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Shih Tzu: un cane fiero, socievole, giocherellone e sveglio

Si dice che si tratta di un cane, ma bisogna crederci?

Chiunque abbia già vissuto accanto all’‘onorevole Shih Tzu può legittimamente dubitarne.

Poiché questo essere al contempo ricorda il leone per l’aspetto, il gatto per l’indipendenza e la scimmia per il comportamento divertente.

Per ottenere il massimo dal proprio Shih Tzu bisogna saper stabilire un rapporto di complicità… senza però diventare suo schiavo, anche se può risultare difficile trovare il giusto equilibrio.

Perché questo bel tipo è proprio irresistibile; a vederlo, lo si potrebbe immaginare pretenzioso, orgoglioso, sgradevole.

Ma, nell’intimità, nessun altro è così adorabile, incline al gioco, schietto. Allora, ci si lascia volentieri disarmare, si abbandona ogni difesa e ci si ritrova alla sua mercè.

Uno Shih Tzu, che sia cane, leone, gatto o scimmia, vi fa capitolare.

Lo Shih Tzu è una complessa mescolanza di indipendenza rivendicata e di presenza piena di calore — di onnipresenza, meglio, dato che, quando si ha bisogno di lui, è sempre a disposizio ne, con il suo allegro scodinzolare.

Ma scopriamo meglio questa meravigliosa razza canina: lo Shih Tzu, un cane fiero, socievole, giocherellone e curioso.

1. Origine

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Quando ci si interroga sulle origini di una razza, spesso è interessante rivolgere la propria attenzione al nome.

Quelli del Pastore Tedesco, del Siberian Husky o del Pechinese sono trasparenti come l’acqua di fonte e ci indicano il paese di origine di questi cani.

Ma cosa dedurre da Shih Tzu? Il nome non ricorda né un paese, né una città, né un "fondatore" della razza. Naturalmente, per poter subito comprendere il significato di questo misterioso nome, bisogna conoscere il cinese: in questa lingua Shih Tzu significa "cane-leone".

Ma per una comprensione maggiore, il sinologo deve essere anche cinofilo: coglie allora subito il nesso con i cani sacri orientali battezzati in questo modo. Infatti, questo cane era sacro, o quasi, nei palazzi del suo paese.

Così, lo Shih Tzu è nato in Cina, ma quali sono i suoi antenati? La sua storia ha inizio sotto la dinastia manciù dei Ch’ing, nel XVII secolo. Il Celeste Impero esercitava allora un chiaro dominio sull’Oriente, e al contempo volontariamente non intratteneva rapporti con l’Occidente.

Così, protetti nella loro "torre d’avorio", gli imperatori venivano ricoperti di doni dai loro vassalli, desiderosi di ingraziarseli. Fra questi, il Dalai-lama inviava ogni anno dal suo paese natale, il Tibet, numerosi cani-leone sacri, gli stessi posti a guardia dei templi.

Questa tradizione, iniziata nel 1643, fece uscire dal Tibet anche i primi Lhassa Apso. Lo Shih Tzu discende quindi da questi cani, tibetani puri, ma bisogna anche prendere in considerazione il ruolo del tempo da una parte e l’apporto del Pechinese dall'altra.

In quale misura quest’ultimo ha preso parte alla "creazione" (il termine ‘trasformazione’ sarebbe più appropriato) dello Shih Tzu? Nessuno sarebbe in grado di dirlo.

Gli accoppiamenti tra cani imperiali avvenivano entro la cinta del palazzo, ben al riparo da occhi indiscreti. Solo alla fine del XIX secolo l’Occidente riuscì a forzare le porte dell’isolazionismo cinese: ciò gli consentì, tra l’altro, di scoprire il Pechinese.

Lo Shih Tzu, tuttavia, rimase sconosciuto. Venne notato solo agli inizi del XX secolo, grazie alle stupefacenti manie cinofile dell’imperatrice vedova, la nonna dell’"ultimo imperatore".

