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Dogue de Bordeaux: un concentrato di forza, potenza e dolcezza

Antico cane da combattimento, il Dogue de Bordeaux, atleta conclamato, è adatto per la guardia, compito che egli assume con vigilanza e grande coraggio ma senza aggressività. Buon compagno, è molto attaccato al padrone e molto affettuoso. E' una razza molto antica ma poco conosciuta. 

Il Dogue de Bordeaux è un cane calmo, equilibrato, dalla corporatura potente e molto muscolosa, quasi statuaria e dalla reazione molto pronta. Ha l’aspetto di un temibile atleta, tarchiato, imponente e fiero.  

L'aspetto arcigno e il pesante passato di questo cane da combattimento possono lasciar credere che il Dogue de Bordeaux sia un animale temibile, ma non è affatto vero: secondo i proprietari questi cani sono molto amichevoli e dolci e non desiderano altro se non di stare più tempo possibile con il loro padrone. Il Carattere del Dogue de Bordeaux è equilibrato ma che perfettamente si integra all'interno della famiglia.

Ma vediamo meglio tutte le caratteristiche di questo cane antichissimo, questo atleta nato… ossia quel concentrato di forza, potenza e dolcezza.

1. Origine e storia

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Il Dogue de Bordeaux, la cui storia, come quella di tutti i Doghi, risale alla notte dei tempi, ha avuto l'incomparabile privilegio di essere riconosciuto dalle istanze cinofile del secolo scorso come il Dogue francese più importante.

Secondo il celeberrimo veterinario Pierre Mégnin, il Dogue de Bordeaux sarebbe derivato dagli Alani, quei potenti molossi che accompagnarono gli Alani (una popolazione di origine indoeuropea di stanza tra gli Urali e il Caucaso) quando, spinti dagli Unni, irruppero sulle terre dell'Impero romano, fino in Gallia e in Spagna.

Gli Alani sparirono nel V secolo, ma, in Aquitania e nel nord della Spagna i loro celebri molossi, incrociati con altri cani autoctoni dalle caratteristiche abbastanza prossime (se ne sono ritrovate delle strutture ossee che risalgono alla preistoria), avrebbero rispettivamente dato origine al Dogue de Bordeaux e al Dogo di Burgos (presente in Spagna a partire dal Medioevo). Questa è anche la tesi sostenuta dall'eminente professor Kunstler, che insegnava anatomia comparata all'Università di Bordeaux.

Impiegati essenzialmente come cani da combattimento, i Dogue d'Aquitaine - saranno chiamati Dogue de Bordeaux solo nel XIX secolo - attaccavano in muta e sembra anche in modo assai efficace, poiché nel XII secolo contribuirono in larga parte alla disfatta delle truppe inglesi.

Solo molto più tardi, nel XVIII secolo, si ritrovava traccia del Dogue d'Aquitaine, e questo, come osserva il dottor Maurice Luquet nella sua opera "Dogues et Bouledogues", grazie al pennello del celebre pittore di animali Jean-Baptiste Oudry che lo fa figurare in due delle sue opere. Quanto a Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, ne fa anch'egli menzione nella sua "Storia naturale".

Fu sempre nel XIX secolo (e questo è un caso quasi generale nella storia della popolazione canina) che la razza si vide riconoscere un'identità ben specifica. Nel 1863, infatti, ebbe luogo, al giardino di Acclimatazione di Parigi, la prima esposizione canina.

Anche se, nello spirito dei cinologi di allora, si trattava non di giudicare i cani gli uni rispetto agli altri, ma piuttosto di redigere un inventario il più completo possibile delle razze esistenti in questa seconda metà del XIX secolo, tale esposizione nondimeno permise al Dogue d'Aquitaine di conquistare le sue lettere di nobiltà presso un pubblico accorso numeroso.

