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Il mistero della Sfinge

Imponente, maestosa. Per secoli ha affascinato viaggiatori, esploratori, archeologi.

Più volte il deserto ha tentato di seppellirla e cancellarla, ma l’uomo ha sempre trovato il modo di difenderla.

E’ uno degli enigmi archeologici più affascinanti di sempre. La Sfinge, mastodontica statua con il corpo di leone e il volto umano, domina la piana di Giza, in Egitto.

Lunga 73 metri, larga sei e alta 20, è all’interno di una vasca profonda circa otto metri. Il monumento, scolpito nella roccia calcarea, è orientato a est e guarda il sorgere del sole nei giorni dell’equinozio di primavera e d’autunno.

Gli studiosi ancora oggi continuano a confrontarsi su chi l’ha costruita e per quale motivo. Rappresenta davvero il faraone Chefren, oppure le teorie secondo cui si tratterebbe di vestigia di un’antica civiltà scomparsa hanno un fondamento?

Come per le piramidi, le conclusioni degli archeologi non sembrano in grado di risolvere del tutto gli enigmi che questo monumento propone. Scopriamole insieme!

 

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1. Civiltà avanzatissima

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Un primo elemento di dibattito tra archeologi e appassionati riguarda la tecnica di costruzione della Sfinge.

Su questo, però, ormai sono tutti d'accordo: il monumento è stato liberato dalla pietra che lo circondava.

Resta il dubbio su come siano stati tagliati e trasportati blocchi così grandi, considerato che, a quel tempo, gli egizi non conoscevano nessuna tecnologia.

“Agli albori di quella che noi consideriamo la civiltà dell’antico Egitto, circa 5.000- 4.500 anni fa, sono state realizzate le opere migliori, in totale assenza di un precedente processo evolutivo" spiega Graham Hancock, autore del libro Custode della Genesi.

 

"All'improvviso gli egizi producono le piramidi più straordinarie, senza nemmeno aver avuto il tempo di imparare a farle", continua lo scrittore. "

Sembrerebbe più un sapere ereditario che uno sviluppo della sapienza. Negli antichi testi è scritto molto chiaramente che la conoscenza era stata trasmessa al popolo d'Egitto dagli dei. Che c'era un tempo in cui vivevano sulla Terra e avevano scelto proprio questo paese del nord Africa come abitazione.

E che sono stati gli dei a portare la civiltà. Probabilmente avevano sembianze umane o forse erano i superstiti di una civiltà scomparsa".

Gli archeologi preferiscono non prestare attenzione a questi studi anche se per gli stessi egizi, sin dai tempi più antichi, sotto l'area occupata dalla Sfinge forse poteva esserci la tomba di Osiride, un dio che aveva portato loro la conoscenza, le cui spoglie riposerebbero sulla Terra.

Secondo alcuni, potrebbe trattarsi di un essere molto più reale di quanto crediamo. Addirittura un essere non umano.

 

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2. A quando risale

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Secondo gli archeologi, la Sfinge sarebbe stata realizzata nel 2500 avanti Cristo.

Purtroppo, però, proprio perché è scolpita nella roccia, è difficile datarla senza margine di errore.

Alcuni indizi, anzi, fanno dubitare delle conclusioni degli egittologi. Il punto chiave è un'evidenza incredibile: la Sfinge e le piramidi della piana di Giza presentano orientamenti stellari ben precisi.

Ebbene, questi particolari allineamenti si sono verificati molto prima della datazione ufficiale: l'orologio della storia potrebbe tornare al 10450 avanti Cristo. Secondo lo scrittore John Anthony West sarebbe addirittura possibile affermare che la Sfinge abbia ben più di diecimila anni: potrebbe averne 36mila.

Una simile età, secondo West, troverebbe corrispondenza nella mitologia egizia: "Ma a questo punto nasce una battaglia tra egittologi, archeologi e antropologi, perché le loro teorie vengono completamente rimesse in discussione dalle più recenti scoperte"!

West fa riferimento a tracce di erosione dovuta all'azione delle piogge che, certo, non sono tipici di monumenti di una zona desertica. Si tratta di alcune righe verticali individuate sulla statua che hanno acceso l’interesse degli studiosi. Quando sarebbe caduta acqua in così grandi quantità a Giza, nella vasca della Sfinge?

Gli ultimi dati certi dal punto di vista geologico risalirebbero a diecimila anni prima di Cristo, quindi a 12.500 anni fa.

Normalmente, come detto, si ritiene che la Sfinge sia stata realizzata intorno al 2500 avanti Cristo, basandosi anche sul fatto che, per le attuali conoscenze archeologiche, gli antichi egizi non avevano la tecnologia e l'organizzazione sociale per costruire un simile monumento migliaia di anni prima del regno di Chefren.

Ma se la datazione ufficiale fosse corretta, sarebbero stati la sola azione del vento e qualche straripamento del Nilo a ridurla nello stato in cui si trova ora, cosa che appare impossibile.

