, la sua redenzione degli uomini e le origini del cristianesimo. La parola Testamento deriva dal latino “testamentum” e significa “alleanza”, “patto”. Pertanto la Bibbia è l’insieme dei libri che parlano dell’Alleanza che Dio ha stretto prima con Israele (antica Alleanza) e poi con tutta l’umanità attraverso Gesù (nuova Alleanza).

La Bibbia ci parla sia di uomini che di donne, anche se, indubbiamente, vi è un grado di subordinazione delle donne nella Bibbia, le quali non godevano di molti diritti: venivano considerate proprietà dell’uomo (unico ed indiscusso capo della casa), e separate nei momenti politici, sociali e di culto. A tal proposito e per rendere meglio il concetto, esiste è una preghiera ebraica che recita così: Sii ringraziato o mio Signore perché non mi hai fatto ne pagano, né schiavo, né donna.

Ma veramente la posizione dele donne nella Bibbia è sempre marginale e  inferiore rispetto a quella dell'uomo, come voleva la società del tempo? Indubbiamente vi è un grado di sottomissione della donna in tutta la Scrittura, ma con alcune notevolissime eccezioni, sia nelle pagine dell’Antico come nel Nuovo Testamento. Figure di donne emergono con dinamismo ed esuberanza, con audacia e con forza.

Donne coraggiose, donne intelligenti, donne che sanno esercitare autorità, nel bene e nel male. Donne come Sara, Rebecca, Rachele, Myriam, Debora, Rut, Anna, Giuditta, EsterMa nella Bibbia esistono anche molte donne, ugualmente importanti per diversi aspetti, le quali sono menzionate ma senza indicarne i loro nomi. Resta ancora un mistero il motivo di una tale dimenticanza (se di dimenticanza si tratta).

Oggi vedremo 5 di queste grandi donne "innominate". Scopriamole insieme.

1. La moglie di Noè

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"Io [Dio] stabilirò il mio patto con te [Noè]; tu entrerai nell'arca: tu e i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te”. - Gn 6:18; cfr. 7:1;7:7,13-16.

La moglie di Noè è senza dubbio una delle donne più importanti, non solo nella storia della Bibbia, ma anche nella nostra storia personale. Dopo Eva, è la donna che ha rivestito più importanza per la nostra stessa esistenza: senza di lei, semplicemente, non saremmo al mondo.

Eppure, non abbiamo alcuna traccia del suo nome. Lei è semplicemente nominata come moglie di Noè tutte e cinque le volte che compare nella Bibbia (Gn 6:18;7:7,13;8:16,18), ma solo in quanto parte di un gruppo di persone presenti. 

Fatto, questo, tanto più sorprendente dal momento che dovette trattarsi di una donna di grandi risorse e capacità, visto che fi costretta a lasciare all'improvviso la propria casa e a occuparsi di un'arca di legno di cipresso piena di uccelli, rettili, insetti e animali adulti di ogni specie. Questa donna che se ne prese assiduamente cura per 12 mesi, non ci è nota per nome, ma solo come "moglie di Noè".

2. La figlia di Erodiade

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“Mentre si celebrava il compleanno di Erode, la figlia di Erodiada ballò nel convito e piacque a Erode”. - Mt 14:6.  Di questa ragazza la Bibbia tace il nome, ma dagli scritti di Giuseppe Flavio sappiamo che si chiamava Salomè (Antichità giudaiche XVIII, 136-137). Lei era una principessa giudaica, figlia di Erodiada e di Erode Filippo, la più famosa danzatrice di tutti i tempi.

Erodiade e Salomè, vengono considerate da tutte gli Evangelisti due "malefemmine" e sono, forse, le uniche ad essere presentate in modo drasticamente negativo. Erodiade in particolare, è una figura ben conosciuta dalla storiografia. Si tratta di una persona autorevole e potente, di una donna corrotta ed è un esempio molto raro di figura di persona rovinata. Era la moglie di Erode Filippo, parenti e sposi per motivi dinastici, di potere e di patrimonio. Successivamente abbandona Erode Filippo per andare a sposarsi con il cognato, Erode Antìpa (si era trattato di un caso d’adulterio). Salomè era quindi figliastra di Erode Antipa.

Di fronte a questa situazione, Giovanni Battista ebbe parole di rimprovero e per questo motivo, Erodiade istigò Erode affinché arrestasse il Battista. Costui, “fatto arrestare Giovanni, lo aveva incatenato e messo in prigione a motivo di Erodiada, moglie di Filippo suo fratello; perché Giovanni gli diceva: ‘Non ti è lecito averla’. E benché desiderasse farlo morire, temette la folla che lo considerava un profeta”. - Mt 14:3-5. 

In occasione dei festeggiamenti del compleanno di Erode Antipa, “la figlia di Erodiada ballò nel convito e piacque a Erode; ed egli promise con giuramento di darle tutto quello che avrebbe richiesto. Ella, spintavi da sua madre, disse: ‘Dammi qui, su un piatto, la testa di Giovanni il battista’. Il re ne fu rattristato ma, a motivo dei giuramenti e degli invitati, comandò che le fosse data, e mandò a decapitare Giovanni in prigione. La sua testa fu portata su un piatto e data alla fanciulla, che la portò a sua madre”. - Mt 14:6-11; cfr. Mr 6:17-28.

Il fascino dell’eterno femminino fu in tale occasione davvero fatale. 

