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Come riconoscere un manipolatore e stargli alla larga

Appaiono gentili, simpatici e sanno affascinare con i loro modi altruisti e accudenti.

Sembrano dei partner ideali, almeno all’inizio di una storia d’amore.

Peccato che con il tempo diventa chiaro che questi loro modi non sono altro che comportamenti manipolativi, grazie ai quali ottengono sempre ciò che vogliono dal loro compagno, senza mai apparire aggressivi o impositivi.

Quando infatti con le loro doti portano il partner a comportarsi come loro desiderano, questi non si rende conto di essere stato plagiato. Anzi, è certo di aver agito spontaneamente.

Seduttore, sensuale, apparentemente empatico e premuroso: chi direbbe, a prima vista, che ci troviamo di fronte a una personalità manipolatrice che mente a oltranza e ci controlla in tutto al solo scopo di farci fare quello che vuole?

Ecco come riconoscere un manipolatore e stargli alla larga!

 

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1. Non sono rari

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Inquietante? Forse. Soprattutto considerando che non parliamo di scenari rari: molte coppie oggi, spiegano gli psicologi, si rompono per colpa di dinamiche basate sulla tendenza di un partner a manipolare subdolamente l’altro.

Non è facile capire di aver accanto un manipolatore: «Una caratteristica tipica di questi soggetti», spiega Valerio Rosso, psichiatra e autore del blog Valeriorosso.com e dell’omonimo canale YouTube, «è la seduttività».

Sono infatti affascinanti, ammalianti e fanno spesso uso della sensualità per risultare magnetici. Spesso sono le loro stesse vittime a cercarli. «In psicoanalisi è noto che ogni tentativo di seduzione è un tentativo di controllo», aggiunge il medico.

Ma non c’è solo la seduzione. La forza di chi sa ottenere amore, attenzioni e successi nella vita attraverso il controllo degli altri passa anche da molti meccanismi psicologici che in numerosi casi mette atto inconsapevolmente.

Cinzia Mammoliti, criminologa, formatrice e autrice del saggio I serial killer dell’anima (Sonda), racconta su Affaritaliani.it la testimonianza di una donna che ha subito violenza psicologica da un uomo manipolativo.

Monica, questo il suo nome, riferisce di un uomo gentile e affabile che sin dai primi incontri le parla di un passato turbolento: diverse relazioni in cui aveva amato ma era sempre stato tradito, un’infanzia segnata da un padre assente e aggressivo, una lunga battaglia contro il cancro e tanti altri dettagli che portano la donna a provare empatia e amore verso quell’uomo così sfortunato.

Soltanto dopo qualche tempo di frequentazione, quell’uomo diventa aggressivo, mentre a Monica appare via via chiaro che parecchi di quei racconti strappalacrime erano in parte o del tutto inventati per ottenere attenzione.

 

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2. Le relazioni pericolose

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«Hai fatto un dettagliato e preciso ritratto del tipico manipolatore relazionale», le risponde Mammoliti: «corteggiamento serrato, menzogne, aggressività, contraddittorietà. Ma l’hai riconosciuto e sei riuscita a fermarti e a fermarlo. Un caso più unico che raro, purtroppo, perché la dipendenza che questi soggetti creano determina il più delle volte un vero e proprio trauma, che rende estremamente difficoltoso, e a volte impossibile, distaccarsi da loro».

La tendenza a raccontare menzogne e ad alterare la realtà è tipica dei manipolatori: è il loro modo per apparire sempre nel giusto, per non perdere fascino e, in definitiva, per continuare ad avere il controllo del partner.

Molto spesso il loro corteggiamento fa leva sulla compassione: raccontare di malattie o di un passato difficile serve a far presa su soggetti deboli e facilmente influenzabili.

Una malattia mentale? Quella del manipolatore è una dote del tutto naturale. In genere non gli mancano infatti buone capacità comunicative: sa usare le parole giuste e la comunicazione non verbale per attrarre.

«Sono soggetti empatici», aggiunge Rosso, «ma la loro è un’empatia del tutto particolare: sanno cioè mettersi nei panni dell’altro al fine di coglierne i punti deboli».

In alcuni casi la manipolazione nasconde veri e propri disturbi psichiatrici: «I tratti seduttivi e manipolativi sono fortemente presenti nei soggetti affetti da disturbi di personalità, in particolare quello narcisistico, borderline e istrionico», prosegue lo psichiatra.

Ciò non significa che i manipolatori siano sempre malati di mente: «Lo sono quando la manipolazione è l’unica modalità relazionale che sanno utilizzare».

In altre parole, un manipolatore è patologico quando non riesce a non esserlo: «In questi casi infatti il soggetto non sa nemmeno perché si comporta in questo modo».

 

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3. Manipoliamo fin da piccoli

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Da un certo punto di vista apprendiamo a manipolare già attorno ai tre anni di vita.

Studi spiegano come già da quell’età siamo capaci di mentire e lo facciamo per tutelarci.

A dimostrarlo è stato alcuni anni fa un articolo pubblicato da Angela D. Evans e Kang Lee, rispettivamente della Brock e della Toronto University (Canada) su Developmental Psychology.

