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7 piante, care alle nostre nonne, tornate di moda

Se ripensiamo ai giardini della nostra infanzia, a quelli delle nostre nonne, tante piante oggi reperibili persino al supermercato non esistevano affatto.

Sembra incredibile, ma negli anni Ottanta non si acquistava nulla con un semplice click, in quanto Internet non faceva parte delle nostre vite.

Le mostre mercato di piante e fiori non c’erano ancora e anche il concetto di garden center così come lo intendiamo oggi era agli albori, almeno nelle zone di provincia. C’era però tanta gente (forse più di ora) che si faceva il giardino o il terrazzo con piante scambiate e regalate e senza conoscerne il nome.

Ci riferiamo a tutta una serie di specie da sempre presenti negli spazi verdi e nelle case di una volta, che venivano normalmente riprodotte e scambiate con vicini di casa, amici e parenti.

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Erano giardini senza pretese e senza disegno, fatti con piante «povere», tutte molto rustiche, accomunate da facilità di coltivazione e soprattutto di riproduzione, condizione indispensabile per poter essere scambiate.

Di solito non se ne conosceva il nome botanico e tanto meno l’origine; venivano quindi attribuiti nomi di fantasia, variabili da zona a zona, ma che designavano la stessa specie, senza eccezione da Nord a Sud. Tra queste ricordiamo asparagina, aspidistria, bergenia, clivia, erba miseria, erba Teresina e nastrino.

La cosa strana è che queste piante, un tempo così comuni da essere quasi banali, oggi si reperiscono con una certa difficoltà anche nei più forniti garden center, pieni magari di specie molto più sofisticate.

 

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1. ASPARAGINA E ASPIDISTRIA

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- ASPARAGINA, I SUOI FIORI PROFUMANO DI COCCO
L’asparagina (Asparagus sprengeri) era immancabile nei giardini delle nostre nonne, dove quasi sempre veniva coltivata in vaso.
Si tratta di una specie di origine sudafricana dai fusticini filiformi arcuati e ricadenti, lunghi fino a un paio di metri, rivestiti di cladodi (cioè di fusti trasformati in foglie) aghiformi di colore verde chiaro, persistenti e molto fitti.
Produce piccoli fiori bianchi in primavera, poco visibili e che profumano di cocco, a cui seguono bacche rosse. L’apparato radicale è costituito da un fascio di radici carnose bianche, ricche di tessuti di riserva, dal quale si originano i fusticini.
Vive bene in mezzombra, ma anche in ombra completa. Si moltiplica con facilità per divisione dei cespi, in primavera. Si procede svasando la pianta e sezionando in più parti il pane di radici con un coltello affilato. Ciascuna porzione va piantata in singoli vasi riempiti con sabbia e torba in parti uguali.
Moderatamente resistente al freddo, sopporta comunque temperature prossime allo zero, che, pur provocando il disseccamento della parte aerea, non arreca danni alle radici, dalle quali si riformano nuovi germogli nella primavera successiva.

ASPARAGINA

 

 

- ASPIDISTRIA, CRESCE ANCHE NEI LUOGHI PIÙ BUI
L’aspidistria (Aspidistria elatior) era una pianta immancabile nei vecchi giardini, coltivata sia in vaso che in piena terra.
Protagonista indiscussa dei cortili poco luminosi e dei chiostri dei conventi e delle chiese, è una specie di eccezionale robustezza e soprattutto in grado di sopravvivere anche in luoghi molto ombrosi.
È un sempreverde originario delle foreste della Cina, dove cresce spontaneo nel sottobosco.
Non ha fusto, ma rizomi sotterranei ricchi di radici carnose da cui si sviluppano ciuffi di foglie lanceolate lunghe fino a 70 cm e larghe 10- 20 cm, di colore verde scuro, lucide e coriacee, molto decorative e spesso usate oggi nelle composizioni floreali.
I fiori, poco visibili, sono di colore rosso scuro e compaiono in estate a livello del terreno, seminascosti dal fogliame; raramente si formano quando le piante sono coltivate in vaso. A essi seguono in autunno piccole bacche scure contenenti i semi.
Specie estremamente frugale, sopravvive anche se trascurata, ma con un minimo di attenzioni è capace di regalarci una bellissima vegetazione, adatta per formare fitte bordure anche in luoghi bui dove non sopravviverebbero altre specie.
L’aspidistria si riproduce facilmente per divisione dei cespi, in primavera, allo stesso modo dell’asparagina, facendo attenzione che ogni porzione di radici presenti almeno 3-4 foglie.
Attualmente, per qualche misterioso motivo legato alle mode che esistono anche nel mondo del giardinaggio, l’aspidistria è oggi una pianta «trendy», cioè ricercata e che fa tendenza.

