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Grand Canyon: da semplice voragine a famosissima meta turistica

Scendere nel Grand Canyon equivale a fare un viaggio nel tempo perché le acque del fiume Colorado, tagliando le rocce dell’Altopiano dell’Arizona, hanno messo a nudo la sequenza geologica più antica visibile sul pianeta.

È composta da una quarantina di strati distinti: quelli superiori si sono formati 200 milioni di anni fa, mentre quelli più in basso risalgono a 1,7 miliardi di anni fa.

Si tratta del blocco che i geologi hanno battezzato Scisti di Visnu, il dio indù creatore e protettore del mondo. Solo gli indiani la conoscevano e ne custodivano i segreti.

Ma 150 anni fa, John Wesley Powell, geologo statunitense che aveva combattuto nella Guerra di secessione, in 99 durissimi giorni riuscì ad attraversarla e a redigerne la mappa.

Oggi Grand Canyon è un Parco nazionale e una destinazione turistica tra le più visitate del mondo.

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1. Lo vide prima uno spagnolo

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Sono passati poco più di 150 anni da quando, il 24 maggio 1869, un gruppo di dieci uomini, guidati da un professore di geologia dell’Università dell’Illinois, John Wesley Powell, iniziò uno straordinario viaggio per esplorare una delle meraviglie del nostro pianeta: il Grand Canyon, un’immensa gola scavata dal fiume Colorado nell’Arizona settentrionale (USA).

Le sue dimensioni sono straordinarie: negli ultimi cinque o sei milioni di anni la corrente ha scavato, nell’altopiano del Colorado, un taglio lungo circa 440 chilometri, profondo fino a oltre 1.800 metri e largo tra 500 metri e 29 chilometri.

La leggera inclinazione del territorio ha accelerato la velocità dell’acqua alterando la direzione del flusso, che scorre inizialmente da Nord verso Sud e poi, facendo una grande curva, da Est verso Ovest, favorendo la creazione di numerose anse e curve spettacolari.

Il viaggio di Powell e compagni, durato 99 giorni, fu durissimo. Dotati di quattro imbarcazioni e viveri che dovevano bastare per dieci mesi, non avevano carte della zona e nemmeno la più vaga idea di dove il fiume li avrebbe portati.

Un membro della spedizione defezionò dopo circa un mese; altri tre abbandonarono alla fine di agosto, senza sapere che appena due giorni dopo il resto del gruppo avrebbe completato il percorso uscendo dalle gole.

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Da allora il luogo dove avvenne il saluto tra chi partiva e chi restava fu chiamato “rapida della separazione”. Powell tornò sul posto pochi anni dopo per una seconda e più organizzata spedizione, volta a tracciare in modo definitivo le carte della regione.

Tuttavia, il primo uomo occidentale a gettare uno sguardo su questa meraviglia della natura non fu Powell, ma uno spagnolo di nome Garcia Lopez de Cardena, quasi tre secoli prima.

Nel 1540, infatti, Cardena era avanzato nel territorio dell’Arizona meridionale alla ricerca del “grande fiume” di cui parlavano gli indigeni del Messico meridionale (da dove lui stesso era partito), chiamandolo Tizon.

Dopo venti giorni di viaggio nei territori desertici della regione, Cardena e i suoi uomini avevano effettivamente avvistato il grande fiume Colorado, ma non avevano potuto toccarne le sponde: si trovavano infatti sul ripido bordo meridionale (il cosiddetto South Rim) del canyon, che per quanto quasi morti di sete non riuscirono a discendere perché non conoscevano la strada.

Furono costretti a tornare indietro. Naturalmente gli indiani conoscevano da sempre le piste migliori per raggiungere il fondo del canyon (dove il microclima è sensibilmente diverso dalla regione circostante) e vi si erano stabiliti da tempi immemorabili: le prime tracce umane risalgono infatti a circa 12mila anni fa.

Siccome i nomi di questi uomini sono persi per sempre, il merito della prima esplorazione scientifica del Canyon rimarrà appannaggio di George Wesley Powell.

