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Angeli custodi: solo una questione di fede?

Il loro nome deriva dal greco anghelos (messaggero, inviato).

Figure di alto valore simbolico spesso presenti nelle credenze popolari e nelle Sacre Scritture, l’esistenza degli angeli è, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, una verità di fede che tuttavia trova corrispondenze in figure analoghe presenti in altre culture e religioni.

Creature incorporee, puramente spirituali, invisibili e immortali, gli angeli sono inviati da Dio per manifestare la sua presenza nel mondo e il suo intervento nella storia dell’uomo.

Suoi servitori e messaggeri, vengono descritti come “potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della Sua parola” (Sal, 103,20), che superano in perfezione tutte le creature visibili.

Tutto quanto riguarda gli angeli è parte di una scienza denominata “angelologia”, nella quale confluiscono teorie e argomentazioni espresse da teologi e uomini di Chiesa riguardanti esistenza, spiritualità, intelligenza, volontà e compiti dei messaggeri divini.

Un’ampia trattazione su purezza, infallibilità della loro intelligenza, tenace volontà e libertà superiore degli angeli si trova nella Summa Theologica di san Tommaso d’Aquino.

Paffuti cherubini o celestiali creature alate, gli angeli rappresentano il legame fra l’uomo e Dio. Ma è vero che ogni uomo ne ha uno al suo fianco? Scopriamolo insieme.

 

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1. Nelle religioni

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La Chiesa cristiana primitiva ereditò il concetto di “angelo” dal mondo ebraico, nel quale la trascendenza divina e la maestà regale erano manifestate dalla presenza di una corte di angeli al cospetto divino.

Il termine mal’ak (tradotto in greco con aggelos e in latino con angelus), designava l’ambasciatore di cui il re si serviva per difondere ordini e desideri.

Tuttavia già nei culti di assiri, babilonesi, egiziani e nel politeismo greco, etrusco e romano si parla di divinità buone e cattive e dei loro mediatori o inviati.

Anche nelle religioni animiste il Dio supremo dispone di agenti e messaggeri che possono entrare in contatto con gli uomini in sogno o in altre modalità: in questo caso è lo sciamano, quale portatore di poteri sacri, il solo a poter comunicare con gli spiriti.

Gli indiani d’America affidano le loro preghiere all’angelo custode, che le porta al grande Spirito; nel vedismo, che include le religioni più popolari e antiche dell’induismo, esiste la credenza che una molteplicità di spiriti, con caratteristiche e poteri che trascendono l’esperienza umana, contribuiscano a mantenere l’ordine cosmico.

Nella Bibbia la parola “angelo” ricorre 221 volte e 96 volte compare il plurale “angeli”. Specifici episodi del Vecchio e Nuovo Testamento indicano le presenze angeliche: la lotta con l’angelo (Genesi 32) e la scala percorsa dalle creature alate sognata da Giacobbe (Genesi 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18) e l’intervento dell’angelo che ferma la sua mano che sta per sacrificare il figlio Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto; l’angelo che compare in sogno a Giuseppe suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; la liberazione di S. Pietro dal carcere e dalle catene a Roma; la simbologia angelica dell’Apocalisse di S. Giovanni Evangelista.

Gli angeli svolgono una parte importante nella vita di Gesù: annunciano il suo concepimento e parto (Mt. 1.20,21); ne annunciano la nascita ai pastori (Lu. 2.8-12); lo adorano e lo servono dopo le tentazioni nel deserto (Mt. 4.11); lo sostengono durante l’agonia nel Getsemani (Lu. 22.42-44); danno alla Maddalena e alle altre donne la notizia della sua resurrezione (Mt. 28.5-7); alla sua ascensione al cielo annunciano il suo ritorno (At. 1.9-11) e lo accompagnano quando ciò avviene (Mt. 16.27).

