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Ian Fleming, l’uomo che fu James Bond

Oracabessa, Giamaica, 15 gennaio 1952, le 10 del mattino.

Un uomo, seduto nello studio della sua casa affacciata sull’oceano, comincia a battere sui tasti di una vecchia Imperial portatile.

«The scent and smoke and sweat of a casino are nauseating at three in the morning»: “L’odore e il fumo e il sudore di un casinò sono nauseanti alle tre del mattino”. L’uomo alla macchina da scrivere è Ian Fleming.

Il libro che ha appena cominciato (e finirà in sei settimane) è Casino Royale. Il protagonista della storia è James Bond, l’agente 007, il più noto e mitizzato agente segreto del mondo.

Meno noto, invece, è il fatto che anche Ian Fleming, durante la Seconda guerra mondiale, sia stato un agente segreto, ufficiale del Servizio di informazione della Marina e mente di alcune fra le più stravaganti operazioni di spionaggio e controspionaggio ideate e messe in atto durante il conflitto.

Compresa quella che (forse) lo conduce a Berlino per recuperare alcuni tra i più ricercati gerarchi nazisti. Ma andiamo con ordine. Lasciamo Ian Fleming nella sua casa sulle scogliere giamaicane e torniamo indietro nel tempo, a Londra, il 28 maggio 1908.

Quel giorno, in un appartamento al numero 27 di Green Street, nel quartiere di Mayfair, nasce Ian Lancaster Fleming. Suo padre, Valentine, discende da una famiglia fiamminga spostatasi in Scozia nel Trecento: si occupa di finanza (il nonno di Ian, Robert, è un banchiere), è deputato nelle file dei conservatori e ufficiale della riserva.

Sua madre, Evelyn Beatrix Sainte Croix Rose, vanta una discendenza dalla famiglia Lancaster, quella della Guerra delle Due Rose, è orgogliosa delle pure origini scozzesi della famiglia Rose (i Fleming, per quanto aristocratici, erano comunque “immigrati”) e si ritiene una vera highlander.

Ma chi era veramente Ian Fleming? Scopriamolo insieme.

1. Parola d’ordine: “Cherchez la femme”

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Ian è il secondo di quattro figli. Nel 1917, quando ha solo 9 anni, il padre parte per la Prima guerra mondiale.

Il 20 maggio viene colpito da una scheggia di granata e muore, lasciando come sua erede universale la moglie, con il solo vincolo che non si risposi.

Winston Churchill, caro amico di Valentine oltre che compagno di partito, a firmare il suo necrologio apparso sul “Times”. Per Fleming comincia un periodo difficile. La figura del padre, eroe di guerra, incombe su di lui come un esempio irraggiungibile. 

Fin da ragazzo, agli studi preferisce gli sport e le ragazze, due caratteristiche che trasferirà sulla sua creatura letteraria.

E le somiglianze non si limitano a questo: Bond ha una cicatrice sulla guancia destra, rimediata in guerra, e Fleming, che si rompe il naso durante una partita di calcio, ha una placca di rame nel setto nasale, che gli regala un’aria vissuta e un’emicrania cronica.

A 13 anni, Ian entra a Eton, la scuola più prestigiosa del Regno Unito (anche Bond la frequenta, prima di essere espulso per una storia con una cameriera), ma l’intento della madre, che nel frattempo ha intrapreso una relazione con un pittore (da cui avrà anche una figlia) è di farlo entrare all’accademia militare di Sandhurst.

Ci riesce, anche grazie alle sue conoscenze nella buona società, ma prima manda il figlio in Austria, a Kitzbühel, dove frequenta una scuola estiva di lingue (anche Bond conosce perfettamente francese e tedesco).

Curiosamente, il direttore della scuola è un certo Ernan Forbes Dennis, ex diplomatico ed ex agente segreto britannico. La carriera militare di Ian non dura: una notte a Soho, il quartiere a luci rosse di Londra, gli procura una malattia venerea e l’espulsione dall’accademia.

Evelyn cerca di dirottare il figlio sulla carriera diplomatica. Gli fa frequentare scuole svizzere, dove si perfeziona in francese, tedesco e russo. Intanto lui si lega a una fanciulla di Ginevra.

Quando affronta gli esami al ministero degli Esteri non li passa, e la madre ne incolpa la ragazza. Insomma, anche nella vita di Fleming, come nei romanzi di Bond, l’imperativo è: “Cherchez la femme”.

