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La vera storia di Pocahontas

Tutti conosciamo la versione di Walt Disney. Ma chi era davvero e come viveva l’algonchina che sposò un inglese e si convertì al cristianesimo?

La Disney ci ha fregato tutti. Dici Pocahontas ed è lei che ti viene in mente.

Fisico slanciato da top model, vestitino con le frange, i capelli neri e liscissimi perennemente mossi dal vento. E un fidanzato biondo e inglese di nome John Smith.

Questo è quello che invece racconta la Storia: corpo dipinto, seno scoperto, capelli raccolti in una lunga treccia e un marito inglese di nome John Rolfe.

Principessa sì, ma senza titolo, era figlia del capo dei Powhatan, una confederazione di una trentina di tribù native di lingua algonchina che abitava sulla costa atlantica della Virginia, allora colonia inglese.

Ma scopriamo meglio la vera storia di Pocahontas!

1. L'infanzia

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Figlia prediletta di Wahunsonacock, si chiamava in realtà Matoaka, cioè “Fiume lucente tra due montagne”.

Era una bimba vivace e per questo la sua tribù l’aveva soprannominata Pocahontas, “Spirito giocoso”.

Wahunsonacock l’aveva avuta dalla prima moglie, sposata quando non era ancora il capo della confederazione: si era trattato probabilmente di un matrimonio d’amore, finito quando la donna era morta nel dare alla luce la bambina.

Circa tredici anni dopo quel triste evento, i primi 104 coloni inglesi finanziati dalla Virginia Company of London, la società che aveva ottenuto dal re d’Inghilterra Giacomo I la concessione per lo sfruttamento della Virginia, sbarcarono in America.

Era l’aprile del 1607: da allora la vita di Pocahontas, e quella della sua gente, cambiò completamente.

Da buoni padroni di casa, gli indigeni si dimostrarono amichevoli, offrendo cibo e aiuto ai nuovi arrivati, ma quando pizzicarono nelle loro terre un gruppo di coloni, li catturarono.

Il loro capo, John Smith, venne trascinato di fronte a Wahunsonacock e due guerrieri gli appoggiarono la testa su una grossa pietra. Erano pronti a spaccargliela con un sasso quando...

“L’amabile figlia del re ha rischiato di perdere la sua testa al posto della mia”, scriverà circa otto anni dopo Smith, in una lettera alla regina Anna d’Inghilterra.

Pocahontas, raccontò Smith, gli strinse le braccia intorno al capo, chiedendo a suo padre di salvarlo, e questi l’accontentò.

2. Rito incompreso

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A metà Ottocento alcuni storici dubitarono della veridicità del racconto, ma oggi quasi tutti ritengono che il leader di quei primissimi coloni avesse invece detto il vero.

Solo, potrebbe non aver rischiato veramente la vita.

Il salvataggio di John Smith viene generalmente considerato come un rituale che avrebbe sancito l’inclusione dell’insediamento britannico di Jamestown nei domini di Wahunsonacock.

In altre parole, il gesto di Pocahontas avrebbe rappresentato la disponibilità del capo a offrire protezione a chi, come Smith, avesse riconosciuto la sua supremazia.

Né il rito né lo spavento bastarono a rendere i coloni meno invadenti. Pocahontas sapeva che il padre era preoccupato per le terre della sua confederazione, ma quando sentì che avrebbe attaccato a sorpresa alcuni coloni guidati da Smith, corse a informare l’inglese, salvandolo una seconda volta.

La guidò l’amore: ma non quello per il capitano, su cui molti scrittori ricamarono nei secoli successivi. Il comportamento di Pocahontas non fu “filocolonialista”: semmai aiutò gli Algonchini a prendere tempo e a ritardare lo scontro aperto con i coloni britannici.

Le donne dei nativi americani potevano influenzare le decisioni politiche e avevano comunque una loro importanza per negoziare alleanze, in funzione del proprio rango.

3. Donne al potere

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Tra gli Algonchini, infatti, il gentil sesso ricopriva anche ruoli di comando.

