Il Sistema Nervoso coordina le attività delle diverse parti del corpo e permette di entrare in relazione con l’ambiente esterno, la gestione di tutte le informazioni è centralizzata nell’encefalo.
Esso è formato da:
- Sistema nervoso centrale (SNC): encefalo e midollo spinale
- Sistema nervoso periferico (SNP): nervi e gangli
Le unità funzionali del sistema nervoso sono le fibre nervose o neuroni. Circa la metà della massa del sistema nervoso centrale è formato dalle cellule gliali (o glia).
La glia sostiene le fibre nervose dal punto di vista sia strutturale che metabolico.
Tra le malattie del sistema nervoso rientrano la schizofrenia, la sclerosi Multipla, l’epilessia, il morbo di Parkinson, e la malattia di Alzheimer, che è una grave malattia degenerativa del cervello.
Vediamole insieme.
1. Alzheimer
La malattia di Alzheimer è ormai molto diffusa: in Italia ne soffrono circa 492.000 persone, e 26,6 milioni nel mondo.
Tra tutte le demenze quella di Alzheimer è la più comune, rappresentando, a seconda della casistica, l'80-85% di tutti i casi di demenza.
Da rilevazioni europee, nella popolazione generale l'incidenza (cioè il numero di nuovi casi all'anno) è di 2,5 casi ogni 1.000 persone per la fascia di età tra i 65 e i 69 anni; sale a 9 casi su 1.000 persone tra i 75 e i 79 anni, e a 40,2 casi su 1.000 persone tra gli 85 e gli 89 anni.
La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che colpisce il cervello.
Nell'anziano, rappresenta la più comune forma di demenza, intesa come una progressiva perdita delle funzioni cognitive; il morbo di Alzheimer influisce, infatti, sulle capacità di una persona di portare a termine le più semplici attività quotidiane, andando a colpire aree cerebrali che controllano funzioni come la memoria, il pensiero, la parola.
La malattia è dovuta a una diffusa distruzione di neuroni, principalmente attribuita alla beta-amiloide (una proteina che, depositandosi tra i neuroni, agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli).
La malattia è accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello (si tratta di un neurotrasmettitore, ovvero di una molecola fondamentale per la comunicazione tra neuroni).
La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l'impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi, e ne consegue quindi la morte dello stesso, con conseguente indebolimento progressivo del cervello.
A livello neurologico macroscopico, la malattia è caratterizzata da una diminuzione del peso e del volume del cervello. A livello microscopico, è riscontrabile un impoverimento neuronale.
- I sintomi del morbo di Alzheimer possono essere riassunti in:
- amnesia anterograda: incapacità dell'individuo affetto da morbo di Alzheimer di ricordare eventi recenti (mentre i malati tendono a mantenere un buon ricordo delle vicende passate);
- aprassia: incapacità di compiere azioni comuni (ad esempio fischiettare);
- agnosia: incapacità di riconoscere cose (prima note);
- anomia: incapacità a nominare un oggetto pur riconoscendolo;
- disorientamento spazio-temporale: accade quando l'individuo malato di Alzheimer non è più in grado di rispondere a domande come ad esempio "che giorno è oggi", "in che mese siamo", "dove ci troviamo ora";
- acalculia: perdita delle capacità di compiere semplici operazioni matematiche;
- agrafia: il soggetto ha difficoltà di scrittura;
- deficit intellettivi: peggioramento delle capacità di ragionamento, giudizio e pianificazione.
I fattori che influiscono con lo sviluppo di questa demenza sono:
- Età: Il rischio aumenta con l'età. Difficilmente viene diagnosticata demenza prima dei 65 anni (per fattori associati all'invecchiamento);
- Sesso: è stato dimostrato che le donne hanno una probabilità leggermente maggiore di sviluppare il morbo di Alzheimer rispetto agli uomini(perché dopo la menopausa la donna smette di produrre estrogeni);
- Fattori genetici.
ll morbo di Alzheimer viene generalmente classificato in due sottotipi in base all'età dell'insorgenza. Il morbo di Alzheimer ad insorgenza precoce rappresenta il 6% di tutti i casi di malattia di Alzheimer.
L'età a cui sopraggiunge varia tra i 30 e i 60 anni. Il morbo di Alzheimer ad insorgenza tardiva è la forma più comune, dove l'età di insorgenza è superiore ai 60-65 anni.
L'Alzheimer è una malattia degenerativa che si sviluppa in varie fasi:
- La prima è la meno riconoscibile, perché i sintomi possono essere lievi e passare inosservati alla persona ammalata e a chi gli sta vicino. Inizialmente, essa si manifesta con una lieve diminuzione delle capacità di ricordare, imparare nuovi concetti ed esprimersi.