Primeggiò, in quell'occasione, un maschio di nome Magenta, che misurava 70 cm al garrese. Vent'anni più tardi vinceva il primo premio ancora un maschio chiamato Bataille che non arrivava ai 67 cm; anche altri esemplari della razza presentavano una taglia inferiore a quella dei cani del 1863, per cui si pensò che fosse stato introdotto il sangue del Bulldog inglese

Imponendosi in fretta di fronte agli altri Doghi di origine francese grazie alle sue evidenti particolarità, specialmente nel tipo, il Dogue d'Aquitaine, che si cominciò a chiamare Dogue de Bordeaux, polarizzò tutta l'attenzione degli allevatori, i quali, durante i successivi 30 anni, dovevano affrontarsi per determinare l'avvenire di questa razza così singolare.

Queste discussioni, che riguardavano naturalmente i caratteri precisi da attribuire definitivamente al Dogue de Bordeaux, in particolar modo la taglia, la conformazione, la forma e la lunghezza del muso, ma anche il colore della maschera e del mantello, l'esistenza del prognatismo e l'importanza da attribuirgli, non ebbero altre conseguenze che quella di ritardare la fissazione della razza.

2. Viene redatto il primo storico standard della razza

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Nel 1880, dopo che alcuni allevatori senza conoscenze precise sull'animale ebbero ritemprato il Dogue de Bordeaux con l'apporto dei sangue del Mastiff, Pierre Mégnin e il Marchese di Cherville misero sull'avviso il comitato della Società centrale canina perché si mettesse fine a tali incroci, operati senza discernimento e che rischiavano di snaturare per sempre la razza, e perché ci si decidesse, infine, a mettere a punto uno standard degno di questo nome.

L'intervento di questi due cinologi famosi non fu senza risultati, poiché uno dei primi atti del comitato, come sottolinea non senza umorismo il dottor Luquet, fu di "rinviare ai loro cari studi questi giudici (per la maggior parte britannici e olandesi) che non avevano mai visto né studiato questa razza e che conoscevano certamente meglio le ricette per preparare i cocktail che i pedigrée delle razze che giudicavano".

Comunque sia, nel 1910 non era stato redatto ancora nessuno standard e ci si trovava sempre nell'impossibilità di dare al Dogue de Bordeaux delle caratteristiche morfologiche precise, dato che gli specialisti avevano delle esitazioni tra la maschera rossa e quella nera.

Quanto alla taglia, al peso e al tipo della testa, le opinioni erano talmente diverse che si cominciò né più né meno a distinguere 3 tipi di cani: il Bordelais, il Toulousain e il Parisien.

Il professor Kunstler pubblicò ancora uno studio molto approfondito sulla razza, dal titolo "Considerazioni sullo standard del Dogue de Bordeaux", che, se non fosse stato presentato a un Club francese del Dogue de Bordeaux i cui membri continuavano a litigare su questioni sterili, avrebbe avuto tutte le possibilità per chiarire le cose una volta per tutte.

Questo club fu poi disciolto e dalle sue ceneri nacquero, nel 1913, altri 2 club: la Società centrale del Dogue de Bordeaux e il Club bordolese del Dogue de Bordeaux.

In seguito, altre discussioni opposero anche Paul Mégnin e il professor Kunstler, poiché il primo affermava che il Dogue de Bordeaux doveva presentare una mascella normale, mentre il secondo sosteneva con fervore il prognatismo.

Fu necessario attendere il 1926 perché i 2 club si mettesero infine d'accordo. Uno standard poté così essere redatto: i redattori ebbero cura di tener conto della suscettibilità di ognuno e ammisero da allora in poi l'esistenza di 2 maschere, la rossa e la nera.

I Dogue de Bordeaux soffrirono terribilmente  a causa delle 2 guerre mondiali: i numerosi allevatori erano quasi scomparsi e, nel 1966, il solo club esistente non contava più di una decina di membri. Nel 1970, tuttavia, la pubblicazione, sotto l'egida di Raymond Triquet e con la collaborazione del dottor Luquet, di uno standard più completo permise alla razza di essere definitivamente riconosciuta dalla Federazione cinologica internazionale.

