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Ferrari: il mito del mondo automobilistico

Festeggia, con una strepitosa stagione in Formula 1, il suo settantesimo compleanno la leggendaria Scuderia Ferrari: è dal 1947 infatti che l’officina di Maranello sforna bolidi da Gran Premio e auto Gran Turismo che tutti sognano, ma che pochi possono permettersi!

Compie, infatti, 70 anni la Scuderia Ferrari, la casa automobilistica più famosa del mondo.

È dal 1947 infatti che dalle officine di Maranello, a pochi chilometri da Modena in Emilia, escono le leggendarie auto di Formula 1 e alcune tra le più ambite e desiderate Gran Turismo del mondo.

Ne vengono prodotte appena 7mila l’anno per garantire l’eccezionale qualità del prodotto e un valore commerciale stabile sul mercato dell’usato.

La “rossa” resta ancora oggi il mito più bello del mondo automobilistico!

1. Un’auto per emozionare

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Compie 70 anni la Scuderia Ferrari, la casa automobilistica più famosa del mondo.

È dal 1947 infatti che dalle officine di Maranello, a pochi chilometri da Modena in Emilia, escono le leggendarie auto di Formula 1 e alcune tra le più ambite e desiderate Gran Turismo del mondo.

Ne vengono prodotte appena 7mila l’anno per garantire l’eccezionale qualità del prodotto e un valore commerciale stabile sul mercato dell’usato.

Se una California T nuova costa circa 190mila euro (il prezzo esatto dipende dalle personalizzazioni chieste dal cliente), una rara Ferrari 275 GTB è stata recentemente venduta all’asta per oltre 20 milioni di dollari.

Nutrita è la lista di coloro che ogni anno si aggiudicano una macchina con il Cavallino rampante, spesso dopo una lunga attesa oppure accettando di pagare anche il doppio del prezzo di listino.

Si va dal famoso chef Gordon Ramsay al cantante Eric Clapton, dall’attore Nicholas Cage al sultano del Brunei Hassanal Bolkiah, agli sceicchi arabi Hamad bin Hamdan di Abu Dhabi e Salman bin Hamad del Bahrain, allo stilista Ralph Lauren e a tanti altri.

Perfino il pilota Lewis Hamilton, del team Mercedes, non ha saputo resistere al fascino della “Rossa” e a costo di suscitare un certo imbarazzo nella sua scuderia ha voluto un esemplare della LaFerrari, l’ultima nata della casa, così ambita che ben prima del suo arrivo sul mercato erano stati già venduti tutti i 499 esemplari previsti.

Quando Enzo Ferrari, il patron della scuderia, decise di lanciarsi nella costruzione di macchine da corsa per prima cosa dovette cercare un uomo che gliele disegnasse. Lo trovò in Gioacchino Colombo, un ex progettista dell’Alfa Romeo.

L’intuizione di Ferrari (che era anche un geniale uomo d’affari) era quella di creare un’auto innovativa, capace di catturare le emozioni e il portafoglio degli investitori.

Il progetto si sarebbe chiamato 125 e sarebbe stato spinto da un motore a V da 118 cavalli, una potenza ragguardevole all’epoca. Ci volle oltre un anno di lavoro per realizzare la vettura.

Il primo disegno del telaio riporta la data del 5 giugno 1946, mentre il motore cominciò le sue prove al banco nel settembre dello stesso anno. Il propulsore si dimostrò difficile da mettere a punto, risucchiando tutte le energie della scuderia che così non poté sviluppare in modo adeguato l’aerodinamica.

Il 12 marzo 1947 il primissimo prototipo, senza neppure la carrozzeria, uscì dalle officine guidato dallo stesso Ferrari per un giro di prova sul rettilineo della strada statale dell’Abetone.

Il debutto vero arrivò l’11 maggio con la gara sul Circuito di Piacenza, con un risultato solo in apparenza deludente (il pilota Franco Cortese fu fermato da un banale guasto alla pompa della benzina).

Ma appena due settimane dopo, il 25 maggio, arrivò la rivincita a Roma, dove sul circuito delle Terme di Caracalla lo stesso Cortese trionfò nel IX Gran Premio di Roma.

