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Asma e allergie: combattiamole sporcandoci

Viviamo in ambienti sempre più puliti. E paradossalmente diventiamo sempre più allergici a pollini, acari, peli di animali e chi più ne ha più ne metta.

Negli ultimi vent’anni, infatti, asma e riniti hanno dato filo da torcere a un numero sempre maggiore di persone.

Si calcola che dal 1991 al 2010 la presenza di questi disturbi sia aumentata solo in Italia del 38 per cento. Un fenomeno riscontrabile in molti altri paesi occidentali. Come mai? Esistono diverse ipotesi, tutte piuttosto interessanti.

Nessuna da sola, però, è in grado di risolvere l’enigma. Per questo, si pensa che l’aumento delle allergie sia dovuto a un insieme di fattori concomitanti, oltre ovviamente al fattore genetico.

Le teorie più studiate mettono l’accento su diversi aspetti del nostro stile di vita, decisamente cambiato negli ultimi decenni, a differenza del nostro patrimonio genetico che non si è modificato granché in una generazione.

Per esempio, l’abbandono dell’allattamento al seno a favore di quello artificiale; l’età dello svezzamento, la troppa igiene che tende a escludere anche i germi utili allo sviluppo del sistema immunitario, l’abuso di antibiotici, il cambiamento dell’alimentazione.

Sembrano essere coinvolti anche fattori ambientali, come l’inquinamento, esterno e interno alle abitazioni, il fumo passivo, i cambiamenti climatici e in generale la vita in città e lo scarso contatto con la natura.

Ma è vero che asma e allergie possono essere combattute… sporcandoci? Scopriamolo insieme.

1. Com’è possibile che la troppa igiene possa favorire le allergie?

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Le nostre società moderne non sono mai state così pulite, portando all’estremo le consuetudini igieniche necessarie per garantire una migliore aspettativa di vita.

Le attuali abitudini di pulizia sono basate sull’idea che più si è puliti meglio è, soprattutto nell’accudimento dei bambini, cui è ormai praticamente vietato giocare con la terra o con la sabbia.

Tutto ciò, però, priva le nuove generazioni dell’esposizione ai microbi, essenziale allo sviluppo e al rafforzamento del sistema immunitario, che diventa incapace di rispondere in maniera adeguata alle diverse sostanze allergizzanti.

La cosiddetta “ipotesi igienica” è stata formulata nel 1989 da un epidemiologo americano, David P. Strachan, che ha osservato come i figli unici, non esposti alle infezioni trasmesse dai fratelli maggiori durante la prima infanzia, sviluppavano allergie più facilmente dei bambini appartenenti a famiglie numerose.

Questa teoria è stata in seguito rafforzata da altri studi sull’importanza dell’esposizione ai germi nei primi anni di vita.

Questo non vuol dire che bisogna ritornare a pratiche igieniche medioevali, ma ragionare su alcuni aspetti che hanno fortemente limitato il nostro rapporto “simbiotico” con i batteri utili.

Lo sbilanciamento tra germi buoni e germi cattivi a favore di questi ultimi potrebbe causare reazioni imprevedibili da parte del sistema immunitario, che non distingue più la sostanza innocua, che diventa allergene, da una davvero pericolosa.

2. Lavarsi troppo e vivere in campagna

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  • Devo smettere di lavarmi?
    Assolutamente no. Un buono standard di igiene personale e della casa è importante per la nostra salute.
    Ci sono regole acquisite che non vanno assolutamente messe in discussione, come quella di lavarsi le mani, soprattutto dopo aver starnutito, essere andati in bagno, essere in procinto di mettersi a tavola, essere stati in luoghi affollati.
    O l’attenzione alla corretta cottura dei cibi e alla pulizia delle cucine che garantiscono la salubrità del cibo che mangiamo.
    Tuttavia, ci sono abitudini che andrebbero riviste, come quella di usare troppi prodotti igienizzanti, come gli onnipresenti gel per le mani (in un contesto normale sono inutili e soprattutto non servono a pulirle dallo sporco).
    O le salviettine disinfettanti per pulire i ciucci dei bambini; o i prodotti contenenti igienizzanti per lavare gli indumenti in lavatrice.

 

  • Chi sta in campagna è più protetto?
    Nel tentativo di svelare il mistero dell’aumento dell’asma nelle popolazioni occidentali alcuni ricercatori hanno studiato gli Amish del nord America, uno dei gruppi sociali con la più bassa incidenza di asma e allergie di qualunque altra popolazione occidentale.
    Si tratta di comunità agricole con uno stile di vita paragonabile a quello che si seguiva nella metà dell’ottocento, senza energia elettrica né elettrodomestici, in cui intere famiglie lavorano la terra e badano al bestiame e in cui il contatto con gli animali e la terra avviene prestissimo.
    Altri studi hanno confermato il possibile effetto protettivo della vita in campagna nei confronti dello sviluppo di asma e atopia.
    Vivere e crescere in campagna, in particolare in fattorie con animali, aumenta l’esposizione a diversi tipi di microbi, tra cui anche molti batteri “buoni”, non presenti negli ambienti domestici cittadini.