La prova che la Sfinge sia stata sottoposta all'azione delle piogge sarebbe rappresentata proprio dai solchi presenti sulla sua superficie e sulle pareti del recinto, chiaramente dovuti a millenni di precipitazioni, anche forti. Inequivocabili segni di erosione dovuta all'azione dell'acqua si trovano, inoltre, su altri monumenti della piana di Giza.

Solchi che non somigliano assolutamente a quelli dovuti all’azione del vento e all'erosione della sabbia di un'area desertica. Ciò può essere avvenuto solo prima che queste zone si desertificassero, quando erano verdi e temperate.

Ma allora, essendo stato l'ultimo periodo delle piogge quello che va dal 13000 al 10000 avanti Cristo, la Sfinge potrebbe davvero risalire almeno a quell'epoca?

 

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3. Segni da interpretare

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Il geologo Robert Schoch ha dedicato oltre vent'anni allo studio della statua:
“Dal punto di vista geologico, le caratteristiche che si osservano sulla Sfinge non sono compatibili con gli ultimi cinquemila anni di storia del deserto del Sahara: sono state causate dall'acqua, dalla pioggia, da grandi quantità di precipitazioni cadute nell'arco di un lungo periodo di tempo.
Ed è necessario molto tempo perché la pioggia possa causare i livelli di erosione enormi che si riscontrano sulla Sfinge e sulla zona circostante, e che in alcuni casi raggiungono uno spessore superiore al metro.
Abbiamo, inoltre, effettuato studi sismici attorno alla base e studiato quanto sia profonda l'erosione al di sotto della superficie del terreno, attraverso lo studio dei cambiamenti mineralogici.
Osservandone la profondità, riusciamo a comprendere quanto a lungo la roccia sia stata esposta agli elementi. E questo è un secondo insieme di prove, indipendente dal primo”.

Tecniche di costruzione e datazione, dunque, per qualcuno sono enigmi ancora da risolvere. Ma la Sfinge nasconde un altro mistero: il suo volto, che sembra fatto di una pietra diversa rispetto al corpo.

È Chefren o il faraone ha solo fatto modificare la testa già esistente? E perché è così sproporzionata rispetto al resto della statua? Gli antichi egizi avevano ima vera ossessione per la simmetria.

Pare strano che siano venuti meno a questa caratteristica proprio in un monumento così importante. La testa è sproporzionata rispetto al corpo, a differenza delle statue di altre sfingi. Se, in origine, il monumento avesse davvero avuto le sembianze di un leone, che senso avrebbe avuto questa scelta?

I più enigmatici monumenti della piana di Giza, tra cui proprio la Sfinge e le piramidi, sono una perfetta rappresentazione del cielo, che cambia aspetto nell'arco delle epoche per effetto della precessione degli equinozi.

Ebbene, nel 10450 a.C. l'umanità si trovava nell'Era del leone. È, quindi, intuibile come la scelta di quel tipo di rappresentazione possa indicare, appunto, l'entrata del sole in quell'era, che va dal 11000 all'8800 a.C. circa.

Ciò corrisponde anche al tempo in cui in queste zone pioveva ed è esattamente il periodo a cui alcuni studiosi fanno risalire la Sfinge. Gli archeologi attribuiscono la costruzione del monumento a Chefren: si ritiene somigli alla statua di diorite nera che ritrae, appunto, il faraone. Ma questa attribuzione è solo una dei tanti enigmi che circonda la Sfinge.

Disegnatori esperti in identikit della Polizia di New York, arrivati in Egitto per confrontare la statua di Chefren e il volto della Sfinge, hanno assolutamente escluso che si possa trattare della stessa persona.

Hanno anzi stabilito che, con tutta probabilità, i due visi appartengono a razze diverse. Se ciò fosse vero, resta, dunque, il dubbio su chi possa davvero rappresentare il volto della Sfinge.

“La testa non evidenzia le medesime caratteristiche erosive del resto della statua" spiega ancora Schoch. "L'ho notato immediatamente quando sono arrivato in Egitto per la prima volta, circa vent'anni fa. Ritengo sia stata scolpita nuovamente nella roccia: è troppo piccola rispetto al corpo.
A quanto sembra, la testa originale era stata erosa in profondità e molto danneggiata. Per riparare il corpo sono stati usati blocchi di pietra calcarea, soluzione che non si poteva adottare per la testa. Per questo è stata nuovamente scolpita.
E' diventata più piccola, per modificarla e ripararla. Di fatto potrebbe essere diversa da quella originale. Attualmente è una testa umana: a mio avviso è del periodo Dinastico e non è quella originale"!

 

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4. Enigma di pietra e l’enigma della seconda statua

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  • Enigma di pietra
    Sono millenni che la Sfinge conserva i suoi segreti e appassiona ricercatori e amanti di antichità egizie. Un mistero che forse rimarrà tale ancora per secoli.
    Le teorie che parlano di antichi visitatori portatori di civiltà, di allineamenti stellari e di superstiti di antichi popoli scomparsi, si scontrano con la verità imposta delle teorie ufficiali, secondo cui la Sfinge sarebbe un monumento voluto dal faraone Chefren.
    Oppure una raffigurazione del dio Harakhty, come riportato da alcuni cartigli egizi. I faraoni si appropriavano dei monumenti già esistenti, cancellando le iscrizioni precedenti e incidendo il proprio nome.
    Questa usanza ha introdotto grande confusione e incertezza tra gli studiosi. Ma i geroglifici scolpiti sulla Stele dell'inventario, scoperta a Giza nel XIX secolo, raccontano una diversa verità: la Sfinge, le piramidi e altri edifici della piana esistevano già da molto tempo prima dell'ascesa al trono di Cheope.
    E si fa riferimento alla dea Iside e non al faraone Cheope, come alla "Signora della Piramide". Curiosamente, però, gli egittologi sembrano considerare questa stele un “falso storico”. Forse perché contiene una verità, per alcuni, sicuramente scomoda.