Dopo aver chiesto a 65 bambini di due e tre anni di non guardare un giocattolo posto davanti a loro mentre uno sperimentatore non li osservava, gli studiosi hanno notato che la maggioranza dei bimbi più piccoli ammetteva senza problemi di aver trasgredito l’ordine, al contrario dei più grandi che invece tendevano a mentire.

«Mentire è inevitabile», ha spiegato in un’intervista Serena Mastroberardino, ricercatrice presso il Laboratorio di neuroimmagini funzionali della Fondazione Santa Lucia a Roma e autrice di Psicologia della menzogna (Carocci).

«Già molto piccoli impariamo a manipolare i nostri genitori tramite il finto pianto per soddisfare il bisogno di vicinanza. E non appena maturiamo le capacità linguistiche spesso iniziamo a mentire su piccole cose senza motivo».

Nasce un problema quando continuiamo a farlo da adulti: «Questo capita quando il manipolatore patologico riattiva nella coppia una dinamica che ha vissuto durante l’infanzia nel rapporto con i genitori», aggiunge Rosso.

«Manipolare per questi soggetti non è una scelta, ma una necessità per controllare gli altri al fine di contenere l’angoscia di non essere stati amati abbastanza».

Durante l’infanzia, infatti, i manipolatori hanno spesso vissuto con madre e padre una relazione incostante, frustrante e priva di accudimento. Non di rado sono soggetti che hanno alle spalle storie di abuso psicologico, come accade ad alcuni figli di coppie divorziate che hanno sperimentato violenza fisica o l’hanno vista in famiglia.

 

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4. Ecco le 3 principali armi dei manipolatori

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Un partner manipolatore si presenta, all’inizio della relazione, come una persona animata da buone intenzioni e premurosa.

Tuttavia, le sue attenzioni sono spesso poco genuine, anche se di questo non è sempre cosciente.

Solo con il passare del tempo possono emergere alcuni aspetti che rivelano chiaramente la sua vera natura.

1. LA MENZOGNA
I manipolatori non riescono a non mentire, anche per le più piccole cose e apparentemente senza motivo: ritorcono la realtà e “rigirano la frittata” così da sembrare sempre nel giusto. Spesso lo fanno senza raccontare bugie, il che li farebbe apparire nell’errore, ma semplicemente modificando in parte i dati di realtà.
Se qualcuno glielo fa notare, danno la colpa al partner. A questo scopo spesso fanno uso di doti istrioniche, esagerando o abbellendo il racconto con dettagli inventati per rendere il tutto più credibile.
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2. IL SENSO DI COLPA
Randi Gunther, psicoterapeuta di coppia, spiega su Psychology Today che grazie alle loro doti teatrali i manipolatori sono abilissimi nel far sentire in colpa il partner:
«Contano sul fatto che questo cederà sempre di fronte alle loro reazioni emotivamente esagerate». Questa dinamica è particolarmente evidente quando il manipolatore è l’uomo.
Le donne infatti sono più a rischio di provare senso di colpa: lo ha chiarito uno studio del 2009 pubblicato sullo Spanish Journal of Psychology e condotto, sulla base di questionari, da Itziar Etxebarria dell’Università dei Paesi Baschi.
«Questa differenza è particolarmente rilevante nella fascia di età tra i 40 e i 50 anni», spiega Etxebarria. Secondo gli studiosi il maggiore senso di colpa delle donne sarebbe legato alla paura di fare del male agli altri, meno presente nei maschi.
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3. IL FINTO ALTRUISMO
Il manipolatore finge generosità per ottenere qualcosa per sé: un classico è quando regala al partner un oggetto, cosciente che sarà lui stesso a usarlo.
Oppure si può mostrare estremamente altruista, ma soltanto allo scopo di preparare il terreno quando, di lì a poco, chiederà al partner un favore ben più grande di quello che ha concesso.

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5. Chi sono le vittime dei manipolatori?

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I manipolatori, forti della loro capacità di entrare nella mente degli altri, sono bravi a individuare istintivamente le loro “vittime”.

Ma è vero anche il contrario: esiste infatti una sorta di magnetismo reciproco che porta a coppie disfunzionali.

«Il partner di un manipolatore non di rado mostra tratti masochistici che lo spingono a restare dentro una relazione così dolorosa», dice Valerio Rosso.

Secondo Harriet B. Braiker, psicoterapeuta e autrice di saggi sul tema della manipolazione affettiva, i manipolatori fanno leva sulla fragilità delle vittime che spesso si mostrano:

a) dipendenti: narcisiste, cercano ossessivamente l’approvazione del partner;

b) paurose nell’esprimere emozioni negative, tanto da aver timore di diredi no al partner;

c) dotate di scarsa fiducia in loro stesse;

d) ingenue: fanno fatica a credere che gli altri possano essere subdoli;

e) accomodanti: tendono a perdonare i manipolatori, anche di fronte alle loro bugie, concedendo loro innumerevoli occasioni per cambiare.

 

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