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I Vichinghi e come dominavano sul mare

I Vichinghi vengono identificati con gli abitanti della Danimarca, della Norvegia e della Svezia settentrionale.

Essi furono per secoli malvisti perché considerati predoni, pirati e razziatori, ma furono sempre rispettati per il fatto che erano degli abilissimi costruttori di navi.

Una delle icone più persistenti dell'era vichinga nell'immaginario popolare è quella della nave lunga, con la sua prua a testa di drago, la fila di scudi sulla fiancata e la grande vela quadra. E, a differenza dell'altrettanto famoso elmo cornuto (in realtà un falso prodotto dall'immaginazione romantica nell'800), la nave lunga è un simbolo perfetto per gli uomini del Nord.

I Vichinghi raggiunsero luoghi in varie parti del mondo sia per mare che per via fluviale, come l'Irlanda, l'Inghilterra, la Francia, la Spagna, il nord Africa, il nord e centro Italia, Bagdad e Costantinopoli attraversando la Russia; raggiunsero e colonizzarono l'Islanda, navigarono in Groenlandia e nord America. Tutto questo per motivi sia commerciali che di conquista.

Le imbarcazioni giocavano un ruolo fondamentale nella società scandinava in epoca vichinga. Sono stati trovati graffiti che raffiguravano navi norrene ovunque, da Dublino a Istanbul, e incisioni di vascelli adornavano monete, gioielli e monumenti.

Persino i bambini troppo piccoli per i imbatti imbarcarsi in lunghi viaggi avevano familiarità con la nautica e partecipavano agli spostamenti più brevi, e navi giocatolo sono state rinvenute sia in Scandinavia che in siti archeologici lontani.

Oggi parleremo di questo straordinario e fiero popolo del Nord ed in particolare vedremo come imperavano sul mare attraverso lo sviluppo di una straordinaria rete di collegamenti internazionali, ed aiutati dalle tipiche imbarcazioni vichinghe, dotate di forti e robuste vele, adatte  ad affrontare i tempestosi mari.

1. L'espansione vichinga

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Nei due secoli e mezzo compresi tra l'anno 800 e il 1050, si assistette a una massiccia espansione delle genti scandinave fuori dalla Danimarca, dalla Norvegia e dalla Svezia, un movimento fatto in eguale misura di razzie, conquiste, insediamenti pacifici e commerci commerci con terre lontane.

Nello stesso periodo i Vichinghi svilupparono una straordinaria rete di collegamenti internazionali che andava dalle coste orientali del Canada all'Asia centrale alle sponde del Nordafrica. Contatti in gran parte pacifici, come dimostrano studi recenti che stanno cambiando l'immaginario tradizionale, abituato a riguardo di inquadrare i norreni solo come razziatori infidi sanguinari.

Il loro sistema di navigazione era basato su uno strumento fatto di legno. Era un piatto tondo con un ago nel mezzo che permetteva di misurare l'altezza del sole, ed un puntatore mobile rivolto in avanti per mostrare la direzione. Ciò premesso, tale fama era tutt'altro che infondata e chiunque vivesse a quel tempo nell'area frequentata dai Vichinghi l'avrebbe riconosciuta all'istante.

La testimonianza della presenza norrena in Russia fatta dal geografo persiano Ibn Rusta lascia pochi dubbi: "Il tradimento è radicato comunque, e qualunque pover'uomo può venire assassinato e derubato senza esitazione da un compagno invidioso". Allo stesso modo si può quasi percepire il sollievo di un anonimo monaco irlandese che nel IX secolo scrisse in una nota:

"il vento è tagliente stanotte,
agita le chiome bianche del mare,
e io non temo che attraverso il mare chiaro (il mare d'Irlanda)
giungano i feroci guerrieri di Lothind (i Vichinghi)
".

Questa citazione in particolare ci riporta alla mente quando gli Uomini del Nord dipendessero dalle loro navi: vascelli dalle caratteristiche notevoli che potevano portare coloni fin dall'altra parte dell'Atlantico, commerciare lungo la rete fluviale della Russia e venir impiegati per devastanti razzie sulle coste d'Europa.

Eginardo, biografo di Carlo Magno, racconta che l'imperatore dei franchi ordinò la fortificazione di ogni singolo porto e di ogni estuario fluviale navigabile come misura preventiva contro gli attacchi vichinghi.

Ma servì a poco: nel corso del IX secolo le razzie flagellarono le coste in zone come Dorestad (negli attuali Paesi Bassi) e risalirono i grandi fiumi quali il Reno, la Loira e la Senna, dalla quale i vichinghi attaccarono persino Parigi. Gli Uomini del Nord attraversare la Manica e penetrarono fino a Repton nel Derbyshire, il punto più distante raggiungibile dal mare nell'entroterra inglese.

