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Come è cambiata la famiglia

Cambia la società, cambia la coppia.

Se ai tempi dei nostri nonni il matrimonio era spesso poco più che un contratto basato su finalità economiche, di cura reciproca e verso i figli, oggi dalla coppia ci aspettiamo tutto: la base su cui costruire un progetto di famiglia, ma anche un amore eterno da film, una sessualità appagante e un’intesa su interessi e passioni comuni.

Coppie in cui lei è più grande di lui; formate da partner di nazionalità diverse o dello stesso sesso.

Composte da persone che hanno alle spalle altri matrimoni e figli: la società è cambiata e con essa anche il modo di stare insieme. Vediamo come!

 

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1. Cambia la società, cambia la coppia

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Cambia la società, cambia la coppia.

Se ai tempi dei nostri nonni il matrimonio era spesso poco più che un contratto basato su finalità economiche, di cura reciproca e verso i figli, oggi dalla coppia ci aspettiamo tutto: la base su cui costruire un progetto di famiglia, ma anche un amore eterno da film, una sessualità appagante e un’intesa su interessi e passioni comuni.

Non abbiamo forse aspettative esagerate? Probabilmente sì: «Paradossalmente è proprio l’aver posto l’amore a fondamento del matrimonio uno dei fattori che hanno reso più fragile di un tempo l’unione coniugale», scrive la sociologa Anna Laura Zanatta in Le nuove famiglie. Felicità e rischi delle nuove scelte di vita (Il Mulino). 

Ma se la vecchia concezione di matrimonio è superata, lo è ormai anche l’ideale libertino che ha caratterizzato le relazioni di coppia ai tempi della rivoluzione sessuale.

Grazie alla libera sperimentazione condotta a partire dagli anni Sessanta, ci si è resi conto che la promiscuità non è alla lunga soddisfacente, ma anche che “stabile” non significa necessariamente “a vita”».

Oggi ci troviamo a ripensare il modo di stare insieme: «I nuovi principi sul come vivere le relazioni di coppia sono ispirati a una grande flessibilità, che tiene conto del fatto che gli individui sono diversi tra loro così come le fasi della vita».

Ecco perché la società occidentale vede nascere nuovi modi di vivere in due.

 

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2. Le coppie con lei più grande di lui

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Lei 65 anni, lui 41: la relazione tra il presidente francese Emmanuel Macron e la moglie Brigitte ha fatto parlare tantissimo per la loro differenza di età.

Conosciutisi a scuola, dove lui era uno studente sedicenne e lei la sua insegnante di latino quarantenne, i due sono solo una delle sempre più numerose coppie in cui la donna è più grande dell’uomo.

Secondo un’indagine dell’Insee, l’Istituto francese di statistica e studi economici, nel 30 per cento delle coppie eterosessuali conviventi la differenza di età tra i partner era, nel 2012, di non più di un anno.

Nel 60 per cento dei casi invece era l’uomo più vecchio della donna di oltre un anno, mentre solo nel 10 per cento dei casi la donna era più matura. Anche da noi la situazione è simile e la ragione va cercata nella storia della nostra società.

Nelle società patriarcali una donna più giovane e meno istruita dell’uomo garantiva un’ampia discendenza anche a uomini più che maturi, assicurava il controllo sulla donna e quindi la pace in famiglia.

Questo modello è tramontato anche per effetto dell’aumento dei tassi di occupazione e di scolarizzazione femminili.

Come illustra Carla Facchini, docente di sociologia della famiglia all’Università di Milano-Bicocca in uno studio pubblicato nel 2013 dai Quaderni di sociologia, tra i più giovani e nei contesti più industrializzati sta emergendo «un modello di coppia più paritario in cui è accettato il fatto che l’uomo sia più giovane o abbia un minor livello di scolarità della donna».

Questo è confermato dal fatto che le coppie i cui partner hanno la stessa età o in cui l’uomo è più giovane si trovano soprattutto nelle regioni centro-settentrionali.

Inoltre il fatto che oggi uomini e donne possano restare in forma e sessualmente attivi anche oltre l’età giovanile ha ampliato la possibilità di scelta del partner.

Nonostante da diverse indagini condotte su uomini tra i 18 e i 40 anni emerga che molti si siano innamorati almeno una volta di una donna più grande, resta il fatto che una coppia in cui lei è più grande appare ancora oggi come inusuale.

Spesso si suggerisce che la ricerca di una compagna più adulta sia legata al bisogno maschile di una figura materna. Si tratta di una giustificazione che tranquillizza chi teme che le donne non sanno più stare al loro posto.

Una certa maturità sessuale nella donna consente un rapporto senza falsi pudori ed è rassicurante per molti maschi.

 

3. Le coppie omosessuali

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Le coppie dello stesso sesso sono sempre esistite, ma da alcuni anni il tema è per varie ragioni sempre più attuale.

Lo stereotipo che vuole gay e lesbiche poco interessati alla stabilità di coppia è ancora presente ma non corrisponde sempre alla realtà. Anzi.

Già nel 2007, quando usciva la seconda edizione del saggio Omosessuali moderni (Il Mulino) firmato da Marzio Barbagli e Asher Colombo dell’Università di Bologna, gli autori rilevavano:
«La grandissima maggioranza degli omosessuali italiani cerca un rapporto di coppia stabile e solo un’esigua minoranza (il 13 per cento degli uomini e l’8 delle donne) preferisce avere relazioni con partner occasionali».