3. Bambini e cani, allergie, antibiotici e vaccini

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  • Nasce un bambino: devo sbarazzarmi del cane?
    No di certo.
    Un altro fattore studiato come potenzialmente protettivo per lo sviluppo dell’asma allergica è la presenza di un animale domestico durante l’infanzia, ma i risultati degli studi sono ancora troppo deboli per consigliare di adottare un animale allo scopo di ridurre le allergie nei bambini.
    Sicuramente, però, non ci sono controindicazioni nel prendere o mantenere un cucciolo in casa quando nasce un bambino.

 

  • C’è una correlazione tra allergie e uso di antibiotici nell’infanzia?
    Sembra di sì.
    Due revisioni di studi a questo riguardo concludono dicendo che c’è una piccola correlazione tra l’utilizzo di antibiotici durante la gravidanza e il primo anno di vita e sviluppo di asma entro i 18 anni di età.
    Un altro studio trova una correlazione tra l’uso di antibiotici nel primo anno di età e allergie alimentari.
    Ricerche che confermano la necessaria cautela nell’uso di questa terapia, oggi prescritta con troppa leggerezza.

 

  • I vaccini possono aumentare il rischio?
    No, le vaccinazioni non sono mai state associate allo sviluppo di allergie.

4. Rapporto tra allergie, microbioma umano, alimentazione e inquinamento

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  • Quale rapporto c’è tra sviluppo di allergie e microbioma umano?
    Anche se non ci sono ancora certezze, tutti gli studi evidenziano una relazione tra l’esposizione ai microbi, il microbioma umano - così si definisce l’insieme del patrimonio genetico di tutti i microrganismi che vivono in simbiosi con l’essere umano - il sistema immunitario e lo sviluppo di allergie.
    Si tratta di un ramo della scienza ancora agli albori, ma molto promettente.
    Così come per anni si è studiato il genoma dell’uomo, oggi molti ricercatori sono alle prese con la mappatura genetica del nostro microbioma, con l’intento di caratterizzare precisamente i geni dei microrganismi che vivono in simbiosi con l’uomo per capire in maniera più approfondita il loro rapporto con lo stato di salute e di malattia dell’uomo.
    A questo proposito inizia a emergere il concetto di “igiene mirata”, cioè il principio per cui è importante migliorare la protezione verso i microbi dannosi, ma allo stesso tempo “coltivare” la diffusione di quelli che ci proteggono.

 

  • Che ruolo ha l’alimentazione?
    Ha un ruolo molto importante, proprio perché è il nutrimento del nostro microbiota intestinale.
    Che per essere sano e garantire un buon funzionamento del sistema immunitario deve essere nutrito nel modo giusto.
    Quale? Ci sono moltissime teorie, non sempre avallate da studi rigorosi. È certo, però, che l’allattamento al seno ha un ruolo protettivo nei confronti delle allergie, così come il fatto di continuare ad allattare anche dopo lo svezzamento.
    Le linee guida, benché diverse per ogni paese, consigliano di introdurre cibi considerati “allergizzanti”,come frutta secca, uova, pesce, frutti di mare, cereali con glutine, non prima dei sei mesi di età.

 

  • L’inquinamento può avere un peso?
    Gli studi epidemiologici sulla correlazione tra aumento di allergie e aumento dell’inquinamento non danno ancora risposte certe.
    Tuttavia alcune ricerche in campo botanico hanno dimostrato un dato interessante e cioè che alcuni inquinanti ambientali, in combinazione con i cambiamenti climatici, sono in grado di aumentare il potenziale allergizzante dei pollini.
    Ozono, anidride carbonica, polveri sottili derivanti dal traffico e dagli impianti di riscaldamento e alcuni stress climatici (siccità, variazioni repentine di temperatura e pressione atmosferica) farebbero aumentare nei pollini le proteine allergizzanti.





5. Un libro per chi vuole approfondire

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“Lascia che si sporchi”.

Mettere in bocca i giocattoli, pasticciare con la terra, accarezzare gli animali sono gesti spontanei dei bambini che spesso i genitori temono e scoraggiano, convinti che i germi e lo sporco siano potenziali minacce per i loro piccoli.

Due scienziati canadesi esperti di microbiologia, Brett Finlay e Marie-Claire Arreta, ci raccontano cosa si sta scoprendo sui microrganismi che convivono con l’uomo. Un mondo invisibile, per anni trascurato, ma fondamentale per la nostra salute.

I più recenti studi di microbiologia, infatti, hanno scoperto che l’esposizione ai batteri è fondamentale per rinforzare quell’esercito di microrganismi bene ci che abita nel nostro intestino.

Se le vaccinazioni, gli antibiotici, l’accurata conservazione dei cibi ci hanno salvato da infezioni e malattie, l’eccesso di igiene, la sterilizzazione di oggetti di uso quotidiano, l’abuso di farmaci impoveriscono il microbioma intestinale favorendo la predisposizione ad allergie e asma.

I due ricercatori cercano di farlo affrontando i dubbi più comuni e dando risposte concrete in linea con le evidenze scienti che: spiegano cosa è bene fare e cosa invece è superfluo o addirittura nocivo per i nostri bambini, dando suggerimenti per potenziare lo sviluppo del sistema immunitario del bambino fin dalla gravidanza.








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