Dal 1972 la Società degli amatori dei Dogue de Bordeaux ha per scopo quello di diffondere la razza in Francia; fortunatamente dopo il periodo post bellico, particolarmente difficile, si può ritenere che il Dogue de Bordeaux sia al momento ben stabilito su tutto il territorio francese. La razza è ugualmente impiantata in Germania, nei Paesi Bassi, in Italia, in Svizzera, in Spagna e sui continenti americano, africano e asiatico.

3. Comportamento

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L'aspetto arcigno e il pesante passato di questo cane da combattimento possono lasciar credere che il Dogue de Bordeaux sia un animale temibile, ma non è affatto vero: secondo i proprietari questi cani sono molto amichevoli e dolci e non desiderano altro se non di stare più tempo possibile con il loro padrone.

Con i bambini in particolare, questo colosso di 50 kg non mostra nessun segno di aggressività: anzi, al contrario, egli svolge nei loro riguardi il ruolo di protettore, e lo fa con una tale  bontà che, data la sua taglia, potrebbe sembrare quasi paradossale.

In ogni caso, per essere certi di avere un cane assolutamente equilibrato, al quale dare assoluta fiducia, conviene educarlo fin dalla più giovane età. E' la condicio sine qua non per fare di lui nello stesso tempo un guardiano senza pari e un vero compagno, che si integrerà senza problemi nel nucleo familiare. Il Dogue de Bordeaux sopporterebbe, in effetti, assai male di essere legato alla catena per intere giornate fuori di casa.

Naturalmente il suo addestramento non deve passare attraverso nessuna forma di coercizione: la forza e la brutalità, con il pretesto ch ci si trova di fronte a un animale dotato di una potenza fuori del comune, non potrebbero dare che risultati contrari a quanto desiderato.

Certamente, bisogna sapersi imporre di fronte al cucciolo fin da quando ha 4 o 5 mesi ma sempre con equilibrio. Il padrone dovrà saper essere affettuoso, accarezzare il suo cane, quasi adularlo se ha risposto correttamente a un ordine.

Anche se gli antenati del Dogue de Bordeaux venivano impiegati  come cani da combattimento, ciò non vul dire che erano degli animali senza una grande intelligenza. Questo Dogue capisce molto bene quello che ci si aspetta da lui, soprattutto se si sa come prenderlo. Addestrato bene, reagisce alla minima parola espressa dal suo padrone e si mostra, a volte, premuroso si obbedire al pari di certi cani da caccia.

Il Dogue de Bordeaux è per natura adatto alla guardia, anche se certi esemplari, perché così ha voluto il loro padrone, accolgono l'estraneo nella più assoluta indifferenza. Inoltre, con un addestramento appropriato, è molto efficace come cane da difesa.

Per quanto riguarda la sua alimentazione e le spese che ne derivano,  è vero che queste possono dissuadere più di un potenziale acquirente, in quanto  è assolutamente certo che, nel corso dei suoi primi 2 anni, questo cane ha un bisogno di nutrirsi di carne nettamente superiore alla media, cosa che non stupisce  affatto vista la sua mole. Ciò detto bisogna sapere che questo sforzo è indispensabile per evitare ogni tipo di insufficienza al suo scheletro.

La razza, impressionante sotto molti aspetti, può in effetti rivelarsi di salute abbastanza cagionevole. I Dogue de Bordeaux, per loro sfortuna, vivono un po' meno della media dei loro congeneri, forse proprio a causa della loro costituzione massiccia. Ciò non toglie che questo Dogue, per tutte le famiglie che lo accolgono, sia un prezioso e affettuoso compagno.

4. Cane da macelleria e combattimenti

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Se la potenza e il coraggio fanno dei Dogue de Bordeaux un cane portato naturalmente alla guardia delle proprietà, i macellai delle regioni di Bordeaux gli affidavano, in passato, un altro compito. Attaccavano questi cani a dei carretti o li caricavano con dei cesti pieni di quarti di carne.

Essi si occupavano così del trasporto dal mattatoio fino al negozio del loro padrone. Un allevatore dell'inizio del secolo scorso si interessò a questa pratica e constatò che i carretti di questi macellai erano particolarmente difficili da tirare, tanto erano pesanti.

