La “Bella Otero”: la vedette che non era affatto bella, ma sedusse tutti gli uomini del mondo

La “Bella Otero”‘ è per anni la vedette di punta delle Folies Bergère, il più celebre music-hall parigino dove si esibisce in sensuali danze gitane, ma si arricchisce con il mestiere più antico del mondo, esercitato con abilità, freddezza e intelligenza.

Seduce gli uomini più ricchi e potenti del suo tempo.

Alcuni, come il barone di Ollstreder, sperperano interi patrimoni per conquistarla, due giungono a sfidarsi a duello per amor suo, uno si suicida dopo un suo rifiuto.

Amata e desiderata da nobili e sovrani come il kaiser Guglielmo II, re Edoardo VII d’Inghilterra, Leopoldo del Belgio, lo zar Nicola di Russia, Alberto I di Monaco, il Duca di Westminster, ammassa una fortuna pari a oltre 600 milioni di euro odierni che tuttavia sperpera al Casinò di Montecarlo.

A 46 anni, nel pieno del successo, si ritira a vita privata a Nizza, sulla Costa Azzurra, dove muore a 97 anni in miseria totale. Ecco chi era la “divina” della Belle Époque!

 

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1. Cresce nell’immondizia

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La “bella Otero” non è affatto bella. È alta – 1 m e 70 almeno – snella e con un vitino da vespa, ma ha poco seno e gambe tarchiate.

Il viso è grazioso: i capelli bruni e ricci incorniciano lineamenti irregolari, dominati da un naso importante e denti storti.

Non è neanche una brava ballerina: mediocre autodidatta, “balla” per modo di dire; più che altro “mostra”. Qual è allora la sua arma segreta?

Il magnetismo e soprattutto l’immagine con cui si presenta al mondo: quella di una donna dalla sensualità esotica, irresistibile e infuocata, che in realtà è il prodotto di un’abile costruzione, il risultato di una paziente operazione d’immagine.

Un po’ come Marilyn Monroe farà nel secolo successivo, la Otero si presenta al pubblico con una maschera, raccontando di sé quel che il pubblico vuole sentire per sognare.

La Bella Otero racconta di chiamarsi Carolina Otero e di essere nata a Cadice dalla folle notte d’amore tra una bellissima ballerina andalusa, Carmen, e un aristocratico ufficiale greco, Carasson.

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In realtà non si chiama Carolina. Agustina Otero Iglesias, questo il suo vero nome, è figlia naturale di un ambulante che ripara ombrelli e di una 24enne mendicante di Valga, un paesino della Galizia, madre di altri cinque figli, tutti avuti da padri diversi.

Agustina è poverissima – vive nell’immondizia e dorme tra gli animali – ed è “figlia di padre ignoto”; quanto alla madre, diventa un’alcolizzata prima dei 30 anni.

La tragedia scoppia una sera d’estate dell’anno di grazia 1879, quando Agustina, che ha dieci anni, esce di casa con un cesto di frutta da vendere e incrocia per sua disgrazia il venticinquenne calzolaio Venancio Romero.

 

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2. Lo stupro e dalle stalle alle stelle

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Lui la guarda e decide di violentarla. Lo fa con una tale brutalità da lasciarla mezza morta, in coma, immersa in una pozza di sangue sul ciglio della strada.

La ricoverano all’ospedale solo per pietà: sta così male che tutti, medici inclusi, pensano che morirà di lì a poco.

Ha una grave emorragia interna, l’utero distrutto, una rottura scomposta alla pelvi e una marea di altri danni.

Invece Agustina combatte e sopravvive, per quanto le lesioni riportate siano così gravi da renderla sterile per sempre. Quanto ai danni psicologici, è difficile dire: di certo quest’episodio di indicibile brutalità lascia in lei ferite profonde.

Di fatto sopravvive perché è “fatta d’acciaio” (muore a 97 anni, non dimentichiamolo), ma la sua parte violata e abusata si nasconderà per sempre dietro uno schermo di simulazioni e finzioni.

