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I diamanti: curiosità e storia

“I diamanti sono i migliori amici delle ragazze”.

Così cantava Marilyn Monroe in una scena del film musicale Gli uomini preferiscono le bionde, del 1949.

Migliori amici e oggi pietre di elezione per anelli di fidanzamento.

Si dice che sia stata Agnès Sorel (1422-1450), favorita del re di Francia Carlo VII, la prima a portare un anello con questa pietra incastonata.

Ma c’è chi invece parla di una tradizione ereditata dall’antico Egitto.

Del resto, già nel XIII secolo si credeva nell’influenza dei diamanti sulle questioni di cuore: si diceva per esempio che se una donna era arrabbiata col marito bastava che indossasse un diamante per fare pace.

L’odierno anello di fidanzamento sarebbe la continuazione di questa tradizione, sostenuta da uno slogan pubblicitario degli Anni ’40, ancora usato: “Un diamante è per sempre”.

Oggi scopriremo alcune curiosità che riguardano il diamante, la pietra preziosa per eccellenza. Leggiamole insieme.

1. La top ten dei diamanti

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  1. DIAMANTE CULLINAN (3.106,75 CARATI): È stato scoperto nel 1905 nella Premier Mine a Cullinan, in Sudafrica, vicino a Pretoria. Appartenne a sir Thomas Cullinan (1862-1936) e resta il più grande diamante grezzo mai ritrovato (nella foto accanto).
  2. DIAMANTE JUBILEE (545,67 CARATI): Con i suoi circa 109 g di peso è il più grande diamante tagliato del mondo. Scoperto nel 1985, fu donato al re della Thailandia, in occasione dei 50 anni della sua incoronazione.
  3. DIAMANTE ORLOV (190 CARATI): Era l’occhio di una divinità in un tempio indiano prima di essere rubato da un soldato francese nel 1747. Oggi fa parte della collezione del Fondo dei Diamanti conservata al Cremlino.
  4. DARYA YE NOOR (182 CARATI): Il nome in persiano significa “Mare di luce”: è di un raro rosa pallido, proviene dalla miniera di Golconda, in India, ma non si sa quando fu estratto. E non si sa neppure dove sia oggi.
  5. KOH-I NOOR (105 CARATI): Per la leggenda, la “Montagna di luce” porta sfortuna ai maschi e fortuna alle donne. Fu incastonato nella corona della madre della regina Elisabetta II d’Inghilterra.
  6. DIAMANTE DEGLI SCIA (95 CARATI): Trovato nelle generose miniere di Golconda (oggi Andra Pradesh, India Centrale), forse nel 1450, si dice fosse originalmente di 95 carati ma ne perse 9 durante il taglio.
  7. DIAMANTE HOPE (44,5 CARATI): Di colore blu intenso, è famoso per la triste fama che lo circonda: quasi tutti i suoi possessori sono morti entro breve tempo per malattie, omicidi o suicidi.
  8. VERDE DI DRESDA (41 CARATI): Oggi è conservato nel museo del Castello di Dresda, in Germania: si tratta del diamante di colore verde più grande del mondo. Si hanno notizie della sua esistenza dal 1722.
  9. DIAMANTE “ZIO SAM” (40,23 CARATI): Il più grande diamante mai trovato negli Stati Uniti: scoperto (nel 1924) nella miniera di Murfreesboro in Arkansas, deve il suo nomignolo al suo scopritore, Wesley Oley Basham.
  10. LUNA DI BARODA (24 CARATI): Gemma a forma di pera scoperta in India. In possesso della famiglia del maharaja di Gaekwad per 500 anni, è stata indossata da Maria Teresa d’Austria e Marilyn Monroe.