Come la maggior parte dei cani di questo tipo, il Dogue de Bordeaux fu trasformato senza tregua, nel corso dei secoli, in "cane gladiatore". Nel XIX secolo, persino gli Spagnoli attraversavano i Pirenei per andare a cercare dei Doghi in Aquitania, con l'intento di utilizzarli durante le corse dei tori. Questi cani, che si chiamavano perros de presa (cani da presa), avevano il compito di inseguire ed eccitare i tori giudicati troppo "molli".

Per quanto riguarda i combattimenti dei cani propriamente detti, Maurice Luquet ricorda che un buon numero di persone non esitava a incoraggiarli: "Tali combattimenti", egli scrisse, "erano un esercizio conforme al temperamento di questa razza e all'epoca si credeva che costituissero un aspetto essenziale del suo sviluppo. L'animale, non temendo le ferite, era sano, nobile e fiero. Qualità che si trasmettevano alla sua discendenza".

Per quanto fossero crudeli, tali combattimenti erano nondimeno governati da regole assai rigide: i 2 avversari, dovevano essere grosso modo dello stesso peso; alcune prese erano vietate; all'occorrenza il padrone obbligava, o tentava di obbligare, il suo cane a modificare la posizione; durante i combattimenti, infine, erano vietati grida e incoraggiamenti. Beninteso, alcune di queste lotte, relativamente silenziose perché i Dogue de Bordeaux non abbaiano battendosi, terminavano con la morte di uno dei due protagonisti. 

Nel corso degli ultimi secoli, i duelli fra Dogue de Bordeaux di orsi dei Pirenei furono ugualmente molto apprezzati da un pubblico avido di sensazioni crudeli e violente. L'orso aveva la museruola e portava un casco di cuoio che il cane doveva cercare di mordere. L'orso, da parte sua, tentava di soffocare il suo avversario, stringendolo tra le zampe o schiacciandolo.



5. Lo Standard del Dogue de Bordeaux

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FCI Standard N° 116 / 23.1.2009
DOGUE DE BORDEAUX
ORIGINE : Francia
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE : 04.11.2008
UTILIZZAZIONE: Guardia, difesa e dissuasione.
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 2 Cani di tipo Pinscher e Schnauzer
Molossoidi e cani bovari svizzeri
Sezione 2.1 Molossoidi. Tipo Mastino
Senza prova di lavoro

ASPETTO GENERALE:
Tipico molossoide brachicefalo dalle linee concave. E’ un cane molto potente, il cui corpo molto muscoloso conserva un insieme generale armonioso. E’ costruito piuttosto vicino a terra, e quindi la distanza sterno-terreno è leggermente inferiore alla profondità del torace. Tarchiato, atletico, imponente, incute rispetto.

PROPORZIONI IMPORTANTI.

  • La lunghezza del corpo, misurata dal punto della spalla al punto della natica, è superiore all’altezza al garrese, nella proporzione di 11/10
  • La profondità del torace è superiore alla metà dell’altezza al garrese.
  • La lunghezza massima del muso è uguale ad un terzo della lunghezza della testa.
  • La lunghezza minima del muso è uguale ad un quarto della lunghezza della testa.
  • Nel maschio, il perimetro del cranio corrisponde più o meno all’altezza al garrese.

 

COMPORTAMENTO – CARATTERE: 
Antico cane da combattimento, il Dogue de Bordeaux è adatto per la guardia, compito che egli assume con vigilanza e grande coraggio ma senza aggressività. Buon compagno, è molto attaccato al padrone e molto affettuoso. Calmo, equilibrato, dalla reazione molto pronta. Il maschio normalmente ha un carattere dominante.

