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I Tudor e i loro segreti

I Tudor hanno certamente lasciato una traccia indelebile nella storia dell’Inghilterra.

Nel periodo Tudor vennero poste le basi della futura grandezza della potenza inglese.

Il ricordo di questi regnanti – alcuni amati alla follia, altri disprezzati con la stessa intensità – è vivo nella mente dei sudditi e lo è anche nelle strade di Londra, che conservano gelosamente le tracce di questa dinastia, durata poco più di un secolo (1485-1603) ma immortale nella memoria degli inglesi.

I sovrani Tudor dopo Enrico VII (1485-1509) furono, nell’ordine, Enrico VIII (1509-47), Edoardo VI (1547-53, ricordato come il “re fanciullo” poiché salì al trono a nove anni morendo a quindici), Maria I (1553-58, moglie di Filippo II di Spagna, detta la “Cattolica” o la “Sanguinaria”, a causa della sua confessione religiosa e delle aspre repressioni attuate nell’Inghilterra già anglicanizzata e protestante) ed Elisabetta I (1558-1603).

Oggi vi sveleremo la realtà nascosta dietro le immagini pubbliche dei Tudor…Enrico VIII era davvero ipocondriaco? Elisabetta desiderava sul serio essere un uomo? Ed è possibile che Maria I avesse una dipendenza dal gioco d’azzardo?

Scopriamolo insieme.

1. ENRICO VII

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Il primo sovrano Tudor, Enrico VII, ha sempre avuto fama di spilorcio guastafeste i cui unici piaceri nella vita consistevano nello spulciare i conti dello Stato e ingrassare il tesoro reale.

Ma la realtà era ben diversa.

È fuor di dubbio che avesse un’attenzione maniacale per le spese, ma sapeva anche metter mano alla borsa quando le circostanze lo richiedevano.

Una delle prime cose che fece dopo aver conquistato il trono, con la sconfitta del rivale Riccardo III nella battaglia di Bosworth del 1485, fu ordinarsi un nuovo, sfarzoso guardaroba, per il quale nei due anni successivi spese la bellezza di 5386 sterline dell’epoca (equivalenti a oltre tre milioni e 800mila euro odierni).

In pubblico si presentava sempre come un re posato e religioso, ma in privato si lasciava andare molto di più.

Dai registri delle sue spese si evince per esempio che gli piaceva giocare a carte, anche se perdeva regolarmente cifre esorbitanti: nel giugno del 1492 dovette persino mungere le casse reali per consegnare a un creditore ben 40 sterline (equivalenti a oltre 25mila euro odierni).

Aveva un bel fisico allenato dagli anni di guerra, organizzava spesso tornei e amava giocare a tennis, tanto che negli ultimi anni di regno assunse due giocatori professionisti che gli facessero da allenatori.

Nella sua corte non mancavano un buffone, una squadra di menestrelli, pifferai e suonatori di liuto, vari ballerini e un coro di cantanti bambini. 

E i suoi vizi non finivano qui: ci sono indizi che suggeriscono che fosse andato a letto con la sua bellissima futura moglie, Elisabetta di York, prima del matrimonio, dato che il loro primo figlio, Arthur, nacque solo otto mesi dopo la cerimonia nuziale.

Fu un matrimonio dettato da ragioni di Stato, ma con il tempo Enrico arrivò ad amare sul serio Elisabetta e fu affranto quando la regina morì nel 1503 dopo aver dato alla luce non meno di sette figli.

Tuttavia il re non aveva intenzione di rimanere vedovo a lungo: tra le molte nobildonne in età da marito che gli passarono sotto gli occhi c’era la regina di Napoli Giovanna, che Enrico prese in considerazione sebbene la ragazza avesse oltre vent'anni meno di lui.

E non si trattava solo di una manovra politica: il re ingiunse agli ambasciatori di riportargli l’aspetto di Giovanna nei minimi dettagli, dal colore dei capelli allo stato della dentatura, dalla forma e dimensione del naso alla tessitura della pelle.

Chiese persino di osservare se avesse peli sul labbro superiore e di prestare particolare attenzione “ai suoi seni, e riferire se fossero piccoli o grandi”.

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LEGGENDA: era un vecchio avaro e brontolone
REALTÀ: era un re che sapeva godersi la vita compresi i piaceri del sesso

2. ENRICO VIII

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Enrico VIII si ergeva letteralmente di tutta la testa sopra i membri della sua corte.

Con la sua statura di un metro e 88, la circonferenza toracica di un metro abbondante e la vita di 80 centimetri, era una figura impressionante e atletica.

“Anche in mezzo a mille nobili compagni”, scriveva emozionato Tommaso Moro, “il re svetta come il più alto, e la sua forza si addice alla maestà del suo corpo. Nei suoi occhi c’è la potenza del fuoco, nel suo viso la bellezza e nelle sue guance la tinta di due rose gemelle”.

Ma dietro questa facciata straordinaria si nascondeva un ipocondriaco che aveva attacchi di panico a ogni minimo segno di malattia nella sua corte. L’ambasciatore di Francia lo descrisse come “la persona più paurosa che si possa immaginare nelle questioni di salute”.

