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Babbo Natale? Una volta si chiamava Nicola

Ogni anno, nella magica notte tra il 24 e il 25 dicembre, un simpatico vecchietto con un viso rubicondo incastonato in una candida barba parte dalla sua casa al Polo Nord per portare regali ai bambini di tutto il mondo: è Babbo Natale, la “persona” che riceve più posta al mondo.

È una storia antica la sua e trae origine da una serie di miracolosi eventi avvenuti 1.700 anni fa in una città dell’Asia Minore.

Babbo Natale si chiamava Nicola e nel III secolo dopo Cristo era il vescovo di Mira (in Licia), città situata nell’attuale Turchia.

Era un uomo generoso e per questo il 6 dicembre, giorno della sua morte, divenne una ricorrenza da celebrare portando doni ai bambini.

1. Paladino dell’infanzia

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Viveva infatti nell’attuale Turchia, San Nicola, nato probabilmente a Patara di Licia, intorno al 280 dopo Cristo: rimasto orfano, si trasferì a Mira dove decise di entrare a far parte della Chiesa di Cristo.

Proclamato vescovo, la sua fama si diffuse rapidamente tra i credenti che vedevano in lui un fiero e sincero difensore della fede, anche quando, inviso al potere romano, venne imprigionato durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano.

Rimesso in libertà da Costantino grazie all’Editto di Milano del 313, morì il 6 dicembre del 343 a Mira dopo una vita spesa nella fede.

Subito si diffuse tra i fedeli la fama dei miracoli che aveva compiuto, soprattutto due: la risurrezione di tre ragazzini finiti sotto le perfide grinfie di un ristoratore senza scrupoli che li aveva uccisi e progettava di darli in pasto ai suoi avventori e il salvataggio di tre fanciulle che, spinte dai debiti accumulati dal padre, stavano per scegliere la via della prostituzione.

San Nicola donò loro tre sacchi pieni d’oro con i quali sanarono i debiti della famiglia e si fecero anche la dote per sposarsi. 

Fu proprio grazie a questi episodi che San Nicola divenne il protettore dei bambini e dei ragazzi e il regalo fatto alle tre fanciulle iniziò ad essere ricordato e celebrato ogni 6 dicembre, data della sua morte.

Ancora oggi, infatti, in Olanda, Germania, Austria e in alcune zone dell’Italia, come a Trieste e nell’Alto Adige, San Nicola (o San Nicolò) porta i doni il 6 dicembre in groppa al suo cavallino. Una tradizione che attraversò indenne il tempo fino al XVI secolo.

 

2. Dall’Europa al Nuovo Mondo

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A cambiare le carte in tavola pensò la Riforma Protestante che vietava il culto dei santi e quindi anche quello di San Nicola.

A chi affidare quindi il compito di portare i doni ai bambini?

In alcuni Paesi del Nord Europa tale compito venne affidato a Gesù Bambino e, di conseguenza, la data di consegna dei doni fu posticipata al 25 dicembre, cioè il giorno della nascita di Gesù.

San Nicola, però, non andò perduto, anzi, di lì a poco ebbe la sua rivincita proprio grazie ai popoli del Nord Europa e alle loro emigrazioni nel Nuovo Mondo, gli Stati Uniti d’America.

Una volta attraversato l’Oceano Atlantico, infatti, i migranti provenienti dalle regioni europee settentrionali, e in particolar modo dall’Olanda, vollero mantenere vivo il ricordo di San Nicola, che nelle loro lingue veniva chiamato Sinterklaas, Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus.

Purtroppo, però, nelle colonie che stavano nascendo nel territorio americano, la celebrazione del Natale era assai lontana dalle abitudini europee.

Nel puritano New England, per esempio, la ricorrenza era del tutto snobbata, mentre in altre zone si era trasformata in una festa dedicata al consumo sfrenato di alcol. Il suo significato originale tuttavia non era del tutto scomparso e, seppure lentamente, sarebbe riemerso.

 

3. Protagonista di storie e poesie

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All’inizio del XIX secolo scrittori e poeti americani iniziarono ad andare alla riscoperta del passato e delle tradizioni che i loro antenati avevano portato nel Nuovo Mondo.

Uno dei primi fu Washington Irving (1783- 1859) che nel 1809 pubblicò una breve storia con San Nicola protagonista nel suo ruolo di dispensatore di doni.

Pochi anni più tardi fu invece la volta del libretto anonimo The Children’s Friend, in cui per la prima volta compare il nome di Santa Claus associato direttamente al Natale: è un Santa Claus che portava doni ai bambini buoni e infliggeva punizioni ai cattivi. Il suo carro era trainato da una renna.

