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Harry Houdini e l’arte della fuga impossibile

Come si può passare dal chiedere l’elemosina in strada al calcare i palcoscenici dei più famosi teatri del mondo ed essere acclamato come un divo?

Semplice: basta un po’ di magia! Soprattutto se si parla di Harry Houdini, come racconta Massimo Polidoro, scrittore, co-fondatore e segretario del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) e autore della biografia Houdini – Mago dell’impossibile (Codice Edizioni), secondo il quale, «individui come lui sono rari e destinati ad entrare nella leggenda».

Illusionista, prestigiatore, ma soprattutto “escapologo”: il suo talento più grande consisteva infatti nel fuggire, liberandosi da manette, corde, catene con le quali si faceva legare in bauli e casse.

Ecco la storia dell’indimenticabile mago Harry Houdini  che cominciò la sua carriera chiedendo… l’elemosina per strada.

 

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1. Dall’Ungheria all’America

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Erik Weisz, questo il suo vero nome, nasce il 24 marzo 1874 al numero 1 di Rákos árok Gasse a Budapest (Ungheria).

La sua famiglia ha seri problemi economici e nel 1876, suo padre Samuel, insegnante di religione ebraica, decide di emigrare negli Stati Uniti dove diventa rabbino ad Appleton, Wisconsin.

Nel 1878 viene raggiunto dalla moglie Cecilia Steiner e dai cinque figli, ma poco dopo si ritrova licenziato, il che costringe lui e la famiglia a spostarsi in cerca di fortuna. 

Quando giunge a Milwaukee, Erik, il cui nome è stato americanizzato in Ehrich Weiss, si dà subito da fare.

Scrive Polidoro: «Lucida le scarpe, vende giornali agli angoli della strada, ma soprattutto, a soli 9 anni debutta nel mondo dello spettacolo come equilibrista».

Non si ferma qui, ma vagabonda per l’America in cerca di fortuna - prima a Kansas City poi a New York - ingegnandosi per racimolare di che vivere e barcamenandosi tra lavori come quello del fabbro e un posto in una fabbrica di cravatte.

Appassionato di acrobazie e giochi di prestigio, legge un libro di Jean Eugène Robert-Houdin, il più grande illusionista francese e un pilastro della storia della magia, e ne resta entusiasta.

Così omaggia il suo eroe assumendo il nuovo nome di Harry Houdini (aggiungendo la i finale). Nel 1891, assieme al collega Jacob Hyman, dà vita al duo Fratelli Houdini esibendosi in classici numeri di magia nei dime museum (luoghi di divertimento “non tanto diversi dai baracconi dei luna park”) e in piccoli teatri.

Anche se il successo tarda ad arrivare, dopo circa due anni e mezzo, Houdini si licenzia dalla fabbrica di cravatte e, con il fratello Theo al posto di Hayman, si cimenta nel suo primo numero di escapologia, chiamato “la Metamorfosi”.

Legato con le mani dietro la schiena, Houdini viene chiuso in un sacco che, a sua volta, viene posto in un baule di legno chiuso con lucchetti, legato all’esterno con corde e coperto da una tenda.

Il tempo di battere le mani tre volte ed eccolo spuntare dalla tenda mostrando al pubblico stupito il baule ancora sigillato con corde e lucchetti.

 

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2. Durissima gavetta

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Houdini capisce subito che le sue performance di escapologia sono le esibizioni su cui puntare per attirare pubblico.

Per questo decide di aumentare il rischio: mette in palio 100 dollari per chiunque riuscirà a impedirgli di liberarsi dalle manette con le quali si fa bloccare le mani.

Non manette qualsiasi, ma quelle della polizia e degli ospedali psichiatrici. Il successo comunque stenta ad arrivare e Houdini, assieme a sua moglie, si ritrova a girare il Nord America cercando di guadagnarsi da vivere.