2. I diamanti hanno più di tremila anni di storia

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Tutte le tappe:
1200 A.C.:
Se ne parla nel libro dell’Esodo. È uno dei riferimenti più antichi.
I SEC D.C.: Plinio il Vecchio usa il nome greco adamas (“indistruttibile”), per i diamanti.
1725: I giacimenti indiani si esauriscono. Si trovano i primi diamanti in Brasile.
1869: Si trova la prima pietra a Kimberley, in Sudafrica, che è il nuovo Eldorado.
1907: Si stabilisce che il valore internazionale del carato è di 0,2 grammi.
1954: A New York si ottiene in laboratorio il primo diamante artificiale.
2002: Con il Kimberley Process si certifica che i diamanti non finanzino guerre.

Quali sono le colorazioni dei diamanti?
BIANCO: O meglio “senza colore”. Il più perfetto, quasi introvabile.
NERO:
L’aspetto scuro è dovuto alle numerose inclusioni.
ROSSO: Rarissimi: la maggior parte arriva dalle miniere australiane.
ROSA: Insieme al rosso e al blu sono le sfumature meno comuni.
VERDE: Forse l’esposizione a materiali radioattivi ne è la causa.
GIALLO: È causato dall’impurità più comune, l’azoto.
BLU: La colorazione, tra le più rare, è dovuta alla presenza di boro.

Le quattro "C" del diamante:

  1. CUT (TAGLIO): La forma più comune oggi è quella a brillante, con 57 faccette. Per tagliare il più grande del mondo ci sono voluti 3 anni.
  2. CLARITY (PUREZZA): È molto raro che esistano diamanti grezzi puri, ovvero senza difetti. I difetti più comuni sono le incrinature interne e le macchie di carbonio.
  3. COLOUR (COLORE): La classificazione va dalla D (per le pietre con colore eccezionale) alla Z. Le gemme più perfette sono quelle definite “senza colore”.
  4. CARAT (CARATO): Un carato equivale a 0,2 grammi. Era il peso del seme di carrubo, in arabo qirat, che veniva usato per pesare i diamanti nell’antica India.

3. La leggenda dei guerrieri di Alessandro Magno

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“Questi uomini sono andati alla ricerca del diamante, ma poiché non possono raggiungere le montagne dove sono i diamanti, destramente gettano dei pezzi di carne. Le pietre attaccate alle carni finiscono con lo sfuggire agli uccelli e così è possibile raccoglierle”.

La storiella che si legge in una didascalia della Carta catalana, una mappa realizzata nel 1375, racconta quanto fosse difficile accaparrarsi una di queste pietre e circolava già intorno all’VIII secolo (con altri spaventevoli dettagli).

A buttare carni appena macellate sulle pietre erano stati, secondo quel racconto, gli uomini di Alessandro Magno arrivati alla “valle dei diamanti” durante la campagna in India (327-325 a.C.).

Le carni si attaccavano alle gemme nelle forre e venivano raccolte da aquile e avvoltoi che le portavano in alto. Gli arcieri di Alessandro abbattevano poi gli uccelli e prendevano i diamanti.

La leggenda fu messa in giro da chi aveva gemme in abbondanza (i signori dell’India) per tenere alla larga eventuali avventurieri (ovvero cercatori e mercanti occidentali).

D’altronde la lunga storia del diamante è caratterizzata da un tira e molla non sempre limpido fra produttori e acquirenti. Bastò davvero una diceria per proteggere queste preziose e millenarie pietre?

Di certo il metodo “di estrazione” dei guerrieri di Alessandro impressionò anche il viaggiatore veneziano Marco Polo. La storia conteneva altri spaventevoli particolari: l’accesso alla valle era difeso da serpenti capaci di uccidere con lo sguardo.

Di nuovo vinse l’astuzia del condottiero macedone, che se ne liberò facendo piazzare degli specchi in modo tale che i rettili morissero incrociando i loro stessi occhi riflessi.

Va detto che era stato lo scrittore latino Plinio il Vecchio nella sua Storia naturale (I secolo) a battezzarli così (dal greco adamas, “invincibile, indistruttibile”).