Si dovrà attendere fino al 1823 per avere invece un Santa Claus come lo conosciamo oggi: fa infatti la sua comparsa nella poesia A Visit From St. Nicholas di Clement Clark Moore, che lo descrive come un omone grande e grosso, con una folta barba bianca e un sacco ricolmo di regali, alla guida di una slitta trainata da otto renne.

In seguito la fisionomia di Santa Claus rimase praticamente immutata, mentre i suoi abiti variarono spesso fino a quando, intorno alla fine del 1900, il grande disegnatore e vignettista americano Thomas Nast impose la versione definitiva: un mantello rosso con i bordi di pelliccia bianca.

E fu proprio così abbigliato che nel 1920 il personaggio comparve per la prima volta nella pubblicità della Coca-Cola pubblicata sulle pagine di The Saturday Evening Post.

 

4. Coca-Cola ci mette lo zampino

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La più famosa bibita del mondo fu un vero e proprio volano nella diffusione dell’immagine di Santa Claus.

La disegnò Michigan Haddon Sundblom negli anni Trenta e apparve su Post, Ladies Home Journal, National Geographic, The New Yorker e altri giornali e riviste.

Come modello di riferimento Sundblom si ispirò inizialmente a un suo amico, Lou Prentiss, un venditore in pensione. Ma quando questi morì, il disegnatore decise di riprodurre se stesso, ricorrendo ai figli dei suoi vicini di casa quando l’illustrazione doveva comprendere anche dei bambini.

Non è tutto. Santa Claus deve la sua fama anche ai soldati americani sbarcati in Europa per la Seconda guerra mondiale, portatori di diversi simboli della storia e della cultura a stelle e strisce, Santa Claus compreso.

Fu così che il personaggio si adattò alle diverse lingue del vecchio continente, diventando Pére Noël in Francia, Father Christmas in Inghilterra, Mos Craciun in rumeno, Noel Baba in turco e Babbo Natale in italiano.

Ma come si chiamano le renne della slitta di babbo Natale? Senza di loro Babbo Natale non potrebbe portare a termine la sua missione. Stiamo parlando delle nove renne che trainano la slitta e addirittura la sollevano in volo per permettere a lui di fare il giro del mondo la notte di Natale.

Otto di loro comparvero per la prima volta con i loro nomi propri (Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder o Donner e Blitzen) nella poesia natalizia del 1823 A Visit from St. Nicholas dell’americano Clement Clark Moore (1779-1863).

A queste otto si aggiunse poi la nona renna, Rudolph, caratterizzata da un grande naso rosso, che funge da guida per Babbo Natale.

Il suo ingresso nella “squadra” è avvenuto in seguito al grande successo della canzone Rudolph the Red-Nosed Reindeer scritta da Johnny Marks nel 1949.

 





5. Canzoni e pellicole

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  • A Natale tutti cantano Santa Claus
    Sono diverse le canzoni ispirate a Santa Claus. Si parte da Santa Claus Is Coming to Town, scritta nel 1932 da Haven Gillespie e J. Fred Coots e resa famosa da Perry Como e Bing Crosby.
    Del 1963 è invece Little Saint Nick, composta da Brian Wilson e cantata da The Beach Boys.
    Nel 1977 Greg Lake e Peter Sinfield composero invece I Believe in Father Christmas portata al successo da Emerson, Lake & Palmer.
    Curiosa infine la canzone I Saw Mommy Kissing Santa Claus, scritta nel 1952 da Tommie Connor e passata alla storia nel 1970 grazie all’interpretazione dei Jackson Five con un giovanissimo Michael Jackson: in questo brano un bambino sorprende la mamma baciare Santa Claus sotto il vischio.

 

 

  • Babbo Natale, attore da Oscar
    Sono molte le pellicole in cui Santa Claus ha il ruolo di protagonista. Per esempio Il miracolo della 34a strada (1947) diretto da George Seaton con Edmund Gwenn che vinse il premio Oscar come miglior attore non protagonista proprio per la sua interpretazione di Babbo Natale.
    Altrettanto famosa è La storia di Babbo Natale (1985) diretto da Jeannot Szwarc.
    Ma Babbo Natale ha ispirato anche pellicole “alternative” come, ad esempio, Nightmare Before Christmas, diretto da Tim Burton nel 1993, in cui viene rapito da Kack Skellington, il Re di Helloween.
    Anche il cinema italiano fa la sua parte con La banda dei Babbi Natale (2010), pellicola diretta da Paolo Genovese, con protagonista il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo.

 








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