Questa signora amava a tal punto gli Shih Tzu che, durante il suo regno, il magnifico padiglione di marmo utilizzato come canile del palazzo non ne ospitò mai meno di un centinaio.

Ogni giorno l’imperatrice non mancava di far loro visita, per ammirare separatamente ognuno dei suoi protetti, li accarezzava e applaudiva i vari numeri che i custodi facevano loro eseguire per suo diletto. Ella commissionava anche interminabili poemi in onore dei suoi cani.

Per capire sino a che punto questi Shih Tzu fossero apprezzati, bisogna sapere che la razza veniva affidata unicamente ad eunuchi specializzati i quali, basandosi su una fertile immaginazione e su una rigorosa selezione, rivaleggiavano tra loro per ottenere i soggetti più sontuosi.

Benché la scomparsa dell’imperatrice avesse portato un colpo quasi fatale alla razza, lo Shih Tzu continuò ad abitare nel palazzo imperiale fino al 1928. Da quella data, questo cane cominciò a essere introdotto nelle famiglie di ricchi notabili cinesi o nelle case di qualche personaggio importante in Occidente.

Questo processo di democratizzazione, però, fu accompagnato da un certo decadimento della razza, dato che non tutti i soggetti provenivano da linee rigorosamente selezionate.

Lo Shih Tzu ricevette allora parecchie denominazioni, come Lhassa Terrier, Tibetan Poodle (Barbone Tibetano), Lhassa Lion Dog, Cane Crisantemo...

Per fortuna, nel frattempo, era nata la cinofilia moderna, la quale si mostrò abbastanza forte per consentire la prosecuzione dell'allevamento tradizionale cinese, ridotto a mal partito dalla fine dell’isolamento del paese.

2. Storia

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Alcuni Europei stabilitisi in Cina fondarono innanzitutto il China Kennel Club nel 1923, poi il Peking Kennel Club nel 1934.

Da allora, le esposizioni canine si preoccuparono di fare conoscere questo cane, un tempo riservato agli imperatori.

Ciò capitò per la prima volta nel 1936 all’esposizione di Pechino, poi a quella del 1937, nella quale una francese, la contessa d’Anjou, ottenne nientedimeno che il Best in Show con una cagna di nome Shih Tzo.

L’invasione della Cina da parte dei Giapponesi, nel 1937, segnò la scomparsa definitiva della razza dal paese d’origine.

Bisogna rallegrarsi per il fatto che alcuni Occidentali abbiano potuto procurarsi numerosi esemplari di Shih Tzu prima della data fatale, altrimenti il futuro della razza sarebbe stato gravemente compromesso.

Gli Inglesi, prudenti, avevano im portato i primi Shih Tzu a partire dal 1930. La consorte di un ambasciatore aveva portato con sé dalla Cina, nel 1932, tre esemplari.

Tuttavia, il numero complessivo degli Shih Tzu rimase a lungo troppo esiguo per permettere alla razza di essere giudicata in una classe propria. Gli Shih Tzu vennero perciò valutati in una classe mista, criterio che durò fino al 1946.

Gli appassionati europei dovettero pazientare peraltro fino al 1957 perché anche questa razza venisse dotata di un primo standard riconosciuto dalla potentissima Federazione cinofila internazionale.

Non dimentichiamo che le importazioni simultanee di Shih Tzu e di Lhassa Apso non ebbero luogo senza che si manifestassero dei problemi e si seminasse lo scompiglio tra i cinofili.

Infatti, nel periodo stesso in cui sir Douglas Browning, nel 1930, e il conte di Essex, nel 1938, importavano i loro Shih Tzu il colonnello Bailey e consorte introducevano in Inghilterra altri piccoli cani tibetani, i Lhassa Apso.

Dato che a quel tempo lo Shih Tzu veniva talora chiamato Lhassa Lion dog, ci si può immaginare quale delicato problema si ponesse, aggravato per di più dall’arrivo nel paese di Tibetan Terrier e di Tibetan Spaniel!

