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Il gatto e l’obesità: capire cosa è e come prevenirla

Che cosa significa essere obeso? L’obesità è la più importante malattia su base alimentare del gatto.

Si tratta, per la precisione, della più comune forma di malnutrizione, legata a errori dietetici sia di tipo qualitativo che di tipo quantitativo.

Si parla di obesità quando il peso forma dell’animale viene superato del 15% rispetto al peso corporeo ideale e si possono ipotizzare probabili problemi di salute quando l’aumento riguarda il 30%.

In Italia, così come in altri Paesi d’Europa, secondo una recente indagine, un gatto su due è sovrappeso, mentre l’obesità riguarda un terzo degli animali; soltanto il 19% di essi, però, viene messo a dieta.

La scelta del cibo ideale per il nostro gatto passa attraverso la sua conoscenza. Ma si può prevenire l’obesità, quali sono le sue ragioni e che problemi possono derivare per il nostro gatto?

Si può guarire da essa e cosa dobbiamo cambiare nella nostra convivenza con un gatto obeso? Scopriamolo insieme.

 

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1. L'obesità si può misurare?

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Per rendersi conto se il proprio animale è sovrappeso o addirittura obeso non è sufficiente valutarne il peso corporeo.

L’incremento ponderale, infatti, può a volte essere determinato da aumento di volume delle masse muscolari o da ritenzione idrica.

Quali sono, allora, gli indizi che potrebbero mostrarci se il nostro amico di casa sta diventando una presenza un po’ troppo ingombrante?

Basta osservare se ondeggia quando cammina, se ritorna senza fiato dopo una corsa, se alla base della sua colonna vertebrale (là dove si trova l’attaccatura della coda) è presente uno strato adiposo più o meno abbondante.

Per avere un’idea più precisa della situazione, tuttavia, riportiamo quanto afferma il “Body Condition System”, un metodo internazionale per valutare la condizione corporea dell’animale.

Nel soggetto troppo magro le coste, le vertebre lombari, le ossa pelviche e tutte le prominenze ossee sono ben evidenti a distanza. Non si osserva affatto la presenza di grasso. Il giro-vita e la retrazione dell’addome sono chiaramente manifeste.

Nel soggetto ideale le coste sono facilmente palpabili, con una minima copertura adiposa. Esaminando l’animale dall’alto, il giro-vita è facilmente osservabile. È ben evidente l’addome retratto.

Nel soggetto sovrappeso od obeso le coste sono palpabili con difficoltà, in quanto su di esse è presente un’importante copertura adiposa.

Si osservano inoltre evidenti depositi di grasso sopra l’area lombare e alla base della coda. Il giro-vita è assente o appena visibile. Può essere presente anche un’evidente distensione dell’addome.

 

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2. Quali sono le ragioni dell’obesità?

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Sono diversi i fattori predisponenti e quelli scatenanti alla base del problema sovrappeso/obesità nel gatto.

L’eccessiva introduzione di cibo e/o la sedentarietà sono sicuramente al primo posto.

In un soggetto adulto l’assunzione quotidiana dell’1% di calorie in eccesso determina per forza di cose obesità al raggiungimento della mezza età. Non bisogna dimenticare, però, che alcuni soggetti sono geneticamente più predisposti di altri al problema.

La sterilizzazione chirurgica può influire sull’aumento di peso: sembra che, infatti, gli ormoni sessuali (che vengono a mancare ai soggetti ovariectomizzati od orchiectomizzati) giochino un ruolo fisiologico nel metabolismo e nel consumo calorico.

A volte, però, è solo il senso di colpa a indurre il proprietario (pentito, anche solo a livello inconscio, per avere sottoposto l’animale all’intervento chirurgico) a sovralimentate il proprio gatto.

Vanno poi tenute in debita considerazione anche le abitudini dei proprietari: la maggioranza dei gatti sovrappeso ha proprietari affetti dal medesimo problema, anche se non va dimenticato che alcune persone, proprio per il fatto di dover sottostare a una dieta dimagrante, scaricano le proprie tensione e frustrazione dando da mangiare più del necessario ai propri animali.

 

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3. Che problemi possono derivare dall’obesità?

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I gatti che pesano più di quello che dovrebbero possono più facilmente degli altri andare incontro a importanti problemi di salute, con il rischio di vedersi ridotta l’aspettativa media di vita.

Il primo aspetto da considerare riguarda lo sforzo eccessivo che deve compiere l’apparato locomotore: le articolazioni, in particolare, ricevono sollecitazioni esagerate e costanti, che sfociano non di rado in forme artrosiche, zoppie e difficoltà di movimento.

In una condizione di obesità il cuore deve compiere una notevole fatica per pompare il sangue a tutto l’organismo: ne conseguono facilmente ipertensione, alterazioni valvolari, tachicardia, respirazione difficoltosa, depositi di grassi nei vasi sanguigni e conseguente pericolo di accidenti cardiocircolatori.

