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Buddha: la nascita di Siddharta e i misteri sulla sua vita

Qualche anno fa l’incertezza in merito all’epoca in cui visse il principe Siddharta Gautama, il Buddha, è stata dissipata dai risultati degli scavi effettuati in quello che fu probabilmente il suo luogo di nascita: Lumbini, in Nepal.

 

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1. Un principe appartenente al clan dei regnanti

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Una delle icone religiose più importanti al mondo è senza dubbio Siddharta Gautama, meglio conosciuto come il Buddha, i cui insegnamenti sono oggi seguiti da più di cinquecento milioni di persone.

Come ogni figura di grande statura storica, la sua vita è avvolta da una serie di miti e leggende che si sono progressivamente forgiati molti secoli dopo la sua predicazione e la sua scomparsa.

I primi testi buddisti furono scritti intorno al primo secolo a.C. Narrano le origini benestanti di Siddharta, un principe appartenente al clan dei sakya e alla casta degli kshatriya, ovvero dei regnanti, nel nord-est del subcontinente indiano.

Nel tentativo di proteggerlo dai mali del mondo, il padre lo crebbe nell’opulenza del palazzo, situato a Kapilavastu. Solo a ventinove anni Siddharta scoprì la miseria e la sofferenza.

L’impatto che ebbe su di lui ciò che vide alla sua prima uscita dalla corte lo portò ad abbandonare la vita agiata che conduceva in seno alla famiglia.

Lasciò la moglie, il figlio e tutti i beni materiali per intraprendere un viaggio di riflessione spirituale che avrebbe influenzato fortemente una parte del mondo e lo avrebbe trasformato in Sakyamuni, cioè il saggio del clan dei sakya. Ma quando visse il Buddha?

Per la comunità scientifica è sempre risultato problematico collocare questi eventi in un contesto storico preciso. I diversi rami del buddismo permettevano di situare l’esistenza del Buddha in un intervallo molto ampio: dal 2420 a.C. al 290 a.C.

Progressivamente questa larga finestra temporale si è ridotta a due sole ipotesi: una cosiddetta “cronologia alta”, che privilegiava le date tra il sesto e il quinto secolo a.C., e una “bassa”, incentrata attorno al quarto secolo a.C.

Fino a poco tempo fa non si erano ancora trovati resti di templi buddisti anteriori al terzo secolo a.C., ovvero l’epoca in cui erano stati costruiti i primi edifici religiosi monumentali sotto l’impulso dei sovrani della dinastia Maurya (320-180 a.C. circa).

Ma tutto questo è cambiato nel 2011, quando un gruppo internazionale di archeologi ha applicato le più recenti tecniche scientifiche allo studio della zona che vide la venuta al mondo del Buddha: Lumbini.

Nella foto sotto, all’ingresso nord del grande stupa (monumento commemorativo) di Sanchi (Madhya Pradesh, India) si possono vedere varie scene della vita di Buddha tra cui il momento in cui abbandona Kapilavastu (rilievo centrale della colonna di destra).

 

grande stupa di sanchi

2. Nascita di Siddharta

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Siddharta Gautama (in seguito noto anche come Sakyamuni) era figlio della regina Maya, del clan dei koliya, e del re Suddhodana, del clan dei sakya.

I due risiedevano a Kapilavastu, sede del potere regale, e per vari decenni non ebbero figli.

Fino a che, una notte, Maya sognò di essere condotta da quattro spiriti presso il lago Anotatta, sull’Himalaya, dove un elefante bianco con sei zanne, simbolo di grandezza, le entrò nel grembo dal fianco destro.

Quel sogno indicava che aveva concepito un figlio. Com’era tradizione tra i sakya, all’avvicinarsi del momento del parto Maya si mise in viaggio verso la casa paterna.

Ma trascorsi dieci mesi lunari (quasi quarantadue settimane), la regina entrò in travaglio prima di raggiungere la sua destinazione finale, nei pressi di una località chiamata Lumbini, “la bella”, dove partorì.