Le navi vichinghe potevano farlo perché erano veloci, leggere e dotate di una distanza molto ridotta tra la linea dell'acqua e il fondo dello scafo: un vantaggio inaspettato che il re Alfredo il Grande dovette scoprire a proprie spese quando nell'896, una flotta norrena e una inglese si scontrarono presso un estuario sulla costa del Dorset.

Entrambe le fotte finirono per arenarsi, ma quando la marea salì di nuovo le navi del Nord, più leggere di quelle inglesi, ripresero il male e sfuggirono dalle grinfie del re.

2. Bersagli vulnerabili

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A rendere i vichinghi dei temibilissimi razziatori non erano solo le navi ma anche il loro abile impiego strategico sia sulle coste che lungo i fiumi.

Fu proprio questo a fare dei norreni una potenza di quell'epoca, ancor più delle capacità guerresche (che di fatto gli Uomini del Nord preferivano non mettere alla prova, indirizzandosi spesso sui bersagli più deboli).

Le navi permettevano loro di giungere all'improvviso e scomparire con la stessa rapidità, e possedendo una notevole capacità di carico potevano rifornire agilmente le bande di razziatori e portare via in fretta il bottino, senza bisogno di assai più lenti e vulnerabili convogli che si spostassero via terra.

In questo modo una missione vichinga poteva rimanere stabilmente in territorio nemico anche per anni di seguito. Il "Grande Esercito di Razzia" sfruttò tutto questo vantaggio con esiti devastanti tra l'865 è l'874, quando conquistò i regni anglosassoni dell'East Anglia, della Northumbria e della Mercia e arrivò quasi a sottomettere anche l'ultimo regno indipendente, il Wessex, nel 877-78.

L'abilità nautica dei Vichinghi permetteva loro di razziale in qualunque stagione - cosa che pochi erano in grado di fare a quel tempo - anche nelle peggiori condizioni climatiche: la "Cronaca Anglosassone" riporta che il celebre attacco contro il monastero di Lindisfarne del 793, durante il quale gli Uomini del Nord trafugarono tesori, trucidarono monaci e appiccarono fuoco agli edifici, ebbe luogo in gennaio.

Copisti più tardi ritennero così improbabile l'idea di una razzia in pieno inverno che cambiarono la data in giugno, dando per scontato che l'autore della Cronaca avesse sbagliato. Invece, i Vichinghi avevano davvero attaccato in gennaio, sfruttando l'effetto sorpresa di un'aggressione in un momento del tutto inatteso.

Tuttavia, nemmeno le navi vichinghe erano invulnerabili al maltempo: nell'876 una flotta proveniente dal East Anglia che doveva incontrarsi con un esercito di terra nei pressi di Exeter "incappò in una grande tempesta e tutte le navi andarono perdute".

Anche la scoperta dell'America, verso la fine del X secolo, solitamente indicata come uno dei maggiori successi della navigazione norrena, avvenne perché l'islandese Bjarni Heriolfsson finì fuori rotta a causa di una tempesta mentre puntava verso la Groenlandia. E, stando a quanto narra la sua saga, non attraccò ma prosegui dritto per la meta originaria, dove vendette la nave e non riprese il mare mai più.

Certo nemmeno i vichinghi potevano controllare il tempo - e Thor, il cui martello generata il fulmine e il tuono, era uno dei loro dèi più venerati - ma la loro abilità nel costruire imbarcazioni e nel manovrarle superava quella di gran parte dei contemporanei. E c'è poco da meravigliarsi se si considera la geografia della loro patria: eccettuata la penisola dello Jutland, la Danimarca è un arcipelago, e la Norvegia è di fatto un'unica linea costiera separata dall'entroterra dalle montagne.

La Svezia ha più terreno libero, ma nell'XI secolo il cronista Adamo di Brema segnalò che era possibile viaggiare in nave dalla Svezia meridionale a Sigtuna sul lago Mälaren nella Svezia orientale in 5 giorni, mentre via terra ci sarebbe voluto un mese.

I franchi e gli anglosassoni si basavano soprattutto sugli spostamenti terricoli , ma erano i fiumi che permettevano ai vichinghi di mantenere la loro rete di contatti e offrivano le migliori opportunità di espansione e arricchimento.

Di conseguenza le imbarcazioni giocavano un ruolo fondamentale nella società scandinava in epoca vichinga. Sono stati trovati graffiti che raffiguravano navi norrene ovunque, da Dublino a Istanbul, e incisioni di vascelli adornavano monete, gioielli e monumenti.