2. Come battere le Alfa Romeo e il tempo della riscossa

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  • Come battere le Alfa Romeo
    Nel 1950 iniziò ufficialmente il campionato del mondo di Formula 1.
    Le macchine da battere erano le Alfa Romeo di Nino Farina (vincitore nel 1950) e Juan Manuel Fangio (vincitore nel 1951).
    Ma il 14 luglio del 1951 la Ferrari di Froilan Gonzales riuscì a conquistare la prima vittoria in Formula 1 sul circuito di Silverstone, in Inghilterra: le auto di Maranello riusciranno a trionfare nel campionato l’anno successivo e ancora nel 1953.
    Poi iniziò il lungo periodo di predominio di Manuel Fangio sulle Mercedes: il Cavallino rampante riuscì però a essere ancora sul gradino più alto del podio nel 1958 con l’inglese Mike Hatworn, nel 1962 con l’americano Phill Hill e nel 1964 con il britannico John Surtees, il quale riuscì a vincere solo grazie alla regolarità dei suoi piazzamenti e al sacrificio del suo compagno Lorenzo Bandini che nell’ultima gara lo lasciò passare per fargli guadagnare i punti necessari alla vittoria.
    La Ferrari però stava perdendo competitività. L’azienda era piccola e senza grandi risorse economiche. Nel 1963 la Ford cercò di comprarla e si arrivò a un pelo dalla cessione, ma Ferrari mandò a monte tutto rendendosi conto che la promessa di avere autonomia sportiva non sarebbe stata rispettata.
    Gli anni successivi furono durissimi: la “Rossa” faticava per rispettare i nuovi regolamenti sul numero minimo di automobili da iscrivere alle gare di Gran Turismo e di motori da produrre annualmente, mentre la Ford produceva uno dei migliori motori della storia, il Ford-Cosworth a 8 cilindri.
    Decisivo per la salvezza della casa di Maranello fu, nel 1965, il primo accordo economico con la Fiat, che avrebbe poi costantemente aumentato la sua presenza garantendo nel contempo la piena libertà gestionale e sportiva a Ferrari.

 

  • Il tempo della riscossa
    Nel 1972 fu l’anno della svolta con la creazione della pista di Fiorano, un circuito costruito vicino alla fabbrica per provare le vetture da corsa e allenare i piloti.
    Tre anni dopo la Ferrari tornava alla vittoria nel mondiale piloti con Niki Lauda, dimostrando una grande superiorità con la nuova 321T.
    Dopo un terribile incidente sul circuito del Nürburgring nel 1976, lo stesso Lauda rivinse il titolo nel 1977, prima di abbandonare Maranello per passare alla McLaren.
    Fu questa scuderia, in effetti, a spartirsi il dominio in Formula 1 con la Williams fino al 2000, quando a Maranello arrivò Michael Schumacher: dal 2000 al 2004 il pilota tedesco vinse cinque campionati di Formula 1 consecutivi, diventando il più grande pilota di tutti i tempi (aveva già vinto due campionati con la Benetton).
    Enzo Ferrari purtroppo non poté assistere a questi trionfi, essendosi spento il 14 agosto del 1988.
    Quell’anno la presidenza della sua amatissima azienda passò nelle mani di Luca di Montezemolo e nel 2014 in quelle di Sergio Marchionne.

3. Le Gran Turismo sono nate per sostenere le spese della Formula 1

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Uno degli assi nella manica di Enzo Ferrari, attento ai risvolti economici della sua passione per le auto da corsa, è stata la produzione di automobili Gran Turismo.

Dalla vendita di queste auto ha infatti ricavato i capitali necessari alla ricerca tecnologica da applicare in gara; viceversa, le tecnologie vincenti in gara sono state applicate alle vetture da strada.

Nella produzione di Gran Turismo le capacità artigianali di meccanici e operai si sono sempre accompagnate con l’applicazione delle tecnologie più moderne, permettendo di personalizzare in modo unico ogni auto.

Una curiosità: la Ferrari ha conservato tutti i disegni originali delle Gran Turismo prodotte dal 1948 e tutte le macchine utensili impiegate per produrre ogni singolo pezzo della vettura.

Così è sempre possibile riportare le auto alle condizioni originali. Tra le Gran Turismo più famose c’è:

  • Ferrari Testarossa, prodotta dal 1984 al 1996, era una berlinetta sportiva con motore 12 cilindri contrapposti, capace di sviluppare 390 cv a 6.300 giri spingendo l’auto a 290 chilometri orari.

 

  • Ferrari California, prodotta dal 2008, è la prima dotata di carrozzeria coupé-cabrio concepita anche per un uso domestico e quotidiano (ha un vano portabagagli di 340 litri, un po’ più piccolo di quello delle berline due volumi). Nonostante ciò, può accelerare da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi, arrivando fino a 310 km/h.