Nel 1931, sempre grazie alla madre che ne conosce il direttore, Ian entra alla Reuter, la famosa agenzia di stampa. Intraprende la carriera giornalistica, che due anni dopo lo porterà in Russia a seguire il caso di alcuni ingegneri inglesi accusati di spionaggio.

La Reuter è talmente soddisfatta del suo lavoro che gli offre il posto di corrispondente da Shanghai, ma Fleming rifiuta e va a lavorare in una banca. Anche in banca resta poco, malgrado sia l’amante della moglie di uno dei capi.

Nella foto Ian Fleming (a destra) e Hoagland Howard "Hoagy" Carmichael (a sinistra). Lo scrittore Ian Fleming, nei suoi romanzi Casino Royale e Moonraker, descrisse l'agente segreto britannico James Bond come somigliante a Carmichael, con una cicatrice lungo la guancia.

2. Al servizio (segreto) di Sua Maestà

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Nel 1935 diventa agente di cambio e conosce Lancelot High Smith, spia durante la Prima guerra mondiale.

Insieme a lui e all’amico d’infanzia Ivar Bryce, la cui famiglia commercia guano (come il malvagio Dr. No di Licenza di uccidere), comincia a frequentare i casinò della Normandia, sviluppando la passione per il gioco d’azzardo che sarà anche una delle caratteristiche di Bond.

Nel 1936, Fleming compra un appartamento al numero 22 di Ebury Street, nel quartiere londinese di Belgravia, non lontano da Mayfair, appartenuto in precedenza a Oswald Mosley, il fondatore del Partito Fascista britannico, sposatosi in seconde nozze a casa di Goebbels.

Nel 1939, Ian torna al giornalismo e compie un viaggio in Russia, scrivendo un reportage per il “Times”. Al ritorno si offre al Foreign Office come esperto.

Il ministero nicchia, ma a lui s’interessa l’ammiraglio John Godfrey, direttore del Servizio segreto della Marina (Naval Intelligence Division). Fleming ne diviene l’assistente e comincia la sua vita da agente segreto, dimostrandosi da subito brillante e creativo.

Una delle sue prime proposte è quella di affondare nel canale della Manica blocchi di cemento resi abitabili, da utilizzare come punti di osservazione degli U-Boot tedeschi. L’idea può sembrare balzana, ma non più di quella (realmente circolata) di congelare le nubi sopra la costa inglese per trasformarle in postazioni di contraerea.

Del resto i nazisti non usano sistemi meno bizzarri: per individuare i bersagli sul suolo inglese si avvalgono di medium e di esperti del pendolino (li useranno anche per rintracciare la prigione di Mussolini). Una delle prime operazioni messe in atto da Fleming fa infuriare la Raf, l’Aviazione britannica.

Spedisce l’amico Sidney Cotton, pilota australiano, a sorvolare alcune zone ritenute poco controllate, e quando invia il suo rapporto sulle intrusioni effettuate impunemente in spazi aerei considerati a rischio, lo stato maggiore dell’Aviazione protesta. 

La cosa, però, porta a potenziare la rete radar britannica e si rivela fondamentale durante la battaglia d’Inghilterra. Contemporaneamente, Fleming suggerisce un modo semplice per attirare navi e sommergibili tedeschi verso zone minate: far trovare documenti falsi, con informazioni fasulle, sui cadaveri di falsi militari britannici.

Le informazioni devono servire per attrarre le navi nemiche verso obiettivi fatali. Un piano simile, con l’uso del cadavere di un finto ufficiale, viene usato nel 1943 per sviare l’attenzione tedesca dal programmato sbarco alleato in Sicilia. E funziona.

3. A caccia di Enigma

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Altrettanto geniale è l’operazione “Ruthless”, studiata per impossessarsi della macchina Enigma, usata dai tedeschi per trasmettere messaggi in codice.

Il piano ideato da Fleming prevede di far ammarare nel canale della Manica, dopo aver lanciato l’Sos, un aereo tedesco Heinkel He 111 precedentemente catturato dagli inglesi.

A bordo, un equipaggio con uniformi della Luftwaffe che parla perfettamente il tedesco. L’imbarcazione che si fosse avvicinata per soccorrere gli aviatori (erano stati individuati alcuni dragamine) sarebbe stata catturata dal falso equipaggio e condotta in un porto britannico. L’operazione, però, non viene mai messa in atto.