Più recentemente è l’Istat, con l’ultimo censimento nazionale del 2011, a fotografare una situazione in mutamento: dei quasi 14 milioni di coppie che affermano di vivere una condizione di stabilità sentimentale, le coppie eterosessuali sono però il 99,95 per cento.

Tuttavia, come afferma lo stesso Istat, si presume che molte coppie dello stesso sesso abbiano preferito non dichiararsi: in altre parole, si sono definiti omosessuali ma non hanno voluto dare dettagli sulla relazione in corso. Il desiderio di equiparazione legale alle coppie eterosessuali è un fatto.

L’accento che pongono sul riconoscimento di doveri di cura e assistenza reciproca, testimonia la loro sensibilità a un individualismo che non va più nella direzione delle relazioni affettive usa e getta.

 

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4. Le coppie interrazziali

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I matrimoni misti, cioè quelli in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero, ammontavano nel 2015 a oltre 17.692 (dati Istat).

La frequenza dei matrimoni con almeno uno sposo straniero era più elevata nelle aree del Nord e del Centro.

Nelle coppie miste la tipologia più frequente è quella in cui lo sposo è italiano e la sposa è straniera: 7 per cento delle nozze celebrate nel 2015 a livello medio nazionale.

Gli uomini italiani che nel 2015 hanno sposato una cittadina straniera nel 20 per cento dei casi hanno scelto una rumena, nel 12 un’ucraina e nel 6 una russa: una sposa straniera su due è infatti cittadina di un Paese dell’Est Europa.

Le donne italiane che hanno sposato un cittadino straniero, invece, hanno scelto più spesso uomini provenienti dal Marocco (13 per cento), dall’Albania (11) e dalla Romania (6).

L’aumento dei matrimoni interetnici e interreligiosi dipende sia dalla crescita numerica delle comunità di stranieri in Italia, sia da una maggiore sensibilità verso i diritti individuali a scapito delle tradizioni delle comunità di appartenenza.

Del resto una relazione con un partner di un’altra nazionalità pare avere ripercussioni positive: uno studio condotto dall’Università della California su 245 studenti e pubblicato dal Journal of Social and Personal Relationships ha dimostrato che i ragazzi coinvolti in relazioni interrazziali tendono a valutare i propri partner in maniera molto più positiva rispetto a coloro che sono coinvolti in una relazione con un partner della stessa etnia.

Secondo Karen Wu, parte del team di ricerca, questo risultato potrebbe dipendere da una reazione ai pregiudizi che una coppia mista deve affrontare.

 

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5. Le coppie aperte e le coppie “ricomposte”

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  • Le coppie aperte
    Relazioni basate su una scelta consensuale che preveda la libertà per i partner di avere avventure, esperienze o rapporti prolungati con altri: sono le coppie aperte, sempre più diffuse.
    Molti ritengono che rapporti di questo tipo siano rari o che siano principalmente presenti nelle coppie gay.
    In realtà un recente studio pubblicato dal Journal of sex & marital therapy da autori di diverse università americane, suggerisce qualcosa di diverso.
    Articolato in due diverse ricerche condotte rispettivamente su 4mila e su 5mila persone, lo studio ha mostrato come la percentuale di persone che hanno preso parte nel corso della vita a una relazione aperta si aggiri tra il 21 e il 22 per cento.
    Che oggi si parli di più di coppia aperta non significa che il fenomeno sia nuovo: questo modello fu proposto infatti anche dagli scrittori francesi Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir.
    Si tratta di un buon compromesso tra desiderio di fedeltà e tensione al tradimento?
    Secondo molti esperti in campo: «Rappresenta l’illusione di poter uscire dalle difficoltà di coppia prendendo una “boccata d’aria” una volta ogni tanto con una scappatella consentita. Così però si rischia di peggiorare la situazione, dando via a piccole vendette quotidiane che possono portare ad accumulare rabbia e frustrazioni».
    La diffusione di coppie di questo tipo è legata anche all’affermarsi di una sessualità che si propone il raggiungimento del piacere fisico.

 

  • Famiglie e coppie “ricomposte”
    Si chiamano ricomposte le famiglie costituite da una coppia al cui interno almeno un componente ha alle spalle un altro matrimonio con figli.
    Il fenomeno è sempre più attuale, se consideriamo che nel 2015, il 53,6 per cento dei coniugi in via di separazione aveva figli minori (dati Istat).
    Sempre nel 2015 sono stati celebrati in Italia 33.579 matrimoni con almeno uno sposo alle sue seconde nozze: il 10 per cento in più rispetto all’anno precedente.
    Sul totale dei matrimoni celebrati le seconde nozze hanno raggiunto il 17 per cento, sempre nel 2015. E il dato è in costante crescita. Le famiglie ricomposte presentano una grande complessità.
    Devono fare convivere affettivamente, ma anche in termini di responsabilità, più figure di riferimento per i figli.
    Dovrebbe essere compito della società favorire uno sviluppo il più sereno possibile a questi bambini e adolescenti, che hanno già subito lo stress dell’allontanamento di un genitore biologico e l’ingresso nella loro vita di altri adulti.

 

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