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5 simboli e tradizioni del Natale

Il Natale è la principale festa dell’anno in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo, e prende il nome proprio dal latino “Natale Christi”.

Le festa del Natale ha origini molto antiche ed ha subìto, nel tempo, profonde modificazioni, sia nella ritualità che nei personaggi protagonisti della festa, come Babbo Natale o i personaggi del Presepe.

Prima del Natale Cristiano c’era la festa del Fuoco e del Sole, perché in questo periodo c’è il solstizio d’inverno, cioè il giorno più corto dell’anno, e da questa data le giornate iniziano ad allungarsi.

Per gli antichi questo giorno cadeva il 25 dicembre e lo si celebrava con feste diverse e ricche di significati.

I simboli rappresentano la “sapienza dell’umanità” acquisita in migliaia di anni e che ci tramandiamo come un’impronta indelebile incisa nel nostro essere.

Un simbolo, sotto forma di parola, di immagine, di oggetto legati a un’idea, ha il compito di evocare e provocare un evento interiore grazie ad un riferimento esteriore, di unire il mondo della materia con il mondo dell’anima umana (composta anche di emozioni, pensieri e spirito).

Ci sono dei simboli, però, che inequivocabilmente riportano alla nostra mente quel grande evento che è il Natale.

I principali simboli del Natale sono:

  • l’albero di Natale
  • Babbo Natale
  • i Re Magi
  • le campane e
  • le palline colorate.

 

Vediamoli insieme!

1. L'albero di Natale

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L'albero fu associato al Natale fin da tempi antichissimi e si pensa che questa tradizione derivi dai culti pagani praticati nell'Europa settentrionale nelle zone agricole.

I druidi, antichi sacerdoti dei Celti, notarono che gli abeti rimanevano sempre verdi anche durante l'inverno.

Per questo li considerarono un simbolo di lunga vita e cominciarono a onorarli nelle feste invernali.

In seguito, quando si cominciò a celebrare il Natale, l'abete ne divenne un simbolo e gradualmente la tradizione di decorarlo si estese dalla Germania a tutti gli altri paesi europei.

Inizialmente l'albero veniva decorato con ghirlande, cui si unirono nastri e frutti colorati, poi le candeline, fino a quando, verso la metà del 1800, alcuni fabbricanti svizzeri e tedeschi cominciarono a preparare leggere e variopinte palline di vetro soffiato, che sono oggi l'ornamento tradizionale dell'albero.

Nelle case italiane l'albero di Natale è arrivato da pochi decenni e in circostanze curiose. Verso la fine del 1800 questa moda dilagava in tutte le corti europee tra le famiglie della nobiltà.

Anche la regina Margherita, moglie di Umberto I ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l' albero divenne di casa tra le famiglie italiane in breve tempo.

Al di là di questi fatti che cercano nella storia passata e lontana le origini dei simboli e delle tradizioni natalizie, molte leggende sono nate nei vari paesi cristiani per raccontare la storia del primo albero di Natale. Eccone due:

  • C’era una volta nell'antica Germania un boscaiolo. Tornando a casa una notte d'inverno, gelida ma serena, l'uomo fu colpito da un meraviglioso spettacolo di stelle che brillavano attraverso i rami di un abete carico di neve e di ghiaccio.
    Per spiegare alla moglie lo splendore che aveva visto, il boscaiolo tagliò un piccolo abete, lo portò a casa e lo adornò di candeline accese e di allegri festoni.
    Le candeline somigliavano alle stelle che aveva visto brillare, e i festoni alla neve e ai ghiaccioli che pendevano dai rami.
    Altri videro l'albero e piacque tanto a tutti, specialmente ai bambini, che presto l'usanza dell'abete con le candeline si diffuse in ogni casa.
  • Una leggenda americana racconta che in un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa.
    Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l'oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata.
    Il ragazzo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
    Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.
    La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani.
    Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra.
    Aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
    In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.
    Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.

2. Babbo Natale

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Di solito, Babbo Natale viene rappresentato come un signore anziano, corpulento, gioviale e occhialuto, vestito di un costume rosso con inserti di pelliccia bianca, con una lunga barba anch'essa bianca.

La sera della vigilia di Natale, sale sulla sua slitta trainata dalle renne volanti e va di casa in casa per portare i regali ai bambini.

Per entrare in casa si cala dal comignolo, sbucando quindi nel caminetto. Durante il resto dell'anno, si occupa della costruzione dei giocattoli con la Signora Natale ed i suoi aiutanti elfi.

La dimora tradizionale di Babbo Natale cambia da paese a paese: negli Stati Uniti si sostiene che abiti al Polo Nord (situato per l'occasione in Alaska) mentre in Canada il suo laboratorio è indicato nel nord del paese; in Europa è più diffusa la versione finlandese che lo fa abitare nel villaggio di Korvatunturi, in Lapponia.

Si ritiene che il Babbo Natale moderno sia il risultato dell'unione di vari personaggi, con origini distinte, che sono col tempo confluiti in un'unica figura.

Il primo personaggio è San Nicola di Mira (più noto in Italia come San Nicola di Bari), un vescovo cristiano del IV secolo. Nato a Patara, in Turchia, da una ricca famiglia, divenne vescovo di Myra, in Lycia, nel IV secolo e forse partecipò al Concilio di Nicea nel nel 325.

