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I 9 sensi del gatto: tutto quello che c’è da sapere

Si dice spesso che gatti hanno nove vite. Di sicuro hanno nove sensi.

Il gatto che va a caccia da solo deve basarsi esclusivamente sui propri sensi, che devono essere capaci di registrare tantissimi stimoli: movimento, rumori e odori, che possono annunciare cibo o pericolo.

Inoltre il gatto ha bisogno di una memoria capace e di un sistema di catalogazione per raccogliere tutte le molteplici e diverse informazioni dall’esterno.

Un gatto ha nove sensi: olfatto, gusto, tatto, percezione della temperatura e dell’equilibrio, vista, udito e, inoltre, senso dell’orientamento e del tempo.

Chi vuole comunicare con un gatto deve farlo attraverso i suoi sensi. Vediamoli insieme.

1. La vista

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Sarà capitato a tutti di stupirsi per come gli occhi dei gatti reagiscano in maniera immediata alla luce.

Di notte – e già nella penombra, dove comunque riescono a vedere benissimo – presentano un singolare bagliore.

Il gatto caccia di notte, anche se nella totale oscurità non riesce a vedere niente, nella penombra dispone di una vista straordinariamente acuta. Gli occhi del gatto sono in grado di assumere le espressioni più diverse.

Quelli verde chiaro dei gatti neri manifestano stupore e sconcerto. Sono come un freddo mare verde. Quelli azzurri dei gatti bianchi sono fissi. Quelli gialli ci risultano inquietanti.

Lo sguardo a volte misterioso del gatto può derivare dal mutevole riflesso che i raggi luminosi provocano sulla retina in base all’angolo di incidenza, oppure dal fatto che l’umor vitreo può mutare bruscamente.

Sono questi cambiamenti di luminosità a creare il segreto dello sguardo felino. Lo sguardo di un cane ci può commuovere. Viene dal cuore e colpisce il cuore. Ci fa sciogliere di dolcezza.

L’occhio del gatto – enigmatico al mattino, caldo al pomeriggio, quando tra le palpebre socchiuse si vedono brillare pagliuzze dorate, con le sue pupille fisse, immobili come quelle di un fantasma – sorprende, cattura, inquieta.

L’occhio del cane può risultare sempre bonario, quello del gatto è, oppure sembra, assorto e malinconico. Ha uno sguardo che disorienta, sia per il suo riverbero metallico in un verde misterioso o in un giallo chiaro e distante, sia perché esprime calore e nostalgia dietro le palpebre socchiuse.

Il gatto ha uno sguardo inconfondibile, che appartiene soltanto a lui. Uno dei motivi per cui gli egizi veneravano i gatti ritenendoli sacri era che i loro occhi brillavano al buio. Credevano che l’occhio del gatto fosse in grado di riflettere il sole non più visibile all’uomo e che il dio del sole Ra combattesse sotto forma di gatto contro le forze malvagie dell’oscurità.

Le pupille dei gatti reagiscono molto velocemente alla diversa intensità luminosa. Al buio si dilatano, per catturare la maggior quantità possibile di luce, e in pieno sole si restringono a sottili fessure.

Si dice che l’occhio esprime tutto (nel medioevo veniva chiamato lo specchio dell’anima), e per quanto riguarda le emozioni di un gatto è del tutto vero. Dalla forma della pupilla si può riconoscere se un gatto è arrabbiato o impaurito. Infatti, quando un gatto si concentra su qualcosa, le sue pupille cambiano aspetto.

Si chiama adattamento e serve per valutare con precisione le distanze. Questa caratteristica, insieme alla posizione frontale degli occhi (anziché laterale come nel cavallo o nel
coniglio), permette al gatto di calcolare esattamente la lunghezza di un balzo per catturare la preda.

La struttura retinica dell’occhio del gatto è specializzata nel riconoscere il movimento quando deve localizzare la preda. Se un topo resta immobile, può essere invisibile ed è per questo che molti animali si bloccano quando sono inseguiti: in questo modo sperano di passare inosservati al predatore!

Ma anche se un topo riuscisse a sfuggire al gatto grazie a questo stratagemma, il sistema di riconoscimento del movimento del gatto è straordinariamente raffinato. Grazie a esso il gatto non deve fissare ogni foglia e ogni fessura quando è a caccia.

