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Federico II di Svevia: lo chiamavano “meraviglia del mondo”

Stupor mundi, così veniva definito Federico II di Svevia,  l’imperatore del Sacro Romano Impero che regnò nel XIII secolo, risiedendo nel Sud d’Italia.

Colto, affascinante e anche bello, incantò uomini e donne del suo tempo, ma soprattutto istituì uno stato unitario, antesignano delle nazioni moderne.

Ma chi era veramente Federico II di Svevia? Scopriamolo insieme!

1. La nascita

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Federico II di Svevia nacque a Jesi, nelle Marche, il giorno di Santo Stefano del 1194.

Sua madre, Costanza d’Altavilla, era in viaggio per raggiungere il marito Enrico VI, figlio dell’imperatore Federico I Hohenstaufen, meglio noto come Federico Barbarossa , in Sicilia.

Aveva quarant’anni: tanti, a quell’epoca, per restare incinta, al punto che si era sparsa la diceria che non fosse affatto in dolce attesa. La cosa era grave perché la gravidanza di una regina non era un fatto privato, ma pubblico.

I nemici dell’impero ne approfittarono imbastendo una serie di leggende che avrebbero contribuito a creare un’aura di mistero attorno al futuro imperatore.

Secondo la diceria più diffusa, Federico sarebbe stato figlio di un macellaio di Jesi e Costanza lo avrebbe comprato per presentarlo come suo, dopo aver assunto pozioni per ingrossarsi e simulare uno stato interessante.

Secondo altri, il figlio sarebbe stato addirittura concepito da un’unione con il demonio, l’unico in grado di mettere incinta una donna così “vecchia”.

Un’altra inverosimile tradizione vorrebbe viceversa che l’imperatrice, per convincere tutti di essere veramente incinta, avrebbe fatto erigere una tenda nella piazza di Jesi poco prima del parto, invitando poi dame e signori della città a constatare di persona le sue condizioni.

Nella foto Costanza d’Altavilla (la madre di Federico II aveva 40 anni quando restò incinta di lui, un’età decisamente avanzata per l’epoca. Ciò ingenerò parecchi sospetti sull’autenticità della sua gravidanza e creò un’aura di mistero intorno al nascituro)

2. Il bambino protetto dal papa

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Federico, peraltro, quasi non conobbe i genitori.

Ad appena tre mesi la stessa Costanza lo lasciò in mano a una tutrice, la moglie di Corrado di Urslingen, conte di Spoleto, per andare a difendere la sua eredità a Palermo.

Morì nel 1198, quando suo figlio aveva appena quattro anni. Enrico VI di Hohenstaufen, che aveva visto suo figlio solo due volte in vita sua, era scomparso l’anno prima.

Dalle cure del conte di Spoleto Federico passò sotto la protezione di papa Innocenzo III (nella foto), che lo difese con la sua autorità nel turbolento periodo successivo alla morte dei due genitori, quando il potere a Palermo finiva di volta in volta nelle mani del barone più deciso e brutale.

Nonostante ciò, infanzia e adolescenza trascorsero serenamente a Palermo sotto la guida dei precettori, tra cui, si dice, figurava anche un imam musulmano: il futuro sovrano, che si descrive come bello e vivace, si allenava nella spada, nell’arco e nel cavalcare, mentre la sera leggeva storie di battaglie.

Nel 1208, a 14 anni, diventò maggiorenne e si riappropriò formalmente dei propri diritti. Si trovò subito a lottare contro i baroni tedeschi, che volevano un altro imperatore e appoggiavano Ottone di Brunswick, arrivando a eleggerlo nel 1209.

Ancora una volta papa Innocenzo III sostenne Federico: dietro la promessa di tenere separati il Regno di Sicilia (che gli spettava come eredità materna) e il Regno di Germania (eredità del padre), lo fece incoronare imperatore nel duomo di Magonza nel 1212, a soli 18 anni.

Sul campo di battaglia, fu invece il re francese Filippo Augusto, alleato di Federico, a sconfiggere definitivamente Ottone nella battaglia di Bouvines nel 1215.

3. La cultura consolida il potere

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Entrato finalmente nel pieno esercizio dei suoi poteri, Federico fece alcune scelte davvero stupefacenti: la più importante fu quella di concentrare tutta la sua attenzione sull’Italia meridionale, e in particolare su Palermo, che divenne la sua capitale.

Qui realizzò la sua visione di uno stato unitario e centralizzato, ispirato alla Roma imperiale, che viene considerato da molti storici un’anticipazione degli stati moderni che sarebbero sorti solo secoli dopo.

Per ottenere questo risultato dovette combattere i baroni feudali e le autonomie comunali, sforzandosi di imporre nuove leggi valide in tutto il regno: un processo che avrebbe raggiunto il suo culmine con le cosiddette Costituzioni Melfitane del 1231.

Il 5 giugno 1224 aveva peraltro già fondato a Napoli la prima università “laica” d’Europa affinché lo sostenesse in questo vasto progetto.