Nel 1941 Fleming si reca negli Usa, dove contribuisce alla creazione dell’Oss (il Servizio segreto americano) ed entra in contatto con l’agente britannico William Stephenson, che insieme a Fleming fa saltare la copertura di una spia giapponese che lavora al Rockefeller Center (l’eliminazione di un crittografo giapponese è anche una delle prime missioni di Bond).

Secondo un biografo, Stephenson guidava una rete di eliminatori in territorio americano, e forse Fleming si ispirò a essa per creare la Sezione 00, quella degli agenti “con licenza di uccidere”.

Durante il viaggio verso gli Usa, Fleming e Godfrey, il suo capo, passano dal Portogallo e fanno visita al casinò di Estoril, frequentato da spie di ogni nazione (il Paese, guidato da Salazar, di simpatie fasciste, è ufficialmente neutrale).

Qui, Fleming ha l’idea di “spennare” l’agente locale dell’Abwehr (il Servizio segreto militare tedesco) a chemin de fer. La partita si svolge, anche se non porta risultati, ma Fleming trasferisce il piano nel suo primo romanzo Casino Royale, in cui l’avversario di Bond al tavolo verde è un agente sovietico.

Nello stesso periodo, Godfrey incarica il suo assistente di organizzare Golden Eye, una rete di spionaggio in territorio spagnolo, da attivare in caso d’invasione tedesca. Il progetto prevede anche operazioni di sabotaggio.

Nel 1942, Fleming viene incaricato di dar vita alla 30a Unità d’assalto, composta di commandos specializzati nel lavoro di intelligence, il cui compito consiste nell’impossessarsi di documenti importanti prendendo di mira i posti di comando nemici lungo la linea del fronte. Ian non opera sul campo, ma seleziona gli obiettivi e dirige le operazioni.

È però presente quando l’unità raggiunge il castello di Tambach, in cui vengono sequestrati gli archivi della Marina tedesca a partire dal 1870.

Dalla 30a Unità d’assalto deriva la Target Force, sempre guidata da Ian, il cui compito è individuare e prendere in custodia documenti ed elementi dell’intelligence nemica nei territori liberati. È a questo punto che accade uno degli episodi più oscuri della vita di Fleming.

Al confronto, la voce che lo vede coinvolto nell’ideazione del volo di Hess del 1941 (in pratica, una trappola ben congegnata per eliminare uno dei più fidati collaboratori di Hitler) impallidisce.

4. Missione a Berlino

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Infatti, secondo quanto sostiene lo scrittore Christopher Creighton (pseudonimo di John Ainsworth-Davis), nel 1945, appena dopo la fine della guerra, Fleming si reca nella Berlino occupata dall’Armata Rossa per recuperare, a nome del Servizio segreto inglese, niente meno che Martin Bormann (successore di Hess alla guida del Partito Nazionalsocialista e segretario personale di Hitler), che si consegna agli inglesi ottenendo la salvezza in cambio di informazioni.

Sempre secondo Creighton, durante l’operazione Fleming usa il nome fittizio di James Bond. Vero? Falso? Difficile dirlo.

Lo scrittore afferma di averne le prove, ma non le ha mai divulgate. Di certo, la sorte di Bormann rimane un mistero (c’è chi lo dice morto a Berlino, chi emigrato in Bolivia, chi fuggito a Mosca, essendo in realtà una spia sovietica).

La guerra finisce. Fleming torna al giornalismo e compra una casa in Giamaica: la chiama Goldeneye, come la rete spionistica progettata per la Spagna. In Giamaica si dedica alla pesca subacquea e al golf (come Bond), beve e fuma avidamente.

Nel 1952 sposa Ann Geraldine Charteris, ex moglie di Esmond Harmsworth: il padre di Harmsworth, Harold, possiede i due importanti quotidiani britannici “Daily Mail” e “Daily Mirror”, non nasconde le proprie simpatie naziste, osanna Mosley ed è amico del duca di Hamilton, vicino alla cui tenuta Hess si paracadutò nel maggio 1941 (pare che lo stesso Fleming, non si sa quanto ironicamente, avesse suggerito di affidare l’interrogatorio del misticheggiante leader nazista al “mago” Aleister Crowley).

