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La nascita del galateo: il decalogo del cortigiano

Come comportarsi quando un pezzetto di carne si incastra tra i denti? E quando ci si deve soffiare il naso?

E se si ha un bisogno fisico impellente? Nel Rinascimento chi viveva a corte doveva sapere esattamente che cosa fare e cosa non fare in ogni occasione.

I cortigiani, infatti, si muovevano costantemente sotto gli occhi di tutti, in cerimonie, balli, pranzi, battute di caccia: conoscere e rispettare le buone maniere era essenziale se non si voleva essere bollati come persone rozze e diventare oggetto di sarcasmi e pettegolezzi.

Nel Cinquecento le corti erano al centro della vita politica e culturale e lo sfoggio di ricchezza andava di pari passo con quello, non meno apprezzato, di arguzia e sapere.

Per questo le porte erano sempre aperte ad artisti e letterati affinché portassero vivacità e lustro ai salotti dei loro ospiti.

E fu così che alcuni di questi intellettuali misero a frutto le loro esperienze “in società” per fare scuola. Scrissero, cioè, qualcosa di simile ai moderni manuali sul tema delle “buone maniere”.

Gli autori più famosi sono Baldassarre Castiglione (1478-1529) e Monsignor Giovanni Della Casa (1503-1556) che redassero rispettivamente Il libro del Cortegiano (1528) e Il Galateo (1558, postumo).

Questi testi ottennero un successo immediato: ristampati più volte, si diffusero in tutta Europa, influenzando anche lo stile di vita delle corti straniere.

Se furono utili per i contemporanei, certamente lo sono oggi anche per noi, che possiamo così accedere nei salotti più esclusivi del Rinascimento e spiare abitudini e goffaggini dei nostri blasonati antenati.

Della Casa, per esempio, scrive con orrore di cortigiani che si avventavano barbaramente sul cibo lasciando colare il grasso dappertutto; oppure, peggio ancora, di quelli che mostravano ad altri urine ed escrementi!

Ma per Castiglione e Della Casa il perfetto cortigiano era innanzitutto un individuo leale nei confronti del suo signore, colto, intelligente e capace di dare saggi consigli.

Dopodiché doveva essere elegante, discreto, e sapere come comportarsi nelle occasioni ufficiali. E per raggiungere la perfezione, doveva rispettare queste 10 regole. Scopriamole insieme!

1. Fai di tutto con disinvoltura e non fare discorsi inopportuni

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  • 1) Fai di tutto con disinvoltura
    Si tratta della regola base del perfetto cortigiano rinascimentale.
    Ogni azione (fare una riverenza, mangiare, ballare) deve apparire spontanea, anche se in realtà è studiata e tutt’altro che naturale.
    Quest’elegante disinvoltura, che Castiglione chiama “sprezzatura” e che considera un’arte, richiede uno sforzo di dissimulazione; solo con l’esperienza il cortigiano può imparare a muoversi con grazia in tutti i momenti della vita di corte.

 

  • 2) Non fare discorsi inopportuni
    La conversazione, di grande importanza nelle corti rinascimentali, è al centro della vita del cortigiano.
    Intelligente e istruito, questi deve saper parlare in modo chiaro e semplice, evitando di risultare noioso.
    Il vero cortigiano non si vanta, non spettegola (parlare male degli altri non è per nulla elegante) e non racconta i sogni che ha fatto di notte, poiché sono sciocchi e non veri.
    Quando è a tavola, inoltre, evita di parlare di argomenti tristi o disgustosi come la morte, le pestilenze, le malattie o i bisogni corporali.

2. Vèstiti bene ma senza strafare e non fare i bisogni davanti ad altri

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  • 3) Vèstiti bene ma senza strafare
    Gli uomini e le donne che vivono a corte devono seguire le mode del momento, per uniformarsi ai gusti della società, e indossare abiti preziosi e di buona qualità che rispecchino il loro status elevato.
    E poco importa se un vestito è scomodo: il signore e la dama hanno il dovere di essere sempre magnifici ogni volta che si presentano in pubblico.
    Bisogna fare attenzione, però, a non esagerare: accessori stravaganti o pacchiani sono assolutamente da evitare se non si vuole apparire ridicoli.