La sua paranoia era nata forse dalla morte del fratello Arthur, scomparso a quindici anni d’età prima di poter avere eredi. Enrico si faceva visitare dai suoi medici personali ogni mattina e si preparava persino le medicine da solo, grazie a una piccola farmacia nascosta nelle sue stanze private.

Rimase in salute per i primi vent'anni del suo regno, ma poi, a causa di numerose ferite riportate giostrando nei tornei, le sue condizioni peggiorarono molto.

Tormentato da dolori costanti e frustrato dall’impossibilità di mantenersi in esercizio come faceva da giovane, ingrassò a dismisura, cosa che limitò ancora di più la sua capacità di movimento.

Dalla corrispondenza privata del suo valletto personale Thomas Heneage emerge poi che il re soffriva anche di altri problemi, ben più imbarazzanti.

L’amore per le carni rosse e la completa mancanza di esercizio gli provocavano costipazione, che lo costringeva a lunghe e non di rado dolorose visite al suo gabinetto privato.

In un caso particolarmente grave, nel 1539, i suoi medici gli prescrissero un clistere, che consisteva in una vescica di maiale con dentro mezzo litro di infuso di erbe e sale, collegata a un tubo di metallo che venne unto di grasso, inserito nello sfintere del re e lì lasciato per due ore.

Al termine dell'operazione Heneage riferì che il suo signore era finalmente riuscito a liberarsi “da quel feroce assedio”.

Nelle fonti dell’epoca ci sono anche indizi che a un certo punto Enrico avesse cominciato a perdere la sua celebre virilità. Per esempio, tra le prove dell'accusa presentate al processo contro Anna Bolena c’era una presunta dichiarazione della regina secondo la quale il re mancava di "potenza” nel letto nuziale.

Sappiamo poi che non fu in grado di consumare il matrimonio con la sua quarta moglie, Anna di Cleves, e sebbene ne avesse data la colpa alla bruttezza della donna e avesse fatto testimoniare al suo medico privato che gli accadeva ancora di avere polluzioni notturne, le sue proteste suonano un po’ troppo veementi per non destare sospetto.

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LEGGENDA: era un modello ideale di vigore fisico e presenza regale
REALTÀ: era un ipocondriaco che soffriva di costipazione e forse anche di impotenza

3. EDOARDO VI

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Edoardo (re dal 1547 al 1553 ) è sempre stato rappresentato come un fragile re-fanciullo, sovrastato dalle presenze schiaccianti dei duchi di Somerset e Northumberland.

Ma in realtà il giovane sovrano era fatto di tutt’altra pasta e non gli mancava nulla della durezza dei suoi predecessori.

Tanto per cominciare da bambino non era affatto malaticcio, anzi godeva di ottima salute e, come testimoniato da Thomas Cromwell, primo ministro di Enrico VIII, “succhiava il latte con impeto degno del figlio di cotale padre”.

Crebbe nel lusso, viziato con regali di ogni genere e libero di mangiare qualunque cibo volesse: nell’ottobre del 1541 un viaggiatore notò con molto tatto che il principe, che all’epoca aveva quattro anni, era “ben nutrito”, “grazioso” e “insolitamente alto per la sua età”.

Fu il morbillo, contratto durante l’adolescenza, a minare seriamente la sua salute.

In certe occasioni Edoardo mostrò sprazzi di carattere che ricordavano il temperamento notoriamente feroce di suo padre: per esempio Reginald Pole, futuro arcivescovo di Canterbury, ricorda come in un attacco di rabbia il giovane principe avesse afferrato un falco vivo e lo avesse squartato in quattro pezzi sotto gli occhi dei suoi tutori.

Quando salì al trono, Edoardo cominciò a tenere un diario (fu il solo sovrano Tudor a farlo).

Si tratta di una cronaca piuttosto compassata dei principali avvenimenti del suo regno, ma in trasparenza vi si legge il ritratto di un giovane re freddo, insensibile e intransigente, un pericoloso insieme di tratti caratteriali che avrebbero potuto fare di lui un tirano se avesse raggiunto l’età adulta.

Pur essendo molto legato a suo zio, il Lord Protettore nonché duca del Somerset, registrò l’esecuzione di quest’ultimo con quella che di fatto c una nota marginale nel diario: “Il duca del Somerset è stato decapitato a Tower Hill tra le otto e le nove di questa mattina”.

In materia di religione, però, Edoardo mostrava una passione da zelota:
“In tutta la corte non c’è un solo vescovo o un solo studioso più pronto del re a perorare la causa della nuova dottrina”, scrisse l'ambasciatore imperiale. Edoardo passava varie ore al giorno in preghiera privata e, profondamente convinto che i suoi sudditi dovessero conformarsi alla sua visione religiosa, dedicò buona parte del suo breve regno a promulgare una serie di riforme radicali che toccarono anche le persone più vicine a lui.
Nel gennaio del 1552 il suo diario riporta: L’ambasciatore imperiale ha insistito con me che a mia sorella Maria dovrebbe essere concesso di partecipare alla messa, richiesta che, dopo lunghe discussioni, gli è stata negata”.

