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Facebook: quanto possiamo fidarci?

Se Facebook fosse un continente sarebbe l’Africa. Il miliardo di utenti iscritti e attivi sul social network più popolare è paragonabile all’intera popolazione africana.

Solo in Italia ci sono 24 milioni di persone che hanno un profilo su Facebook e oltre il 65 per cento lo controlla quotidianamente.

Un successo planetario in continua crescita: nel 2008 gli utenti erano 100 milioni. In 10 anni Facebook ha raggiunto la vetta della classifica dei siti più visitati al mondo, surclassando persino Google.

Un fenomeno straordinario che si è meritato studi, ricerche e corsi universitari. Perché il social network, che ha un valore di circa 74 miliardi di euro, secondo gli esperti di finanza, ci ha cambiato la vita in termini di relazioni sociali, anche se non sempre in positivo.

Ma quanto possiamo fidarci di Facebook? Scopriamolo insieme.

 

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1. Riduce lo stress

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Stare su Facebook è come essere innamorati. Lo dicono Marika Borrelli e Januaria Piromallo, autrici del libro Come pesci nella rete. Trappole, tentacoli e tentazioni del web (Armando Editore):
«L’interazione sul social network provoca un appagamento sociale grazie alla stimolazione e al conseguente rilascio dell’ossitocina, l’ormone chiamato anche colla sociale, perché la presenza nel sangue provoca un senso di benessere e di attaccamento alla persona amata. In una serie di esperimenti è stato dimostrato che l’inalazione di ossitocina rende più generosi e più adeguanti verso il prossimo».

In numeri, il tasso di ossitocina navigando su Facebook sale del 13,2 per cento, mentre i livelli di cortisolo, l’ormone che causa stress, scendono di oltre il 10 per cento.

È possibile che relazioni virtuali possano farci sentire bene? Sì, secondo le esperte: «Il cervello non fa differenza se parliamo a un avatar, a una fotina o a una persona. La prossimità non incide sul cervello quando si tratta di interazioni sociali: va bene tutto. Chiamiamola ossitocina digitale, ma funziona. Cliccare su “mi piace” è come dare un abbraccio».

Basta un click per accettare una nuova amicizia e pochi minuti per ritrovare amici di vecchia data, compagni ed ex fidanzati dei tempi della scuola. Facebook è usato maggiormente per questi motivi: trovarsi e ritrovarsi, superare le distanze e conoscere nuove persone.

Attenzione, però, a non esagerare: secondo la teoria dell’antropologo Robin Dunbar, non si dovrebbero avere più di 150 amici nella vita, un numero superiore sarebbe ingestibile per il nostro cervello e si rischia la prosopagnosia, il deficit mentale che impedisce di riconoscere i volti.

Anche aderire a troppi gruppi su Facebook sarebbe nocivo: se da una parte si soddisfa il bisogno di appartenenza, dall’altra si rischia di perdere concentrazione e si crea una rete sociale troppo fittizia.

CURIOSITÀ
- Il giorno in cui ci si lascia di più su Facebook è il lunedì, giorno in cui lo stato sentimentale passa da sposato o impegnato a single
- Il giorno di maggiore attività su FB è il mercoledì alle ore 15. Altri picchi di intensità: alle 11 e alle 20
- Ogni profilo vale per Facebook circa 100 dollari!
- Ad aprile si fa pulizia delle foto non più gradevoli!

 

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2. Elisir per gli ultra sessantenni anche se è un’arma a doppio taglio

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Interagire su Facebook aiuterebbe soprattutto gli ultra 60enni che, con il social network, hanno la possibilità di conoscere nuove persone e socializzare.

Secondo l’Associazione italiana di psicogeriatria, «un’ora di Facebook al giorno stimola i ricordi, riduce ansia e stress, fa mantenere in contatto con la cerchia degli affetti primari e spesso, per quattro anziani su dieci, fa instaurare un altro canale funzionale con i nipoti. Per le donne, pare, è una specie di ritorno alla vita, se sono rimaste vedove e sole», spiegano le due autrici.

Vantaggi anche per i disabili: «Uno studio inglese ha dimostrato i benefici psicologici dei social media per i diversamente abili i quali diventano altre e nuove persone attraverso il cyber-spazio, come se magicamente entrassero in possesso di un nuovo, seppur virtuale, corpo. Internet rende tutti davvero uguali e con pari possibilità di interazione».