Così, in modo del tutto casuale, Lumbini divenne una delle mete dei pellegrinaggi buddisti, insieme alle città di Bodh Gaya, dove il Buddha raggiunse l’illuminazione, Sarnath, dove tenne il suo primo sermone, e Kushinagar, dove raggiunse il parinirvana, cioè la cessazione dell’esistenza fisica, e con essa la fine del ciclo di morte e rinascita.

L’antica città di Lumbini si trova nel territorio dell’attuale Nepal, su un altopiano non eccessivamente elevato e costellato di praterie, paludi e foreste subtropicali. Caduta nell’oblio dopo secoli d’intenso fervore religioso, la sua riscoperta è il frutto di un ritrovamento fortuito avvenuto verso la metà del diciannovesimo secolo.

In quel periodo il generale Khadga Shamsher Jang Bahadur Rana, governatore della provincia nepalese di Palpa, aveva installato il suo accampamento nei pressi del villaggio di Padariya. In questa zona scoprì la presenza di un tumulo con un piccolo tempio, che pensò essere dedicato alla divinità indù Rupa Devi.

Dopo averne esplorato le rovine, il generale trovò un pilastro con un’iscrizione. Ne fece un calco che inviò all’indologo e storico britannico Vincent Arthur Smith, ma questi non riuscì
a riconoscere l’importanza del sito.

Qualche anno dopo, nel 1896, giunse all’accampamento il dottor Alois Anton Führer, uno studioso tedesco assunto dai Servizi archeologici britannici in India per esplorare le rovine del Nepal. Führer e Rana effettuarono gli scavi iniziali nella zona.

Il primo riuscì a stabilire che la statua di Rupa Devi era in realtà una rappresentazione di Maya intenta a partorire il Buddha. Ma la grande scoperta arrivò quando dissotterrarono la base del pilastro.

Fu allora che apparve un’iscrizione dell’epoca del re Asoka, un grande sovrano della dinastia Maurya che si era convertito al buddismo. Il testo, risalente al terzo secolo a.C., recita letteralmente: «Quando il re Piyadassi [Asoka] fu consacrato per il ventesimo anno, venne ad adorare [questo luogo] perché qui era nato il Buddha Sakyamuni».

Lumbini trovava così il suo posto nella cartografia del mondo buddista. Vennero realizzati diversi interventi archeologici per analizzare i resti dell’edificio e allestire degli spazi adeguati ad accogliere i pellegrini al loro arrivo. Le visite hanno registrato un picco nella seconda metà del ventesimo secolo.

Nella foto sotto, il tempio di Maya. Nel XIX secolo si riteneva erroneamente che questo tempio fosse dedicato alla dea Rupa Devi.

 

tempio di Maya di Lumbini

3. Le celle misteriose

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- Le celle misteriose

Nel 1997 il tempio di Maya di Lumbini è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Durante i successivi lavori di restauro e ricerca archeologica il sito ha iniziato a rivelare la lunga sequenza di usi cui è stato soggetto il suo spazio sacro.
Gli scavi hanno portato alla luce resti di santuari che, a loro volta, contenevano al proprio interno edifici più antichi, in una linea temporale che andava dal 1939 al terzo secolo a.C., l’epoca in cui il re Asoka aveva costruito il tempio dedicato a Maya.
Si trattava di un rettangolo di ventisei per ventuno metri, che poggiava su quindici celle riempite di sabbia e mattoni, le quali costituivano probabilmente la piattaforma su cui sorgeva l’edificio.
Dopo aver rimosso questi materiali gli archeologi hanno individuato un blocco di pietra nella parte superiore di una delle celle. E hanno ipotizzato che tale elemento potesse indicare il luogo esatto di nascita del Buddha.
Nella foto sotto, il santuario di Maya è circondato da vari gruppi di stupa costruiti tra il III secolo a.C. e il IX secolo d.C.

