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Chi sorride di più vive 100 anni!

Lo dice la scienza: basta un sorriso per attivare l’ossitocina e disinnescare gli ormoni dello stress.

Così sblocchiamo le situazioni difficili e diventiamo più forti con chi ci mette a disagio.

Risultato: vita più facile e vantaggi anche per la salute. E il bello è che il sorriso “funziona” pure se è forzato!

Curiosità: Ossitocina: l’ormone della serenità
– Che cos’è?
È un ormone prodotto dalla ghiandola ipofisi, nel cervello; agisce prevalentemente sulla mammella e sull’utero e svolge un ruolo fondamentale durante la gravidanza e il parto.
– A che cosa serve?
Nella donna gravida, durante il travaglio, attiva le contrazioni che portano all’espulsione del bambino. Noto anche come ormone dell’amore, favorisce il legame madre-figlio dopo la nascita e le relazioni affettive in genere.
– Perché è rassicurante?
Viene rilasciato quando sorridiamo ed è in grado di regalarci una sensazione di sicurezza e tranquillità, contrastando la paura.

1. L'ossitocina e le reazioni ormonali

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Sapevate che l’ossitocina, l’ormone che induce le contrazioni del parto, è anche in grado di toglierci la paura nelle situazioni quotidiane difficili?

E che può essere attivata da un semplice sorriso?

È quanto ha rivelato un nuovo filone di ricerca, aperto dalla ricercatrice svedese Kerstin Uvnäs Moberg e dall’americano Paul Zak, sulla base dell’altro fondamentale ruolo fin qui conosciuto del neurormone ossitocina: quello di facilitare il legame madre-figlio dopo la nascita e di rassicurare il piccolo nel nuovo ambiente.

Adesso si è scoperto che il meccanismo dell’ossitocina resta attivo anche nella vita adulta e che per innescarlo basta un sorriso.

«Si tratta di circuiti complessi molto antichi che possiamo manipolare a nostro favore per sentirci più rilassati, sicuri e pronti a socializzare anche nelle situazioni di paura, incertezza e stress», spiega Filippo Ongaro, direttore scientifico dell’Istituto di medicina rigenerativa e Anti-Aging ISmerian e vicepresidente dell’Associazione Medici Italiani Antiaging (AMIA).

«Dobbiamo sapere che il sistema nervoso centrale è in grado, in pochissimi istanti e in maniera subconscia, di determinare se una certa situazione, un contesto o una persona ci trasmettono una percezione di paura, insicurezza e pericolo piuttosto che di tranquillità e fiducia.
Nel primo caso, sempre il sistema nervoso mette in atto autonomamente un meccanismo di difesa, in grado di sopprimere totalmente la nostra capacità di esprimere gioia e di socializzare, enfatizzando invece le risposte, come l’espressione del viso o il tono della voce, legate al combattimento e alla fuga».

A sua volta, questa risposta automatica di allerta determina una serie di reazioni a livello ormonale, prima fra tutte la secrezione degli ormoni dello stress: adrenalina, cortisolo e dopamina.

«La chiave per inibire il meccanismo perverso consiste nel prendere coscienza dell’ambiente ostile e reagire, imponendosi i comportamenti tipici della socialità, primo fra tutti il sorriso», suggerisce Ongaro.

Sorridendo, dunque, innescheremo la produzione di ormoni che inibiscono la paura e lo stress, fra i quali appunto il neurormone ossitocina, che ci permetterà di aprirci agli altri e di rendere il più efficace possibile l’interazione sociale.

Inoltre faremo salire anche il livello delle endorfine, gli ormoni del buonumore, che alleviano il dolore e abbassano la pressione sanguigna.

2. Meno stress, vita più lunga

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Ha dell’incredibile il risultato di una ricerca della Wayne State University (Michigan, Usa) che ha analizzato le fototessere dei giocatori in forza alla Major League di baseball nel 1952.

L’ampiezza del loro sorriso permetteva addirittura di prevedere la lunghezza della loro vita!

I giocatori che avevano un’espressione seria hanno vissuto in media solo 72,9 anni, contro la media di 79,9 anni di quelli che davanti alla macchina fotografica avevano sfoderato un bel sorriso.

«Chi sorride allunga la propria vita perché riesce a modulare lo stress connesso a una longevità ridotta», spiega Ongaro.
«Come confermano gli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei), una disciplina integrata che si occupa delle interconnessioni fra il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario, lo stress prolungato induce una serie di risposte profonde che giungono fino al sistema immunitario, predisponendo il soggetto a numerose patologie che accorciano la vita: problemi cardiovascolari, tumori, ipertensione, ictus, deficit delle difese immunitarie, ulcere gastriche, depressione, ansia, problematiche della sfera sessuale ecc.
Ecco perché il meccanismo sorriso-ossitocina permette di spegnere efficacemente lo stress prolungato, allungandoci la vita».

Sorridere è molto meglio del cioccolato!!! Altri studi condotti nel Regno Unito hanno rivelato anche che sorridere stimola i meccanismi di ricompensa del nostro cervello meglio del cioccolato, nota fonte di piacere.