Anche le ghiandole endocrine risentono spesso di una condizione di obesità: quella più interessata in proposito è il pancreas, il cui coinvolgimento può portare allo sviluppo del diabete mellito.

Da valutare, poi, le ripercussioni a carico del fegato e dell’apparato riproduttore, le cui più caratteristiche espressioni di alterazione sono disturbi digestivi, infertilità e difficoltà al momento del parto.

Va segnalato, infine, che negli animali obesi si determina una minore efficacia da parte del sistema immunitario (che li rende più soggetti nei riguardi delle infezioni in generale) e che, in caso di interventi chirurgici, possono verificarsi più frequentemente rischi anestesiologici rispetto ai soggetti normali.

 

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4. Si guarisce dall’obesità?

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Una dieta corretta deve prevedere un calo di peso costante e graduale, determinato da un cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita.

Secondo quanto asseriscono gli esperti, il tempo impiegato per tornare al peso forma dovrebbe più o meno equivalere a quello trascorso per ingrassare.

Non bisogna avere fretta: di norma, se l’animale supera del 25% il suo peso ideale, occorrono circa tre mesi per riacquistarlo. Nello svolgimento di questo programma l’animale va pesato ogni settimana, annotando su un quaderno tutte le misurazioni.

È importante utilizzare bilance affidabili: i gatti devono essere pesati su bilance da cucina o per neonati, in grado di rilevare i chili e gli etti. 

Il regime alimentare può essere preconfezionato o casalingo: l’importante è ottenere la riduzione di proteine, grassi e carboidrati, a beneficio della fibra grezza.

Un ruolo utile è giocato dalla L-Carnitina, una vitamina che aiuta l’animale a dimagrire non solo favorendo la trasformazione dei grassi in energia durante la fase di dimagramento, ma anche regolando tale trasformazione una volta raggiunto il peso forma.

Quindi, i gatti vanno stimolati a compiere esercizio fisico, meglio se indispensabile per il raggiungimento del cibo: il segreto è riuscire a trasformare l’esercizio fisico in divertimento.

In commercio ci sono numerose linee di alimenti preconfezionati (sia umidi che secchi, in funzione dei gusti dell’animale) destinati ai gatti che pesano più di quello che dovrebbero. Per il loro utilizzo è necessario seguire le indicazioni riportate sulle confezioni e quelle impartite dal proprio medico veterinario di fiducia.

Da ricordare, tuttavia, che la perdita di peso non dovrebbe mai essere troppo rapida, in quanto è stato dimostrato che è meglio dimagrire in modo lento e graduale, seguendo in un certo qual modo lo stesso percorso che viene intrapreso dal gatto nella fase di accumulo del grasso.

Così come avviene nelle persone, è più difficile mantenere il peso forma nel momento in cui è stata ottenuta la perdita dei chili di troppo, piuttosto che promuoverne la riduzione medesima.

Una volta raggiunto il peso ideale, dunque, è raccomandabile seguire una dieta specifica di mantenimento per evitare di riacquistare nuovamente peso.

Per abituare il micio al cambio di dieta, può essere utile aggiungere gradualmente piccoli quantitativi del nuovo alimento a quello abitualmente utilizzato, riducendo poi quest’ultimo nelle successive settimane, fino a eliminarlo completamente.

 

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5. Cosa dobbiamo cambiare nella nostra convivenza con un gatto obeso?

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Ecco 10 regole da seguire:

1) Impostare un ben preciso programma di riduzione del peso insieme al medico veterinario di fiducia; anche in questo caso è bene evitare il “fai da te” e le diete dimagranti improvvisate.

2) Fissare gli obiettivi, verificando ogni settimana il peso del gatto, annotando scrupolosamente i risultati ottenuti e non avendo fretta di far raggiungere all’animale il peso ideale.

3) Ridurre di circa un terzo il valore energetico dei pasti.

4) Somministrare diverse razioni lungo l’arco della giornata.

5) Evitare gli alimenti troppo proteici e/o ricchi di grassi.

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6) Optare, se possibile, per i mangimi preconfezionati.

7) Lasciare sempre a disposizione acqua potabile, fresca e pulita.

8) Preferibilmente non dispensare assaggi e bocconcini fuori pasto, orientandosi tutt’al più – se proprio non è possibile fare altrimenti – su biscotti e snack ipocalorici.

9) Effettuare un regolare esercizio fisico quotidiano, abituandovi l’organismo animale con gradualità, fino ad arrivare a tre/quattro sessioni giornaliere di quindici minuti ciascuna.

10) Una volta raggiunto il peso forma, mantenerlo con un regime dietetico opportuno.

 

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