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Bitcoin, cosa sono e come si usano

Se ne sente parlare già da molti mesi, ma da quando il loro valore è schizzato alle stelle tutti ne vogliono sapere di più.

Ecco allora che cosa sono, e come si usano in pratica, queste “monete” virtuali.

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1. Che cosa sono?

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I bitcoin sono un bene virtuale che può essere usato come mezzo di pagamento e di scambio o scelto come investimento, come se fosse una specie di “oro digitale”.

Chi possiede bitcoin opera all’interno di una rete di cui è, secondo le circostanze, cliente e fornitore: tutti mettono a disposizione il proprio computer per lo scambio e l’elaborazione dei dati.

In pratica, ogni transazione con questa “moneta” è operata e validata dall’intera rete. I bitcoin vengono creati in modo automatico per ricompensare quegli utenti, detti miner, che inseriscono e controllano tutti i movimenti: sono loro che permettono al sistema di funzionare correttamente.

I trasferimenti sono riportati in un registro (detto blockchain) che è protetto, pubblico e condiviso per poter essere consultato in qualsiasi momento in assoluta trasparenza.

Il sistema fa uso della crittografia per rendere sicure le transazioni. Per questo il bitcoin è considerato una “criptovaluta”.

Non esiste un ente che li emette, né un organismo di controllo centrale, e probabilmente proprio a questa sua vocazione anarchica Bitcoin deve la sua popolarità online.

I bitcoin si coniano in rete e a farlo sono persone o gruppi dotati di computer abbastanza potenti per essere in grado di risolvere un problema matematico che, per volere del suo inventore, diventa più complicato man mano che passa il tempo.

Questi miner, che in inglese vuol dire minatori, a sottolineare che il loro lavoro è simile a quello di chi scava per trovare preziosi in una miniera, ogni volta che risolvono il calcolo ottengono in pagamento dei bitcoin.

Tutti questi calcoli non sono fini a se stessi, ma servono per certificare la legittimità delle transazioni.

2. Quando, perché sono nati e quanto valgono?

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  • Quando e perché sono nati?
    Il sistema Bitcoin è stato lanciato all’inizio del 2009 da Satoshi Nakamoto, un nome dietro cui non si sa chi si celi.
    All’indomani della grande crisi di Wall Street, Nakamoto proponeva di sostituire il tradizionale sistema bancario con una nuova struttura decentralizzata, trasparente e sicura, basata sul potere computazionale della rete.

 

  • Quanto valgono?
    Il prezzo dipende dalla domanda e dall’offerta: quando cresce la domanda, il prezzo sale, e viceversa.
    La domanda dipende da quanti utenti vogliono far parte della rete.
    L’offerta è definita a priori: il numero di bitcoin (BTC) in circolazione è infatti limitato (oggi ce ne sono un po’ più di 16,7 milioni), cresce con il tempo e raggiungerà il suo limite massimo, fissato a 21 milioni, intorno al 2140 (la creazione di moneta è, almeno per ora, programmata in modo che avvenga automaticamente fino a quella data).
    Non essendoci alcun ente regolatore, la quotazione dei bitcoin può fluttuare molto.
    A luglio del 2017, 1 BTC valeva circa 2.500 euro, mentre a dicembre sono stati sfiorati 17.000 euro, per poi arrivare a meno di 12.000 a fine mese.

3. Come si possono comprare e dove li spendo?

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  • Come si possono comprare?
    In vari modi.
    1) su un sito di cambia valuta (in Italia è attivo PosteBitcoin dove si può pagare con ricarica Poste pay);
    2) incontrando di persona il venditore/acquirente e pagando o facendosi pagare in contanti;
    3) accettandoli come mezzo di pagamento in cambio di beni o servizi;
    4) tramite il proprio conto bancario.
    Un paio di anni fa, al Talent Garden di Milano, un coworking campus dedicato alle imprese innovative, è stato inaugurato il primo bancomat che permette di cambiare euro in bitcoin e viceversa.
    Adesso, con il medesimo sistema, si può prelevare anche a Roma, Firenze e Torino.
    La minima quantità di bitcoin acquistabili dipende dalle condizioni fissate per il servizio: su PosteBitcoin, per esempio, è pari a 0,05 BTC.

 

  • Dove li spendo?
    Nei negozi, fisici o virtuali, che lo consentono.
    Li accettano alcuni siti di commercio digitale e grandi aziende come Microsoft, il produttore di auto Tesla, il social network Badoo, la piattaforma software WordPress, ma anche ristoranti, negozi, hotel, attività sportive e di trasporto, persino scuole di yoga.
    La mappa con tutti i luoghi del mondo in cui si usano i bitcoin può essere generata sul sito coinmap.org

4. Dove si possono custodire e come li posso proteggere?

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  • Dove si possono custodire?
    In un portafoglio digitale (wallet, in inglese), un file protetto da una password, a cui è associato un indirizzo bitcoin.
    Portafoglio e indirizzo si ottengono in vari modi:
    1) scaricando dal Web (per esempio dal sito bitcoin.org) e installando sul computer uno specifico software;
    2) creando un account sul sito web del portafoglio scelto;
    3) scaricando e installando una app sullo smartphone;
    4) acquistando un piccolo dispositivo hardware, simile a una penna Usb, che può essere collegato a qualsiasi computer, smartphone o tablet.

 

  • Come li posso proteggere?
    Il sistema è abbastanza sicuro, ma non c’è servizio online che non rischi di essere violato e le precauzioni non sono mai abbastanza.
    La strategia migliore è quella di depositare piccole somme sul Web, sul pc o sui dispositivi mobili e il grosso dei risparmi, se ne abbiamo accumulati, su un hardware esterno.





5. Come avviene un pagamento e li posso usare per un caffè?

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  • Come avviene un pagamento?
    Una transazione viene presa in carico dai miner, che la includono in un blocco con altre transazioni (per questo il sistema si chiama blockchain).
    Un blocco si forma in circa 10 minuti, e questo è anche il tempo necessario per ottenere la conferma dalla rete.
    Appena la transazione è confermata, avremo acquistato ufficialmente il nostro caffè, pagato il taxi o la spesa.
    Chi è alla cassa potrà, se vorrà, accettare la transazione senza aspettare 10 minuti per la conferma, correndo un rischio pari a quello che si corre accettando un pagamento tramite carta di credito senza documento di identità.
    Ma una startup romana, Chainside, sta sviluppando un’applicazione che consentirà di accettare pagamenti in bitcoin anche in tempo reale.

 

  • Li posso usare per un caffè?
    Sì e non solo: anche il taxi e la spesa, se il tassista o chi sta alla cassa si dota di un sistema POS adatto.
    Il servizio sta per debuttare anche in Italia.
    Quando sarà possibile pagare in bitcoin, il barista userà il POS per convertire il prezzo da euro a BTC e mostrare sul display il codice a barre che contiene la richiesta di pagamento.
    Col nostro smartphone scansioneremo il codice e autorizzeremo il trasferimento del denaro digitale dal nostro portafoglio a quello del bar.








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