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Lo sbarco sulla Luna: come rispondere a chi lo nega

Il 20 luglio 1969 il Modulo Lunare Apollo 11 atterrò sulla Luna.

Il punto culminate della missione fu la camminata di due ore e mezza sulla superficie lunare durante la quale gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin raccolsero rocce e campioni di terreno, piantarono una bandiera degli Stati Uniti e si godettero la gloria di essere i primi esseri umani a mettere piede su un altro mondo.

I tre anni successivi videro altre cinque missioni simili. Si trattava certamente di imprese straordinarie, al punto che ad alcuni parvero troppo straordinarie: ancora oggi sono tanti quelli che credono che lo sbarco sulla Luna sia stata solo una messinscena.

È un’idea che circola già dalla metà degli anni Settanta, accompagnata da varie spiegazioni sui motivi che avrebbero spinto il governo americano a fingere il successo di quella missione, dal bisogno di vincere la “corsa allo Spazio” al desiderio di dirottare l’attenzione del grande pubblico da quanto stava accadendo nella guerra in Vietnam.

In genere i teorici del complotto puntano il dito su tutta una serie di dettagli che a detta loro dimostrerebbero la presenza dell’inganno. Per questo abbiamo deciso di smontare queste “prove” una per una.

 

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1. Le stelle e le imponte

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- "NON SI VEDONO STELLE IN NESSUNA FOTO"

A dar retta ai cospirazionisti su questo punto, per la NASA era troppo complicato mettere delle finte stelle nel finto cielo, e dunque avrebbero semplicemente lasciato perdere. Sì, avete letto bene.
Forse è facile dimenticarsi che persino gli astronauti, per quanto siano senza dubbio individui fuori dal comune, hanno bisogno di luce per vedere quel che fanno: per questo tutte le passeggiate sulla superficie hanno avuto luogo durante il giorno lunare, sotto la luce diretta del Sole.
Le telecamere erano dunque predisposte per filmare con tempi di esposizione molto brevi, altrimenti le immagini sarebbero risultate troppo luminose, e questa impostazione non era abbastanza sensibile per registrare anche le stelle.
“Fatemi vedere la foto di una partita serale di football sotto le luci del campo e provate a indicarmi le stelle in cielo”, ha detto una volta lo storico e analista dei viaggi spaziali James Oberg.
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- “LE IMPRONTE SONO CONSERVATE TROPPO BENE"

Se in spiaggia camminate sulla sabbia asciutta, noterete che le vostre impronte collassano subito.
Per lasciare una bella impronta visibile dovete camminare sulla sabbia umida. Ma un attimo... sul suolo lunare non c’è umidità.
E infatti la polvere lunare è diversa dalla nostra sabbia. I granelli di sabbia terrestre sono rotondi, a causa dell’erosione degli agenti atmosferici e dell’acqua di mare: farli rimanere assieme in una certa forma è come tentare di impilare palline da pingpong.
“La polvere lunare è di fatto roccia triturata”, spiega Phil Plait, astronomo e creatore del blog Bad Astronomy. “Visti al microscopio i granelli sono assai irregolari, come la cenere vulcanica. I loro spigoli acuti agiscono come tanti minuscoli uncini che si agganciano gli uni agli altri, e questo fa in modo che la forma di un’impronta si conservi”.
Inoltre, poiché sulla Luna non c’è vento, un’impronta può rimanere intatta anche per milioni di anni.
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2. La forma delle ombre e la mancanza di crateri al momento dell'atterraggio

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- “LA FORMA DELLE OMBRE È SBAGLIATA E RIVELA LA PRESENZA DI LUCI DI SCENA”