 

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2. Una volta c’era il mare

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Tutto l’attuale Altopiano del Colorado era, milioni di anni fa, il fondale poco profondo di un vasto mare.

Ma circa 65 milioni di anni or sono i movimenti delle placche tettoniche portarono a un innalzamento di tutta la zona fino a circa 3.000 metri di quota.

Questo innalzamento non fu simmetrico ma più marcato verso Nord. Di conseguenza, quando, circa 40 milioni di anni fa, si formò il fiume Colorado, le acque cominciarono a scorrere verso Sud.

Il Canyon vero e proprio cominciò a formarsi però solo cinque o sei milioni di anni fa, con una progressiva accelerazione, se così si può dire, negli ultimi due milioni di anni.

La zona del Grand Canyon cominciò a essere protetta già nel 1918, quando venne proclamata monumento nazionale: il 26 febbraio 1919 venne ufficialmente proclamata Parco nazionale, includendo poco meno di cinquemila chilometri quadrati, che corrispondono circa all’area della città metropolitana di Palermo.

Oggi è uno dei Parchi nazionali più famosi al mondo, visitato annualmente da circa 6 milioni di persone.

Per quanto il Grand Canyon sia il canyon più famoso e fotografato del mondo, non è il più profondo: in Perù, il Cotahuasi Canyon sprofonda nelle Ande toccando i 3.354 metri di profondità, seguito a ruota dal Canyon di Colca, sempre in Perù, profondo 3.270 metri.

Nato nel 1834 a Mount Morris, nello stato di New York, lo scopritore ufficiale del Grand Canyon, John W. Powell, già in gioventù aveva viaggiato in zone sconosciute degli USA, seguendo la sua vocazione per lo studio delle scienze naturali.
Partecipò alla Guerra di secessione americana perdendo un braccio nella battaglia di Shiloh (1862). Dopo il conflitto, diventò professore di geologia presso l’Università dell’Illinois. In seguito all’esplorazione del Colorado effettuò altri viaggi e si dedicò a fare ricerche antropologiche.

Dimostrò una sensibilità ambientalista molto in anticipo sui tempi: in una conferenza nel 1883 profetizzò una guerra per l’acqua, che a suo avviso presto non sarebbe stata sufficiente per gli usi civili e quelli agricoli. Morì nel 1902.

Nella foto sotto, lo scopritore del Grand Canyon John W. Powell (al centro) con i geologi Charles Doolittle Walcott e sir Archibald Geikied nel 1897.

3. Le principali attrazioni (anche fatali) nel parco deL Grand Canyon

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Il Parco del Grand Canyon si suddivide in due zone corrispondenti ai due versanti del canyon, quello a nord (North Rim) e quello a sud (South Rim), molto diversi tra loro.

Esiste in realtà anche una terza zona, detta West Rim, che non fa parte del parco, viene gestita privatamente dalla tribù indiana Hualapai ed è famosa per il Grand Canyon Skywalk, una piattaforma in vetro a ferro di cavallo affacciata direttamente sull’abisso.

Altri siti noti del parco sono il Tower Butte, un picco alto circa 1.500 metri dalle pareti quasi perfettamente verticali e con una punta completamente piatta, sul quale atterrano normalmente gli elicotteri che trasportano i turisti, il lago Powell, (lungo 300 chilometri e con uno sviluppo costiero di oltre 3.000 chilometri, creato negli Anni Trenta in seguito alla costruzione di una diga) e la Horseshoe Bend (foto sotto), un’ansa del fiume Colorado sormontata da pareti rocciose a strapiombo, alte in quel punto circa 300 metri, che descrivono una curva a 270°. Qui sono morte oltre 500 persone. Non solo cadendo!

 

Secondo le statistiche, le cadute nel Grand Canyon sono state relativamente poche (si sono verificati una cinquantina di incidenti con altrettante vittime), mentre un numero maggiore di persone (65) sono morte per cause naturali (ipotermia, arresto cardiaco e disidratazione).