4. Enzo Ferrari: Maschilista e donnaiolo e le magnifiche quattro della leggendaria scuderia italiana

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  • Enzo Ferrari: Maschilista e donnaiolo
    «Dopo aver lavorato tutta la giornata, una donna è il premio», diceva Enzo Ferrari, rivelando la sua mentalità maschilista.
    Sua moglie Laura Garello non capiva la passione per le auto, era gelosissima e mal tollerava l’ambiente delle corse, dove era facile incontrare belle donne.
    In effetti, Enzo aveva conosciuto già nel 1929 Lina Lardi degli Aleardi, una ragazza raffinata anche se era una semplice impiegata negli uffici della carrozzeria Orlandi dove Ferrari portava gli autotelai per farli carrozzare, e se ne era innamorato.
    Da questo amore, tenuto a lungo segreto e vissuto con pericolosi equilibrismi (Lina viveva in una casa di campagna vicino a Maranello, mentre Laura restava in una casa a Modena), era nato il 22 maggio 1945 Piero, vicepresidente della Ferrari dal 1988 e unico erede di Enzo.
    Tuttavia, questi non volle dargli il suo cognome fino a quando non morì nel 1978 sua moglie Laura, madre di Dino: solo a questo punto Lina si trasferì in casa di Enzo dove restò per gli ultimi dieci anni della vita di lui.
    Un altro grande amore di Enzo Ferrari fu Fiamma Breschi, la fidanzata di un famoso corridore degli anni Cinquanta che morì il 6 luglio 1958.
    Ferrari la consolò con un rapporto che la Breschi ha sempre definito platonico, pur ammettendo che Enzo le aveva chiesto più volte di sposarlo.

 

  • Le magnifiche quattro della leggendaria scuderia italiana:

- 375 F1. La prima vittoria di una Ferrari nel Campionato del Mondo di Formula 1 arrivò il 15 luglio del 1951 sul circuito di Silverstone, con José Froilán González al volante di una Ferrari 375 F1;

- 312 B. Inaugura nel 1970 la serie dei propulsori “boxer” (da qui la “B” della sigla), ossia a cilindri orizzontali e contrapposti per abbassare il baricentro e migliorare le prestazioni: arrivava a 450 cavalli a 12mila giri al minuto;

- 312 T. È la macchina con cui Lauda nel 1975 vince il campionato del mondo: la “T” indica il cambio disposto in senso traversale per ridurre i volumi e migliorare così l’aerodinamica. La superiorità della 312 T è schiacciante e produce sei vittorie nel mondiale;

- F1-2000 È l’auto con cui il pilota tedesco Michael Schumacher riportò finalmente la Ferrari in vetta al Campionato piloti. Il motore sprigionava 805 cv a 17.500 giri.




5. Ascari, Lauda, Villeneuve e Schumacher, i 4 protagonisti del mito

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  • Alberto Ascari (1918-1955)
    Dopo essersi messo in luce nelle gare successive al conflitto mondiale, entrò a far parte della scuderia Ferrari nel 1949.
    Famosi i suoi duelli con il campione argentino Manuel Fangio.
    Ascari vinse i campionati del mondo del 1952 e 1953.
    Passò poi alla Lancia, ma il 26 maggio del 1955 trovò la morte in un incidente durante alcune prove sull’autodromo di Monza dalle dinamiche mai del tutto chiarite.

 

  • Niki Lauda (1949)
    Arrivò alla Ferrari nel 1974 dopo alcuni anni di esperienza alla March e alla Brm.
    L’anno successivo la potenza della macchina unita alle sue capacità di collaudatore (Lauda era detto “il computer” per la sua abilità a registrare la minima anomalia) portarono a un campionato travolgente e vittorioso.
    Il 1° agosto 1976, però, Lauda ebbe un terribile incidente sul circuito di Nürburgring.
    Ripresosi a tempo di record, non riuscì a difendere il titolo da James Hunt, perdendolo nell’ultima gara. Si rifece nel 1977 vincendo il titolo prima di abbandonare la Ferrari.

 

  • Gilles Villeneuve (1950 - 1982)
    Il pilota canadese arrivò alla Ferrari nel 1977 senza esperienza di Formula 1, ma si fece subito notare per il suo stile di guida aggressivo e veloce.
    In breve conquistò un posto privilegiato nel cuore dei tifosi e dello stesso Ferrari.
    Resta famoso il suo vittorioso duello con Arnoux nel Gran premio di Francia nel 1979.
    Morì l’8 maggio 1982 in un incidente a Zolder.

 

  • Michael Schumacher (1969)
    È il pilota di Formula 1 col maggior numero di campionati vinti: due con la Benetton e ben cinque con la Ferrari, dal 2000 al 2004.
    Alla fine del 2013 è rimasto vittima di un indicente sugli sci che ha gravemente compromesso la sua salute.

 








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