Dietro l’immagine della Bella Otero, “caliente” ed esotica incarnazione d’una sensualità senza freni, infatti, continuerà a piangere la piccola Agustina, cui sono negati i piaceri del sesso, dei figli e anche dell’amore.

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Da grande Carolina Otero dominerà gli uomini a letto e fuori li userà come bancomat in un’amara rivalsa. Uno dei suoi contemporanei scrive: «La Bella Otero sente sul tavolo da gioco quelle emozioni che tanto abilmente finge in camera da letto».

Non ha tutti i torti: la “bomba del sesso” non prova piacere tra le lenzuola e si emoziona solo al tavolo da gioco. Agustina abbandona la madre, i fratelli e la miseria della Galizia a soli 12 anni, senza voltarsi indietro e senza una lacrima.

Quello che si lascia alle spalle è solo un miscuglio di miseria e orrore. Si arrabatta ovviamente: lavora come serva e cameriera, entra in una piccola compagnia di artisti di strada e poi in un circo ambulante dove si esibisce come “ballerina” lasciva con pochi stracci addosso.

Ha un discreto fascino e catalizza gli sguardi maschili. In più arrotonda come prostituta: è giovane, sola e affamata e il mondo non è tenero con le ragazze povere. Manipola gli uomini per poter lavorare in condizioni migliori e gira l’Europa: è a Lisbona, Barcellona, Marsiglia, dove un impresario di nome Ernest André Jurgens la nota.

Nell’inverno del 1889 la porta a Parigi. Agustina, che adesso si fa chiamare Carolina perché suona meglio, ha appena 20 anni.

L’impresario la manda da un famoso maestro di musica e danza dell’epoca, tale Bellini, che la osserva danzare e commenta sconsolato: «Non sa ballare. Non sa cantare. Non ha neppure un po’ di stile». Ma Carolina se la ride: sa bene di avere un notevole potere sugli uomini. E ha ben chiaro come sfruttarlo.

 

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3. Un impresario innamorato

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Com’è riuscita a imporsi al mondo una ragazza semianalfabeta che non riusciva neppure a parlare uno spagnolo decente?

Parigi e New York, dove inizia a esibirsi, sono le città delle mille luci: siamo in piena Belle Époque, epoca di ottimismo ed edonismo sfrenato, in cui vecchi e nuovi ricchi, nobili e piccolo borghesi aspirano tutti a divertirsi: le città si riempiono di locali, cabaret, music-hall, café chantant, night club.

A Parigi, impazza il celebre circo di Buffalo Bill, con le sue maschere da “autentici” cowboys e pellerossa e piace tutto ciò che viene condito con una buona dose di facile esotismo.

L’agente e impresario Ernest Jurgens conosce bene la città e i suoi gusti, ha i contatti giusti soprattutto tra i giornalisti della stampa popolare e nel giro di poco trasforma Carolina in uno dei primi prodotti di marketing artistico, presentandola con un gran battage pubblicitario.

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La istruisce su come parlare, come vestirsi, come muoversi, come “ballare”.

La presenta come una contessa andalusa animata da un autentico fuego español (fuoco spagnolo) e addirittura fa circolare la notizia che sia la figlia illegittima dell’imperatrice Eugenia (la moglie spagnola di Napoleone III).

La nascente opinione pubblica, credulona e ingenua, ci casca in pieno. Contrariamente a quanto si crede, però, Jurgens non la lancia per profitto, ma per amore: è pazzo di lei.

Lei lo usa e lo scarica quando diventa lagnoso e inutile (lui si suicida per questo), come fa con tutti gli altri uomini. E ne ha tanti, accomunati da grossi conti in banca e nomi prestigiosi. «La fortuna viene dormendo, ma non dormendo sola», dice.

 

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4. Rovinata dal gioco

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Nel momento del suo massimo successo, Carolina vive a Parigi in un palazzo al Bois de Boulogne, con 15 domestici, un segretario, una carrozza e un’automobile, regalo della casa automobilistica De Dion-Bouton.