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2. ERBA MISERIA, CRESCE OVUNQUE E CON NIENTE

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Si tratta di una pianta erbacea originaria del Centro e Sudamerica a portamento prostrato o ricadente, più raramente eretto.

Le foglie sono ovate o lanceolate, in alcuni casi ricoperte da una sottile peluria.

La colorazione delle foglie varia a seconda della specie: va dal viola porpora di Tradescantia pallida Purpurea al verde brillante di Tradescantia fluminensis; talora possono essere zebrate, come nel caso di Tradescantia zebrina.

I fiori sono semplici, piuttosto piccoli, di colore bianco, rosa, lilla o azzurro a seconda della specie. Non particolarmente vistosi, sbocciano in primavera e durano un solo giorno, benché vengano prodotti in abbondanza.

ERBA MISERIA

Pianta da ombra o mezzombra, l’erba miseria resiste anche a posizioni di pieno sole e anche al freddo, in particolare Tradescantia fluminensis e Tradescantia pallida, salvo perdere la parte aerea sotto l’effetto del gelo, per rigenerarsi dalla base nella primavera successiva.

Essendo per lo più a portamento ricadente, si coltiva in vasi alti o appesi, dai cui bordi ricade formando cascate colorate. Non solo cresce con «niente», ma si moltiplica per talea con grande facilità.

È sufficiente prelevare porzioni di fusto con almeno un paio di nodi, si eliminano le foglie del nodo più basso, che va interrato, lasciando all’esterno solo la coppia di foglie del nodo soprastante.

La radicazione è molto rapida con qualunque tipo di terriccio e durante tutta la stagione vegetativa, anche se il momento ideale è l’inizio dell’estate.

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3. CLIVIA E ERBA TERESINA

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- CLIVIA, BELLISSIMA PER I SUOI FIORI ARANCIONI
La clivia (Clivia miniata), originaria del Sudafrica, era una protagonista dei giardini del Sud, anche se non era infrequente vederla in vaso nei cortili o negli androni delle case anche al Centro-Nord.
Presenta un folto ciuffo di foglie lucide e nastriformi di colore verde scuro, lunghe oltre 60 cm, arcuate ed elegantemente ricadenti verso il basso, che si formano da un robusto rizoma.
All’inizio della primavera si formano grossi steli fioriferi che si alzano per 50-60 cm dal centro delle foglie, che recano all’apice bei fiori imbutiformi di colore arancione riuniti in grosse ombrelle.
La fioritura, piuttosto prolungata, perdura fino a giugno. Richiede luce diffusa e, se non troppo forte, tollera anche il sole diretto, non al Sud però.
È sicuramente più sensibile al freddo rispetto alle specie precedentemente illustrate, in quanto va protetta durante l’inverno qualora le temperature scendano sotto i 5 °C.
Anche la clivia si moltiplica con facilità in estate per divisione dei cespi, ma anche prelevando qualche germoglio laterale (con almeno 3-4 foglie) dalla pianta madre, che va posto in vaso con in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali.