TESTA: è voluminosa, angolosa, ampia, piuttosto corta, trapezoide quando è vista da sopra e dal davanti. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono convergenti (verso l’avanti). La testa è solcata da rughe simmetriche, da tutti e due i lati della sutura metopica. Queste rughe profonde e tormentate sono mobili a seconda che il cane sia in attenzione o non lo sia. La ruga che va dalla commessura interna dell’occhio alla commessura labiale è tipica. La ruga che va dalla commessura esterna dell’occhio alla commessura labiale o verso la giogaia, se presente, deve essere discreta.

REGIONE DEL CRANIO
Cranio
Nei maschi: il perimetro del cranio, misurato a livello della sua ampiezza maggiore, corrisponde approssimativamente all’altezza al garrese.
Nelle femmine: può essere un po’ meno
Il suo volume e forma sono le conseguenze dello sviluppo molto importante dei temporali, delle arcate sopra-orbitali, delle arcate zigomatiche e della distanza fra le branche della mascella inferiore. La regione superiore del cranio è leggermente convessa da un lato all’altro. La sutura metopica è profonda e diminuisce verso l’estremità posteriore della testa. La fronte domina la faccia, ma non la sovrasta. È pertanto ancora più larga che alta Stop lo stop è molto pronunciato; quasi forma un angolo retto con il muso (95 – 100°) 

REGIONE DEL MUSO
Tartufo: è ampio, con le narici ben aperte, ben pigmentato in armonia con il colore della maschera. Un tartufo girato verso l’alto (rincagnato) è permesso, ma non rientrante verso gli occhi.
Muso: è potente, ampio, spesso ma non carnoso sotto gli occhi; piuttosto corto, dal profilo superiore leggermente concavo, con pieghe moderatamente evidenti. La sua larghezza diminuisce appena verso la punta del muso; visto da sopra ha generalmente la forma di un quadrato. Rispetto alla regione superiore del cranio, la linea del muso forma un ampio angolo ottuso aperto verso l’alto. Quando la testa è tenuta orizzontalmente, la punta del muso, tronca, spessa e ampia alla base, si trova davanti ad una verticale tangente la faccia anteriore del tartufo. Il suo perimetro è quasi due terzi di quello della testa. La sua lunghezza varia tra un quarto e un terzo della lunghezza totale della testa, dal tartufo alla cresta occipitale. I limiti stabiliti (massimo un terzo e minimo un quarto della lunghezza totale della testa) sono permessi ma non ricercati; l’ideale lunghezza del muso sta tra questi due estremi.
Mascelle: sono molto potenti, ampie. Il cane è prognato (il prognatismo è una caratteristica della razza). La faccia posteriore degli incisivi inferiori sta davanti e non in contatto con la faccia anteriore degli incisivi superiori. La mascella inferiore s’incurva verso l’alto. Il mento è ben marcato e non deve esageratamente sorpassare il labbro superiore, né essere coperto da quest’ultimo.
Denti: forti, specialmente i canini. I canini inferiori sono ben distanziati e leggermente ricurvi. Gli incisivi sono ben allineati specialmente nella mascella inferiore dove formano una linea apparentemente diritta.
Labbra: il labbro superiore è spesso, moderatamente pendulo, retrattile. Visto di lato, mostra una linea inferiore rotonda. Ricopre la mascella inferiore ai lati. Davanti, il bordo del labbro superiore è in contatto con quello inferiore, poi ricade ai due lati, formando così un ampio V capovolto.
Guance sporgenti, per il fortissimo sviluppo dei muscoli.
Occhi: ovali, distanziati. Lo spazio fra gli angoli interni delle palpebre è uguale a circa due volte la lunghezza dell’occhio (apertura palpebrale). Espressione franca. La congiuntiva non deve essere evidente. Colore: va dal nocciola al marrone scuro per un cane con maschera nera; colore meno scuro tollerato ma non ricercato in cani con maschera marrone o senza maschera.
Orecchi: relativamente piccoli, di un colore un po’ più scuro del mantello. All’ inserzione, la base anteriore è un po’ rialzata. Gli orecchi devono ricadere, ma senza flaccidità; il bordo anteriore deve essere aderente alle guance, quando il cane è in attenzione. La punta dell’orecchio è leggermente arrotondata; non deve oltrepassare l’occhio. Gli orecchi sono inseriti piuttosto alti, al livello della linea superiore del cranio, di cui essi sembrano accentuare ancor di più la larghezza.