Gli basta un’unica occhiata per esaminare tutto il giardino o il cortile, perché i suoi occhi non registrano i dettagli statici, bensì riconoscono soltanto ciò che è in movimento. Tutte le altre informazioni sono irrilevanti e vengono tralasciate.

Sebbene l’occhio del gatto sia molto più sensibile di quello umano, esso ha una capacità visiva dieci volte inferiore. Il gatto non ha affatto una visione monocromatica come spesso viene detto: come minimo è bicolore.

In ogni caso, anche se è in grado di riconoscere alcuni colori, questi non gli forniscono informazioni utili, perché quando è a caccia si basa su altri stimoli, ad esempio movimenti e rumori (e le prede raramente hanno colori sgargianti, piuttosto cercano di passare inosservate).

2. Il tatto

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Il tatto è il senso che viene associato immediatamente al gatto.

Si potrebbe persino dire che il suo intelletto risiede nelle zampe: è lì che si trova la sua grazia; e il gioco è il suo segreto anatomico e cerebrale.

La zampa è strumento di caccia ed espressione di delizia; serve da sostegno al corpo e con il movimento viene leggermente indurita dal terreno su cui poggia.

Vi si avverte una corrente di calore, la vibrazione della vita, tutte quelle sensazioni intime, magnetiche che sembrano scaturire dalle profondità dell’essere.

La funzione dei baffi – le vibrisse – è meno nota; forse servono a catturare vibrazioni, ma probabilmente rappresentano un’ulteriore protezione per gli occhi, perché quando vengono toccati il gatto chiude gli occhi.

Dalle vibrisse parte un riflesso incredibilmente veloce che fa scattare la chiusura delle palpebre, per proteggere la cornea da eventuali lesioni. Quando il gatto ti dà un colpetto con il naso non ti sta annusando, ma ti tasta con le vibrisse. Questo tipo di pelo più spesso si trova non solo nei baffi bensì anche intorno agli occhi e sulle zampe.

Grazie a esso il gatto riesce ad avvicinarsi a oggetti che non vede e non sente. Le vibrisse fungono da organi tattili a distanza, ovvero non devono venire a contatto con l’oggetto affinché il gatto ne percepisca la presenza.

Per questo i gatti sono in grado di orientarsi in un labirinto buio a patto di poter utilizzare le loro sensibilissime vibrisse. Sarebbe dunque una tortura inaudita tagliarle, o anche solo accorciarle, perché il gatto rimarrebbe menomato.

Anche la pelliccia trasmette al gatto informazioni di tipo tattile. Il gatto ama farsi accarezzare, anzi, a volte diventa addirittura molesto perché non smetterebbe mai. Per molti gatti è una vera goduria, al punto che possono assumere comportamenti infantili, premendo alternativamente le zampe anteriori come quando prendono il latte dalla madre.

Questo «stringere» può sembrarci bizzarro, ma per il gatto rappresenta semplicemente il ricordo di un gesto infantile, quando con le zampe premeva il capezzolo per far uscire il latte. Il gatto ripete questo gesto di assoluto godimento su tutti quegli oggetti che risultano morbidi ed elastici come il ventre materno.

A volte invece intrufolano il naso beati sotto l’ascella o nell’incavo del collo del loro padrone. Questo ci fornisce un primo indizio su ciò che provano. Anche questa è una reminiscenza, perché fin dalla nascita mamma gatta lecca i suoi piccoli; è la prima esperienza sensoriale che il gatto riceve di un altro essere vivente.

L’attaccamento nasce fondamentalmente dal contatto. Quando un gatto viene accarezzato, il suo sistema nervoso manifesta una reazione ben evidente: il battito cardiaco rallenta, il tono muscolare si rilassa e il corpo si distende.

Se per un gattino piccolo questo stimolo è necessario alla sopravvivenza, per un gatto adulto è un puro piacere. Inoltre serve a consolidare rapporti sociali positivi. I gatti in sintonia e bendisposti l’uno verso l’altro si leccano a vicenda dopo che l’uno ha spronato l’altro a farlo.

