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Auto senza conducente: scopriamo tutti i segreti delle macchine che si guidano da sole

Togliamo gli esseri umani dalla guida e le automobili saranno più sicure. E’ questa l’idea alla base dei veicoli autonomi e la ragione per cui, piaccia o no, stanno arrivando sulle nostre strade.

“I veicoli autonomi riducono il rischio di collisioni, e questo viene riconosciuto anche dagli assicuratori”, afferma Ian Crowder dell’Automobile Association (AA) britannica.

“Se la tecnologia dimostra di essere molto più affidabile degli esseri umani, che possono subire gli effetti della stanchezza, dello stress o della distrazione, è probabile che le situazioni che, in genere, causano incidenti verranno eliminate”.

Automobili e strade più sicure sono prospettive interessanti, sia in termini umani sia finanziari. Secondo alcune stime, il mercato della mobilità intelligente avrà un valore mondiale di 1 bilione (1000 miliardi!) di euro annui entro il 2025.

Ecco perché i produttori di automobili stanno spingendo per sviluppare questi veicoli. Ma che cosa gestisce queste auto se non c’è nessuno al volante? La risposta breve è: una grande quantità di tecnologia estremamente sofisticata.

L’Audi, il primo produttore a ricevere i permessi per testare veicoli autonomi su strade pubbliche (nel Nevada, nel 2013, e in Florida, nel 2014), utilizza un GPS differenziale (con un margine di precisione di pochi centimetri), 12 sensori radar (per passare in rassegna la strada davanti all’automobile), quattro telecamere (per individuare la segnaletica stradale, pedoni, oggetti e altri veicoli), uno scanner laser (che emette quasi 100mila impulsi di luce infrarossa al secondo, coprendo una zona di 145° su quattro livelli attorno alla vettura per analizzarne i dintorni) e un potente computer per elaborare tutto ciò che i sensori rilevano.

E questi sistemi devono lavorare insieme in modo che l’auto sappia sempre dove si trova, dove sta andando e cosa ha intorno. Le vetture autonome possono diminuire sensibilmente i pericoli legati alla guida, ma presentano anche nuovi problemi da risolvere.

Che cosa bisogna ancora mettere a punto perché questa tecnologia sia davvero pronta per essere utilizzata sulle nostre strade? Scopriamolo insieme!

1. In cattiva luce

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Alcuni di questi sistemi sono ormai ben sperimentati e vengono usati in vetture con controllo della velocità di crociera o parcheggio assistito.

Ma da qui a farvi affidamento per un viaggio in sicurezza su strade normali è un grande passo.

Tuttavia, è un passo che molte aziende, tra cui Tesla, Google, Fiat Chrysler, Renault-Nissan e Uber (con l’aiuto di Volvo) sono in procinto di intraprendere.

Anche se i loro risultati, nel complesso, sono più sicuri delle auto normali (in termini di numero di incidenti per chilometro percorso), hanno incontrato problemi.

Per esempio, l’AD della Renault-Nissan, Carlos Ghosn, ha ammesso alla CNBC che i ciclisti creano confusione al sistema di guida dei suoi veicoli “perché certe volte si comportano come pedoni e certe altre come automobili”.

Inoltre, sembra che le telecamere dei veicoli Tesla abbiano qualche difficoltà con la luce del sole, in particolare all’alba o al tramonto.

E non è l’unico fenomeno naturale che può inceppare il sistema: la pioggia interferisce con ciò che “vede” una macchina senza conducente attraverso le sue telecamere e ridurre l'efficacia di qualsiasi scanner laser, in quanto le gocce possono deviare e riflettere gli impulsi luminosi.

Problemi come questi hanno causato alcuni incidenti importanti. Lo scorso dicembre, Uber ha dovuto ritirare i 16 veicoli di prova che stava collaudando a San Francisco dopo che la Motorizzazione civile della California ha revocato le autorizzazioni per le automobili.

Le autorità locali hanno affermato che la società di trasporti non aveva il permesso per mettere in funzione veicoli autonomi sulle strade della città, ma la decisione è arrivata dopo che erano stati diffusi filmati dei veicoli che passavano con il semaforo rosso e imboccavano piste ciclabili.

Poi, nel mese di marzo, Uber ha temporaneamente sospeso il suo programma di guida autonoma dopo che una delle sue auto si è ribaltata su un fianco in un incidente a Tempe, in Arizona.