COLLO molto forte, muscoloso, quasi cilindrico. La sua pelle è elastica, ampia e rilasciata. La circonferenza media è quasi uguale a quella della testa. E’ separato dalla testa da un solco trasversale poco accentuato, leggermente ricurvo. Il suo profilo superiore è leggermente convesso. La giogaia, ben definita, comincia a livello della gola formando pieghe fino al petto, senza pendere esageratamente. Il collo, molto ampio alla base, si unisce dolcemente alle spalle.

CORPO
Linea superiore molto solida
Garrese ben marcato
Dorso ampio e muscoloso
Rene ampio. Piuttosto corto e solido
Groppa moderatamente obliqua fin verso l’inserzione della coda.
Torace potente, lungo, profondo, ampio; disceso oltre i gomiti. È ampio e possente il petto, la cui linea inferiore è convessa verso il basso. Costole ben discese e cerchiate ma non a botte. La circonferenza del torace deve essere tra 25 a 35 cm. superiore all’altezza al garrese. Linea inferiore curva, dallo sterno profondo all’addome piuttosto rilevato e fermo, che non è né pendulo né levrettato.

CODA: molto spessa alla radice. La sua punta preferibilmente raggiunge il garretto senza oltrepassarlo. Portata bassa, non è rotta né piegata, ma flessibile. Pendente quando il cane è in riposo, è generalmente rialzata da 90° a 120° da questa posizione quando il cane è in movimento, senza curvarsi sul dorso o arrotolarsi.

ARTI
ANTERIORI: forte struttura ossea, arti molto muscolosi
Spalle con muscoli potenti e sporgenti. Media obliquità della scapola (circa 45° sull’orizzontale); angolo scapolo-omerale un po’ più di 90°
Braccio molto muscoloso
Gomito sull’asse del corpo, né troppo aderente al torace né girato all’infuori.
Avambraccio visto dal davanti, diritto o leggermente inclinato verso l’interno in modo d’avvicinarsi leggermente al piano mediano, specialmente in cani dal torace molto ampio. Visto di profilo, verticale.
Metacarpo potente. Visto di lato, leggermente obliquo, visto dal davanti, talvolta un po’ girato in fuori, per compensare la leggera inclinazione in dentro dell’avambraccio.
Piedi forti. Dita compatte, unghie ricurve e forti, cuscinetti ben sviluppati ed elastici: il cane è ben piazzato sulle dita a dispetto del suo peso.
POSTERIORI: gambe robuste, con forte ossatura; bene angolate. Visti da dietro gli arti posteriori sono paralleli e verticali, dando l’impressione di potenza anche se il posteriore è leggermente meno ampio dell’anteriore.
Coscia molto sviluppata e spessa, con muscoli evidenti.
Ginocchio sul piano parallelo del piano mediano o leggermente in fuori.
Gambarelativamente corta, muscolosa, discesa.
Garretto corto, nervoso, con l’angolo del garretto moderatamente aperto.
Metatarso robusto, senza speroni
Piedi leggermente più lunghi di quelli dell’anteriore, con dita serrate.

ANDATURA: molto elastica per un molossoide. Nella camminata, il movimento è ampio, elastico, aderente al terreno. Buona spinta dal posteriore, buon allungo degli anteriori, specialmente al trotto, che è la sua andatura preferita. Quando il trotto diventa più veloce, la testa tende ad abbassarsi, la linea superiore s’inclina verso il davanti, e i piedi dell’anteriore si avvicinano al piano mediano avanzando a lunghe falcate. Galoppo breve con movimento verticale piuttosto importante. È in grado di raggiungere grandi velocità su corte distanze scattando via radendo il terreno.