E' fuor di dubbio che, se fosse vissuto più a lungo, Edoardo avrebbe perseguitato i dissidenti religiosi con ferocia crescente, forse persino superiore a quella di sua sorella maggiore.

EDOARDO VI
LEGGENDA: era un re-fanciullo fragile e dominato dai suoi consiglieri
REALTÀ: era un ragazzo viziato e con atteggiamenti autoritari

4. MARIA I

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Maria è passata alla storia come una regina severa e priva di umorismo.

Eppure, benché le mancasse senz’altro il carisma proprio del padre Enrico VIII e della sorellastra Elisabetta, la prima sovrana donna d’Inghilterra era una persona completamente diversa nel privato delle sue stanze.

Una delle sue compagne preferite era la sua giullaressa, Jane Cooper, nota come “Jane la Buffona”. E' possibile che, come molti altri giullari dell’epoca, Jane avesse difficoltà di apprendimento.

Di certo la regina le voleva molto bene: le regalò molti abiti di lusso e un quantitativo insolitamente elevato di scarpe.

La affiancava un’altra giullaressa, “Lucrezia l’Acrobata”: a volte si esibivano insieme, ma pare che Lucrezia fosse un’intrattenitrice professionista, addestrata e dotata di abilità ginniche impressionanti.

Maria era anche un accanita giocatrice d’azzardo e le piacevano le carte e i giochi da tavolo.

Come suo padre, apprezzava il teatro, aveva un amore sconfinato per la musica e si dedicava volentieri a organizzare feste e intrattenimenti per la corte: un ospite spagnolo dichiarò che spendeva più di 300mila ducati all’anno per la sua tavola e che beveva “più vino di quanto ne sarebbe servito per riempire il fiume di Valladolid”.

Ma il lato più passionale del carattere di Maria emerse con la massima intensità nel suo rapporto con il marito, Filippo di Spagna. La regina si innamorò di lui semplicemente dopo aver visto il suo ritratto e dopo il matrimonio lo sommerse di affetto.

A detta dei consiglieri di Filippo, era quest’ultimo il membro meno innamorato della coppia e considerava la moglie “non molto valida sul piano della sensualità carnale”.

MARIA I
LEGGENDA: aveva un carattere posato e viveva all'insegna della sua religiosità
REALTA: aveva passioni intense e a corte si concedeva svariati piaceri



5. ELISABETTA I

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E' noto che Elisabetta si trovava a suo agio in compagnia maschile e amava flirtare con i molti ambiziosi giovani che frequentavano la corte.

I suoi rapporti con Robert Dudley sono ben documentati, come pure la sua infatuazione in tarda età per il figliastro di Dudley, il conte di Essex.

Aveva anche frequentazioni più sobrie con fidati consiglieri come lord Burghley e Francis Walsingham . Sembra inoltre che si rammaricasse apertamente di essere nata “debole e fragile donna” e non smettesse mai di lamentare le debolezze del sesso femminile.

In realtà però si trattava di un atteggiamento costruito ad arte: il rimpianto per essere nata femmina era una ostentazione atta a manipolare cortigiani maschi e a consolidare l’autorità di una sovrana donna in quello che era un mondo dominato da uomini.

Nella sua vita privata, a occupare tutto lo spazio erano le donne. Quando si ritirava nei suoi “alloggi segreti”, a corte, Elisabetta era circondata solo da un gruppo di fidate dame, che includeva la sua ex balia, Blanche Parry, che era al suo servizio da quando la regina era bambina e avrebbe finito per rimanere un membro della sua cerchia privata per ben 57 anni.

La più anziana tra loro era però la vecchia governante di Elisabetta, Kat Astley, che assisteva la regina anche nei momenti di maggiore privacy, come le visite ai nuovi gabinetti reali. La migliore amica di Elisabetta era probabilmente lady Elizabeth Fiennes de Clinton, nella quale la regina confidava “più che in chiunque altro al mondo”.

Un’altra sua compagna costante era Katherine Dudley, sorella minore del suo famoso favorito: l’intimità tra le due donne fu notata da molti osservatori. Il compito di queste dame era aiutare la regina a rilassarsi: giocavano a carte con lei, ricamavano, si esercitavano nel ballo e spettegolavano sulle faccende della corte.

Avevano insomma a che fare con una Elisabetta spogliata dallo splendore del ruolo regale, la donna nascosta dietro l'immagine accuratamente costruita della Regina Vergine.

Erano talmente in confidenza con la loro signora che gli ambasciatori stranieri tentavano di corromperle per sapere se la regina avesse mestruazioni regolari e fosse quindi in grado di concepire.

Mentre i cortigiani e i consiglieri maschi erano obbligati ad aspettarla nelle sale pubbliche, le sua dame passavano ore da sole con lei e venivano messe a parte dei suoi pensieri più privati.

E, in un’epoca in cui l’accesso ai potenti significava potere, le dame del mondo personale di Elisabetta avevano una grande influenza anche sulla sfera pubblica.

ELISABETTA I
LEGGENDA: amava circondarsi solo di uomini
REALTÀ: preferiva la compagnia delle sue dame






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