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Isabella di Castiglia: una regina tanto cattolica quanto scaltra

Il 22 aprile del 1451, re Giovanni II di Castiglia annunciò alla corte la nascita della figlia Isabella:
“La mia adorata moglie ha dato alla luce una infante”,
disse utilizzando una formula ambigua, dato che, trattandosi di una bambina, il termine corretto sarebbe stato “infanta”.

Al momento, probabilmente nessuno fece caso al particolare, ma forse qualcuno se ne ricordò 23 anni dopo quando Isabella, inaspettatamente, divenne regina di Castiglia.

Non era destinata a salire sul trono, ma la sua astuzia e la sua determinazione le permisero di conquistarlo.

Una volta al potere, si dimostrò all’altezza della Corona, portando il regno di Castiglia al culmine del suo prestigio!

Ma chi era veramente Isabella di Castiglia? Scopriamolo insieme!

 

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1. L’accordo con il fratello re

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Isabella non era destinata a salire sul trono.

Giovanni II aveva già un figlio maschio, Enrico, nato dal suo primo matrimonio con Maria d’Aragona, e fu lui a succedere al padre quando questi, improvvisamente, nel 1454 morì.

Subito dopo l’incoronazione, la piccola Isabella si trasferì insieme alla madre Isabella di Portogallo ad Arévalo, una località castigliana non lontana dal castello di Medina del Campo, in seguito molto amato dalla regina. Qui Isabella ricevette un’educazione accurata, degna del suo rango.

Fin da piccola visse circondata da un gruppo di dame di compagnia e tutori scelti personalmente dal padre prima di morire: tra di essi alcune figure – come il futuro consigliere di corte Gutierre de Cárdenas – destinate a svolgere un ruolo di primo piano nel regno di Isabella.

Da loro la principessa ricevette una formazione umanistica fondata sullo studio della grammatica, della retorica, delle arti e della filosofia.

Nessuno sa con certezza per quali motivi Enrico IV, che mai si era occupato della sorellastra, nel 1462 decise di richiamarla a corte, poco prima della nascita della figlia Giovanna.

Forse preferì tenerla vicino a sé , e quindi sotto controllo, in un momento di forte instabilità politica del regno, a causa dei contrasti che lo opponevano a una parte della nobiltà castigliana guidata dall’arcivescovo di Toledo Alfonso Carrillo de Acuña.

Le tensioni culminarono nel 1465, quando i nobili ribelli inscenarono un processo-farsa contro Enrico IV – impersonato da un fantoccio – al termine del quale lo deposero simbolicamente e proclamarono nuovo re, Alfonso, fratello minore di Isabella.

Seguirono tre anni di guerra civile fino a che nel 1468, morto prematuramente Alfonso, Enrico firmò un accordo – il Trattato dei Tori di Guisando – con il quale riconosceva Isabella come sua legittima erede, a patto che i suoi avversari gli riconoscessero a loro volta la sovranità sull’intero regno di Castiglia.

Alcuni consiglieri suggerirono a Isabella di forzare i tempi e prendersi subito il potere, ma la principessa, solo diciassettenne ma già politicamente accorta, decise di presentarsi come garante della pace ritrovata e di rispettare le condizioni dell’accordo.

 

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2. Il matrimonio segreto

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In una sola cosa Isabella non rispettò i patti con Enrico IV.

Costui, nel Trattato dei Tori di Guisando, aveva inserito una clausola in base alla quale la sorellastra, prima di sposarsi, avrebbe dovuto avere il suo benestare circa il marito prescelto.

Isabella, invece, fece di testa sua e, su suggerimento dell’arcivescovo Alfonso Carrillo de Acuña, scelse tra i numerosi pretendenti l’erede al trono d’Aragona, il diciassettenne Ferdinando di Trastámara. Tutto si svolse nel più impenetrabile segreto.

Il 5 settembre del 1469, Ferdinando partì da Saragozza travestito da servo e con un seguito di sole sei persone. Il 12 ottobre arrivò a Valladolid. Due giorni dopo, la coppia si incontrò per la prima volta, e il 19 ottobre si sposò.

I cronisti descrissero l’incontro tra i due principi come un vero colpo di fulmine, ma è più probabile che entrambi avessero calcolato attentamente i vantaggi dinastici derivanti dalla loro unione matrimoniale.

Un dettaglio, in ogni caso, non sfuggì a nessuno dei presenti. I due sposi erano cugini di secondo grado e quindi, in base alla legge canonica, non avrebbero potuto sposarsi senza dispensa papale.