- In seguito, si manifestano anche alterazioni del carattere e della personalità e difficoltà nei rapporti con il mondo esterno.
- Col progredire della malattia, i sintomi diventano sempre più percettibili, e cominciano a interferire con le attività giornaliere personali e sociali, fino a impedire al malato di fare molte cose, come camminare e lavarsi da solo, costringendolo a dipendere completamente dagli altri.
2. Schizofrenia
La Schizofrenia è una malattia cronica degenerativa che colpisce il cervello.
L'individuo affetto da Schizofrenia può sentire voci ed è convinto che gli altri siano in grado di leggere i suoi pensieri o che addirittura complottino di fargli del male.
L'individuo schizofrenico può fare discorsi senza senso, può stare seduto per ore senza muoversi e parlare.
Schizofrenia deriva dal greco e significa "mente separata". Infatti la malattia impedisce all'individuo di riconoscere la realtà e di gestire le proprie emozioni. Inoltre questa malattia purtroppo influenza anche la memoria, l'attenzione, l'apprendimento e le emozioni.
Nonostante la Schizofrenia sia molto diffusa nel mondo, purtroppo non è ancora stato capito il completo funzionamento della malattia.
Si pensa però che la Schizofrenia distrugga la plasticità sinaptica (la capacità del sistema nervoso di modificare l'intensità delle relazioni interneuronali) della corteccia pre-frontale, alterando l’apprendimento e l’interazione sociale.
Fattori determinanti per l’acquisizione della malattia:
- L'ereditarietà: alcuni studi hanno evidenziato che la probabilità di sviluppare la malattia è dieci volte maggiore tra i parenti che tra la popolazione generale.
- Agenti infettivi: Se durante il primo trimestre di gestazione si contrae ad esempio il virus influenzale, il rischio di schizofrenia aumenta di circa sette volte.
E' una malattia difficile da riconoscere perché la maggior parte degli individui colpiti da schizofrenia non mostra i sintomi fino alla tarda adolescenza o alla gioventù.
Può risultare molto difficile diagnosticare la malattia negli adolescenti, questo perché i primi sintomi possono comprendere un cambiamento delle amicizie, problemi nel dormire, irritabilità, un comportamento tipico anche degli adolescenti sani.
Tra i sintomi più comuni vi sono:
- grave stress emotivo
- problemi alla memoria
- il soggetto schizofrenico può pensare che le persone siano in grado di controllare il suo pensiero
- disturbi del pensiero: questi sono caratterizzati dall'incapacità di organizzare in maniera sensata i propri pensieri
- parlare monotono senza muovere la faccia
- mancanza di piacere nella vita di ogni giorno
- incapacità di intraprendere o sostenere attività pianificate
- parlare poco e solo se obbligati ad interagire
- ridotte capacità di prendere decisioni
- difficoltà a stare attenti e a concentrarsi
L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che le persone affette da questa malattia sono circa 24 milioni nel mondo.
E' una patologia che colpisce indistintamente uomini e donne anche se è stato dimostrato che gli uomini presentano un rischio maggiore.
Per quanto riguarda l'Italia, è stato stimato che sono circa 245 mila le persone affette da Schizofrenia.
3. Sclerosi Multipla
La Multiple Sclerosis è una malattia neurodegenerativa (ovvero, che con il tempo va peggiorando) detta demielinizzante, perché va a danneggiare la guaina mielinica che ricopre gli assoni di nostri neuroni.
Quindi la diffusione degli impulsi elettrici che partono o arrivano al cervello non è più la stessa; questo può comportare varie lesioni a cervello e midollo spinale.
I sintomi sono molteplici, le sintomatiche più comuni riguardano la vista, i muscoli ed i movimenti, il cervello ed i processi cognitivi.
Ad oggi non esiste un unico test per la verifica di tale patologia, ma la diagnosi viene eseguita da tre test:
- Test Neurologico
- Risonanza Magnetica
- Esame del liquido celebro-spinale
Sulla base di questi esami e dei sintomi riferiti dal paziente, il medico di base formula la diagnosi.
La cura più moderna riguarda l’utilizzo di interferoni, particolari e complessi sistemi biologici in grado di arrestare la replicazione delle cellule virali.
Gli interferoni sono normalmente sintetizzate dalle cellule in risposta a delle infezioni virali, questa cura per ora riesce solo a fermare il decorso della malattia, non ad annientarla.