Dovranno passare circa sei anni di dura gavetta, prima che la sua carriera decolli facendolo diventare, nell’arco di un anno, una stella di prima grandezza dello spettacolo americano.

Il successo comincia ad arridergli nel 1899 quando la sua nuova sfida consiste nell’uscire dalla cella di una prigione di Chicago dopo esservi stato rinchiuso con tre paia di manette ai polsi e due alle caviglie.

Non solo: Houdini decide di effettuare la performance nudo per mettere a tacere chi insinua che porti chiavi o attrezzi nascosti negli abiti. Il numero gli riesce e il giorno dopo tutti i giornali di Chicago non fanno che parlare di lui e della sua incredibile impresa.

Mentre la sua fama cresce sempre più, durante uno spettacolo in Minnesota, nel marzo 1899, incontra Martin Beck, uno dei più importanti agenti teatrali del tempo, proprietario di una catena di teatri, il circuito Orpheum, che si estende in tutta l’America.

Beck gli offre il suo primo contratto e dopo una tournée negli Stati Uniti, nel 1900 Houdini attraversa l’Oceano e approda prima in Inghilterra per poi girare nel resto d’Europa.

I suoi spettacoli registrano un successo sempre maggiore e i teatri di tutto il vecchio continente lo accolgono in maniera trionfale: «Sembra che Houdini sia infallibile», sottolinea Polidoro; «ogni cosa che fa si trasforma in un incredibile successo. Le folle lo adorano e giornali scrivono: “Non esistono superlativi per esprimere l’emozione che quest’uomo incredibile produce”».

 

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3. Un’escalation di sfide

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Mai soddisfatto e perennemente alla ricerca di nuovi modi di stupire con esibizioni sempre più pericolose, Houdini alza il tiro, progettando e mettendo in pratica fughe impossibili in condizioni estreme.

In un’escalation di sfide una più incredibile dell’altra, prima si fa rinchiudere in una cassaforte dalla quale riesce a uscire per poi liberarsi dalla camicia di forza che indossa.

Poi decide di immergersi ammanettato e incatenato in un fiume ghiacciato, di farsi chiudere dentro una sorta di grande “bidone del latte” pieno di acqua e di farsi appendere a testa in giù dai piani alti di un palazzo, immobilizzato da una camicia di forza.

Al 1912 risale uno dei suoi numeri più famosi, chiamato la “Pagoda della tortura dell’acqua”, una sorta di cabina del telefono in miniatura riempita di acqua: «Houdini vi viene calato dentro dall’alto, a testa in giù, con i piedi bloccati in un coperchio di legno chiuso a chiave», scrive Polidoro.

Per presentare questo numero Harry si allena ben quattro anni e alla fine i suoi sforzi vengono ripagati: la reazione del pubblico a questo fantastico numero è eccezionale.

Scrive un giornalista inglese: «Dire che l’applauso fu assordante sarebbe eccedere in modestia. Il pubblico sembrò alzarsi in piedi come un sol uomo e cannoneggiò la propria approvazione».

Nella foto sotto, Harry Houdini con la moglie Beatrice e la madre Cecilia Steiner Weiss.

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4. Muore di appendicite

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Nell’ultima parte della sua vita la missione di Houdini è quella di smascherare i ciarlatani che presentandosi come medium e presunti parapsicologi si prendono gioco della gente.

Così incontra diversi di questi personaggi per studiarne e scoprirne i trucchi.

Ma un triste destino è in agguato: il 24 ottobre 1926 viene visitato da un medico a causa di alcuni forti dolori allo stomaco. Il responso è appendicite e deve essere immediatamente operato.

Houdini tergiversa e sale ugualmente sul palcoscenico, dove tuttavia sviene due volte e si vede costretto a interrompere lo spettacolo.

Una volta operato, però, non migliora: nei giorni precedenti l’intervento, Houdini, sfidato da uno studente, ha fatto una performance che consiste nel sopportare forti colpi all’addome.