In alcune foto si vedono ombre non parallele proiettate sulla superficie lunare, il che ha portato alcuni cospirazionisti ad affermare che la scena doveva essere stata illuminata da angolazioni multiple, come in un set cinematografico.
Ma la vera spiegazione di fenomeni del genere va ricercata a volte nella topografia di determinate superfici irregolari, dove basta una lieve pendenza per alterare drasticamente l’orientamento apparente delle ombre che vi si proiettano sopra, e altre volte in questioni di prospettiva, ovvero nell’illusione geometrica che linee parallele convergano verso un punto di fuga lontano.
Un’immagine presa particolarmente di mira dai “paladini della verità” è quella in cui si vede Buzz Aldrin in piedi all’ombra del Modulo Lunare, ma comunque ben illuminato.
Effetto delle luci di scena? Certo che no: la superficie lunare riflette la luce del Sole, come sa benissimo chiunque sia mai stato di notte sotto la Luna piena.
Dunque, anche se Aldrin è all’ombra del Modulo, il lucore proveniente dal terreno si riflette sulla sua tuta spaziale e lo rende ben visibile.
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- “IL MODULO NON HA FORMATO CRATERI O SOLLEVATO NUBI DI POLVERE QUANDO È ATTERRATO”

In realtà l’Apollo 11 ha sollevato un bel po’ di polvere negli ultimi momenti prima di toccare il suolo lunare. “Buzz Aldrin ha anche commentato la cosa”, nota Plait, “e lo potete vedere nel filmato dell’atterraggio”.
Ma, mancando un’atmosfera a tenerla in sospensione, la polvere è ripiombata subito sulla superficie, senza formare alcuna nube.
Inoltre non ci sono crateri perché nel vuoto lo scarico dei motori del Modulo, normalmente stretto, si è aperto in un largo cono, nel quale la pressione era molto inferiore: di conseguenza il suo impatto sulla superficie è stato assai ridotto.
Il Modulo è sceso sulla Luna con un singolo motore acceso per rendere l’atterraggio il più morbido possibile, a una velocità di circa un metro al secondo (la velocità di un uomo che cammina), e si è appoggiato sulla superficie con grande delicatezza.
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3. I dubbi sulla falsità del filmato e sulla bandiera americana

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- “VENNE FILMATO TUTTO IN UNO STUDIO CINEMATOGRAFICO”

Secondo certi cospirazionisti i movimenti lenti e impacciati degli astronauti nella bassa gravità della Luna sono stati realizzati per mezzo di imbragature e riprese al rallentatore.
Alcuni sono arrivati persino a sostenere che il regista del filmato fosse Stanley Kubrik.
Tutte idee che, per quanto divertenti, sono state già ampiamente smontate da vari test, in particolare quelli condotti dal celebre programma televisivo MythBusters.
“Se gli astronauti fossero stati filmati al rallentatore”, assicura Plait, "allora anche i movimenti delle braccia risulterebbero rallentati, ma chiunque può constatare con i propri occhi che non è così”.
Allo stesso modo, nei test eseguiti sulla Terra con agli astronauti legati a imbragature “rimbalzanti” si nota che le parti della tuta spaziale non direttamente attaccate all’imbracatura, per esempio le varie componenti del casco, sobbalzano molto più in fretta nella gravità terrestre che in quella inferiore della Luna, e molto più in fretta di quel che si vede nei filmati dell’Apollo 11.
Nella foto qui sotto, che probabilmente ha dato origine alla teoria cospirazionista, vediamo Neil Armstrong durante il suo addestramento alla NASA.
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- “SULLA LUNA NON C’È VENTO, DUNQUE PERCHÉ LA BANDIERA AMERICANA SVENTOLA?”

Innanzitutto la bandiera non sventola! È corretto affermare che sulla Luna non c’è vento (e nemmeno atmosfera) ed è per questo che la bandiera venne appesa non solo a un palo ma anche a una barra orizzontale, per evitare che penzolasse in maniera poco dignitosa.
“Qualunque oggetto che pende da una sbarra ondeggia avanti e indietro per un bel po’ prima di fermarsi se viene toccato”, spiega James Oberg.
“La bandiera era stata toccata appunto dagli astronauti. Sulla Terra avrebbe smesso di ondeggiare in breve per via della resistenza dell’aria: nel vuoto lunare ha continuato a farlo a lungo, creando l’illusione della brezza. A parte questo, la bandiera è perfettamente immobile: nella bassa gravità della Luna, conserva persino il suo aspetto spiegazzato”.
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4. I dubbi su chi filmava Neil Armstrong e su alcuni sfondi lunari

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- “CHI FILMAVA NEIL ARMSTRONG MENTRE CAMMINAVA SULLA LUNA?”

