I luoghi comuni e le bugie che costellano la storia della Chiesa. Persino sulla Santa Inquisizione e la caccia alle streghe.
Il Vaticano ha le sue colpe, non si discute. In passato ha commesso terribili ingiustizie e sanguinose torture.
Ma i fatti vanno sempre visti nella loro prospettiva storica. Scoprendo, che, a volte, sono stati ingigantiti. Quando non addirittura romanzati.
Ma scopriamo 5 leggende nere della Chiesa, ed in particolare la “papessa Giovanna”, i vangeli apocrifi, nascosti e distrutti dalla Chiesa, la Santa Inquisizione e l’oscurantismo nei confronti della scienza, la caccia alle streghe ed, infine, l’assassinio di Giovanni Paolo I.
1. La papessa Giovanna
Voci su una presunta “papessa” Giovanna cominciarono a circolare nell’XI secolo, ma riportavano un episodio avvenuto 200 anni prima.
Una tale Giovanna di Mainz sarebbe stata eletta al soglio pontificio con il nome di Giovanni VIII.
La donna, che si era finta monaco per introdursi nell’ambiente vaticano, fu smascherata quando partorì per le vie di Roma nel corso di una processione.
Indizi? La storia sembrerebbe trovare conferme nell’esistenza di una sedia in uso per il trasporto del papa, effettivamente detta “gestatoria”, di un trono in marmo con un foro centrale che sarebbe stato utilizzato da allora in poi per consentire a un cardinale di verificare la presenza nel neo-eletto degli attributi maschili, e nell’esistenza, nella Roma dell’epoca, di un vicus Papissa, una stradina che dal Laterano saliva a San Pietro.
Lo scandalo ebbe un certo credito anche negli ambienti vaticani, tanto che se ne discusse nel corso del Concilio di Costanza del 1414-18.
Quanto c’è di vero in questo racconto? Oggi gli storici sono concordi nel ritenerlo una leggenda. Alcuni pensano che si sia trattato di una satira nei confronti del papa Giovanni VIII (questo sì realmente esistito), a cui veniva rimproverata un’eccessiva debolezza nei rapporti con l’ostile patriarca di Bisanzio, Fozio.
Per altri, il modello storico della papessa sarebbe stata la potente nobildonna romana Marozia, la quale nel 931 brigò per mettere sul trono di Pietro un suo figliolo (Giovanni XI). Altri ancora l’attribuiscono alla goliardia dei romani, pronti a inventarsi storie fantasiose a partire dalla minima ambiguità.
La via Papissa, per esempio, doveva in realtà il suo nome alla ricca famiglia Papa, che lì aveva dimora. Quando l’ultimo discendente, Giovanni, morì nel 973, lasciò vedova la... Papessa. Nulla a che vedere, insomma, con pontefici-donna.
2. I vangeli apocrifi, nascosti e distrutti dalla Chiesa
I vangeli accettati dalla Chiesa sono quattro: quelli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni.
Ma i testi prodotti dalle comunità cristiane dei primi secoli sono molti di più.
Tra questi, i cosiddetti vangeli apocrifi: un termine di origine greca che significa, letteralmente, “nascosto”.
E che ha indotto molti a ritenere che a occultare quei testi fossero state le nascenti gerarchie ecclesiastiche.
Queste ultime furono sì pronte a reprimere come eretico ogni movimento che si rifacesse a quei testi, ma contrariamente a quanto racconta il romanziere Dan Brown nei suoi libri, la Chiesa non ebbe mai bisogno di opporsi alla pubblicazione: la loro condanna aveva chiuso la questione già 1.800 anni fa.
L’esempio forse più citato è quello del Vangelo di Giuda (che rivaluta la figura dell’apostolo “traditore”).
Come i manoscritti scoperti nel 1945 a Nag Hammadi (Egitto), questo vangelo apocrifo fu redatto probabilmente intorno al II secolo all’interno di una delle sette gnostiche presenti nel cristianesimo delle origini e bollato come eretico già nello stesso secolo.