Decide di ritirarsi dalle scene nel 1914: ha 46 anni e, come Greta Garbo, vuole andarsene prima che la vecchiaia le distrugga l’immagine.

Allo scoppio della Grande Guerra è una delle donne più ricche di Francia: è multimilionaria, possiede uno yacht (dono di William Vanderbilt), una casa a Ostenda (dono di Leopoldo del Belgio), un’altra sul Mar Nero (regalo dello zar Nicola II), una proprietà in Francia, a Triel-sur-Seine, vari appartamenti a Parigi, due proprietà sulla Costa Azzurra e un’intera isola (dono dell’imperatore del Giappone).

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I suoi gioielli valgono una fortuna: possiede una collana di perle nere dal peso di due chili, un collier dell’imperatrice Eugenia e una collana di diamanti della povera Maria Antonietta (la regina che aveva perso la testa sulla ghigliottina), un diadema con 30 diamanti in tre file, un servizio da tè in oro massiccio (dono dello zar Nicola II), quattro collane di diamanti a doppio filo, otto braccialetti di rubini e zaffiri, 10 rubini a cabochon, parecchi solitari grossi come nocciole e 240 brillanti incastonati su un bolero.

Perde tutto alla roulette di Montecarlo. Dal 1895 al 1948, anno in cui è costretta a trasferirsi nel modestissimo bilocale di Nizza in cui morirà, perde oltre 40 milioni di dollari dell’epoca, pari a 645 milioni di euro oggi.

Scompare a 97 anni, nel 1965, lasciando 609 franchi francesi; scrive nel testamento che siano devoluti alla famiglia più povera del suo paese natale, Valga. Non lo ha dimenticato. Non ha dimenticato nulla della propria infanzia.

 

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5. Liane, Natalina e Cléo; le rivali della Bella Otero

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- Liane: dalle Folies Bergere al convento svizzero
Liane de Pougy è il nome d’arte di Anne-Marie Chassaigne (qui sotto) conosciuta anche come Madame Henri Pourpre e, dopo il suo secondo matrimonio, principessa Georges Ghika (1869-1950).
Ballerina e vedette delle Folies Bergère, scrittrice e cortigiana francese, fu definita dallo scrittore francese Edmond de Goncourt “la donna più bella del secolo”.
Bisessuale dichiarata, consumatrice di cocaina e oppio, ebbe molti amanti, uomini e donne.
Passò gli ultimi anni di vita chiusa in un convento svizzero, pentita dell’esistenza dissoluta e scandalosa condotta in gioventù.
Liane de Pougy

 

 

- Natalina: riceve 840 proposte di matrimonio
In origine Natalina Cavalieri (1875-1944, qui sotto), è stata una soubrette e cantante italiana.
È bellissima e fa impazzire molti aristocratici e miliardari: si dice che abbia ricevuto ben 840 proposte di matrimonio.
Ne accetta 5 e ha un’infinità di amanti, tra cui Campari (quello dell’aperitivo) e il designer Piero Fornasetti (che serigrafa il suo viso su una montagna di oggetti).
Il principe russo Alessandro Bariatinsky le regala una collana di smeraldi così lunga che, dopo tre ampi giri intorno al collo, ricade ben oltre l’addome.
Muore a Firenze, nel pieno della II guerra mondiale, sotto le macerie di un bombardamento alleato.
Natalina Cavalieri

 

 

- Cléo: la modella degli artisti più famosi
Famosa con il nome d’arte di Cléo de Mérode (1875-1966), Cleopatra Diane de Merode (qui sotto) è aristocratica di nascita.
Diventa ballerina, amante di re Leopoldo II del Belgio (anziano e grasso, barbuto e imponente) e modella di grandi pittori, come Henri de Toulouse- Lautrec, Giovanni Boldini e Gustav Klimt, scultori come Alexandre Falguière, e astri della fotografia come Félix Nadar.
Al grande fotografo Cecil Beaton che la fotografa quando è quasi novantenne, dice nel salutarlo: «Ricordatevi che sono molto civetta. Mi promette di distruggere le foto venute male?».

Cléo de Mérode






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