Sempre per dare un segno del proprio potere centralizzante fece costruire, restaurare, ampliare o abbellire almeno 250 castelli in tutto il Mezzogiorno: di essi, il più celebre è senza dubbio quello di Castel del Monte (nella foto), nell’attuale provincia di Barletta, Andria e Trani.

Fu anche un generoso mecenate e trasformò la corte di Palermo in un centro culturale importantissimo, favorendo tra l’altro la nascita della Scuola siciliana di poesia e attraverso questa della letteratura italiana.

Ecco la legge secondo Federico: potere centrale, giustizia ai tribunali e libertà di religione. Emanate nel 1231 a Melfi (Basilicata), le Costituzioni Melfitane sono il primo codice medievale che supera la concezione feudale dello Stato.

Vi si prevede un forte accentramento del potere regio contro Comuni e baroni, sostenuto da una nutrita burocrazia statale (ministeriales). Viene istituito un Parlamento consultivo, mentre la giustizia è affidata a specifici tribunali regi.

Il regno è diviso in giustizierati, al cui capo è posto un magister judicarius, che ha ai suoi ordini i constabularii (ufficiali di polizia) e i baili (pubblici ufficiali locali).

A questi funzionari fa capo anche la lotta all’eresia: agli ecclesiastici, sottoposti ai tribunali statali, è fatto divieto di interferire negli affari secolari.

Ebrei e musulmani sono sotto la protezione del re, il che garantisce loro di poter esercitare il proprio culto liberamente. Viene abolita l’ordalia, il duello in cui i due contendenti rimettono la decisione della contesa nelle mani di Dio.

4. Diplomatico con i musulmani e la morte misteriosa

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Per Federico, una delle condizioni per avere l’appoggio del papato nella conquista del trono era stata la promessa a indire il prima possibile una crociata per la riconquista del Santo Sepolcro.

Ma una volta sul trono, Federico rinviò con ogni scusa possibile questo impegno, fin quando nel 1228 papa Gregorio IX lo scomunicò.

Solo a questo punto l’imperatore si decise a salpare per la Terrasanta, ma invece di impegnarsi in una sanguinosa e improduttiva lotta contro i musulmani mise in atto un intelligente piano diplomatico.

Si accordò pacificamente con il sultano Al-Malik Al-Kamil perché Gerusalemme tornasse sotto il controllo cristiano (a eccezione della moschea di Omar, luogo santo per gli islamici).

In molti in Europa si scandalizzarono per questa operazione, nonostante il successo ottenuto senza spargimento di sangue: il papa stesso incitò i principi ad attaccare le terre di Federico, fin quando l’imperatore non riuscì a raggiungere un accordo con tutti nel 1230.

I vent’anni successivi videro una serie senza fine di guerre contro il papa e i comuni italiani. Dopo alterne vicende, Federico fu scomunicato ancora nel 1245 e sconfitto durante l’assedio di Parma nel 1248. L’anno successivo suo figlio Enzo venne sbaragliato a Fossalta dai bolognesi.

La fine si avvicinava. Federico, tornato in Puglia, fu colpito da una improvvisa e misteriosa malattia addominale (tanto strana che molti sospettarono un avvelenamento) e morì il 13 dicembre 1250.

Nella foto, con il sultano Al-Malik Al-Kamil (in tunica rossa, con la corona in testa) e Federico (tunica blu) risolsero la crociata del 1228 in modo diplomatico: Gerusalemme tornò ai cristiani, mentre la moschea di Omar restò ai musulmani.



5. Una vita sentimentale movimentata

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L’imperatore Federico II ebbe una vita sessuale molto movimentata.

A 15 anni sposò Costanza d’Aragona, di dieci anni maggiore di lui, che gli diede subito un erede, Enrico. Stancatosi presto, si consolò con Adelaide di Urslingen, da cui ebbe altri tre figli.

Alla morte di Costanza, libero di risposarsi, scelse Iolanda di Brenne: la ragazza era erede al trono di Gerusalemme (e infatti Federico si proclamò re di Gerusalemme durante la crociata), ma era così brutta da indurlo a passare la prima notte di nozze con sua cugina e non con lei.

Iolanda poi morì di parto, ma intanto l’imperatore aveva conosciuto Bianca Lancia (nella foto con Federico II) che divenne la sua amante ufficiale e gli generò tre figli.

A un certo punto anche Bianca fu lasciata per un altro matrimonio politico che Federico contrasse a quarant’anni: la sposa era Isabella d’Inghilterra, che purtroppo morì di parto a soli 27 anni.

L'unica pecca di Federico: lo scarso rispetto per le donne! Le convinzioni di Federico sulle donne non vanno oltre i luoghi comuni del suo tempo.

Lo dimostrano le Costituzioni Melfitane in cui un aggressore maschio non è mai considerato colpevole, ma è piuttosto la vittima, sospettata di essere stata l’esca. Chi violenta una donna sposata viene punito in quanto ha “ferito” e “danneggiato” la proprietà di un altro uomo.

La punizione per chi violenta una monaca è la morte; chi violenta una prostituta, invece, può sperare di cavarsela perché la donna ha solo 8 giorni di tempo per dimostrare di essere stata vittima di violenza, dopodiché le accuse decadono.






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