Utilizzando un apparecchio di risonanza magnetica funzionale per immagini e monitorando la frequenza cardiaca per evidenziare l’attivazione dei processi emozionali in risposta ai diversi stimoli, i ricercatori britannici hanno scoperto che un sorriso fornisce lo stesso livello di stimolazione cerebrale di 2.000 barrette di cioccolato o del ricevere in regalo oltre 20mila euro in contanti.

Non è incredibile come sembra: «La spiegazione viene dalla nostra evoluzione: siamo più ‘tarati’ per ricavare piacere da un sorriso rispetto a soldi o cioccolato», commenta Ongaro, «perché questi ultimi non hanno avuto alcun ruolo nella nostra storia evolutiva, mentre la reazione di piacere che proviamo nel fare o nel ricevere un sorriso spontaneo e sincero è stata parte integrante della nostra fisiologia sin dal principio. Senza contare che mentre i soldi e il cioccolato suscitano un piacere temporaneo e danno assuefazione immediata, come abbiamo detto il sorriso induce nel nostro corpo importanti modificazioni neuro-biochimiche».

3. Vale anche se non è spontaneo

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L’approccio con il superiore scorbutico, il medico che incute soggezione: sono situazioni di disagio che mai ci strapperebbero un sorriso spontaneo.

Per fortuna anche un sorriso forzato può ribaltarle. Sorridere riduce comunque lo stress, a prescindere dall’avere un motivo per farlo.

Il sorriso infatti protegge dai problemi psicosomatici derivanti dalle situazioni stressanti, indipendentemente dal fatto che la persona sia davvero contenta.

Ciò vuol dire che bisogna sorridere anche se non si ha voglia di farlo. Il nostro cervello “valuterà” il sorriso come un fattore positivo e produrrà endorfine che ci faranno stare meglio.

Ma c’è di più. Due studi dell’Università di Uppsala (Svezia) hanno dimostrato che il sorriso è contagioso e che quando vediamo qualcuno sorridere veniamo inconsciamente spinti a fare altrettanto. Si tratta di un meccanismo bidirezionale che agisce su base subconscia.

Il fenomeno è noto anche come “contagio emotivo”: alla base vi è un meccanismo per il quale, se qualcuno ci sorride, il nostro stato d’animo cambia e ci permette di entrare in empatia con chi abbiamo di fronte, sincronizzandoci inconsciamente con le sue emozioni e comprendendo meglio i segnali emotivi che ci invia.

Sorridere, quindi, non solo è importante per la nostra salute, ma è anche il primo indispensabile passo per avviare relazioni sociali costruttive. Ricordiamocelo e, volenti o nolenti, facciamolo sempre.

4. Quanto durerà il matrimonio lo dice la fototessera

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In uno studio di Lee Anne Harker e Dacher Keltner effettuato al Mills College di Oakland (California), furono esaminate le fototessere di 141 studentesse che nel 1958-60 avevano 20-21 anni.

L’intensità del loro sorriso venne misurata tramite un sistema (Facial Action Coding System) che prevede una scala di intensità da 1 a 5.

Lo studio si protrasse per 30 anni, durante i quali furono inviati questionari alle ex studentesse sull’andamento della loro vita in vari ambiti (matrimonio, famiglia, relazioni sociali, lavoro).

L’obiettivo era esaminare la relazione tra l’espressione della foto e il successo attraverso parametri standardizzati. Risultò che ai sorrisi più intensi corrispondevano i migliori risultati in tutti gli ambiti.

Non è un dato assoluto, ma chi fatica a sorridere anche per una foto universitaria dimostra di essere teso, chiuso e incapace di nasconderlo persino per i pochi secondi di uno scatto. Un elemento che non indica positività.



5. Cominciamo a sorridere prima di nascere e sul lavoro, è segno di competenza

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  • Cominciamo a sorridere prima di nascere
    Il sorriso è una delle massime manifestazioni d’espressione e di comunicazione non verbale che l’uomo ha sviluppato nella sua storia evolutiva. Iniziamo a sorridere ancora prima di venire al mondo.
    Lo dimostrano le immagini tridimensionali in movimento ottenute da Stuart Campbell, ostetrico alla Create Health Clinic (Regno Unito), grazie a un sofisticato scanner 4D a ultrasuoni.
    Le immagini mostrano i feti sorridere già dalla ventiseiesima settimana di gravidanza, mentre si era sempre creduto che il bambino iniziasse a farlo dopo circa 6 settimane dalla nascita, mimando l’espressione facciale della madre.
    Secondo Ron Gutman, leader americano della ricerca medica innovativa e autore de Lo straordinario potere del sorriso (TED Book, 2012), i bambini fanno più di 400 sorrisi al giorno, mentre soltanto un terzo degli adulti sorride più di 20 volte al giorno e il 14 per cento addirittura meno di 5.
  • Sul lavoro, è segno di competenza
    Uno studio della Pennsylvania State University (Usa) ha confermato che le persone sorridenti vengono percepite come competenti.
    Quindi un semplice sorriso può fare la differenza sia nei rapporti interpersonali sia sul lavoro, facendoci apparire più piacevoli e predisponendo bene il nostro prossimo.
    Le persone sorridenti sono associate a caratteristiche di efficienza e affidabilità perché trasmettono forza e sicurezza e inducono a credere nella loro capacità di affrontare e vincere anche le sfide più difficili.








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