Una zia di Pocahontas, Oppussoquionuske, fu capo di Mattica, un villaggio degli Appommattoc: dirigeva la tribù con lo stesso spirito con cui le altre donne dirigevano la propria casa. Altro che squaw sottomesse!

Le figlie, le sorelle, le mogli degli indiani d’America non erano in nessun caso considerate inferiori agli uomini, anche se si occupavano di agricoltura e bambini invece che di guerra e caccia.

Anzi: più avanti di molte europee loro contemporanee, in alcune tribù avevano voce in capitolo persino nella scelta del proprio fidanzato.

Due cuori, un focolare e una capanna e il matrimonio era fatto. Per divorziare era sufficiente buttar fuori dalla tenda lo sposo e le sue armi, senza troppe spiegazioni.

Per Pocahontas fu quindi facile accantonare Kocum, il primo marito ricordato nelle leggende dei nativi, rimpiazzandolo a sorpresa con John Rolfe, un coltivatore di tabacco inglese. Ma un “fiume lucente che scorre tra le montagne” come si era potuto impantanare in una piantagione?

La trama degli eventi degli ultimi anni di vita di Pocahontas è degna di una puntata della serie tv La casa nella prateria: i rapporti con i coloni peggiorarono sensibilmente dopo la partenza di Smith nel 1609 e l’arrivo, l’anno successivo, di altre tre navi di coloni guidate da Lord de la Warr.

Animato da intenti bellicosi, quel veterano delle campagne militari inglesi razziò i campi dei nativi, ne bruciò i raccolti e rubò loro le provviste. Tre anni dopo il suo sostituto, il governatore Samuel Argall, completò l’opera facendo rapire la figlia di Wahunsonacock.

4. Riconciliatrice

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I sequestratori erano convinti di avere in pugno il capo indigeno.

Chiesero la liberazione dei prigionieri inglesi e la restituzione delle armi, ma non ottennero nulla più di qualche vecchio fucile e di 500 staia di mais.

Gli scontri continuarono finché, stanca di tanta guerra, dopo un anno di prigionia Pocahontas prese in mano la situazione: annunciò al padre che avrebbe sposato John Rolfe, in segno di riconciliazione tra le loro genti.

Il matrimonio si celebrò il 5 aprile 1614 (dopo il battesimo della sposa, “rinata” cristiana con il nome di Rebecca). La decisione aveva poco a che fare con i sentimenti.

Il matrimonio di Pocahontas con Rolfe aveva una finalità diplomatica: quella di consolidare i rapporti tra gli Algonchini della Virginia e i coloni inglesi.

Il capo powhatan era solito collocare figli e figlie all’interno delle tribù subordinate, per esprimere il proprio ruolo di dominatore e di protettore attraverso la presenza fisica dei suoi discendenti diretti.

Insomma, la politica matrimoniale non era certo sconosciuta agli Algonchini, anzi: era il fondamento del dominio di Wahunsonacock. E poi diciamolo: agli occhi dei nativi era ben chiaro chi avrebbe portato i pantaloni in quella coppia. Per i Powhatan, Rolfe era il “signor Pocahontas”.

La loro società era molto meno patriarcale di quella europea del Seicento. In alcune tribù valeva il principio della discendenza matrilineare: i figli appartenevano al clan della madre e il marito veniva solitamente considerato un membro della famiglia allargata della moglie.

Ed è anche per questo che Pocahontas, seppur figlia di un capo, non fu una “principessa” a tutti gli effetti. Ma gli inglesi, che non lo sapevano, la accolsero quasi in soggezione nel 1616, quando, con il suo piccolo Thomas in braccio, il marito e undici nativi, quell’esotica bellezza dal portamento nobile giunse a Londra.

La Virginia Company sfruttò il matrimonio tra Pocahontas e Rolfe per dimostrare l’armonia tra i coloni e gli Algonchini e indurre un maggior numero di inglesi a trasferirsi in Virginia.

