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5 storie incredibili… ma (quasi) vere

Quante volte vi è capitato di rimanere stupiti e sbalorditi di fronte ad una notizia, vera o falsa che fosse?

Bocca aperta e occhi sbarrati. Questi sono i chiari segnali che siete stati colti di sorpresa.

Nel mondo, e in particolare nel web, circola una quantità di notizie incredibili, misteriose e curiose, storie in cui la fantasia supera di gran lunga la realtà.

Spesso sono solo frutto di leggende prive di fondamento, ma non sempre è così.

Quelle che seguono sono 5 storie incredibili ma vere, riguardanti coincidenze ben documentate. Vediamole insieme.

Carlo Lucarelli scrisse a proposito che “chi dice che spesso la realtà supera la fantasia sbaglia: la realtà supera sempre la fantasia. A volte le storie sono così incredibili, appassionanti e misteriose che non possono essere che vere”

1. La pallottola inseminatrice

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Il 7 novembre 1874 la rivista The American Medical Weekly riportò un singolare fatto avvenuto il 12 maggio di undici anni prima, durante la Guerra civile americana.

Nella cittadina di Raymond (Mississippi) una ragazza si trovava all’esterno della sua abitazione, assieme alla madre e alla sorella più piccola, quando poco più in là infuriò una battaglia.

Una pallottola, dopo aver ferito un soldato confederato, andò a conficcarsi nell’addome della giovane.

Nove mesi dopo, tra lo sbigottimento generale (e la vergogna della famiglia), la donna mise al mondo un bel bambino, pur essendo illibata.

Il caso fu documentato da un medico militare, che aveva soccorso entrambi i giovani.

Secondo il suo dettagliato resoconto, dopo aver fratturato la gamba sinistra del milite il proiettile ne aveva attraversato il testicolo, caricandosi di qualche spermatozoo e concludendo poi la sua folle corsa nell’utero dell’ignara ragazza, fecondandola.

Tutto questo senza che l’involontario padre si fosse mai avvicinato alla donna a meno di 30 metri. Il medico riferì anche di aver trovato nello scroto del neonato una scheggia del proiettile che aveva colpito il soldato.

Negli anni a seguire numerosi periodici e libri di medicina ripresero l’episodio convalidandone la credibilità, tanto più che nella data citata si era effettivamente svolto un conflitto nella cittadina di Raymond.

Una smentita ufficiale giunse solo nel 1981, quando la rivista Military Affairs rivelò quello di cui tutti si sarebbero dovuti accorgere subito.

Due settimane dopo la pubblicazione del resoconto, il direttore del Medical Weekly aveva ammesso in una breve nota pubblicata sul giornale che l’episodio era uno scherzo giocatogli da un collega.

Il direttore sosteneva di essersene accorto subito, ma di aver pubblicato ugualmente l’articolo per non privare l’amico del divertimento auspicato.

Ma la storia viene ancora raccontata in giro, con tanto di lieto fine: si dice infatti che, galeotto il medico, il soldato e la ragazza si siano sposati e abbiano avuto altri due figli, generati, questa volta, come Dio comanda!

2. I due trovatelli verdi

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Durante il regno di re Stefano d'Inghilterra (dal 1135 al 1154) furono trovati presso il villaggio inglese di Woolpit, nel Suffolk, due bambini con la pelle verde.

Erano rannicchiati vicino a una buca, si esprimevano in una lingua incomprensibile e rifiutavano qualsiasi cibo all’infuori dei fagioli.

Il maschio, che sembrava più giovane, morì presto, mentre la ragazza raggiunse l’età adulta. Il colore della sua pelle divenne normale, imparò l’inglese e sposò un giovane del luogo.

Raccontò di provenire da un posto chiamato Terra di San Martin, immersa in un crepuscolo perenne.

Con l’altro bambino, era arrivata a Woolpit passando attraverso un lungo cunicolo sotterraneo, seguendo il suono delle campane della chiesa.

Extraterrestri? L’episodio, tramandato dalle cronache redatte all’inizio del XIII secolo da Ralph di Coggeshall e William di Newburgh, ha incuriosito storici e appassionati di misteri.

Per i primi, la vicenda potrebbe essere un’invenzione, mentre i secondi hanno fantasticato sulla provenienza extraterrestre dei bambini.

Esiste poi una storia quasi identica ambientata nella cittadina spagnola di Banjos e datata agosto 1887: contiene dettagli talmente simili all’episodio inglese da far sospettare che sia stata copiata.

Il caso di Woolpit, invece, potrebbe non essere inventato. Forse i bambini erano due trovatelli provenienti dal villaggio di Fornham St. Martin (la misteriosa Terra di San Martin) ad alcuni chilometri da Woolpit, oltre il fiume Lark.

I due potrebbero essere stati coinvolti negli scontri della guerra per la successione al trono, che all’epoca opponeva re Stefano alla cugina Matilde.

Fuggiti dalla loro città natale, potrebbero aver raggiunto Woolpit percorrendo le gallerie delle miniere di selce.

Il colorito verdastro della pelle era forse dovuto a una forma di anemia, nota come clorosi, causata dalla malnutrizione, mentre l’appartenenza a una famiglia di immigrati spiegherebbe lo strano linguaggio.