4. Epilessia
L'Epilessia è una condizione neurologica caratterizzata da ricorrenti e improvvise manifestazioni, dette crisi epilettiche.
La crisi epilettica è un evento parossistico tramite il quale l'Epilessia si manifesta, causato dalla scarica improvvisa eccessiva e rapida di una popolazione più o meno estesa di neuroni che fanno parte della sostanza grigia dell‘encefalo.
L'aggregato di neuroni interessati dalla scarica viene definito "focolaio epilettogeno".
Il termine "epilessia" invece indica una condizione caratterizzata dalla ricorrenza di episodi convulsivi dovuti a una patologia cronica sottostante.
Un individuo che ha presentato una singola crisi, o anche più crisi dovute a una condizione clinica che può essere trattata o evitata, non è affetto da Epilessia.
L'incidenza e la prevalenza delle crisi sono influenzate da diversi fattori, ma si stima che tra 5 e il 10% degli individui presentano nel corso della vita un episodio convulsivo (con una frequenza più alta tra i bambini e gli anziani).
I caratteri specifici dell’Epilessia sono:
• Crisi convulsiva
• Attacco tipo assenza
• Attacchi mioclonici
• Attacchi clonici
• Attacchi atonici
La crisi convulsiva si manifesta attraverso la convulsione di tutto il corpo. La vittima, nella maggior parte dei casi crolla al suolo, contorcendosi ripetutamente come in preda a una forte scarica elettrica.
È caratterizzata da un iniziale spasmo di tutti i muscoli scheletrici (fase tonica) seguita dopo poche decine di secondi da contrazioni muscolari rapide, più o meno regolari, con movimenti ampi e veloci (fase clonica).
Questo tipo di attacco è usualmente ciò che si intende col termine epilessia nel linguaggio colloquiale. Questo tipo di crisi si conclude con una fase detta di risoluzione (o post-critica) dove la persona appare confusa, rallentata e indolenzita.
La durata della fase tonica e clonica è da 2 a 3 minuti. L’attacco tipo assenza è un'interruzione dello stato di coscienza dove la persona che sperimenta l'attacco sembra diventare assente e insensibile, per un breve periodo di tempo (di solito 20 secondi).
Possono sopraggiungere leggere contrazioni muscolari in particolare "strizzamento degli occhi". Non c'è perdita del tono posturale. Nelle assenze complesse ci può essere una perdita di coscienza più prolungata.
L’attacco mioclonico porta a sporadiche contrazioni muscolari a scatti. La manifestazione è rapida e della durata di meno di 500 ms.
L’attacco clonico porta a scosse muscolari rapide di durata maggiore a 500 ms.
L’attacco atonico porta al rilassamento del tono muscolare causando la caduta a terra della persona sofferente di epilessia. Spesso questi soggetti vanno incontro a un trauma da caduta.
Le terapie si basano ovviamente nella rimozione (se possibile) delle cause che hanno determinato l'Epilessia, talora mediante un vero e proprio intervento chirurgico (nel caso, ovviamente, delle forme secondarie).
Nelle forme primitive vengono comunque sempre somministrati farmaci antiepilettici, a scopo preventivo, da assumersi quindi giornalmente per lunghi periodi di tempo o per tutta la vita.
5. Morbo di Parkinson
Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa a decorso progressivo.
Colpisce di norma individui di età superiore ai 50 anni con una leggera preferenza per i soggetti di sesso maschile.
Questa patologia è diffusa in tutto il mondo ed è la più frequente fra le malattie che comportano disordini motori. La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente.
Ma quali sono i sintomi di questa malattia? I sintomi sono:
• Degenerazione gangli del cervello
• Diminuzione dei neurotrasmettitori
• Alterazione impulsi nervosi
• Tremore, rigidità, lentezza dei movimenti (interessano un lato del corpo)
• Disturbi secondari: eccesso di saliva, diminuzione di peso, disturbi della funzione urinaria, crampi muscolari agli arti, alterazione della sudorazione, disturbi dell’umore e del sonno.
L’accertamento del morbo di Parkinson avviene mediante visita neurologica mirata a individuare almeno due dei sintomi tipici della malattia. Lo stadio della malattia viene stabilito tramite un punteggio che va da uno a cinque.
Per quanto riguarda la cura e la terapia non esiste speranza di guarigione per il morbo di Parkinson.
Molti pazienti affetti da forme lievi non hanno bisogno di cure per diversi anni dopo la diagnosi iniziale; quando i sintomi si aggravano i medici di solito prescrivono inizialmente la levodopa (L-dopa), che aiuta a ristabilire gli equilibri di dopamina nel cervello.