Una nativa battezzata e tranquilla, che parlava bene l’inglese, rendeva inoltre evidente l’opera civilizzatrice compiuta in America. Lo sterminio dei nativi, passato, presente e futuro, aveva trovato la coperta sotto cui essere nascosto.

Ma Pocahontas non fece in tempo a rendersene conto. Dopo averle dato un marito, una nuova religione e un nuovo nome, l’Inghilterra le fece il suo ultimo e peggior dono: il vaiolo, di cui, il 21 marzo 1617, morì.

Principessa senza titolo e, in capo a una trentina d’anni, senza neanche più un popolo.



5. Che fine ha fatto la tribù di Pocahontas e quali erano i loro diritti e doveri?

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  • Che fine ha fatto la tribù di Pocahontas?
    La pace fra inglesi e Algonchini, stretta grazie al matrimonio di Pocahontas con Rolfe, morì con Wahunsonacock, al quale nel 1618 successe il fratello maggiore Opitchapam. In realtà fu Opechancanough, il minore e più bellicoso dei tre fratelli, a riprendere la guerra contro i coloni, nel 1622.
    Il 1° aprile di quell’anno massacrò 347 inglesi per vendicare un nativo, giustiziato perché sospettato della morte di un mercante bianco.
    Al cosiddetto “massacro di Jamestown” seguì la risposta dei coloni, che avvelenarono a tradimento i rappresentanti delle tribù, dopo averli invitati a un consiglio di pace.
    Un modo di risolvere le questioni coloniali che ebbe un certo successo in seguito.
    A nulla servì l’accordo di pace firmato nel 1632: dopo altri dieci anni di guerra intermittente, nel 1644 l’ormai centenario Opechancanough dissotterrò l’ascia di guerra.
    A quel punto, però, i rapporti di forza si erano invertiti: la colonia inglese contava circa 8mila coloni, il popolo Powhatan solo 5mila nativi.
    Il capo fu catturato nel 1646 e portato a Jamestown, dove si rifiutò di firmare la resa. Chiuso in gabbia, fu ucciso da una guardia che lo colpì alla schiena.
    Con la sua scomparsa la confederazione Powhatan perse definitivamente il proprio potere.
  • DIRITTI
    - CORTEGGIAMENTO
    Una donna poteva, nella maggior parte dei casi, scegliere se accettare o no la corte di un uomo.
    - CONTRACCEZIONE
    Le donne potevano decidere di non avere altri figli finché il più piccolo non avesse compiuto 5 anni.
    - CAPO VILLAGGIO
    Tra gli Algonchini della Virginia, le donne potevano ricoprire ruoli di comando o essere capo villaggio.
    - DIVORZIO
    Le donne di alcune tribù potevano divorziare, se lo desideravano, buttando il marito fuori dalla capanna.
    - DISCENDENZA
    Tra gli Algonchini, i Navajos e gli Apache, i vincoli di parentela si basavano sulla discendenza femminile.
    - MEDICINA
    Grazie a un lungo apprendistato, imparavano a usare le erbe e a co- municare con il mondo degli spiriti.
  • DOVERI
    - COLTIVAZIONE
    Di solito si occupavano dell’agricoltura. Le irochesi coltivavano le “tre sorelle”, cioè mais, fagioli e zucche.
    - CONCIATURA
    Un altro dei classici compiti delle donne era quello di conciare le pelli e di cucire i vestiti per tutta la famiglia.
    - BAMBINI
    Accudivano i bambini (non solo i propri). In alcune tribù li tenevano sulle spalle in una specie di “zainetto”.
    - AFFUMICATURA
    Le donne avevano l’incarico di scuoiare gli animali cacciati dagli uomini e di affumicarne la carne.
    - INTRECCIATURA
    Intrecciavano ceste usando erbe, radici o fili di corteccia. Costruivano così bicchieri e recipienti per cucinare.
    - LE TENDE
    Cucivano le pelli di bisonte da stendere sull’intelaiatura di legno che formava i teepee, le “tende indiane”.








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