Persino i bambini troppo piccoli per i imbatti imbarcarsi in lunghi viaggi avevano familiarità con la nautica e partecipavano agli spostamenti più brevi, e navi giocatolo sono state rinvenute sia in Scandinavia che in siti archeologici lontani.

3. Le imbarcazioni vichinghe

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I Vichinghi amavano anche celebrare le gesta di uomini di mare famosi quali "Fianco di Ferro" e suo fratello Hastein, che stando ai racconti guidarono un razzia memorabile nel Mediterraneo attorno alla metà del IX secolo. 

Ma non tutte le imbarcazioni di epoca vichinga corrispondevano all'immagine stereotipica della "nave lunga": col passare del tempo gli Uomini del Nord divennero sempre più abili e specializzati nella carpenteria navale e costruirono vascelli adatti a circostanze particolari.

Gli archeologi hanno scoperto imbarcazioni di svariate forme, incluse navi pensate in specifico per la guerra (lunghe e strette), da carico (larghe e profonde) e altre che forse combinavano le due funzioni.

Appartengono probabilmente a quest'ultimo gruppo i 2 più famosi e meglio conservati tra i vascelli ritrovati finora: la Nave di Oseberg (sepolta nel 832) e la Nave di Gostad (sepolta attorno al 910), provenienti dalla Norvegia meridionale. 

Entrambe potevano imbarcare un equipaggio numeroso ed erano dotate di una stiva molto vasta, adatta al trasporto di merci, rifornimenti o bottino. Ma dunque, in fin dei conti, i Vichinghi erano commercianti o razziatori?

Le navi di Oseberg e Gokstad sembrerebbero indicare che erano entrambe le cose. In ogni caso, sebbene sia possibile distinguere una nave costruita per la guerra da una costruita per il commercio - perlomeno a partire dal X secolo - le due attività non si escludevano a vicenda.

Si prenda per esempio il traffico di schiavi: fonti storiche franche, anglosassoni e irlandesi ci informano che le razzie non raccoglievano solo bottino ma anche prigionieri, che potevano poi venir restituiti in cambio di un riscatto o venduti in schiavitù. Nell'821 i vichinghi rapirono "un gran numero di donne" dalla penisola di Howth, a nord di Dublino, e le tennero come schiave.

Cinquant'anni dopo, nel 871, razziatori provenienti da Dublino tornarono da una scorreria nel regno britannico di Strathclyde con "un vasto bottino di angli, britanni e pitti". La stessa ciurma vichinga poteva darsi alla pirateria o al commercio pacifico a seconda delle circostanze.

La legittimità di tali azioni (o la sua assenza) probabilmente era una pura questione di prospettiva, anche perché le loro attività conducevano gli Uomini del Nord al di là dei confini non solo di svariati regni, ma anche di varie concezioni di legalità e di diversi costumi sociali.

Si può tracciare un parallelismo con capitani di mare di epoca elisabettiana quali Raleigh e Drake: romantici eroi per gli inglesi, pirati eretici agli occhi degli spagnoli. Un'altra possibile similitudine è quella con i commercianti cinesi del XVIII secolo, che varcavano molto spesso la linea di separazione tra legale e illegale e le cui abilità marinaresche permisero di creare collegamenti commerciali in tutto il globo.

4. Status symbol

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Se si cerca una prova della vastità dell'influenza marittima norrena, la si può trovare nel ritrovamento di un gran numero di monete islamiche nei resti dei loro bottini, nonché di ossa di balena dall'Atlantico settentrionale assieme a frammenti di seta rinvenuti in insediamenti vichinghi quali Dublino e York.

Tuttavia le navi non erano soltanto un mezzo pratico per attraversare gli oceani: presso gente che aveva una tale stima delle capacità marinaresche - e che amava molto ostentare le proprie ricchezze - i vascelli erano anche un importantissimo simbolo di ricchezza e status sociale. Già le imbarcazioni relativamente piccole richiedevano un investimento significativo in termini di risorse.

Per costruire le navi più grandi servivano mezzi ingenti, che includevano non solo manodopera non qualificata e tonnellate di legname ma anche ferro per i rivetti, lana o lino per le vele, crini di cavallo, pelli, altro lino o fibre di corteccia di tiglio per il cordame. Di norma i vascelli venivano decorati con incisioni complesse e inserti di metalli preziosi, e in un passaggio dell'Encomium Emmae Reginae (scritto nel 1041-42) si legge:
 

"Le navi erano tanto ornate che ... a chi le vedeva da lontano sembravano (fatte) non di legno ma di fuoco… Da un lato scintillavano le armi, dall'altro fiammeggiava lo splendore degli scudi appesi. Le prore mandavano lampi d'oro, e dalle navi di varia forma brillava l'argento".