PELLE: spessa e sufficientemente rilasciata, senza eccesso di rughe

MANTELLO
PELO fine, corto e morbido al tatto
COLORE monocolore, in tutte le gamme del fulvo, dal mogano all’isabella. E’ desiderabile una buona pigmentazione. Sono permesse macchie bianche poco estese sul petto e all’estremità degli arti.
 

MASCHERA :

  • Maschera nera: la maschera è spesso poco estesa e non deve invadere la regione del cranio. Può essere accompagnata da leggere carbonature sul cranio, orecchi, collo e sommità del corpo. Il tartufo è nero.
  • Maschera marrone: ( anticamente chiamata rossa o bistro). Il tartufo è marrone; anche i bordi delle palpebre sono marroni, come pure il bordo delle labbra. Può essere accompagnata da carbonature marroni non invadenti, ogni pelo comporta una zona fulva o sabbia e una zona marrone; le parti del corpo in pendenza sono allora più chiare.
  • Senza maschera: il mantello è fulvo; la pelle appare rossa (pure chiamata un tempo “maschera rossa”) Il tartufo può allora essere rossastro.

 

TAGLIA E PESO 
L’altezza dovrebbe più o meno corrispondere al perimetro del cranio.
Altezza al garrese: Maschi 60 – 68 cm, Femmine 58 – 66 cm (1 cm in meno e 2 cm in più saranno tollerati)
Peso: Maschi almeno 50 Kg, Femmine almeno 45 Kg con le stesse caratteristiche dei maschi, ma meno accentuate.

DIFETTI: Qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerato difetto e la severità con cui va penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità e agli effetti sulla salute e il benessere del cane. 
 

DIFETTI GRAVI

  • Testa sproporzionata (troppo piccola o esageratamente voluminosa).
  • Ipertipo da bulldog: cranio piatto, muso che misura meno di un quarto della lunghezza totale della testa Piega gonfia dietro al tartufo. Piega importante attorno alla testa.
  • Deviazione laterale importante della mascella inferiore.
  • Incisivi costantemente visibili quando la bocca è chiusa. Incisivi molto piccoli impiantati irregolarmente.
  • Dorso arcuato (convesso).
  • Coda che presenta vertebre saldate, ma non deviate.
  • Piedi anteriori girati in dentro, anche leggermente. 
  • Piedi anteriori esageratamente girati in fuori.
  • Cosce piatte
  • Angolo del garretto troppo aperto ( angolazione diritta)
  • Angolo del garretto troppo chiuso, cane sotto di sé dietro.
  • Garretti vaccini o a botte.
  • Movimento rigido o molto rullante del posteriore.
  • Respiro affannoso, respirazione rauca.
  • Bianco sulla punta della coda o sulla parte anteriore degli arti, sopra il carpo e il tarso, o bianco che ricopre senza interruzione il davanti del tronco, dal petto alla gola.

 

DIFETTI DA SQUALIFICA

  • Troppo aggressivo, timido
  • Testa lunga e stretta con stop insufficientemente marcato, con un muso che misura più di un terzo della lunghezza totale della testa (mancanza di tipo nella testa).
  • Muso parallelo alla linea superiore del cranio, o diretto verso il basso. Canna nasale montonina.
  • Mascella contorta
  • Mancanza di prognatismo
  • Canini costantemente sporgenti quando la bocca è chiusa.
  • Lingua che pende costantemente in fuori quando la bocca è chiusa
  • Occhi blu, occhi molto sporgenti.
  • Coda con nodi e lateralmente deviata o contorta ( coda a cavaturaccioli)
  • Coda atrofizzata
  • Anteriore torto con regione del metacarpo molto schiacciata.
  • Angolo del garretto aperto verso il dietro ( tarso deviato verso l’avanti)
  • Bianco sulla testa o sul corpo; qualsiasi altro colore che non sia il fulvo (carbonato o no) e in particolare mantello striato e mantello uniformemente color cioccolato ( quando ogni pelo è tutto marrone)
  • Difetto invalidante evidente.

 

Qualsiasi cane che presenti, in modo evidente, anomalie d’ordine fisico o comportamentale, sarà squalificato.

N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.






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