Facebook è basato su due concetti, secondo Federico Guerrini, autore di Facebook reloaded (Hoepli Editore): voyeurismo e narcisismo. 

Ci piace vedere cosa fanno gli altri, come sono cambiati, cosa gli è successo nella vita e, dall’altra parte, ci soddisfa condividere ciò che facciamo, i nostri cambiamenti e ciò che ci succede.

Ottenere un mi piace a una foto o a un post (uno stato, un commento che pubblichiamo), secondo gli esperti, aumenta i livelli di autostima, soprattutto nei più giovani, esorcizzando l’incubo dell’invisibilità.

Secondo i ricercatori dell’Università del Michigan l’uso dei social network è utile per aiutare gli studenti con poca autostima e bassi livelli di soddisfazione della vita. Un’arma a doppio taglio, però: Facebook ci rende più aggressivi e inclini all’insulto. Una cattiva gestione del social network e, soprattutto, delle amicizie che accettiamo, può causare l’effetto contrario.

Soprattutto negli Stati Uniti i fenomeni di cyber bullismo sono all’ordine del giorno e, in alcuni casi, responsabili di episodi tragici con conseguenti suicidi da parte di giovani presi di mira proprio sul social network: su Facebook si possono pubblicare foto compromettenti, commenti sgradevoli e offese e prima che intervengano le autorità per bloccarne la diffusione ormai sono entrate nel giro della rete.

 

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3. Danneggia le relazioni

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Si chiama friendship addiction il nuovo disturbo che gli psicologi riscontrano da quando c’è Facebook, come spiega la psicologa e psicoterapeuta Elisabetta Rotriquenz:
«Quando si verifica questa dipendenza l’utente di Facebook ha una stima di sé che dipende essenzialmente da quanti amici ha, perché ha il timore di essere giudicato per il numero di persone presenti sul suo profilo. La situazione può diventare ancora più difficile quando l’utente subisce rifiuti alle richieste di amicizia online che possono essere vissuti con particolare tristezza e angoscia. Secondo David Smallwood, psicologo inglese, circa il 10 per cento della popolazione è esposto a diventare dipendente da Facebook».

I più a rischio? Le donne, secondo l’esperto, più vulnerabili e sensibili al giudizio altrui. Non è tutto: con Facebook emergono «sentimenti di invidia e frustrazione in chi segue i profili degli amici più attivi, ricchi di iniziative e contatti».

E avverte Rotriquenz: «Questi sentimenti negativi, se non ammessi, elaborati e superati, possono avere amare conseguenze nella vita reale di tutti i giorni». Per gli esperti Facebook alimenta i tradimenti nella vita di coppia. La facilità di contattare nuove persone e conoscerle (andando anche a spiare i loro profili) crea più occasioni di seduzione.

«Sono moltissimi i casi di persone che iniziano a chattare sul social network e che creano un mondo parallelo dove esprimere i propri sentimenti e pensieri in totale libertà», continua Rotriquenz, «ma il passo per rendere la storia virtuale in reale è breve e così molti matrimoni si sfaldano per un gioco di seduzione che crea l’illusione di poter continuare a vivere nella realtà le sensazioni vissute nel mondo virtuale».

Per l’Associazione matrimonialisti i social network sono una delle cause più frequenti d’infedeltà coniugale, con conseguenti separazioni e divorzi. Oltre il 20 per cento delle crisi tra marito e moglie in Italia deriva da Facebook.

Il 70 per cento degli incontri virtuali si concretizzano in scappatelle e quasi il 30 si tramuta in una storia duratura: lo confermerebbe uno studio statunitense secondo il quale si hanno più possibilità di trovare un partner in rete che nei luoghi pubblici.

 

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4. Le 6 insidie per chi usa i social network

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1) Ladri.
In partenza per il mare, finalmente 15 giorni di ferie! È un post molto comune ma che può rivelarsi altrettanto pericoloso. Annunciare una partenza su Facebook, pubblicare foto delle vacanze con commenti che specificano che siamo ancora al mare, può essere un via libera ai ladri per svaligiare gli appartamenti, approfittando della ovvia assenza dei proprietari.