3. Teletrasporti

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Il 3 maggio 1968 i coniugi Vidal stavano rientrando a casa da una cena con amici.

Erano quasi giunti a destinazione, la cittadina di Maipù, vicino a Buenos Aires (Argentina), quando una fitta nebbia avvolse la loro auto e i due caddero in uno stato di incoscienza.

Ripresi i sensi, si ritrovarono su una strada sconosciuta. Le indicazioni delle prime persone a cui chiesero informazioni li sbigottirono: si trovavano in Messico, a oltre 6mila km da casa.

I loro orologi si erano fermati sull’ora di inizio del viaggio, ma una cosa era chiara: da quando avevano perso conoscenza al momento del “risveglio” erano passate 48 ore!

La stampa locale diede ampio risalto all’episodio, ma i Vidal si negarono sempre alle interviste. L’unico testimone sembrava essere stato un giovane, intervenuto in un popolare programma televisivo.

Tra i particolari che emersero ci fu quello dell’auto, una Peugeot 403, inviata negli Stati Uniti per accertamenti: la vernice risultava infatti misteriosamente asportata.

Si ipotizzò un rapimento da parte di alieni, e l’impossibilità di approfondire il caso fece addirittura supporre che fossero intervenuti i servizi segreti per mettere tutto a tacere.

Secondo indiscrezioni, la signora Vidal sarebbe morta di leucemia all’inizio del 1969, pochi mesi dopo quell’avventura. Solo a trent’anni di distanza la verità è venuta a galla.

Il regista argentino Aníbal Uset ha confessato di avere lui stesso montato il “caso”, con la complicità di un giornalista, per pubblicizzare il suo film Che Ovni (L’Ufo).

Qui il protagonista veniva rapito da un Ufo, insieme a un’affascinante autostoppista, e riappariva a Parigi, dove spopolava come ballerino di tango.

L’auto nella pellicola era una Peugeot 403 bianca, lo stesso modello dei Vidal.

4. Quanto è buono il radio!

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Eben M. Byers era un uomo potente, titolare di una fonderia, e un eccellente sportivo.

Fisico atletico, capelli impomatati e sorriso smagliante, era la personificazione del magnate che, negli Anni ’20, aveva raggiunto le vette dell’alta società newyorchese.

Ma nel 1931 Byers cominciò a perdere peso: non si reggeva in piedi, aveva dolori dappertutto, soprattutto alla mascella, e i denti cominciavano a cadergli.

Byers, a soli cinquantun anni, si trasformò in un vecchio decrepito. Eppure, da anni, beveva ogni giorno due o tre costosissime bottigliette di Radithor, straordinario elisir ricostituente a base di radio.

Il 31 marzo 1932 Byers morì con il sistema osseo devastato. E la Food and Drug Administration (FDA), l’ente che regolamenta negli Usa i prodotti alimentari e farmaceutici, accertò che Byers era morto avvelenato dal radio.

Fino ad allora si era pensato che il radio, scoperto anni prima da Marie e Pierre Curie, fosse innocuo.

Ma dopo la vicenda di Byers e numerosi casi di avvelenamento tra gli operai delle fabbriche in cui era usato, si capì invece che la sostanza, radioattiva, si sostituisce al calcio nelle ossa e ne provoca il cancro.

Le cure a base di radio furono così dichiarate fuorilegge.



5. Lacrime incendiarie

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Nel settembre del 1985 un quotidiano locale dello Yorkshire (Inghilterra) riferendo la notizia di un incendio dava spazio ai sospetti di un vigile del fuoco, Peter Hall.

Assieme al suo comandante, Alan Wilkinson, il pompiere aveva redatto una lista di 45 incendi avvenuti nell’arco di una decina d’anni e accomunati da una coincidenza inquietante: la presenza di una cromolitografia che, come per miracolo, restava indenne dalle fiamme.

Il quadro, noto come Crying boy (il ragazzo che piange), raffigura un bambino triste con una lacrima che gli scende sulla guancia, ed è attribuito al pittore Bruno Amadio, conosciuto anche come Giovanni Bragolin.

La storia fu ripresa dal quotidiano popolare The Sun con un ampio reportage sul “mistero del quadro maledetto” e con un appello ai lettori a segnalare episodi simili.

Il Crying boy, particolarmente popolare tra le signore per la tenerezza che ispira, era una delle litografie più vendute in Inghilterra e il giornale fu subissato di telefonate di possessori preoccupati.

Tra questi, Dora Mann di Mitcham riferì: “Solo 6 mesi dopo aver acquistato l’effigie, la mia casa è stata distrutta dal fuoco: l’unico sopravvissuto di tutti i miei quadri è stato il Crying boy”. Ma di testimonianze analoghe non ce ne furono poi tante.

Il Sun allora rilanciò annunciando che ci si poteva disfare del proprio dipinto inviandolo al giornale. La redazione ne fu sommersa e il giorno di Halloween fu organizzato un rogo purificatore in cui si bruciarono oltre un migliaio di litografie.

A nulla erano valsi i tentativi di Peter Hall, il vigile del fuoco che aveva innescato il tutto, di informare il Sun che non era strano che un quadro sopravvivesse a un incendio, soprattutto se, come il Crying boy, era stampato su truciolato ad alta densità. Ma il quotidiano preferì omettere il particolare.






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