 

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2. Le categorie angeliche e l’angelo caduto

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  • Le categorie angeliche
    Secondo la tradizione biblica gli angeli sono raggruppati in categorie in base al loro livello di vicinanza a Dio.
    Nel De celesti hierarchia il teologo bizantino conosciuto con lo pseudonimo di Dionigi Areopagita li suddivide secondo tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori.
    La prima gerarchia, quella che li vede al cospetto divino, comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù e le potestà; nella terza, che raggruppa gli angeli più vicini agli uomini, compaiono i principati, gli arcangeli e gli angeli.
    Sempre secondo l’Areopagita, i cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni identificativi.
    I serafini, i più vicini a Dio, sono di colore rosso (indice di amore ardente) con tre paia di ali; poi ci sono i cherubini, con sei ali sulle quali figurano occhi, come quelle del pavone; le potestà hanno due ali dai colori dell’arcobaleno, i principati sono angeli armati rivolti verso Dio, e via dicendo.
    Più riconoscibili per le specifiche citazioni bibliche sono gli arcangeli, presenze legate ai momenti importanti della Storia della Salvezza: Michele, già a capo dell’esercito del cielo contro gli angeli ribelli, rivelò l’apocalisse a S. Giovanni; Gabriele, messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele, a Zaccaria e soprattutto portò l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele, guida e salvatore del giovane Tobia.

 

  • L’angelo caduto
    Ha perso il suo stato di grazia e viene pertanto allontanato dal Paradiso: è un angelo caduto. L’esilio è una punizione per aver disobbedito o essersi ribellato a Dio.
    Nel Cristianesimo il termine si riferisce a Lucifero, il più bello e splendente degli angeli che, ribellatosi a Dio, viene precipitato nell’Inferno.
    San Tommaso d’Aquino specifica che il peccato dell’angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio: l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza lo portò al grande atto di superbia con il quale, insieme ad un certo numero di angeli, si oppose a Dio.
    Contro di lui angeli dell’esercito celeste capeggiati dall’arcangelo Michele ingaggiarono una lotta primordiale nella quale Lucifero e i suoi soccombettero, precipitando dal cielo.
    Egli divenne il capo dei demoni nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.

 

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3. La missione di queste creature

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Cristo è al centro del mondo angelico.

Il nuovo Catechismo precisa: “Essi, fin dalla creazione e lungo la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifco di Dio...” (n. 332); “Dall’incarnazione all’ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli” (n. 333); “Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli” (n. 334).

E ancora: “Dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione” (n. 336).

È in queste parole che compare la figura dell’angelo custode: se del messaggero alato inviato dalla divinità a sorvegliare gli uomini o a comunicare loro la volontà divina c’era già traccia nella filosofia greca antica, l’affermazione che ogni singolo uomo fosse affidato a uno specifico angelo s’impose gradualmente nel Cristianesimo primitivo.

In uno dei libri dell’Adversus Eunomium San Basilio di Cesarea affermava che “ogni fedele ha al suo fianco un angelo come protettore e pastore per condurlo alla vita” (3, 1: PG 29, 656B). “Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio”.

Il compito specifico dell’angelo custode è quindi, nel pensiero cattolico, prendersi cura della creatura che gli è stata affidata. Accompagnare l’uomo sulla via del bene e offrire a Dio le sue preghiere.

Ogni individuo può rivolgersi alla presenza celeste e riceverne consigli e suggerimenti attraverso intuizioni e ispirazioni. Non ci sono regole né formule prestabilite: per captare i segnali dell’angelo necessitano sensibilità, cuore puro e occhi interiori vigilanti.

Più complesse le teorie sugli angeli custodi elaborate dalla scuola di kabbalah di Girona, secondo cui sono ben 72 gli angeli che sovraintendono all’attività umana in particolari giorni dell’anno e in fasi della durata di 20 minuti ciascuna (20’ x 72 = 24 h).

Ogni uomo sarebbe affidato principalmente agli angeli presenti nell’ora e nel giorno della sua nascita. Queste teorizzazioni ebbero molta diffusione nel XX secolo grazie alla sistematizzazione e pubblicazione da parte di Francois Bernard Termés, studioso della cabala e nativo di Girona.

Fra i Santi che hanno rivelato una spiccata predilezione e attenzione verso il proprio angelo custode ci sono San Pietro, il già citato san Tommaso d’Aquino, san Francesco di Sales, san Francesco d’Assisi, santa Gemma Galgani, santa Francesca Romana e san Pio da Pietralcina.