78 sono perite facendo il bagno nel fiume Colorado o navigandolo su canoe e gommoni. 242 persone sono morte per incidenti aerei, tra i quali fu particolarmente disastroso quello del 1956, in cui due apparecchi si scontrarono in quota e precipitarono: morirono 128 passeggeri.

Altri decessi sono dovuti infine a cause accidentali: 7 per temporali e 25 per la caduta di rocce. Si contano poi 24 omicidi e 47 suicidi. Nella foto sotto, il lago Powel.

4. Qual è il Parco più antico?

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Tuttavia, il Parco nazionale del Grand Canyon non è il più vecchio degli Stati Uniti.

Questo primato spetta infatti al Parco nazionale di Yellowstone, che venne fondato nel 1872 durante la presidenza di Ulysses Grant ed è considerato anche il più antico del mondo.

Si estende per quasi novemila chilometri quadrati nello stato del Wyoming su un altopiano a circa 2.400 metri di altitudine.

La regione, che fu dichiarata zona protetta per salvaguardare gli ultimi piccoli branchi di bisonti rimasti nell’America settentrionale, è famosa soprattutto per gli oltre 300 geyser e per le 10mila sorgenti calde.

Questa eccezionale attività termica è dovuta a un super vulcano di enormi dimensioni (55 per 75 km) che si trova a circa 14 chilometri di profondità nel sottosuolo e il cui magma riscalda gli strati di roccia sovrastanti, che possono raggiungere anche i 260 °C di temperatura.

Quando l’acqua piovana si infiltra in profondità tende a restarvi intrappolata, senza poter evaporare né bollire a causa della pressione sovrastante.

Ma quando riesce a incanalarsi in qualche frattura delle rocce, fuoriesce con violenza producendo alte fontane: i geyser (parola derivante da un verbo islandese che vuol dire “eruttare”).

Il Parco nazionale di Yellowstone (foto sotto) ne ospita la più grande concentrazione al mondo: il più famoso si chiama Old Faithful e scaglia circa 45mila litri d’acqua a 50 metri d’altezza ogni 96 minuti da almeno tre secoli.

 

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5. Sequoie e Yosemite

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Nel 1890 vennero aperti altri due parchi importanti, quello delle sequoie e Yosemite.

Il Parco delle sequoie si trova in California, sulle montagne della Sierra Nevada meridionale, circa 260 chilometri a nord di Los Angeles.

Non è particolarmente ampio per gli standard americani (misura soltanto 1.635 chilometri quadrati) ma è famoso perché ospita le gigantesche sequoie, gli alberi più grandi al mondo, e in particolare quella chiamata Generale Sherman, considerata l’albero più grosso del pianeta: oltre 83 metri di altezza, quasi 8 metri di diametro, 31 metri di circonferenza alla base e quasi 1.500 metri cubi di volume (equivalente a un cubo avente uno spigolo di 11,70 metri).

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Anche il Parco nazionale di Yosemite, di poco più di tremila chilometri quadrati di superficie, si trova in California, nella catena della Sierra Madre: è famoso soprattutto perché qui la biodiversità naturale si è conservata quasi intatta e per lo straordinario paesaggio grazie al quale è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità targati UNESCO. Attira ogni anno oltre 5 milioni di visitatori.

Negli USA i Parchi nazionali sono 61! Foreste millenarie, cascate fiabesche, paesaggi lunari: sono i tesori racchiusi nei 61 Parchi nazionali degli Stati Uniti, che incantano ogni anno 300 milioni di visitatori.

Un patrimonio di oltre 340mila km quadrati che viene gestito dal National Park Service, l’ente governativo fondato nel 1916. Tra i più noti ci sono il Parco del Monte Rushmore (South Dakota) dove sono scolpiti i profili di 4 presidenti americani (Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln); quello della Monument Valley, reso celebre dai film western, con gli immensi pinnacoli di roccia che si elevano nel deserto, e infine il Parco Glacier (Montana), contiguo alla riserva indiana dei Blackfeet.

Nella foto sotto, il Parco nazionale di Yosemite.

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