Quando morì le sue spoglie, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087. In quest'anno infatti vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da mercanti e portate a Bari, città di cui divenne il santo protettore e che tutt'ora ne conserva le spoglie.

Nelle prime leggende cristiane si narrano alcune imprese di San Nicola, fra cui i salvataggi di marinai travolti da tempeste, la protezione dei bambini e la generosa distribuzione di regali fra i poveri.

Anche se probabilmente molte delle storie di cui il santo è protagonista non sono vere, la sua leggenda si è diffusa in tutta Europa ed ha assunto il ruolo di tradizionale portatore di doni.

La festa di San Nicola veniva anticamente celebrata agli inizi di dicembre. Dopo la Riforma protestante, però, i tedeschi vollero attribuire a Gesù Bambino il ruolo di portatore di doni e spostarono la festa al 25 dicembre.

Quando la tradizionale figura di Santa Claus si diffuse venne perciò associata al Natale stesso.

Il personaggio che attualmente è noto come Santa Claus nel mondo anglosassone riunisce le rappresentazioni premoderne del portatore di doni, di ispirazione religiosa o popolare con un Babbo Natale britannico preesistente.

Quest'ultimo risale almeno al XVII secolo, e ne sono rimaste delle illustrazioni d'epoca in cui è rappresentato come un signore barbuto e corpulento, vestito di un mantello verde lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia.

Rappresentava lo spirito della bontà del Natale, e si trova nel Canto di Natale di Charles Dickens sotto il nome di Spettro del Natale presente.

3. I Re Magi

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Erano nobili pellegrini o re provenienti dall'Oriente, che studiavano le stelle.

Seguirono una cometa che avevano associato alla nascita del "re dei Giudei".

Secondo un vangelo apocrifo i loro nomi erano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e fu Papa Leone Magno che ne fissò il numero a tre.

Il numero tre permette di identificare i Magi con le tre razze in cui si divide l'umanità e che discendono, secondo l'Antico Testamento, dai figli di Noè.

Gaspare, mistico re dell'Armenia, lasciò l'intero potere a suo fratello Ntikran per andare a cercare Gesù. Era un giovanotto rude, discendente di Cam, uno dei figli di Noè.

Baldassarre, re arabo del deserto, era giovane e di carnagione scura, e discendeva da Jafet, un altro figlio di Noè.

Melchiorre era in realtà il soprannome del maharaja indiano Ram, che gli deriva dalla frase che pronuncio' inchinandosi davanti a Gesù bambino: 'Cham el chior' (ho visto Dio). Era anziano, con i capelli bianchi e la barba lunga e discendeva da Sem, figlio di Noè.

I Magi portarono a Gesù Bambino tre doni che simboleggiano la sua duplice natura di essere umano e di figlio di Dio: l'oro, il dono riservato ai re, l'incenso, usato per adorare l'altare di Dio, e la mirra, il balsamo per i defunti.

I teschi dei Re Magi, con le corone d'oro ingioiellate, sono tuttora tra le reliquie della cattedrale di Colonia.

4. Le campane

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Le campane divennero parte fondamentale del culto natalizio intorno al 400 e il loro suono che chiamava a raccolta i fedeli per la massa fu il primo legame con il natale, un'associazione che continua ancora oggi.

Da ciò deriva l'usanza della scampanellata di Natale, rumore fatto con le campane in alcune zone dell'Inghilterra dove ad esempio il 21 dicembre si festeggia l'arrivo del natale con le campane...

In Scandinavia le campane annunciano la fine del lavoro e l'inizio dei festeggiamenti. Il suono delle campane si diffonde con l'arrivo dei portatori di doni.

Sappiamo che san Nicola porta una campanella durante la sua visita; in Italia la befana suona un campanello mentre scende per il camino; in Ungheria le campane degli angeli suonano per annunciare che i regali dei bambini sono stati consegnati.

Molti canti natalizi usano le campane come metafore della gioia e della speranza natalizia.

La leggenda vuole che mentre tutti i pastori si recavano a far visita a Gesù Bambino, al ciglio della strada giaceva un bambino cieco, desideroso anche lui di andare a far visita al neonato Re.

Ma nessuno si curava di lui. Quando scese la notte il bambino sentì in lontananza il rintocco di una campana da bestiame. Pensò che si trattasse della mucca che si trovava nella stalla di Gesù Bambino.

Seguendo il suono di quella campana, arrivò fino alla mangiatoia dove si trovava il Piccolo Re.



5. Le palline colorate

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Fra gli ornamenti più diffusi con cui addobbare gli alberi di Natale si possono citare le caratteristiche palline.

In realtà non sempre sferiche.

Ne esistono innumerevoli varianti, per esempio coniche, a forma di campanella, di pigna e così via, realizzate in vetro soffiato o altri materiali generalmente ricoperti da una vernice colorata e riflettente, o spruzzate d'argento, oro, o bianco.

Anche questo simbolo ha alla base una leggenda. C’era un giocoliere povero a tal punto da non avere niente da portare in regalo a Gesù.

Decise, però, di andare a far visita lo stesso a mani vuote, ma facendo ciò che meglio sapeva fare e cioè il giocoliere.

Con il suo spettacolo fece ridere Gesù Bambino.

Da quel giorno, si dice che le palline colorate che appendiamo sui nostri alberi rappresentano le risate di Gesù Bambino.






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