 

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4. Il fattore Terzo uomo e ricorrenza

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  • Il fattore Terzo uomo
    Viene così definito il fenomeno psicologico che in termini scientifici viene denominato switch e si manifesta in particolari situazioni di resistenza estrema alla morte, durante le quali il cervello invierebbe segnali elettrici tali da far percepire alla persona sofferente la presenza di un’entità sovrannaturale.
    Fra le persone che hanno dichiarato di aver vissuto questa intensa esperienza ci sono l’alpinista Frank Smythe, quando durante la scalata del monte Everest sentì forte la presenza di un compagno dopo che gli altri della cordata erano rientrati al campo base, e l’esploratore Peter Hillary, il quale durante una spedizione al Polo Sud nel 1998 vide la madre, morta vent’anni prima, affiancarlo nell’impresa.
    James Sevigny sopravvisse a una valanga sulle Montagne rocciose canadesi: con emorragie e fratture in più parti del corpo, Sevigny sentì una voce vicina che lo incitava a resistere. Simile esperienza per Ron Di Francesco, unico sopravvissuto dell’84esimo piano della torre sud del World Trade Center durante l’attentato terroristico dell’11 settembre 2001.
    Al limite dell’inverosimile anche il caso dell’esploratore Ernest Henry Shackleton e dei suoi compagni durante una delle avventurose spedizioni che hanno segnato l’esistenza del viaggiatore irlandese: durante l’ultima tappa dell’Imperial Trans-Antartic Expedition (1914- 1916), mentre erano affamati, disidratati e sulla soglia della morte, Shackleton sentì la presenza di un membro invisibile che viaggiava con loro e che si rivelò confortante e incoraggiante, di cui tuttavia non fece cenno se non molti anni dopo, quando scoprì che anche i suoi uomini l’avevano avvertita.

 

  • Ricorrenza
    È il 2 ottobre la festa dei Santi Angeli Custodi.
    L’uso di istituire una festività dedicata agli angeli custodi fu iniziativa della città di Valentia nel 1411, in onore dell’angelo protettore della città.
    Dopo la Spagna anche Francia, Portogallo e Austria conobbero analoghe iniziative, così come le regioni italiane sotto l’influenza asburgica.
    Nel Cinquecento nacquero le prime Compagnie dell’Angelo Custode, che si diffusero anche grazie al fiorire di trattati teologici sul tema, cui fecero seguito il diffondersi di una pietà popolare a tema e il riconoscimento liturgico della festa.
    Nel 1570 Papa Pio V, nel “Messale romano”, diede indicazione di quattro feste consacrate agli angeli: quelle dedicate agli angeli custodi, all’arcangelo Gabriele, all’arcangelo Michele e all’arcangelo Raffaele.
    Soppressa e successivamente ristabilita nel 1608 da Paolo V, la festa in onore degli angeli custodi venne resa obbligatoria per tutta la Chiesa latina nel 1670 da papa Clemente X.
    La memoria dei Santi Angeli (citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica come Angeli Custodi) si celebra ogni anno il 2 ottobre.

 

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5. Soggetti per l’arte e protagonisti al cinema

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  • Soggetti per l’arte
    Nelle raffigurazioni iconografiche l’angelo nasce maschio.
    Antichi dipinti risentono della mentalità che un messo divino fosse più credibile se con le fattezze di uomo.
    La definizione successiva di creature del cielo, e quindi incorporee e asessuate, diede modo di individuare un modello di rappresentazione libero in cui, pur se con forme umane e dotati di ali, gli angeli assumevano connotazioni differenti di età e sesso a seconda del contesto.
    Più maturi gli angeli delle apparizioni bibliche, più femminili gli adoranti delle Natività rinascimentali, fino all’introduzione dell’angelo bambino, l’angioletto, e dell’amorino in contesto pagano, da cui deriva Cupido, dio dell’amore.
    Gli artisti, specialmente i pittori, vollero esprimere attraverso gli angeli uno stato sovraumano di bellezza, abbigliandoli a volte in vesti sacerdotali, a volte in tuniche classiche, lievemente posati sulle nuvole e quasi sempre con le ali.

 

 

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