Preoccupato dalle conseguenze politiche del matrimonio sugli equilibri della Spagna, papa Paolo II non la concesse. Per poter coronare la loro unione, Isabella e Ferdinando dovettero dunque produrre un documento falso, una bolla apocrifa redatta con l’aiuto dell’arcivescovo di Toledo.

In seguito, i due sposi sollecitarono più volte a Paolo II la dispensa, ma senza risultati. Solo nel 1471, grazie ai servigi del cardinale spagnolo Rodrigo Borgia (il futuro Alessandro VI), il nuovo pontefice Sisto IV soddisfò le richieste della coppia reale, firmando una bolla che conteneva anche l’assoluzione per coloro che avevano partecipato al matrimonio.

Nella foto sotto, l’Alcázar di Segovia. Costruita nel XII secolo da Alfonso VI, questa splendida fortezza fu tra le residenze preferite da Isabella I e una delle roccaforti-chiave per la difesa del regno di Castiglia.

 

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3. In lotta per la successione

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Prevedibilmente, Enrico IV non prese bene la notizia delle nozze segrete della sorellastra.

A ragione, considerò violati i patti di Guisando, e decise quindi di negare a Isabella la successione.

Al suo posto, nominò erede al trono Giovanna (detta la Beltraneja), la sua unica figlia, non senza aver prima giurato pubblicamente assieme alla moglie di esserne il padre legittimo: i suoi rivali, infatti, da tempo avevano diffuso la voce che la piccola fosse in realtà figlia di Beltrán de la Cueva, presunto amante della regina.

In una situazione tanto confusa, Isabella temporeggiò. E continuò a farlo fino al 12 dicembre 1474, quando all’Alcazar di Segovia, la fortezza dove la principessa risiedeva con il marito Ferdinando, giunse notizia della morte di Enrico IV.

Il giorno seguente, Isabella si autoproclamò regina di Castiglia e chiese alle città del regno l’obbedienza. La mossa provocò l’ovvia controreazione di Giovanna, che a sua volta rivendicò il trono.

Non solo: mentre perorava la propria causa, la dodicenne figlia di Enrico IV – guidata dalla madre Giovanna – si promise in sposa allo zio Alfonso V di Portogallo, chiamandolo in suo aiuto contro Isabella.

Ebbe così inizio una guerra di successione che si sarebbe conclusa solo nel settembre del 1479, con i trattati di Alcáçovas e Moura.

Isabella, vittoriosa, pretese che la rivale rompesse il matrimonio con Alfonso ed entrasse come clarissa nel convento di Coimbra; in tal modo intendeva assicurarsi che la rivale non avesse figli, nel timore che qualcuno di questi, in futuro, potesse rivendicare la corona.

Nella foto sotto, il Palazzo Reale di Siviglia. Le sale dell’Alcázar di Siviglia, fortezza moresca più volte ampliata dopo la Reconquista: qui, nel 1478, Isabella diede alla luce il suo unico figlio maschio, l’erede al trono Giovanni.

 

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4. I tradimenti di Ferdinando

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Se l’ascesa politica di Isabella fu trionfale, non altrettanto si può dire della sua vita familiare.

È difficile giudicare con criteri odierni i sentimenti di Isabella per Ferdinando, dato che sin dall’inizio fu chiaro che il loro era un matrimonio politico.

I cronisti dell’epoca, dal canto loro, insistono con forza sull’assoluta armonia tra i due sovrani: “Abbiamo un re e una regina”, scriveva lo storico Fernando del Pulgar “che non hanno bisogno di un segretario privato: infatti il segretario privato del re è la regina, e quello della regina è il re”.

Tuttavia, dietro tanta ostentata unità, è probabile che si celassero latenti dissidi privati. Ferdinando, infatti, non solo al momento delle nozze aveva già una figlia illegittima, ma anche una relazione appena avviata con la bella Aldonza Ruiz de Ivorra, una giovane catalana da cui, un anno dopo le nozze, avrebbe avuto un secondo figlio.

Quello con Aldonza fu, peraltro, solo il primo dei tanti tradimenti che Isabella dovette patire dal marito. E, a peggiorare la situazione, si aggiunse la questione dell’erede al trono.

Dopo la nascita della primogenita Isabella (1470), infatti, Ferdinando dovette attendere ben otto anni prima che la regina gli desse un figlio maschio, Giovanni.