L’incidente più serio è probabilmente quello avvenuto nel maggio 2016, quando una Tesla Model S guidata dal pilota automatico si è schiantata contro un camion in Florida, uccidendo l’ex marine dei Navy Seals Joshua Brown, che viaggiava sull’automobile.

La Tesla ha dichiarato agli inquirenti che il colpevole non era il pilota automatico, ma un “problema tecnico” del sistema di frenatura automatico.

2. Vinca il migliore

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Durante le fasi di collaudo e di sviluppo è prevedibile che qualcosa non vada.

“Solo utilizzando la tecnologia e mettendola alla prova nella vita reale la si potrà perfezionare, perché anche i migliori sviluppatori non saranno in grado di riconoscere ogni possibile scenario che potrà incontrare un veicolo autonomo”, osserva Crowder.

Ma se un veicolo autonomo non funziona è in gioco la vita di esseri umani, e quindi forse le strade non rappresentano il posto migliore per testare questa tecnologia, fino a quando non potremo essere certi che sia più affidabile, soprattutto considerando che c’è un altro modo per mettere alla prova i veicoli autonomi: le corse automobilistiche.

“Roborace, il campionato per veicoli elettrici autonomi, è stato sviluppato per far progredire la tecnologia che verrà utilizzata sulla strada e accelerare il ritmo con cui vengono sperimentate per le autovetture sia le soluzioni elettriche sia quelle autonome”, afferma il responsabile marketing Justin Cooke.

Ma nonostante la velocità e la concorrenza, le corse sono di fatto un ambiente di prova meno estremo, in quanto non ci sono pedoni, lavori stradali, svincoli e incroci di cui preoccuparsi, e tutto il traffico si muove nella stessa direzione, per quanto ad alta velocità.

A differenza dei veicoli autonomi che sono stati sperimentati sulla strada, le vetture Roborace non avranno quindi qualcuno a bordo per prendere il controllo se qualcosa va storto.

“Tutte le vetture saranno dotate di un arresto di emergenza a disposizione dei tecnici dai box”, spiega Cooke. “Se l’auto perde il controllo per qualsiasi motivo, la si può fermare immediatamente usando questo pulsante.

Anzi, è più sicura di una macchina da corsa guidata dall’uomo, in quanto la robocar può fermarsi letteralmente all’istante, perché non c’è il ritardo con cui un essere umano reagisce a un problema e poi esegue un arresto d’emergenza”.

La prima esibizione competitiva pubblica (a febbraio) ha portato risultati contrastanti. Due vetture senza conducente hanno percorso il circuito per le vie di Buenos Aires, prima della Formula E, ma solo una è giunta al traguardo.

L’altra ha preso in velocità una curva e si è schiantata contro le barriere, mentre il risultato incoraggiante è che l’auto che ha completato la corsa non solo ha raggiunto una velocità massima di 186 km/h, ma ha anche evitato un cane entrato in pista.

3. Di chi è la colpa?

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Visto che non è possibile avere qualcuno ai box pronto a schiacciare un interruttore per fermare l’automobile se qualcosa va storto, i veicoli collaudati sulle strade devono avere un conducente autorizzato, pronto a prendere il controllo in caso di emergenza.

È una norma che verosimilmente verrà mantenuta anche se – o più probabilmente “quando” – i veicoli autonomi avranno il via libera.

Ma questo approccio crea ulteriori dubbi: se il “conducente” non guida effettivamente, ciò non lo rende un passeggero? E se il conducente non reagisce correttamente e ha un incidente, la colpa è sua o della vettura?

I più cinici potrebbero vedere questo come una modo con cui i costruttori di veicoli autonomi si liberano delle responsabilità. Uber ha attribuito all’errore umano i casi in cui a San Francisco le sue auto sono passate con il semaforo rosso e, secondo alcuni resoconti, Joshua Brown stava guardando un film quando la sua Tesla S si è schiantata.

“Gli assicuratori dovranno affrontare nuovi problemi: nel caso in cui in un incidente verrà coinvolto un veicolo senza conducente bisognerà capire a chi attribuire la responsabilità”, dice Crowder.

“Se la causa della collisione fosse un guasto del software, è necessario che ci siano procedure abbastanza robuste per affrontare tempestivamente una richiesta di risarcimento e i relativi procedimenti necessari”.

L’associazione degli assicuratori britannici sta facendo pressione sui produttori di automobili perché i veicoli autonomi raccolgano i dati fondamentali in caso di incidente e siano rese disponibili le informazioni per non imputare ingiustamente colpe ai conducenti.

