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Il cervo nobile: tutte le curiosità

Imponente, fiero, regale, il cervo rosso (Cervus elaphus), rispetto agli altri cervidi italiani, capriolo e daino, è quello che raggiunge le maggiori dimensioni.

Dal punto di vista geografico si distinguono due principali raggruppamenti:
1) il gruppo dei wapiti nell’Asia Nord orientale e in Nord America, dove il Cervus elaphus canadensis raggiunge le maggiori dimensioni della specie, e
2) quello del cervo rosso nel continente eurasiatico.

Nelle pitture rupestri di molte grotte europee che illustrano animali e scene di caccia dell’uomo del Paleolitico appare spesso la figura del cervo, che in alcuni disegni si presenta con dei palchi stranamente palmati, come nelle famose grotte francesi di Lascaux, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Questo antenato del cervo pascolava nelle ampie distese di foreste e steppe euroasiatiche tra i 10.000 e i 200.000 anni fa, ed era simbolo della fauna di grandi dimensioni del Pleistocene, come il mammut e il rinoceronte lanoso.

Il Megaloceros giganteus, alto fino a 3 metri, aveva un imponente palco ramificato, di forma schiacciata, che arrivava a pesare più di 40 kg.

A oggi, in Italia è presente su tutto l’arco alpino e in alcune aree dell’Appennino Settentrionale e Centrale.

Ma scopriamo meglio questo imponente, fiero, regale animale: il cervo rosso.

1. Il cervo rosso (Cervus elaphus)

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Imponente, fiero, regale, il cervo rosso (Cervus elaphus), rispetto agli altri cervidi italiani, capriolo e daino, è quello che raggiunge le maggiori dimensioni.

Ha corpo robusto e agile, selezionato per muoversi su terreni boscati e accidentati, e arti lunghi e muscolosi che poggiano su due sole unghie, caratteristica comune degli artiodattili.

Il muso è lungo e appuntito, gli occhi grandi ed evidenti, la dentatura specializzata per l’alimentazione vegetariana. Olfatto e udito sono particolarmente sviluppati.

L'aspetto possente e regale del maschio è evidenziato da una folta e lunga criniera sottogolare, detta giogaia, e dal maestoso e ramificato palco, motivi per cui viene chiamato cervo nobile.

Il dimorfismo sessuale di questi animali è notevole:
- i maschi, con un peso di oltre 200 kg, hanno un forte sviluppo della parte anteriore del corpo che tra testa, collo e palco conferisce un aspetto assai imponente;
- le femmine adulte hanno un peso di poco più di 100 kg e sono sempre sprovviste di palchi.

Il resistente mantello di cui sono entrambi dotati svolge un’ottima funzione mimetica e di isolamento termico; viene rinnovato nella consistenza e nel colore con due mute stagionali.

Nel periodo invernale è folto e di colore grigio scuro, mentre in estate diventa bruno rossastro, da cui il nome anche di cervo rosso.

I giovani fino a tre mesi hanno invece una tipica pomellatura bianca su dorso e fianchi che, tra la vegetazione, li mimetizza agli occhi dei predatori.

2. Il regno del cervo

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In origine il cervo era distribuito in quasi tutti gli ambienti boscati e di brughiera del continente eurasiatico, dell'Africa Settentrionale e dell'America del Nord.

L'ampio areale,caratterizzato da una molteplice varietà di caratteristiche climatiche e ambientali,ha così favorito lo sviluppo di una ventina di sottospecie.

Dal punto di vista geografico si distinguono due principali raggruppamenti:
1) il gruppo dei wapiti nell'Asia Nord orientale e in Nord America, dove il Cervus elaphus canadensis raggiunge le maggiori dimensioni della specie, e
2) quello del cervo rosso nel continente eurasiatico.

Nel 1700, in Europa la specie occupava tutti gli areali forestali disponibili, dal livello del mare ai 2.800 metri di quota.

Poi, con il notevole incremento delle armi da fuoco utilizzate per l'attività venatoria e il disboscamento degli ambienti forestali, il suo areale è diminuito, frammentandosi in piccole aree e riducendosi a circa il 20% di quello originario nel secondo dopoguerra.

In Italia erano rimasti piccoli nuclei in Sardegna e nei boschi della Mesola, in provincia di Ferrara.

Con la recente istituzione di importanti aree protette, ma anche per l'interesse venatorio per il cervo, negli ultimi decenni del secolo scorso sono state effettuate diverse reintroduzioni della specie, causando una forte espansione del suo areale in Europa.

A oggi, in Italia è presente su tutto l'arco alpino e in alcune aree dell'Appennino Settentrionale e Centrale.

3. L'harem, che fatica

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I cervi sono mammiferi sociali che vivono in branchi con decine di individui, in particolare dello stesso sesso.

Le femmine si associano sempre in più gruppi familiari, composti dai piccoli dell'anno e i giovani di quello precedente.

I legami che si creano tra gli individui del branco sono duraturi e permettono la convivenza di più generazioni successive di femmine.

Al contrario, i giovani maschi dopo il secondo anno tendono a lasciare il branco d'origine e si imbrancano pacificamente con altri gruppi maschili.