Durante la luna di miele, Fleming termina Casino Royale, «scritto», stando a quanto dichiara lui stesso, «per distrarmi da altre faccende». Il romanzo ha successo e dà vita a una serie. Ricco e famoso, Fleming muore il 12 agosto 1964, a Canterbury, stroncato da un infarto. Gli agenti segreti non muoiono di vecchiaia.



5. Da Fleming a Bond: una vita per due e il metodo Fleming: 13 libri in 13 anni

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  • Da Fleming a Bond: una vita per due
    «James Bond non è altro che un sogno a occhi aperti» dice Fleming, e come ogni sogno è un inestricabile miscuglio di fantasia e realtà.
    La vita del romanziere e quella di Bond si fondono fino a formarne una sola, spesso più fantastica di quella inventata.
    Bond viene concepito a Goldeneye, la casa giamaicana di Fleming, che prende nome da un piano organizzato dallo scrittore durante la guerra.
    Stesso miscuglio in Casino Royale, la cui trama ricorda un’operazione progettata da Fleming per sconfiggere al casinò una spia nazista.
    Vivi e lascia morire, secondo libro della serie, si svolge in Giamaica, praticamente a casa di Fleming. Felix Leiter, il collega americano di Bond, prende il cognome da un amico dello scrittore (che lo presentò a John F. Kennedy).
    Goldfinger nella realtà è un architetto, amico di Blanche Blackwell, vicina di casa di Fleming a Goldeneye e sua amante.
    È lei a regalargli Octopussy, una barca il cui nome diventa il titolo di una raccolta di racconti. Piz Gloria, il rifugio della S.p.e.c.t.r.e sulle Alpi, al centro di Al servizio segreto di Sua Maestà, nasce nella fantasia di Fleming dopo aver letto La montagna incantata di Thomas Mann.
    Anche il nome James Bond ha origini libresche: è quello di un ornitologo esperto in uccelli tropicali.
    Tracy, la moglie di Bond che muore colpita alla testa da un proiettile, ricorda Muriel Wright, amica di Fleming, uccisa da una scheggia entrata dalla finestra durante un bombardamento su Londra.
    Il Lector, l’apparecchio decifratore che Bond riesce a trafugare in Dalla Russia con amore è simile a Enigma, la macchina tedesca che Fleming progetta di rubare durante la guerra.
    La morte simulata di 007 in Si vive solo due volte sembra ricalcata sulla morte presunta del fratello maggiore di Fleming, Peter, dato per disperso durante la Seconda guerra mondiale e poi ricomparso inaspettatamente.
    Lo stesso Peter, anche lui scrittore, nel 1940 pubblica un romanzo intitolato The flying visit (La visita volante), in cui immagina che l’aereo di Hitler venga colpito durante un volo sull’Inghilterra, costringendolo a un atterraggio di emergenza.
    L’anno dopo, qualcosa di molto simile accadrà a Rudolf Hess.
  • Il metodo Fleming: 13 libri in 13 anni
    Durante la sua carriera, Fleming elabora un sistema di lavoro preciso e razionale, che gli permette di scrivere 12 romanzi e 2 raccolte di racconti nell’arco di 13 anni.
    Il metodo è semplice: quattro ore di lavoro, dalle 9 alle 12 del mattino e dalle 6 alle 7 di sera. Duemila parole al giorno, senza correzioni.
    Sei settimane di lavoro all’anno, nei mesi di gennaio e marzo, che passa nella sua casa in Giamaica, più una settimana per la rilettura, la correzione degli errori grossolani e per riscrivere, se serve, qualche pagina.
    Dopo il successo di Casino Royale, uscito in una prima edizione di 4.750 copie, ma più volte ristampato, Fleming può permettersi di cominciare a scrivere il secondo libro di Bond, Vivi e lascia morire, su una macchina da scrivere Quiet De Luxe placcata oro appositamente creata per lui.
    Tra i fan dei libri di Bond, almeno tre sono insospettabili: Allen Dulles, direttore della Cia dal 1953 al 1961, che dopo l’uscita di Missione Goldfinger, nel 1959, ordina ai suoi tecnici di costruire un radar portatile come quello di Bond; John F. Kennedy, che nella lista dei suoi dieci romanzi preferiti include Dalla Russia con amore; il suo assassino Lee Harvey Oswald, nella cui stanza, dopo l’attentato di Dallas, l’Fbi trova due romanzi di Fleming, La spia che mi amava e Vivi e lascia morire.








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