Un periodo nel quale la tensione tra i due sposi probabilmente si acuì, dato che nel regno d’Aragona, diversamente che in Castiglia, la legge non permetteva alle donne di accedere al trono.

Più tardi, la coppia reale avrebbe avuto altre tre figlie, Giovanna, Maria e Caterina. Delle tre, la sola Maria ebbe una vita serena, sposando in seconde nozze il re del Portogallo Manuele I.

Giovanna, nota come “la Pazza”, sarebbe stata rinchiusa a vita per impedirle pretese al trono, mentre Caterina, prima moglie di Enrico VIII d’Inghilterra, sarebbe stata ripudiata dal marito a favore di Anna Bolena, cosa che diede inizio allo Scisma anglicano.

Nella foto sotto, l’Università di Salamanca. La splendida facciata di questa università, costruita in stile gotico da Alfonso IX nel 1218, è ornata da un grandioso portale cinquecentesco con rilievi raffiguranti i Re Cattolici.

 

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5. Trame dinastiche, la “morte d’amore” e il testamento

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  • Trame dinastiche
    Dopo la nascita di Giovanni, la regina concentrò le sue energie nell’educazione del figlio.
    Nel contempo avviò una proficua politica matrimoniale che portò alle nozze di Giovanni con Margherita, figlia dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo.
    Nell’accordo fu coinvolta anche Giovanna, la terza figlia di Isabella, data in sposa al primogenito di Massimiliano, Filippo il Bello.
    Secondo un cronista dell’epoca, Pietro Martire d’Anghiera, Isabella visse i negoziati dinastici con estrema ansia. Non solo perché era consapevole della loro importanza politica, ma anche per la salute precaria del figlio Giovanni, balbuziente e rachitico.

 

  • La “morte d’amore”
    Alla fine, comunque, il matrimonio di Giovanni andò in porto, e fu celebrato il 4 aprile 1497 a Burgos, nel nord della Spagna.
    Come già accaduto per Isabella e Ferdinando, i cronisti si sforzarono di descrivere l’incontro tra i due principi come un amore a prima vista; ma molti si domandarono anche se la passione che mostravano i due sposi fosse compatibile con il fisico debilitato di Giovanni.
    Le loro preoccupazioni si rivelarono fondate: il 4 ottobre del 1497, infatti, appena sei mesi dopo le nozze, Giovanni morì all’improvviso, e pochi resistettero alla tentazione di definire la sua come una “morte d’amore”.
    A ogni modo, il complesso puzzle dinastico costruito da Isabella era andato totalmente in frantumi. Ora i troni di Aragona e Castiglia tornavano a far gola a molti pretendenti.

 

  • Il testamento
    Il lutto fece sprofondare Isabella in una profonda depressione, aggravata dai dissidi tra suo marito e il genero Filippo il Bello, che ambiva al trono di Castiglia.
    Quasi certamente, le ripetute disgrazie familiari (nel frattempo le era morta anche la primogenita Isabella) minarono la salute della regina Isabella, accelerandone la fine.
    Rinchiusa nel palazzo reale di Medina del Campo, la regina preparò con cura il suo ultimo viaggio.
    Il 12 ottobre del 1504 dettò un testamento nel quale consigliava ai suoi eredi di arginare la moltiplicazione di cariche pubbliche, di limitare i privilegi della nobiltà e di proseguire l’espansione della Castiglia nel Nord Africa e verso le terre d’Oltreoceano appena scoperte da Cristoforo Colombo.
    Il testamento conteneva anche indicazioni precise circa il suo funerale. Isabella chiedeva di essere sepolta nel convento di San Francesco, all’interno dell’Alhambra di Granada, vestita con abiti francescani e in una tomba il più possibile semplice.
    I funerali si sarebbero dovuti celebrare con la massima sobrietà, e i soldi risparmiati avrebbero dovuto essere destinati ai poveri e alle fanciulle senza dote.
    Alle donne che la assistevano sul letto di morte, la regina chiese di “non pregare per lei ma per la salute della sua anima”. Il 26 novembre del 1504, infine, Isabella di Castiglia spirò: aveva solo 53 anni.
    Nella foto sotto, la liberazione di Malaga. Isabella e Ferdinando incontrano i prigionieri cristiani dopo la liberazione di Malaga dagli Arabi (1487). Olio su tela del pittore spagnolo Eduardo Cano de la Peña, XIX secolo, museo de Bellas Artes, Siviglia.

 

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