 

 

- Il grande albero sacro di Lumbini

L’antico spazio centrale circondato da pali di legno sul quale poggiano le strutture di epoca successiva non contiene resti architettonici, quindi probabilmente non era edificato.
L’analisi dei sedimenti indica che intorno al VI secolo a.C. al di sopra venne costruita una collina artificiale, in cui sono stati trovati resti di radici di alberi.
Su di essa furono depositati degli elementi vegetali, probabilmente offerte. Secondo Coningham e Acharya questo spazio non coperto sarebbe un bodhigara: un tempio costituito da un recinto di legno disposto attorno a un albero sacro.
La scoperta di Lumbini, quindi, permette di retrodatare l’esistenza storica del Buddha e l’uso dei bodhigara come spazi di culto nei primi anni di questa religione.
albero Lumbini

4. La sorpresa finale

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Uno degli archeologi più importanti che hanno partecipato agli scavi, Kosh Prasad Acharya, ha intuito che sotto le camere in mattoni dell’epoca di Asoka dovevano esserci delle strutture precedenti, ma ha dovuto attendere quasi un decennio per avere delle conferme.

Finalmente, tra il 2011 e il 2012 lui e il collega Robin Coningham hanno potuto iniziare i lavori di prospezione e di scavo, grazie ai quali hanno scoperto che il bordo esterno della piattaforma di Asoka faceva parte di una pavimentazione più vecchia, usurata dal tempo e appartenente a una struttura in mattoni di un periodo precedente.

Rimuovendo questo strato hanno trovato tracce di un tempio ancora più antico, con la medesima pianta probabilmente costituito da sei pilastri di legno disposti attorno a uno spazio centrale non coperto. Era la prima volta che veniva identificato un edificio buddista risalente a prima della dinastia Maurya.

L’analisi al radiocarbonio dei vari frammenti di legno ha permesso di datare questi pilastri al sesto secolo a.C., il che significa che Lumbini fu consacrata come luogo di culto molto prima che Asoka facesse erigere la famosa colonna.

Il Buddha aveva designato Lumbini come luogo di pellegrinaggio prima di morire, per cui presumibilmente questa divenne un centro religioso poco dopo la sua dipartita. Se ciò è vero, come ritengono Acharya e Coningham,

il Buddha sarebbe dunque nato intorno al sesto secolo a.C., che è l’ipotesi suggerita anche dai sostenitori della“cronologia alta”, e non intorno al 480 a.C., come invece proposto dai fautori di quella“bassa”.

Nella foto sotto, il tempio di Mahabodhi. Conosciuto anche come “tempio del grande risveglio”, è situato nella città di Bodh Gaya. Accanto si trovano un monastero e il fico sacro sotto il quale il principe Siddharta raggiunse l’illuminazione e divenne il Buddha.

 

tempio di Mahabodhi



5. La nascita di Siddharta

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I resti del grande stupa (monumento (Andhra Pradesh) costituiscono una delle più antiche e impressionanti testimonianze del buddismo in India.

Questo rilievo in pietra calcarea (foto sotto), mostra quattro scene della nascita del Buddha. Risalente al II secolo d.C., è conservato presso il British Museum di Londra.

1. LA REGINA SOGNA
Maya sogna che un elefante bianco con sei zanne le entra nel grembo dal fianco destro. È accompagnata dalla sua domestica e da quattro lokapala (in sanscrito, “guardiani del mondo”), i custodi dei punti cardinali.

2. L’INTERPRETAZIONE
Astrologi e veggenti convocati da Suddhodana discutono in merito all’interpretazione del sogno di sua moglie Maya. Lo ritengono l’annuncio della nascita di un grande uomo con poteri soprannaturali.

3. IL PARTO
A Lumbini Maya si aggrappa con una mano al ramo di uno shala, un albero sacro, durante lo sforzo del parto. Siddharta viene al mondo dal suo fianco destro ed è rappresentato dai vestiti tenuti in mano dai lokapala.

4. IL RE
La regina mostra il figlio – sempre rappresentato dai vestiti – a Sakya-vardana, lo yaksa o divinità protettrice del clan dei sakya, che vive su un albero. Questi riconosce la futura guida spirituale e la saluta con riverenza.

 

La nascita di Siddharta






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