 

  • 4) Non fare i bisogni davanti ad altri
    Può sembrare una regola scontata, eppure se Della Casa ci tenne a inserirla nel suo trattato, forse il motivo è che persino nelle corti più fastose era poco rispettata.
    Un gentiluomo non deve espletare le proprie funzioni corporali in presenza di altri, nemmeno davanti ai parenti.
    Una volta liberatosi del “fardello”, inoltre, non deve rivestirsi e lavarsi le mani in pubblico, per non far capire che ha fatto i suoi bisogni: tutto deve avvenire nella propria stanza.

3. Evita i gesti poco eleganti e l'eleganza prima di tutto a tavola

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  • 5) Evita i gesti poco eleganti
    Fra gentiluomini e nobildonne non ci si scompone mai.
    Non si deve sospirare, storcere la bocca, gonfiare le guance, digrignare i denti, giocherellare con i capelli (o con i peli della barba) e strofinarsi le mani: tutte azioni poco raffinate che non si addicono alla vita di corte.
    Anche togliersi le scarpe in pubblico e mostrarsi in cuffia da notte è vietato, poiché non rispettoso.
    E quando ci si soffia il naso non bisogna aprire il fazzoletto per scrutarne il contenuto.

 

  • 6) A tavola, l'eleganza prima di tutto
    A tavola non ci si comporta “a guisa di porci”, come scrive Della Casa: non si devono fare rumori quando si mastica ed è vietato trangugiare il cibo con troppa foga.
    Evitare anche di grattarsi, di sputare nel piatto e, soprattutto, di pulirsi i denti davanti a tutti: l’uso dello stuzzicadenti è abominevole.
    Se si hanno le mani sporche di grasso non bisogna pulirsele sulla tovaglia, ma sul proprio tovagliolo.
    Su quest’ultimo, due doverosi appunti: mai usarlo per asciugarsi il sudore né, tanto meno, per soffiarsi il naso.

4. Non mostrarti annoiato ed evita i rumori molesti

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  • 7) Non mostrarti annoiato
    Anche se ci si trova nel bel mezzo di una conversazione poco interessante o di una cerimonia troppo lunga ed estenuante, non bisogna dare segno di noia e mancanza d’interesse.
    Il cortigiano che conosce le buone maniere non si appisola in pubblico, neanche per 5 minuti. Inoltre, non sbadiglia davanti agli altri: lo sbadiglio è “contagioso” e provocherebbe una imbarazzante reazione a catena.

 

  • 8) Evita i rumori molesti
    Mai disturbare con rumori indesiderati e poco eleganti.
    Quando si è in pubblico non bisogna urlare, sfregare ferro o pietre, starnutire forte e, nel limite del possibile, evitare anche di tossire.
    Infine, chi è stonato non dovrebbe cantare.
    Regola, quest’ultima, dura da far rispettare: come sottolinea Della Casa, molto spesso sono proprio le persone che non hanno una bella voce a volersi esibire nel canto.





5. Non correre e non bestemmiare

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  • 9) Non correre
    Servito e riverito in ogni momento della giornata, il cortigiano non ha alcun motivo di andare di fretta.
    Bisogna muoversi sempre con grazia e dignità, evitando di far ciondolare le braccia o di agitarle per aria, di fare troppo rumore quando si cammina e di abbassarsi spesso per sistemarsi le calze.
    Il cortigiano, inoltre, non deve correre, perché rischierebbe di sudare e scomporsi i vestiti, apparendo così trasandato agli occhi degli altri.

 

  • 10) Non bestemmiare
    In una società profondamente religiosa come quella rinascimentale (il Cinquecento è il secolo della Controriforma), la fede occupa un posto importante.
    È necessario pertanto dimostrare profondo rispetto per Dio e le istituzioni della Chiesa.
    Fare dell’ironia sul Signore e i santi o, peggio ancora, bestemmiare, sono azioni intollerabili nella società di corte.








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