3. L'adultera

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Sorpresa in flagrante adulterio, questa donna fu condotta al cospetto di Gesù da alcuni scribi e farisei e, postala nel mezzo, gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.

Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Perché se ne vanno per primi i più anziani? Perché ne hanno di più di peccati, perché ne hanno un carico lungo una vita e sono proprio i primi a dire io non posso cominciare a tirare le pietre. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Là in mezzo è solo lei, tutto il contorno degli uomini accusatori non c’è più. «Allora Gesù alzatosi le disse: Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata. Va e d’ora in poi non peccare più».

Il ruolo rivestito da questa figura femminile, a prescindere da ogni credo religioso o non, è di straordinaria importanza, in quanto fa emergere il messaggio della grazia liberatrice del perdono che salva, facendo passare in secondo piano la condizione punitiva del peccato.

4. La figlia del Faraone

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Di questa donna si parla in Esodo 2:5-10; Atti 7:21 ed Ebrei 11:24. Nonostante che appartenesse alla famiglia reale, lo scrittore del testo biblico, non ci ha tramandato il suo nome. La storia di questa donna, seguendo il racconto biblico, è interessante, per il ruolo che svolse nel salvare la vita di Mosè. Suo padre, con tutta probabilità Ramses II, decretò che si uccidessero tutti i figli maschi degli ebrei, perché il popolo ebraico si stava moltiplicando troppo velocemente in Egitto. 

"La figlia del faraone scese al Fiume per fare il bagno, e le sue ancelle passeggiavano lungo la riva del Fiume. Vide il canestro nel canneto e mandò la sua cameriera a prenderlo. Lo aprì e vide il bambino: ed ecco, il piccino piangeva; ne ebbe compassione e disse: «Questo è uno dei figli degli Ebrei». Allora la sorella del bambino disse alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una balia tra le donne ebree che allatti questo bambino?» La figlia del faraone le rispose: «Va’». E la fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino, allattalo e io ti darò un salario». Quella donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo portò dalla figlia del faraone; egli fu per lei come un figlio e lei lo chiamò Mosè; «perché», disse: «io l’ho tirato fuori delle acque» (Esodo 2:5-10).

Il libro dell'Esodo si apre con l'eroismo di diverse donne. Una delle donne più trascurate al riguardo è la figlia di un faraone. In un periodo di forti pregiudizi razziali, questa principessa egizia, figlia del faraone, passò vittoriosa attraverso le barriere razziali e religiose del suo tempo per mostrare compassione ad un bambino. La compassione che lei manifestò nel vedere quel bambino che piangeva, oltre a spingerla a manifestargli il suo affetto, rivela anche il suo carattere che, pur non essendo la vera mamma, agì come avrebbe agito una vera mamma. Nel giro di poco tempo, quel bambino si trovò nelle braccia della vera madre, la quale lo allevò per conto della principessa, ricevendo nel frattempo anche un salario.

Più tardi, quando Mosè diventò grande, questa principessa subì un gran dolore, allorquando egli rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone (Ebrei 11:24). Egli divenne il più grande dei capi e maestri di Israele. Ma lei, la donna che gli salvò la vita, lo crebbe e lo educò, e che ci è nota da testi antichi con vari nomi - Thermuthis, Myrrina, Mercis - è citata dai redattori biblici soltanto come  "la figlia del faraone".



5. La saggia donna di Abel-Bet-Maacà

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Quando Sèba, figlio di Becri, della regione montuosa di Efraim, capeggiò una rivolta contro il re Davide, inducendo gran parte del popolo a lasciare Davide (vv. 1-2, 21), questi incaricò il generale in capo del suo esercito, Ioab, di snidare e uccidere il ribelle. Ioab partì con i suoi soldati Ioab, e avendo saputo che Seba si era rifuggiato ad Abel-Bet-Maaca, assediarono quella città e innalzarono un terrapieno che dominava le fortificazioni; tutta la gente che era con Ioab scavava le mura per farle crollare (v. 15). Si accinse allora a distruggerla.

Ma una "donna saggia", gridando dalle mura della città, chiese di parlare con Ioab per discutere sul da farsi. Questa donna di Abel, menzionata nella Bibbia (2 Samuele 20:16-22), merita una particolare attenzione per un gesto che compì nel sapere affrontare una situazione di emergenza. Innanzitutto gli annunciò  che non è saggezza distruggere una delle più pacifiche città e più fedeli in Israele (v. 19). Sentendosi trattato come un vile e crudele uomo, giustamente Ioab risponde che le cose non stanno come pensa lei. Se la città di Abel è stata assediata — voleva dire Ioab — non è stato per distruggerla, ma solamente per catturare Sèba che si è ribellato contro Davide.

Per evitare che qualcuno fraintendesse le sue parole, Ioab precisa, scandendo bene i termini: Consegnatemi lui solo e io mi allontanerò dalla città. Davanti a quelle precise parole, la donna che si era fatta avanti per evitare quella tragedia, con altrettanta precisione e fermezza, risponde: La sua testa ti sarà gettata dalle mura (v. 21). La "donna saggia" allora convinse i suoi concittadini che quello era un accordo equo. Nel giro di poco tempo, la testa di Sèba, figlio di Bicri venne gettata a Ioab, il quale non perse tempo a suonare la tromba perché tutti si allontanassero dalla città e ognuno tornasse alla sua tenda (v. 22). 






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