 

  • L’enigma della seconda statua
    I misteri legati al monumento di Giza non sono ancora finiti. La sua stele sembra celare un ulteriore segreto: una seconda Sfinge.
    A sostenere questa ipotesi sono alcuni ricercatori italiani e stranieri. In base a una foto satellitare della piana, sono stati individuati quattro punti che, misurati in scala, definiscono un’area che rispecchia la stessa dimensione e forma della vasca dove si trova la Sfinge conosciuta.
    A sostegno di questa tesi sono stati chiamati in causa anche gli antichi culti egizi che si basavano sul concetto della dualità: due era il numero perfetto.
    Secondo queste teorie, che legano la Sfinge al dio Aton, da cui nacquero i leoni Shu e Tefnut, la Sfinge originaria avrebbe proprio rappresentato un leone. In questo caso sarebbe stato il maschio, il leone Shu.
    Quindi bisogna cercare Tefnut, la femmina. Ma dove potrebbe trovarsi questa seconda statua? Le ipotesi sono addirittura tre: alle spalle della Sfinge conosciuta, dietro la piramide di Chefren oppure accanto a questa, posizionata parallelamente ma più a sud.
    Se ciò fosse vero, la Sfinge, ovvero il leone Shu, sarebbe il guardiano del sorgere del sole, mentre la leonessa Tefnut, la seconda statua, sarebbe a guardia del tramonto.

 

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5. I segreti dell’isola sommersa e quella correlazione con Orione...

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  • I segreti dell’isola sommersa
    Tra gli enigmi della Sfinge c'è quello della camera sotterranea segreta, che conterrebbe gli archivi di Atlantide.
    È ciò di cui parla Edgar Cayce nelle sue visioni. Nato negli Usa nel 1887, è il più famoso veggente del 1900.
    Affermava di aver visto la data della costruzione della Sfinge e del tesoro che, secondo lui, conserva.
    Un tesoro di conoscenza formato dalle cronache di Atlantide, che i sopravvissuti al cataclisma hanno nascosto in Egitto. Sono una quarantina le visioni di Cayce che trattano il tema della Camera degli archivi.
    Recenti rilevamenti effettuati con tecnologie sonar e radar, avrebbero dimostrato resistenza di una fitta rete di cunicoli sotterranei in tutta la zona delle piramidi e della Sfinge, ma ricerche più approfondite non sono state effettuate.
    "Ίn collaborazione con il mio collega Thomas Dobecki che è un geofisico, abbiamo effettuato studi sismici attorno alla base della Sfinge”, spiega Schoch.
    “Abbiamo generato energia che penetra nella roccia, rimbalza sui diversi strati e torna indietro, fornendo informazioni su ciò che si trova sotto la Sfinge. Abbiamo individuato una cavità o una camera sotto la zampa sinistra: sono assolutamente certo della sua esistenza, si tratta di una cavità piuttosto grande e potrebbe misurare oltre nove metri per lato.
    Quando una cavità è interamente vuota, si riceve un determinato segnale, mentre il segnale cambia se la cavità contiene qualcosa. In questo caso sembra esserci qualcosa all'interno, non so di cosa si tratti, potrebbe trattarsi semplicemente di frammenti di roccia, prodotti forse dal collasso del soffitto della camera, oppure la camera potrebbe contenere oggetti o qualcos'altro”.

 

  • Quella correlazione con Orione...
    C’è una teoria secondo cui tutta la zona di Giza è una rappresentazione sulla Terra della costellazione di Orione, con le tre piramidi che sono le tre stelle della Cintura: Alnitak, Alnilam e Mintaka.
    “La cosa curiosa sulle piramidi - conferma Robert Bauvail autore del libro Il mistero di Orione - è che se si accettasse la teoria che avanzai nel 1993, ossia la correlazione con la Cintura di Orione, le date sarebbero due: una è quella che coincide con quella accettata dall'archeologia ufficiale, circa il 2500 avanti Cristo, confermata anche dai condotti della Camera del re, puntati uno sulla Cintura di Orione e uno su altre stelle presenti in quel punto in quella data. Ma la disposizione al suolo delle piramidi e l’angolo che formano con i meridiani, ci porta­ no a definire una seconda data, ovviamente oggetto di grandi controversie, che propor­rebbe una connessione con l’undicesimo o il dodicesimo millennio avanti Cristo. Si tratta di una datazione che va molto al di là dei limiti accettati della cronologia stabilita per la civiltà faraonica”.

 

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