Ma al termine di ogni estate,con l'arrivo della stagione riproduttiva, i rapporti tra loro cambiano: diventano più irrequieti, suscettibili, aggressivi e si isolano dagli altri maschi per avvicinarsi a un branco di femmine, cercando di tenere lontani altri contendenti.

I cervi sono protagonisti di uno dei più incredibili tornei del mondo animale: si affrontano a distanza con le loro vocalizzazioni.

I duellanti misurano la loro forza con la potenza dell'inconfondibile bramito;i meno prestanti abbandonano l'arena del torneo.

Ma se gli avvisi acustici non convincono nessuno dei duellanti, i cervi maschi arrivano a un primo contatto visivo in cui, camminando parallelamente a breve distanza tra loro, cercano di trasmettere al rivale tutta la propria prestanza.

Nel caso in cui nessuno dei due cervi maschi si mostri intimorito dall'altro, si arriva allo scontro diretto: consiste in appariscenti cariche, violenti colpi e spinte con i palchi.

Il più delle volte è incruento e stabilisce, senza più alcun dubbio, qual'è il più forte. Il perdente si allontana sconfitto e nella radura resta il vincitore del duello, che ha così richiamato intorno a sé numerose femmine.

Il suo lavoro non è però finito. Dovrà sorvegliare continuamente il proprio branco, proteggendolo dalle attenzioni di altri maschi,e inseguire i giovani imprudenti che si avvicinano troppo.

Il compito che impegna il capo branco è molto dispendioso e a tempo pieno,tanto che generalmente non riesce a riposare e ad alimentarsi per più di un mese. 

Per questo, un harem può essere mantenuto e difeso solo da cervi di 8-10 anni, nel pieno vigore fisico.

Dopo il periodo degli accoppiamenti, un cervo dominante che ha difeso e si è accoppiato con il suo harem può arrivare a perdere il 30% del suo peso.

In queste condizioni dovrà affrontare l'inverno, e solo i più sani e resistenti saranno nuovamente in grado di competere per un branco di femmine nella successiva stagione riproduttiva.

4. Al mutar delle stagioni

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Il cervo predilige i grandi ambienti forestali di latifoglie e conifere, con presenza di radure, versanti erbosi, pozze d’acqua e ruscelli.

È un erbivoro non particolarmente selettivo, che ben si adatta alle disponibilità trofiche delle stagioni.

Un adulto di peso medio necessita di almeno 15 kg di foraggio verde al giorno.

Durante la primavera e l'estate è un pascolatore di vegetazione erbacea, e solo in percentuale ridotta si nutre di arbusti e foglie verdi.

In autunno e in inverno, in particolare con l'aumento del fabbisogno energetico per affrontare le basse temperature, nella sua dieta aumentano foglie sacche della lettiera del bosco, frutta e bacche selvatiche.

Quando la neve copre il suolo è spesso costretto a mangiare fronde di conifere, apici di giovani alberi e corteccia, causando, se ci sono molti cervi nello stesso territorio, importanti danni al patrimonio forestale.

Per sopravvivere, al mutare delle condizioni stagionali e della disponibilità di cibo i cervi migrano dalle aree di permanenza estiva a quelle invernali, collocate ad altitudini inferiori e con esposizioni meridionali.

Questi territori durante i mesi freddi hanno comunque una maggiore insolazione, temperature più miti e una copertura di neve ridotta.



5. La corona del re

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Sono due particolari comportamenti del cervo maschio, utilizzati per segnalare la sua presenza.

I fregoni sono il risultato dello sfregamento dei palchi tra gli alberi per liberarsi dal velluto primaverile, che in parte resta tra i rami.

Negli schianti i cervi spezzano i rami più bassi degli alberi con un movimento nervoso dei palchi: serve per scaricare l'aggressività nel periodo dei combattimenti.

La caratteristica più evidente dei cervi maschi è il palco, la corona di tessuto osseo che fa di loro dei veri re della foresta.

E' costituito da 2 strutture simmetriche ramificate chiamate stanghe, che cadono ogni primavera per poi ricrescere al termine dell'estate dello stesso anno.

Ogni cervo maschio ha sulla testa una coppia di piccole protuberanze ossee permanenti che fungono da supporto per la stanga e ne permettono la crescita.

La struttura che lentamente si genera è dapprima di tessuto cartilagineo, difeso durante la crescita da un’epidermide vellutata e altamente vascolarizzata, detta velluto.

Questa protezione, al termine dell'ossificazione delle stanghe, viene persa e rimossa dal cervo mediante il loro sfregamento tra i rami degli alberi.

La forma e le dimensioni di queste strutture variano sensibilmente tra individui a seconda dell'età e del livello di benessere, legato a clima, disponibilità di cibo e densità di popolazione.

I palchi dei primi due anni di vita sono semplici strutture non ramificate, lunghe circa 50 cm, chiamate fusi.

Poi le stanghe cominciano a ramificarsi, dalla base all'apice, dove la tipica forma a tre punte prende il nome di corona.

Al massimo accrescimento dei palchi, intorno ai 12 anni di età, si possono contare fino a 18 punte.

Negli anni successivi le punte rimangono pressoché invariate come numero; nei cervi con più di 16 anni le punte diminuiscono e le ramificazioni diventano più spesse.






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