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Donne e diritti: dall’antico Egitto al XX secolo

François Champollion, il grande egittologo che decifrò la Stele di Rosetta, nel 1829 ebbe modo di scrivere sulla straordinaria libertà delle donne vissute nell’antico Egitto.

Non subivano alcuna discriminazione, godevano di piena autonomia e uguaglianza, legale e di fatto, rispetto agli uomini.

Nel Papiro Harris, per esempio, il faraone Ramses II dichiarava che le donne potevano recarsi ovunque senza dover essere importunate. Condizione non scontata neppure oggi.

I Greci, invece, faticavano a riconoscere l’importanza culturale, politica e religiosa riconosciuta alle donne del Nilo: scandalizzati, le descrivevano come dominatrici dei mariti.

D’altra parte i Romani giudicavano immorali le etrusche, perché partecipavano alla vita sociale dei loro compagni.

Di fatto, dal crollo della civiltà egizia fino al XX secolo inoltrato, per le donne la strada dei diritti è stata in salita.

E’ stata la filosofia greca a tramandarci per millenni il modello secondo il quale “l’anima, cioè la razionalità e il pensiero, viene associato all’uomo. Il corpo, ossia la materialità, alla donna”.

Così, nelle grandi religioni, derivate dal pensiero greco, le alte gerarchie sono quasi del tutto in mani maschili.

Scopriamo insieme come si sono evoluti i diritti delle donne, partendo dall’antico Egitto fino ad arrivare al XX secolo. Quello che potevano e non potevano fare.

1. Antico Egitto ed Etruschi

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  • Antico Egitto: avevano pari diritti e proprietà. Potevano diventare sacerdotesse, funzionarie e affariste.
    Sulle rive del Nilo moglie e marito gestivano i propri beni in modo indipendente. Ma la donna manteneva il suo cognome, poteva fare testamento e transazioni economiche.
    I matrimoni erano un patto reciproco di convivenza, senza atti religiosi o civili, di rado combinati.
    In caso di divorzio la donna tornava alla famiglia di origine, con una buonuscita e la restituzione della dote, se la rottura avveniva per abbandono o colpa dell’uomo.
    Se invece era lei a chiudere, recuperava i beni personali. L’educazione prevedeva lettura e scrittura, danza e studio di uno strumento. Poi, alcune accedevano a un’istruzione superiore.
    Oltre a diverse donne faraone, in Egitto non mancarono sacerdotesse, alte funzionarie, proprietarie terriere, affariste, scribe. Dal punto di vista religioso, le donne partecipavano alle stesse funzioni e avevano diritto a una tomba tutta per sé.
  • Etruschi: nei banchetti potevano sdraiarsi accanto ai loro mariti. Presiedevano agli spettacoli e alle gare.
    Le donne etrusche erano più libere delle romane. Uscivano sole “senza arrossire per essere esposte agli sguardi degli uomini”, come riferisce Tito Livio.
    Partecipavano alle cerimonie politiche e religiose, assistevano ai giochi, ai concerti, alle danze, agli incontri di pugilato, alle gare acrobatiche (a volte presiedendole da palchi speciali).
    Nei banchetti sedevano sul triclinio, accanto al marito che riconosceva alla sposa uguali diritti nella gestione dei beni familiari e nell’educazione della prole.
    Il cuore della casa era infatti la mater familias, che spesso aveva l’ultima parola anche sulle decisioni del padre. Le epigrafi funerarie testimoniano che le etrusche portavano anche il proprio nome personale, non solo quello della loro gens, e potevano darlo ai figli.
    Le donne d’Etruria però, pur partecipando alla vita politica, non potevano votare né essere elette.

2. Grecia e Roma

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  • Grecia: vivevano nel gineceo e non potevano uscire sole. Ma le spartane gareggiavano e possedevano beni.
    Le greche si sposavano giovanissime, con uomini molto più vecchi. A stipulare accordo e dote erano padre e sposo: la donna non aveva voce in capitolo.
    Dopo le nozze, la fanciulla si trasferiva nel gineceo del marito, la parte della casa riservata alle donne, ai bambini e alle loro schiave. E usciva di casa solo per matrimoni, funerali, cerimonie.
    Il suo dovere era anzitutto dare figli maschi alla patria e preparare le femmine al futuro di madri. Le donne greche dirigevano il lavoro degli schiavi e organizzavano la casa.
    Ai banchetti sedevano a lato dei mariti, in attesa di servirli. La donna non partecipava alla vita politica della polis, non ereditava e in tribunale era rappresentata da un uomo di famiglia.
    A Sparta, però, fin da piccole le donne facevano esercizio fisico, gareggiavano nude come gli uomini e avevano beni personali.
  • Roma: senza il consenso di un uomo non potevano fare nulla. Ma con Ottaviano (I secolo) poterono divorziare.
    La vita delle romane era sotto tutela, della manus del padre prima e di quella del marito poi. I giuristi spiegavano così l’esclusione delle donne da diritti politici e civili: ignoranza della legge, inferiorità naturale, debolezza sessuale, leggerezza d’animo.
    Risultato? Senza il consenso di un uomo della famiglia le romane non potevano ereditare, fare testamento, adottare, difendere interessi propri o altrui, apparire in giudizio o fare affari.
    Non avevano potestà sui figli e non avevano neppure un nome proprio: solo quello della gens a cui appartenevano, declinato al femminile.
    Ottaviano Augusto instaurò il matrimonio sine manu, cioè senza tutela del marito, concesso alle donne già sposate con più di 3 figli.
    Dal ripudio, solo maschile, si passò al divorzio. Le matrone iniziarono così a uscire per visite, negozi, terme.