3. Il senso dell’equilibrio

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Il senso dell’equilibrio del gatto è leggendario.

Per lui è fondamentale quando si arrampica sugli alberi. Fisicamente e spiritualmente il gatto tende, come sappiamo, a salire sempre più in alto.

Non conosce vertigini, i suoi nervi superano qualsiasi prova. Si arrampica sugli alberi più alti senza preoccuparsi di come potrà poi scendere.

Tuttavia la paura non gli è sconosciuta, perché a volte resta bloccato a grande altezza senza avere il coraggio di tornare a terra. E quando alla fine decide di farlo, procede all’indietro.

Il gatto cerca sempre di arrivare il più in alto possibile, di raggiungere la perfezione nell’arte dell’arrampicata; tuttavia si rende perfettamente conto del pericolo al quale si espone.

Quando si tenta di farlo cadere, il gatto si aggrappa a tutto ciò che lo circonda. Sa valutare distanze e interstizi e riconoscere se una superficie è verticale oppure obliqua.

Prima di affrontare un salto pericoloso, riflette e calcola, misura le proprie forze e le propria abilità, poi ci prova. A volte aspetta a lungo, prima di agire. Ma ciò che gli riesce una volta, gli riuscirà altre trecento. In caso contrario, si allena e riprova successivamente.

Provate ad afferrare il vostro gatto per le zampe e a sollevarlo di circa un metro in orizzontale sopra un cuscino. Lasciatelo andare e lo vedrete rigirarsi e atterrare sempre sulle quattro zampe. (Solo con gatti molto docili ed estremamente passivi può succedere che da principio non reagiscano al test e si lascino cadere di schiena o di lato.)

Questo riflesso è un meccanismo fondamentale che impedisce al gatto di ferirsi gravemente cadendo da un albero. È un riflesso che ripristina la postura giusta, facendo in modo che le zampe, protese ed elastiche, attutiscano la caduta, riducendo al minimo il pericolo di fratture alla spina dorsale o di lesioni interne.

4. Il gusto, l’olfatto e l'udito

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Conosciamo poco del gusto e dell’olfatto dei gatti, ma abbastanza da sapere che i gattini appena nati dispongono di un senso dell’odorato molto spiccato che permette loro di riconoscere la propria cuccia e il capezzolo da succhiare.

Non sono necessariamente virtuosi dell’olfatto, pur essendo sensibili ad alcuni odori, come ad esempio la valeriana. Di fronte a una ciotola di infuso di valeriana, la lapperanno con gusto, e addirittura ci si tufferanno dentro.

Nella loro vita sociale i gatti marcano il territorio olfattivamente e strusciano muso e fianchi, a dimostrazione del ruolo fondamentale che l’olfatto occupa nella loro esistenza.

Al pari del cane, anche il gatto possiede un organo di Jacobson o vomeronasale: i due canali che portano a tale organo si trovano nel palato subito dietro gli incisivi superiori.

Il gatto apre le fauci incurvando il labbro superiore  di fronte a diverse sostanze, per fare in modo che l’odore raggiunga meglio questo organo specifico. Succede in particolare quando il gatto annusa i resti lasciati da un altro felino oppure si inebria con il profumo dell’erba gatta.

Per quanto riguarda le frequenze comprese fino a 500 hertz, la capacità uditiva di cani e gatti non si discosta molto da quella degli esseri umani. Con frequenze più elevate, tuttavia, cani e gatti sono molto superiori all’uomo.

Anzi, pare che il gatto sia addirittura in grado di captare frequenze più alte del cane. Per un predatore, del resto, è importante saper localizzare con precisione i rumori. Le orecchie dei gatti funzionano a meraviglia!

Un gatto appisolato è in grado di sentire un topo che si muove anche a venti metri di distanza, e subito balza in piedi per cacciarlo.

Ha il vantaggio di disporre di un padiglione auricolare mobile, grazie al quale può cogliere le onde sonore, ascoltare l’ambiente che lo circonda oppure rivolgere la propria attenzione a una fonte sonora precisa.

Inoltre il gatto può individuare la provenienza di un rumore sulla base dell’intervallo di tempo con cui le onde sonore arrivano a ciascun orecchio e dalla diversa intensità tonale.