I dati riguarderebbero un periodo da 30 secondi prima a 15 secondi dopo un incidente e fornirebbero una registrazione GPS del momento e della posizione dell’incidente; la modalità in cui si trovava l’automobile (autonoma o manuale); se era in moto e quando il guidatore aveva interagito l’ultima volta con il sistema.

4. Hacker ad alta tecnologia

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Ma che cosa succede se qualcuno che non è il conducente prende il controllo del veicolo? In altre parole, se un veicolo autonomo viene violato?

Ne è già stata data una dimostrazione con veicoli tradizionali: gli esperti di sicurezza informatica Charlie Miller e Chris Valasek sono riusciti a gestire in remoto le unità di controllo elettroniche di vari veicoli.

L’“hacking” è quindi un’enorme preoccupazione per tutti, non solo in termini di perdita di controllo del veicolo ma anche per l’uso che se ne potrebbe fare, come sottolinea Crowder.

“(L’hacking) è una preoccupazione menzionata spesso in questo ambito... potrebbe agevolare il terrorismo o altre attività criminose.

Ma questo è un rischio che esiste già, per esempio con le automobili che hanno la tecnologia ‘keyless’ (senza questo è un rischio che esiste già, per esempio con le automobili che hanno la tecnologia ‘keyless’ senza chiave).

Certamente, i produttori dovranno padroneggiare la tecnologia per renderla a prova di hacker, ma tutti sanno che i ladri di auto sono spesso un passo avanti agli altri”, dice.

Essere “un passo avanti” significa che le persone che violano la tecnologia – ladri e hacker – possono essere proprio quelle in grado di progettare i migliori sistemi di sicurezza.

Uber certamente la pensa così: l’impresa ha reclutato Miller e Valasek dopo che avevano dimostrato che cosa erano in grado di fare a un’auto in moto a chilometri di distanza, usando solo un computer portatile.

Anche se i veicoli autonomi hanno il potenziale per rendere più sicure le nostre strade, ci sono ancora molti problemi da risolvere e domande a cui rispondere riguardo al loro utilizzo.

L’unica cosa che possiamo dire con certezza è che ci vorrà molto tempo prima che l’elemento umano sia completamente eliminato dalla guida dei veicoli.



5. Come cambierà la vita con le automobili senza conducente?

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Siamo ai primordi della tecnologia autonoma dei veicoli, ma potrà avere effetti profondi. Soprattutto se si riuscirà a fare completamente a meno del conducente...

  • PARCHEGGIO
    Alcune vetture hanno già l’“assistenza per il parcheggio” che permette al veicolo di immergersi in spazi limitati.
    Ma è necessario che sia presente il guidatore, in caso di bisogno. Se sarà possibile affidarsi all’abilità di parcheggiare di un veicolo autonomo, potrà lasciarci alla nostra destinazione e trovare un posto da solo.
  • SCUOLA GUIDA
    È verosimile che chiunque utilizzi un veicolo autonomo avrà ancora bisogno di seguire un corso.
    Ma l’arrivo dei veicoli autonomi porterà a modifiche nel codice della strada e nelle abilità insegnate agli allievi delle scuole guida.
  • TAXI
    Se un’auto ci può portare ovunque senza dover guidare, che bisogno avremo dei tassisti? Uber ha affermato che il suo piano a lungo termine è di gestire una flotta di veicoli autonomi.
    Così, mentre potremo dire addio alle conversazioni impacciate con i conducenti, ci potranno essere anche considerevoli perdite di posti di lavoro.
  • DORMIRE
    Se i veicoli autonomi raggiungeranno il punto in cui i comandi si potranno lasciare completamente all’auto, non ci sarà bisogno di rimanere svegli durante il viaggio.
    Potremo salire a bordo, metterci la cintura e appisolarci tranquillamente.
  • TURISMO
    Stiamo visitando una città e vogliamo vedere le attrazioni turistiche.
    Meglio fare un giro in pullman o saltare in macchina e lasciarci trasportare da una destinazione all’altra? Anche se è divertente girare sul piano superiore di un bus scoperto, c’è sempre il rischio che la pioggia rovini il viaggio.
  • AUTOTRASPORTI
    Le merci ci raggiungono a bordo di furgoni o camion, ma i conducenti possono stare al volante solo per un determinato numero di ore al giorno.
    I veicoli autonomi potrebbero fare lunghi viaggi senza fermarsi.
    Viaggi più veloci e una maggior efficienza nell’uso del carburante corrispondono a costi inferiori... e potenzialmente a un’altra professione in pericolo.







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