3. Medioevo e Rinascimento

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  • Medioevo: la maggioranza si dedicava a fare figli. Ma fu anche l’epoca di potenti regine, badesse e artigiane.
    Le fanciulle si potevano sposare già a 12 anni e, a partire dal XII secolo, la media dei figli diventò di 8-10 a donna.
    Il corpo femminile era visto come strumento del peccato, bisognava quindi essere caste, umili, modeste, operose, fedeli (la paternità legittima andava tutelata), devote, sobrie nei modi e negli abiti. E uscire da sole di casa era sconsigliato.
    Ma, sorpresa, le donne medioevali votavano nelle assemblee cittadine e in quelle rurali, le regine erano incoronate come il re e governavano se il sovrano era assente, malato o morto, le fanciulle che volevano compiere studi superiori si chiudevano nei conventi, dove fiorirono letterate e scienziate, e le badesse erano signori feudali.
    Dagli atti notarili risultavano maestre, farmaciste, ostetriche, artigiane e negozianti che pagavano le tasse e agivano in proprio.
  • Rinascimento: potevano istruirsi e diventare artiste. Nobili e principesse ricoprono ruoli politici.
    L’impulso all’educazione femminile aumentò. Le bambine altolocate studiavano in convento, dai 6 fino agli 11-12 anni, e per la borghesia nel ’500 nascevano scuole dove si imparava a leggere, scrivere e governare la casa.
    Le signore dovevano avere un’educazione completa, per poter conversare e ricevere senza fare sfigurare lo sposo. Scomparve la figura della donna come oggetto di scambio passivo tra uomini per motivi di strategie: grazie alle discendenze di sangue le donne diventarono duchesse, marchese, principesse ed entrarono nella vita politica.
    Tra i nomi celebri, Bianca Maria Visconti, Lucrezia Borgia e Caterina de’ Medici. Tra le letterate Vittoria Colonna e tra le pittrici Sofonisba Anguissola e Marietta Robusti. Più avanti nel tempo si aggiungeranno le pittrici Fede Galizia e Artemisia Gentileschi.

4. Settecento e Ottocento

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  • Settecento: nei salotti illuministi le dame erano opinion leader. E le popolane francesi furono attive nella rivoluzione.
    Soprattutto a Parigi, già a metà del Seicento le nobildonne iniziarono a dettare legge in materia di gusto e di conversazione con l’istituzione dei Salotti nei loro palazzi, in cui invitavano aristocratici e intellettuali alla moda e decidevano i temi di conversazione.
    Esempi celebri: quelli di Mme de Scudéry, e di Mme de Rambouillet. Nel Settecento il fenomeno dei Salotti si diffuse: gli invitati principali erano filosofi illuministi e scienziati.
    Nel frattempo la libertà femminile si era ampliata e le giovani potevano incontrare pretendenti ai concerti, a teatro, ai ricevimenti e una volta sposate il dominio in casa era loro. Nel 1791 Olympe de Gouges scrisse La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.
    E durante la Rivoluzione francese si instaurarono il divorzio, la comunione dei beni e l’assegno di mantenimento.
  • Ottocento: potevano scegliere il marito, sposarsi per amore e (sotto Napoleone) divorziare. Nasce il matrimonio borghese.
    Il XIX secolo si apre con il Codice Civile Napoleonico, che recepisce le novità sul divorzio stabilite nell’euforia rivoluzionaria.
    Ma verrà abrogato in breve, con la Restaurazione (1815).
    La crescita economica dovuta all’industrializzazione aumenta però le opportunità, per le giovani donne, di lavorare e godere un’indipendenza temporanea, nei ceti urbani cresce la libertà di movimento sociale, con la diffusione di locali pubblici per il ballo e lo sport.
    Le donne della media e alta borghesia vivono maggiori possibilità di istruzione, tempo libero, attenzione per se stesse.
    La conseguenza? Diminuiscono i figli. Con il Romanticismo inizia a diffondersi l’idea delle nozze per amore, liberamente scelte.
    Da metà secolo compiono i primi passi i movimenti per i diritti delle donne: quello inglese delle suffragette viene fondato nel 1872.





5. Le conquiste del Novecento

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  • 1920 Le americane ottengono il diritto di voto. Nel 1928 anche le inglesi.
  • 1946 Le italiane votano per la prima volta, per amministrative e referendum.
  • 1960 Sirimavo Bandaranaike è la prima donna premier, nello Stato di Sri Lanka.
  • 1963 La russa Valentina Tereshkova è la prima astronauta lanciata nello spazio.
  • 1974 Italia: si vota il referendum sul divorzio. La legge del 1970 è confermata.
  • 1975 Italia: il nuovo Diritto di famiglia, sancisce la parità dei due coniugi.
  • 1978 Italia: viene emanata la legge sull’aborto, che subirà un referendum.
  • 1981 Italia: abrogati il delitto d’onore e il matrimonio riparatore.
  • 1996 Italia: lo stupro passa da delitto contro la morale a delitto contro la persona.








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