Determinate sollecitazioni uditive, come il nome dato al gatto dal suo padrone, un colpo alla porta, il fruscio di un foglio di carta, lo scatto del coperchio di un vasetto, provocano nel gatto «risposte», ovvero reazioni corrispondenti.

L’esempio migliore è un lieve fruscio ad alta frequenza oppure un leggero raspare. In un giovane gatto tali rumori possono scatenare atteggiamenti di gioco o di caccia. 



5. Il senso del tempo e dell’orientamento

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Il gatto dispone di altri due sensi – quello del tempo e dell’orientamento – che gli permettono di compiere imprese eccezionali che sfuggono a ogni comprensione logica.

Ad esempio, sembra possedere la capacità di presentire eventuali pericoli che minacciano lui o il suo padrone; oppure di anticipare il tuo ritorno inaspettato o ancora di ritrovare la casa pur essendosi perso a chilometri di distanza.

Sebbene a noi tutto questo possa apparire soprannaturale, sono proprio i sensi ad assicurare al gatto queste capacità. Un gatto è in grado di avvertire le vibrazioni più lievi che precedono un terremoto, così come la minima traccia di fumo di un incendio.

Noi siamo insensibili a stimoli del genere, ma i suoi comportamenti insoliti possono indicarci un pericolo in agguato, ad esempio se cerca improvvisamente di uscire, o salta e gratta freneticamente porte o finestre.

Magari poi lo facciamo uscire e lo seguiamo fuori, per vedere che cosa vuole e quando ci giriamo vediamo lingue di fuoco uscire da una finestra! Facciamo due più due e capiamo allora che il gatto ha voluto avvertirci. In realtà voleva semplicemente salvare la pelle.

Per quanto riguarda la «previsione» (o per meglio dire la percezione anticipata) del nostro arrivo inaspettato: i gatti spesso aspettano il nostro ritorno in un determinato posto a una certa ora.

Magari d’un tratto balzano su un davanzale, oppure corrono alla porta preparandosi a ricevere il nostro saluto, anche se manca qualche istante prima che infiliamo la chiave nella serratura; un osservatore che assiste a questa scena potrebbe pensare che il nostro gatto possieda capacità soprannaturali.

Molto spesso invece ha semplicemente riconosciuto il rumore della macchina o dei nostri passi (e il gatto non sbaglia mai in questo) prima che un essere umano senta qualcosa, e in questo non c’è niente di straordinario.

La cosa davvero straordinaria è invece l’incredibile senso del tempo dimostrato da molti gatti. Di solito il vostro felino sa perfettamente quando tornate a casa. Ma non solo. Ha imparato anche a che ora dovete alzarvi e vi sveglia sempre due o tre minuti prima che suoni la sveglia, appoggiando il naso freddo sul vostro.

Nei fine settimana è un’abitudine piuttosto irritante. D’estate invece, con l’ora legale, si abitua in brevissimo tempo. Questo straordinario senso del tempo è importantissimo in natura, mentre a noi appare insolito in un gatto domestico.

Un gatto che si è allontanato da casa di molti chilometri dopo qualche giorno ricompare. Ci si chiede come ciò sia possibile. Ebbene, secondo alcune teorie, il gatto avrebbe un orologio interiore sincronizzato sul tempo locale di casa sua.

Percependo la differenza di luogo, sulla base dell’inclinazione dei raggi solari, il gatto riuscirebbe a ottenere le necessarie informazioni che lo possono ricondurre a casa. In altre parole: il gatto si muove in modo che si annulli la differenza di sensazione che a una data ora prova nel suo ambiente normale e nel luogo in cui si trova.

E così ritrova la strada di casa. Questa notevole capacità diminuisce quando si supera la distanza di dodici chilometri. Inoltre i gatti adulti riescono a ritrovare la casa meglio dei cuccioli.

Spesso si sente dire che i gatti si affezionano più alla casa che alle persone che ci abitano, ma non è vero.

Se è vero che i gatti trasportati per lunghe distanze in una sportina chiusa tornano alla dimora da cui sono stati strappati con la forza, è abbastanza normale che, quando i padroni traslocano, i gatti restino tranquillamente nella nuova casa senza cercare di scappare.






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