Ma per lui più che per i gioielli, servivano a neutralizzare veleni, allontanare spiriti cattivi e fobie della mente.

4. La famiglia De’ Medici e i diamanti

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Nel periodo tardo medievale  il diamante portava con sé già da qualche tempo la fama di poter influenzare le faccende amorose: funzionava quanto più grande e puro, meglio se legato a oro o acciaio e portato al dito o al collo.

Motivazioni venali sommate a queste credenze ne fecero confluire una gran quantità negli scrigni di una delle più importanti casate fiorentine, quella dei Medici.

Tanto che uno dei suoi più illustri esponenti, Cosimo il Vecchio (1389-1464), scelse come emblema tre anelli intrecciati, ognuno con un diamante incastonato.

Nel 1601 Ferdinando I acquistò “la più bella cosa che ci sia in Europa” (così si scrisse allora). Si trattava del Fiorentino, un diamante indiano giallognolo di 139 carati (se ne sono perse le tracce nel 1918).

De’ Medici erano anche le due donne che, in pieno Rinascimento, contribuirono a rinnovare l’oreficeria dell’epoca e a imporre il gusto dell’aristocrazia per le pietre di una certa dimensione.

Si tratta delle regine di Francia Caterina (1519-1589), che nella corrispondenza con i suoi gioiellieri di fiducia allegava i suoi schizzi, e in seguito Maria.

Quest’ultima possedeva il Beau Sancy (nella foto), uno dei più grandi diamanti dell’epoca, che comprò per 25mila scudi d’oro nel 1604. Nella sua collezione (come da inventario) aveva 11.538 pietre.



5. La svolta

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La svolta sul commercio e utilizzo dei diamanti avvenne nel XVII secolo

Gli imperatori Moghul, dopo avere annesso i regni rivali di Bijapur e Golconda (con le relative miniere), accettarono di separarsi dalle loro pietre migliori e l’Europa fu inondata da un fiume di gemme.

Complice anche l’esploratore francese Jean-Baptiste Tavernier che in quei giacimenti aveva fatto incetta di preziosi.

Tra i suoi clienti Luigi XIV, che acquistò da lui 44 grandi diamanti, tra cui il famigerato diamante blu della corona di Francia, conosciuto come Hope, e 1.122 più piccoli.

I fasti europei coincisero però con l’esaurimento dei giacimenti indiani e la scoperta di quelli brasiliani (negli anni Venti del ’700).

Bisognò aspettare ancora un secolo perché una pietra di poco più di 20 carati (e con molti difetti) si trovasse nel continente africano: era il 1866 e il diamante, trovato per caso nel fiume Orange (Sudafrica), fu chiamato Eureka.

Ma fu l’anno 1871, dopo il ritrovamento di diamanti in mezzo a un terreno nella fattoria dei fratelli Johannes e Diederik De Beers, che segnò la nascita della moderna industria diamantifera attraverso la creazione della miniera di Kimberley, il futuro Big Hole, il buco più grande mai scavato dall’uomo.

Per ricordare la rivoluzionaria scoperta dei De Beers, l’uomo d’affari britannico Cecil Rhodes (1853- 1902) diede il loro nome (dopo averne comprato le proprietà e le relative miniere) alla sua azienda.

Dal 1873, i minatori cominciarono a scendere sempre più giù. Migliaia di termiti umane che, brulicando sul fondo del Big Hole, hanno estratto nel tempo 10 milioni di metri cubi di terra per portare alla luce 2mila chili di diamanti, indossati da chi in tutta la sua vita forse non ha mai tenuto in mano una pala.

Tutt’altro che scoraggiato dalla leggenda dei serpenti che uccidono con un solo sguardo. O dallo sfruttamento che spesso sta dietro all’industria dei diamanti.

Cecil Rhodes nel 1888 fondò la De Beers Consolidated Mines, azienda che fino agli Anni ’90 ha detenuto il monopolio del commercio dei diamanti.






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