CLIVIA

 

 

- ERBA TERESINA, LE SUE FOGLIE SONO A FORMA DI VENTAGLIO
L’erba teresina (Sedum sieboldii) era un’altra specie ampiamente diffusa nei giardini di una volta, coltivata in vaso.
È una pianta succulenta proveniente dal Giappone, costituita da fusticini striscianti della lunghezza di circa 25-30 cm, sui quali crescono foglie carnose grigio-gialle a forma di ventaglio, che in autunno per effetto del freddo diventano rossicce.
A fine estate (settembre-ottobre) all’apice dei fusticini compaiono piccoli fiori rosa a forma di stella, riuniti in mazzetti.
Una volta terminata la fioritura e con l’abbassarsi delle temperature la vegetazione comincia gradualmente a seccare; quando i fusticini risultano completamente secchi si possono tagliare a raso terra.
Nella primavera successiva, da gemme dormienti presenti sul rizoma basale si sviluppano nuovi fusticini. Cresce con qualsiasi tipo di terreno (si sviluppa anche negli interstizi delle rocce), predilige esposizioni soleggiate e asciutte ed è in grado di vivere con pochissima acqua.
Per quanto riguarda la moltiplicazione si veda quanto indicato per l’erba miseria.

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4. BERGENIA, RESISTE AL FORTE GELO

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La bergenia (Bergenia cordifolia), detta anche Giuseppina in quanto fiorisce attorno a San Giuseppe (19 marzo), era largamente coltivata nei giardini romantici di inizio Novecento, salvo poi cadere in disuso.

Proveniente dalla Siberia, è una pianta erbacea sempreverde con radice rizomatosa che può raggiungere i 30-40 cm di altezza.

Le foglie sono grandi, coriacee e tonde, di colore verde lucido, salvo in inverno quando per effetto del freddo assumono tonalità rossastre.

In marzo, ma spesso anche prima, dal cespo di foglie si formano le infiorescenze, composte da numerosi fiori campanulati di color rosa intenso sorretti da un corto stelo rossiccio.

Molto resistente al freddo, è un’ottima pianta tappezzante da sottobosco, benché viva bene anche al sole.

Oltre che al piede degli alberi o nei giardini rocciosi, è ideale da coltivare in vaso, dal quale le foglie ricadono con un gradevole effetto. Non ha bisogno di nulla, se non di qualche irrigazione nel caso di estati molto siccitose.

Si moltiplica in primavera per divisione dei rizomi: ogni porzione, provvista di 1-2 foglie, va messa a radicare in vasi singoli in una miscela di torba e sabbia in parti uguali, ma può anche essere appoggiata semplicemente sul terreno, avendo cura di mantenerlo leggermente umido sino a radicazione avvenuta.

Negli ultimi anni la bergenia sta godendo di un certo ritorno di popolarità, tanto che oggi si possono trovare in vivai specializzati anche varietà con fiori che vanno dal bianco al rosa porpora.

 

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5. NASTRINO, ELEGANTE E DALLE FOGLIE VARIEGATE

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Sempre dal Sudafrica proviene il nastrino, o falangio (Chlorophytum comosum Vittatum), ideale da coltivare in vaso.

Molto apprezzato per l’eleganza delle sue foglie lanceolate di colore verde chiaro, percorse da una larga striscia centrale bianco-crema, ha foglie arcuate, lunghe fino a 30 cm, ricadenti.

Tra esse crescono sottili fusticini gialli (stoloni) lunghi oltre 60 cm, che portano in primavera-estate fiorellini bianchi.

Al termine della fioritura lungo i fusticini si formano ciuffi di foglie con radici che, se staccati e messi in singoli vasi, originano nuove piante.

Il nastrino si può moltiplicare anche per divisione dei cespi, in primavera, dividendo semplicemente con le mani il pane di radici in più porzioni, che vanno poi invasate in contenitori singoli riempiti con terriccio universale o per piante d’appartamento.

Il nastrino a foglia variegata è sicuramente il più bello, anche se in passato era più comune quello a foglia di colore verde scuro (Chlorophytum comosum).

Richiede poca acqua in inverno e irrigazioni più frequenti in primavera-estate, lasciando tuttavia asciugare il terriccio tra una bagnatura e l’altra. Predilige esposizioni luminose, specie in inverno, ma d’estate va riparato dal sole, in quanto si ustionerebbero le foglie.

Teme il gelo, anche se può comunque sopportare per qualche giorno temperature di qualche grado sotto lo zero; in questo caso la parte aerea viene danneggiata, ma in primavera l’apparato radicale emette nuova vegetazione.

 

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