Del testo, ritenuto perduto, nel 1978 furono identificati frammenti in un codice scoperto a El Minya (Egitto).
Ma successivamente del manoscritto si persero le tracce nei meandri del mercato antiquario. Il che, fra l'altro, alimentò le voci di una sua distruzione volontaria a scopo di censura.
Finché nel 2000 fu acquistato nel corso di un’asta, tradotto e pubblicato a partire dal 2006.
3. L'efferata Santa Inquisizione e l'oscurantismo nei confronti della scienza
Per tutti è il simbolo dell’oscurantismo della Chiesa. E quasi sempre lo fu davvero.
Eppure l’Inquisizione, prefigurata dal Concilio di Verona nel 1184 e messa a punto da Innocenzo III intorno al 1230, aveva in origine il compito istituzionale di ricondurre i cristiani sospettati di eresia nell’alveo dell’ortodossia.
Spingendoli alla penitenza, più che perseguitandoli. Torture. Certo, se le prediche non bastavano si ricorreva ai più convincenti metodi della tortura (autorizzata nel 1252 da papa Innocenzo IV): il che però era la regola anche nei tribunali civili.
A eseguire interrogatori e condanne degli inquisitori, peraltro, erano di solito i boia dipendenti dal braccio secolare (sovrani o signori locali).
Persino il famigerato Bernardo Gui, inquisitore a Carcassonne (Francia) contro i Càtari (poi sterminati in massa e con grande crudeltà da una crociata), su 930 condanne mandò a morte “solo” 32 persone. Molti se la cavarono con un pellegrinaggio penitenziale in Terrasanta.
C’è poi da distinguere fra la Santa Inquisizione e l’Inquisición spagnola. Quest’ultima era un organo secolare, benedetto nel 1478 da Sisto IV ma voluto e controllato dai “re cattolicissimi” Ferdinando e Isabella, che ne fecero uno strumento di repressione politica (il che significava persecuzione di ebrei e musulmani).
Gli autodafé ordinati dal Grande inquisitore spagnolo Tomás de Torquemada non erano però roghi purificatori, come si intende oggi, ma processioni in cui i condannati abiuravano compiendo un “atto di fede” sulla pubblica piazza.
La Chiesa è stata più volte accusata di opporsi al progresso scientifico. Caso emblematico è quello di Galileo Galilei, condannato nel 1633 dal Sant’Uffizio per i suoi scritti a favore della teoria eliocentrica di Copernico (secondo cui è la Terra a girare intorno al Sole, e non il contrario).
In realtà la Chiesa non si dimostrò sempre chiusa nei confronti della scienza.
Anche nel caso di Galileo, pur avendo preso un gravissimo abbaglio (al punto che nel 1992 papa Giovanni Paolo II ha riabilitato ufficialmente lo scienziato pisano), la condanna dell’Inquisizione arrivò più per l’atteggiamento “presuntuoso” di Galileo e per aver tradito la fiducia del pontefice Urbano VIII, che per il sostegno all’eliocentrismo, che semplicemente la Chiesa non riteneva provato a sufficienza.
Insomma, pur con vivaci contrasti, fu spesso in seno alla Chiesa che nacquero teorie scientifiche moderne. Lo stesso Copernico era un religioso. Keplero compì studi ecclesiastici prima di diventare cattedratico di matematica.
E furono centinaia i sacerdoti che si dedicarono con successo alla ricerca scientifica. Giusto per ricordarne alcuni: Luigi Galvani, studioso dell’elettricità animale, Ruggero Boscovich, astronomo, Filippo Cecchi, sismologo, Giovanni Caselli, anticipatore del fax, Eugenio Barsanti, ideatore del motore a scoppio.