Alla fine, nel 1934, la Tibetan Breeds Association decise: i soggetti più alti sulle zampe e con canna nasale lunga dovevano essere considerati Lhassa Apso, quelli con naso piccolo e zampe corte, Shih Tzu.

La Francia arrivò in ritardo, come spesso è capitato in campo cinofilo. La già ricordata contessa d’Anjou, dopo avere allevato degli Shih Tzu in Cina, finì per ri tornarsene in patria nel 1946... senza cani! Ebbe, però, la fortuna di trovare presso un allevatore inglese degli animali che provenivano dalle sue stirpi!

Ritornando a frequentare le esposizioni, cominciò a iscrivere qualche cucciolata nel Libro delle origini francese a partire dal 1953. Il futuro dello Shih Tzu in Francia era tuttavia ben lungi dal presentarsi roseo, tanto che questo cane rimase rarissimo fino al 1970.

Nel 1971 si ebbe un notevole sviluppo del suo allevamento e, nel 1977, il numero di nascite annuali arrivò a superare il centinaio. Da allora la razza ha conosciuto una crescita ininterrotta e tutto fa pensare che ciò debba continuare.

Quanto agli Americani, dovettero attendere il 1955 per vedere i primi chiari segni dell’insediamento della razza nel loro paese e il 1969 per il riconoscimento della stessa da parte dell’American Kennel Club. Ed erano già dodici anni che a Filadelfia esisteva un club della razza! Oggi, lo Shih Tzu conta oltre Atlantico numerosissimi appassionati.

Anche in Italia, dopo un avvio molto lento questa razza si sta espandendo alla grande. Lo Shih Tzu è perciò una razza decisamente recente, ma questo non le impedisce di ottenere già ora ottimi risultati a livello statistico.

Tuttavia, bisogna spendere qualche parola a proposito delle divergenze di tipi apparsi in seguito allo sviluppo di stirpi specifiche nei vari Paesi. Per quel che concerne la taglia ideale dello Shih Tzu o il grado esatto del prognatismo della mascella, esiste uno standard ben preciso.

Ci si augura che il tempo e tanta buona volontà da parte degli appassionati della razza riescano ad appianare queste piccole difficoltà, per consentirne il miglioramento.

Come si è visto, la storia dello Shih Tzu è stata tutt’altro che tranquilla e in Occidente i pionieri della razza hanno dovuto talora ricorrere a particolari stratagemmi per venire in possesso degli esemplari senza i quali non avrebbero potuto esistere i nostri Shih Tzu attuali.

Per merito loro, lo Shih Tzu ha vissuto un’appassionante avventura. Chissà che un giorno non ne nasca una leggenda? Perché questo piccolo cane che ha conquistato l’America ottenendo un successo strabiliante, potrebbe riuscire altrettanto bene a sedurre l’Europa come, del resto è già avvenuto, in precedenza, per altre razze.

3. Comportamento

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Si dice che si tratta di un cane, ma bisogna crederci?

Chiunque abbia già vissuto accanto all’‘onorevole Shih Tzu’ può legittimamente dubitarne.

Poiché questo essere al contempo ricorda il leone per l’aspetto, il gatto per l’indipendenza e la scimmia per il comportamento divertente.

Per ottenere il massimo dal proprio Shih Tzu bisogna saper stabilire un rapporto di complicità... senza però diventare suo schiavo, anche se può risultare difficile trovare il giusto equilibrio.

Perché questo bel tipo è proprio irresistibile; a vederlo, lo si potrebbe immaginare pretenzioso, orgoglioso, sgradevole. Ma, nell’intimità, nessun altro è così adorabile, incline al gioco, schietto. Allora, ci si lascia volentieri disarmare, si abbandona ogni difesa e ci si ritrova alla sua mercè.