2) Ladri informatici.
Riuscire a risalire alla password di accesso non è così complesso: c’è chi pubblica la foto del proprio animale domestico aggiungendo il nome (il 10 per cento degli italiani usa il nome del cane o del gatto come password), oppure c’è chi fa sapere sul profilo la data del matrimonio o del compleanno (usata dall’11 per cento degli italiani come chiave d’accesso).
In più, per recuperare la password dimenticata (o che si tenta di scoprire) basta rispondere a una domanda preimpostata scelta dall’utente che, il più delle volte, è proprio il nome dell’animale domestico o una data significativa.

3) Più controlli sulle dichiarazioni dei redditi.
Volete fare invidia agli amici pubblicando la foto di un giro in barca? O della vacanza ai Caraibi? Potrebbe costarvi caro: secondo il sito contribuenti.it, l’Amministrazione finanziaria nel 2013 ha incrementato del 57 per cento i controlli sui social network, Facebook in particolare, per appurare la reale corrispondenza tra dichiarazioni dei redditi e tenore di vita.

4) Truffatori.
Il social network è una banca dati che stana anche i truffatori, come successo al 50enne siciliano, dichiarato cieco al cento per cento, scoperto a usare Facebook e a pubblicare foto e commenti.

5) Rischi al lavoro.
Il capo vi ha fatto arrabbiare? Meglio sfogarsi con un amico e lasciar perdere il social network. Un commento troppo esplicito può stroncare la carriera, come successo a una giornalista di Lucca o a un insegnante della Pennsylvania, i cui commenti su Facebook, ritenuti denigratori e offensivi, hanno portato al licenziamento dei lavoratori.

6) Foto rubate per siti porno e pedofilia.
Cautela con le foto che si pubblicano: negli Stati Uniti sono all’ordine del giorno le denunce per aver trovato le proprie immagini pubblicate su Facebook, magari in atteggiamenti un po’ sexy, su siti porno. Come tutelarsi?
Controllare le richieste di amicizia e impostare il profilo da pubblico a privato, nelle condizioni di privacy, per evitare insidie che possono trasformarsi in pericoli.
Per esempio, è rischioso accettare le amicizie di persone che non conosciamo nella realtà, soprattutto per i più piccoli perché i pedofili si celano dietro profili falsi per proporre incontri. Facebook, per proteggere i più piccoli dalle insidie della rete, impedisce l’iscrizione ai minori di 13 anni e cancella ogni giorno circa 20mila profili che non passano i controlli anagrafici.

 

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5. Anche Facebook aiuta a trovare lavoro

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Oltre metà della popolazione italiana che accede a internet ha un account attivo su Facebook.

Pertanto, benché sia usato prevalentemente per le relazioni informali, non manca chi impiega il social network di Mark Zuckerberg per farsi conoscere da professionisti del proprio settore. Occorre però fare attenzione ad alcuni aspetti.

1) Distinguiamo post informali, foto con amici e opinioni personali dai contenuti legati al lavoro.
I primi dovranno essere pubblicati impostandone una visibilità limitata ai soli amici più stretti, gli altri invece dovranno essere visibili anche a chi non è nostro amico così da aumentare le chance di visibilità. Come fare? Basta modificare la voce “Amici” sotto il campo in cui scriviamo il post.

2) Utilizziamo immagini profilo e di copertina (le uniche visibili anche a chi non è nostro amico) presentabili a chiunque.
Non è mai carino vedere su LinkedIn una persona in giacca e cravatta e poi scoprire che su Facebook la stessa persona è ritratta mentre gareggia a chi beve più birre con gli amici.

3) Scegliamo argomenti interessanti per i nostri post.
I commenti dovranno essere frequenti e stimolare i lettori a cliccare “Mi piace”, a commentare e a condividere: è il modo migliore per rendere visibile il nostro nome. Evitiamo quindi di parlare sempre di noi stessi, ma anche solo di argomenti che i nostri contatti potrebbero trovare anche su un giornale: preferiamo fatti della nostra vita (professionale), magari chiedendo ai nostri lettori di rispondere con le loro opinioni.

4) Creiamo relazioni con i nostri amici.
Citiamoli nei post, in modo che alla pubblicazione ricevano una notifica che li spinge a leggere e li fa sentire coinvolti. Usiamo inoltre il servizio di messaggistica interno a Facebook per parlare in privato con ciascuno e mantenere vivo il rapporto.

5) Creiamo dei gruppi, una specifica funzione di Facebook.
Sono utili a far nascere community su temi specifici e per creare interesse attorno a noi.

 

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