Alcuni vascelli divennero famosi: per esempio il "Lungo Serpente", costruito per il re Olaf Tryggvason di Norvegia appena prima dell'anno 1000, che con le sue 34 paia di reni venne ricordato a lungo come la più grossa imbarcazione mai costruita. Durante la costruzione il carpentiere navale Thorberg "Taglia-Barba" si fece un'opinione talmente cattiva del progetto che una notte vandalizzato il cantiere strappando via i cunei tra le piastre dello scafo.

Il re Olaf minacciò di mettere a morte il responsabile, chiunque fosse, ma Thorberg si presentò per confessare spontaneamente, sostenne che lo scafo era stato costruito male, chiese la possibilità di aggiustarlo e accettò di venire giustiziato se il suo lavoro non fosse piaciuto. Alla fine, tuttavia, il re fu tanto soddisfatto dei cambiamenti da incaricare Thorberg di completare il Lungo Serpente, e il carpentiere si conquistò così un enorme fama.

Ma ancor più impressionante è la nave battezzata Roskilde 6, che con i suoi oltre 37 m è imbarcazione norrena più lunga mai scoperta (nel 1996). Sia la stazza che gli ornamenti indicano che si trattava di una nave di status 
molto elevato, forse costruita per un re o perlomeno parte di una flotta regale. Le analisi del legno che la compone hanno rivelato che venne costruita nel sud della Norvegia attorno all'anno 1025.

Il re danese Canuto il Grande conquistò l'Inghilterra nel 1016 e la governo assieme alla Danimarca fino alla morte nel 1035; nel 1028 conquistò anche la Norvegia, cacciando in esilio il rivale Olaf Haraldsson (il futuro Sant'Olaf) creando nel Mare del Nord un impero che non ebbe eguali né prima né dopo di lui.

È dunque possibile che la Roskilde 6 fosse stata costruita da Olaf per fronteggiare l'espansione di Canuto, oppure potrebbe essere stata ordinata da quest'ultimo per celebrare la conquista delle risorse di legname attorno al Fiordo di Oslo.



5. Affondare assieme alla nave

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Le navi venivano utilizzate in vari tipi di rito funebre, sebbene gli studiosi non siano d'accordo se il loro impiego fosse soltanto un segno di ricchezza del defunto - le sepolture comprendenti navi di solito contengono anche molti beni di lusso - o se rappresentassero l'immagine del viaggio dopo la morte, forse raffigurato sui cippi di pietra del Gotland, nel Mar Baltico.

I disegni variano, ma è comune la combinazione di una nave sormontata da una figura a cavallo che si avvicina a un edificio, e talvolta viene accolta da una donna che porta un corno pieno di birra o idromele. Di solito si interpreta la scena come il viaggio del defunto nell'aldilà e il suo arrivo nel Valholl, la "Sala di coloro che sono stati uccisi".

Conosciamo 3 riti funebri che impiegavano imbarcazioni.

Il primo comportava il seppellimento della nave stessa, a volte ricolma di ricchi arredi. Sepolture con barche più piccole sono state rinvenute un po' ovunque nell'area frequentata dai vichinghi, come in Scozia: tombe dei capitribù locali piuttosto che di re o regine, ma comunque esempi di ricchezza fuori dal comune.
 

Non era sempre possibile seppellire il defunto all'interno di una nave: allora si ricorreva a una rappresentazione simbolica formata con pietre erette a delineare il profilo di un vascello attorno alla tomba, talvolta con due pietre più grandi al posto della prua e della poppa (nella foto sopra).

Il terzo rito è più difficile da trovare su base archeologica, ma è anche quello che più ha colpito l'immaginario popolare: una barca data alle fiamme con il proprietario dentro. Un esempio - piuttosto tardo - si ritrova in ambito mitologico: le esequie del dio Baldr, che venne cremato assieme alla sua barca Hrindhorni, a sua moglie Nanna e a un nano spinto accidentalmente fuoco.

Tale episodio ha un parallelo storico con il funerale di un capo vichingo sul fiume Volga all'incirca nell'anno 922 raccontato dal viaggiatore arabo Ahmad ibn Fadlàn. In quel caso il defunto venne cremato nella propria nave assieme a una giovane schiava, sacrificata al preciso scopo di accompagnare il padrone.

Un'altra possibile testimonianza di questa pratica è stata ritrovata nella tomba di un individuo facoltoso presso Balladoole, sull'Isola di Man: sulla sua nave sepolcrale era infatti presente lo scheletro di una donna che mostrava segni di morte violenta.






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