4. La caccia alle streghe, strumenti del demonio
Le stime più recenti parlano di circa 3 milioni di persone processate per stregoneria fino al 1756, quando in Baviera (Germania) fu messa al rogo l’ultima strega.
E di circa 40mila condannati a morte, di cui l’80% donne.
Ma la caccia alle streghe non fu tutta colpa della Chiesa. Già la legge di Mosè esortava a perseguire con misure drastiche maghi e indovini.
E gran parte dei processi si svolsero in tribunali civili, visto che l’Inquisizione si occupava solo di eresie.
Altrettanto falsa è la credenza che la persecuzione fosse tipica dei “secoli bui” medioevali: in realtà, il picco più drammatico nei processi per stregoneria si ebbe tra la fine del XV secolo e il Seicento.
Del resto, il testo-base dei “cacciatori di streghe” , il best-seller Malleus maleficarum (Il martello delle streghe) scritto da un religioso, il domenicano tedesco Heinrich Kramer, fu pubblicato nel 1486.
E si tratta di un manuale famigerato che descrive i criteri per riconoscere e punire una strega.
Soprattutto intorno al Mille, alcuni papi cercarono persino di arginare le cacce alle streghe, che spesso si trasformavano in tumulti incontrollabili.
Nel 1080 Gregorio VII inviò al re Harald di Danimarca una lettera che gli vietava di perseguitare le donne accusate di provocare tempeste, carestie e malattie, proibendo di processarle in base a quello che giudicava un uso barbarico.
5. L’assassinio di Giovanni Paolo I
La mattina del 29 settembre 1978 veniva trovato morto nel suo letto papa Giovanni Paolo I.
Il pontificato di Albino Luciani, eletto nel corso di uno dei conclavi più brevi della Storia, era stato altrettanto corto: 33 giorni.
Fin dal nome che si era dato, scelto per la prima volta in duemila anni di Storia unendo i nomi dei suoi due predecessori, quello di Giovanni Paolo era apparso come un pontificato di svolta, un nuovo inizio per la Chiesa.
Per cui la sua improvvisa scomparsa lasciò sconcertati. Ben presto cominciò a circolare la voce che il papa fosse stato assassinato, tanto più che il Vaticano rifiutò l’autopsia.
Per i mandanti furono fatti i nomi dell’allora segretario di Stato, cardinale Jean-Marie Villot, e quello dell'allora direttore dello Ior (l’Istituto per le opere di religione, in pratica la banca vaticana), il discusso vescovo Paul Marcinkus.
Il movente: l’intenzione del neo eletto pontefice di ripulire la curia romana da quei prelati senza scrupoli che esercitavano i loro loschi traffici all’ombra di San Pietro.
Contrariamente a questa tesi, il papa aveva in realtà dichiarato in più occasioni che non avrebbe modificato alcun incarico per almeno un anno, conoscendo troppo poco la situazione.
Quanto alla salute di Luciani, non era affatto buona come i complottisti vogliono far intendere, e quindi la sua morte non così inattesa. Per il fratello Edoardo, Albino era sempre stato di salute cagionevole e aveva dovuto sottoporsi a diversi interventi. La sorella Nina spiegò che nella famiglia di sua madre c’erano state diverse morti improvvise.
E Giovanni Paolo I soffriva da tempo di disturbi circolatori. I suoi due segretari testimoniarono che nel pomeriggio del 28 settembre si lamentò di opprimenti dolori al petto, ma fatalmente non volle chiamare un medico. Il motivo per cui non fu eseguita un’autopsia fu che nessuno, neanche i parenti, la ritenne necessaria.
Il medico personale del papa individuò la causa del decesso in un infarto, diagnosi che fu poi corretta in una più probabile embolia polmonare, che porta alla morte in pochi secondi ed è più compatibile con il fatto che il pontefice sia stato trovato come addormentato, senza smorfie di dolore sul viso.
Come invece sarebbe stato normale in una morte per infarto o per avvelenamento.