Questa probabilmente è la domanda più facile tra tutte a cui rispondere: il Modulo Lunare era equipaggiato con una telecamera in bianco e nero, montata all’esterno e puntata sulla scaletta di sbarco.
Durante la discesa dell’Apollo 11 la si vede assieme ad altro equipaggiamento dietro un pannello all’esterno del Modulo stesso.
Appena prima di camminare sulla superficie, Neil Armstrong tirò un cavo che fece aprire il pannello, mentre Buzz Aldrin azionava la telecamera dall’interno.
In questo modo seicento milioni di persone in tutto il mondo poterono guardare Armstrong mentre scendeva dalla scaletta e pronunciava la celebre frase: “È un piccolo passo per me, ma un grande passo per l’Umanità”.
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- “IN ALCUNE FOTO SI VEDONO SFONDI IDENTICI: SI TRATTA DI FONDALI DIPINTI”

È vero che alcuni sfondi sono uguali, ma questo non significa affatto che si tratti di fondali finti: ancora una volta, è solo un effetto di prospettiva che si crea quando lo sfondo è molto lontano.
“È esattamente la stessa cosa che capita quando state guidando e un albero vi passa accanto velocissimo ma le montagne in lontananza si muovono lentissime”, spiega Plait.
“Due foto scattate a pochi metri di distanza avranno sfondi vicini diversi, ma sfondi lontani pressoché identici”.
Nelle foto dell’Apollo 11 l’effetto non si vede immediatamente, forse perché la forma astratta del paesaggio lunare fa sembrare le montagne lontane e le colline più vicine piuttosto simili tra loro, creando l’illusione di uno sfondo molto più vicino di quanto non sia realmente.
Peraltro da allora la forma del paesaggio lunare è stata confermata dalle mappature orbitali.
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5. E se non siete ancora convinti...

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...Ecco altre cinque spiegazioni che inchiodano definitivamente le teorie cospirazioniste sull’Apollo 11

- SEGRETI TRAPELATI (O PIUTTOSTO LA LORO ASSENZA)
Il programma Apollo fu un’impresa titanica che coinvolse il lavoro di oltre quattrocentomila persone e migliaia di imprese private.
Mantenere un segreto attorno a una cosa del genere avrebbe voluto dire che ciascuna di queste persone, fino all’ultima, è rimasta con il becco chiuso per tutti gli undici anni occorsi a ultimare il progetto e poi per il mezzo secolo venuto dopo. Vi sembra uno scenario credibile?
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- RETRORIFLETTORI
Ogni modulo Apollo ha lasciato sulla superficie lunare un “retroriflettore”, uno strumento a specchio che riflette la luce verso la sua sorgente.
Ancora oggi chiunque sia dotato di un laser abbastanza potente può in teoria puntarlo su uno di questi oggetti e misurare la luce che viaggia verso la Luna e torna indietro, calcolando così la distanza e dimostrando che le missioni Apollo sono state davvero lassù.
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- ESPLORAZIONI LUNARI
Nel 2009 la NASA ha lanciato il suo Lunar Reconnaissance Orbiter per mappare dettagliatamente la superficie della Luna, ricevendo indietro immagini del sito di atterraggio dell’Apollo 11, dei suoi vari stadi di atterraggio, dei veicoli rimasti lì, della bandiera e delle impronte degli astronauti.
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- ROCCE LUNARI
Le sei missioni Apollo sulla Luna hanno riportato indietro 380 chili di campioni di roccia.
Dagli esami è risultato che sono duecento milioni di anni più vecchie di qualunque roccia terrestre e non presentano alcuna traccia di erosione dovuta ad acqua o agenti atmosferici.
rocce lunari

 

- OSSERVAZIONI INDIPENDENTI
Molti astronomi amatoriali hanno usato telescopi ottici e semplici equipaggiamenti radio per seguire il volo delle missioni Apollo.
E se lo potevano fare loro, potete scommettere che l’Unione Sovietica ha visto tutto, e sarebbe stata la prima a rendersi conto di qualunque imbroglio. 
osservazioni indipendenti






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