Gli sarà fatale: la perforazione provocata dai pugni infiamma il peritoneo e determina una peritonite. I medici comunicano che non c’è più niente da fare: Houdini muore alle 13.26 del 31 ottobre 1926.

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Curiosità: Dà battaglia a medium e spiritisti
Per un certo periodo della sua vita Houdini ripone fiducia e crede nei medium che promettono di entrare in contatto con i defunti. Ma a un certo punto viene deluso da uno di loro che ammette apertamente la sua frode.
Da questo momento in avanti, Houdini intraprende una vera e propria battaglia contro questi truffatori, facendo in modo di incontrarli senza rivelare la sua vera identità e chiedendo loro di mettersi in contatto con defunti immaginari per poi smascherarli pubblicamente.
Houdini entra anche nel comitato di indagine sui fenomeni paranormali del periodico Scientific American anche se, come scrive, il suo ruolo è limitato: «È chiaramente impossibile scoprire e riprodurre tutti i fenomeni dei medium fraudolenti».

 

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5. Come si liberava dalle corde, il suo primo spettacolo e l'amore della sua vita

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- Come si liberava dalle corde?
Houdini progettava di scrivere un’autobiografia per rivelare alcuni dei suoi trucchi. Ma non aveva nemmeno cominciato quando morì.
«Non tutti i suoi trucchi però sono sepolti con lui», dice l’esperto Polidoro. Walter Brown Gibson pubblicò Houdini’s Escapes (1930) e Houdini’s Magic (1932), dove alcuni stratagemmi vengono rivelati.
Per esempio, come faceva il mago a liberarsi dalle corde? Il segreto stava nella lunghezza: «È più facile liberarsi da una corda lunga che da tante corte. Mentre chi legava Houdini con una corda lunga faceva più giri attorno al suo corpo, lui gonfiava i muscoli: al momento di liberarsi, li rilassava e guadagnava uno spazio sufficiente a sfilare una mano e sciogliere i nodi», spiega Polidoro.
Come però ha scritto l’avvocato di Houdini, Bernard M. L. Ernst, «molti dei numeri erano cosi rischiosi che nessuno avrebbe il coraggio di tentare di ripeterli. C’è stato un solo Houdini ed è morto».
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- Il primo spettacolo lo fa a 9 anni
28 ottobre 1883: è la data che segna l’esordio di Harry Houdini nello spettacolo. A
i tempi si chiama ancora Ehrich Weiss e ha appena 9 anni. Folgorato dallo spettacolo di un equilibrista di nome Weitzman, decide di emularlo anche se i primi tentativi finiscono con due denti persi.
Tenace e testardo, prosegue a esercitarsi e in quel giorno del 1833 debutta come “Ehrich, il Principe dell’Aria”.
Lo spettacolo si tiene nel cortile di casa a Milwaukee e lui, in canottiera e con un paio di calzettoni rossi della madre, si esibisce come trapezista ed equilibrista.
Purtroppo lo spettacolo non risolve i problemi economici della famiglia ed Ehrich torna ai suoi lavori.
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- A vent’anni incontra l’amore e in tre settimane si sposa
Nel 1894 il ventenne Harry Houdini incontra quella che, in appena 3 settimane, diventa sua moglie e gli rimane accanto per tutta la vita. Lei si chiama Wilhelmina Beatrice Rahner, detta Bess.
Piccola e con gli occhi grandi, ha appena 18 anni ed è una ballerina cantante delle Floral Sisters che si esibiscono a Coney Island nello stesso teatro dei Fratelli Houdini.
L’amore tra i due è travolgente tanto che il 22 giugno 1894 si sposano.
Dopo una luna di miele “povera, ma gloriosa” (come la definisce la stessa Bess nel suo diario), lei abbandona definitivamente il suo gruppo artistico e da quel momento diventa la partner di Harry anche sul palcoscenico.

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