Uno Shih Tzu, che sia cane, leone, gatto o scimmia, vi fa capitolare. Per fortuna, non ne approfitta troppo. Certamente, trova sempre il modo di persuadere le persone con le quali vive a soddisfare qualcuno dei suoi piccoli capricci, ma non si può dire che abusi della loro buona volontà.

Se è ben nutrito, ben pettinato, portato a passeggio e coccolato a dovere, non chiederà di più, comportandosi da gran signore.

Peraltro, dà così tanto in cambio di quel che riceve! Lo Shih Tzu è una complessa mescolanza di indipendenza rivendicata e di presenza piena di calore — di onnipresenza, meglio, dato che, quando si ha bisogno di lui, è sempre a disposizione, con il suo allegro scodinzolare.

Certo, è un cane asiatico, con le relative particolarità di carattere, come per esempio un certo distacco nei confronti di coloro che lo hanno adottato. Non è per il fatto di adorarli che si sente di dover stare loro attaccato ogni minuto del giorno e della notte.

Come tutti i suoi cugini cinesi e tibetani, ama invece godere di una certa libertà, tanto fisica quanto psichica. Gli appassionati di cani iperdocili e facili da addestrare rimarranno stupiti dalla disinvoltura con la quale lo Shih Tzu talora (spesso!) ignora i comandi del padrone e dalla sua indifferenza nei confronti dei rimproveri.

Tuttavia, bisogna tener presente che questo atteggiamento è dovuto,quasi più al carattere del proprietario che a quello del cane. Infatti, gli appassionati dello Shih Tzu lo amano in genere per il suo temperamento indipendente e non cercano mai di renderlo un modello di obbedienza... quindi non lo diventa.

Se, però, gli capita un padrone che esige da lui un minimo di attenzione, si piegherà alle sue esigenze, certo malvolentieri, ma non senza una certa saggezza: non per nulla è orientale! Ciò significa che un ordine dato con garbo ma fermamente è il più delle volte assecondato.

E se ciò non basta, l’atteggiamento più efficace è allora quello di tenergli il broncio. Dato che lo Shih Tzu ignora un siffatto comportamento, in genere lo sopporta abbastanza male. Infatti, se Lhassa Apso e Pechinese sono capaci di tenere il broncio, ciò non è nelle abitudini dello Shih Tzu.

Un’ultima parola sull’obbedienza, dato che si tratta di un argomento ben poco favorevole alla reputazione dello Shih Tzu. Con questo piccolo saggio si possono seguire due vie: lo si accetta così come è, oppure si preferisce che segua determinate regole; in quest’ultimo caso è indispensabile spiegargliele fin dalla più tenera età.

Anche se cucciolo, è scaltro abbastanza da rendersi conto di ciò che è permesso e di ciò che non lo è. Il padrone da parte sua dovrà sempre rimanere fermo nelle proibizioni, per non correre il rischio di essere preso in breve per un pagliaccio.

Un altro aspetto molto attraente della personalità dello Shih Tzu è la sua socievolezza. Eccetto che in qualche soggetto decisamente dominante, essa è eccellente, nei confronti tanto degli altri cani quanto degli animali di specie diversa nei quali si imbatte.

Spesso qualificato come cane-gatto, lo Shih Tzu presenta grandi affinità con i nostri compagni felini. I proprietari di Shih Tzu, peraltro, sono spesso appassionati di gatti, ed è piacevole vedere come questo venerabile saggio asiatico si toglie la maschera e ritrova la sua giovinezza con i "suoi" gatti: con essi divide giochi e sieste.

Per via della piccola taglia, non incute paura ai gatti, che in breve finiscono per fidarsi di lui, il che fa sorgere belle e durature amicizie. Nei confronti dei cani, lo Shih Tzu dimostra la stessa amabilità che manifesta per gli amici gatti. E giocherellone e curioso, il che lo porta a fare incontri in continuazione.

Per nulla impressionato da un cane pesante dieci volte più di lui, si dirige direttamente sul "grosso" con disinvoltura, dimena la coda e in breve se lo rende amico. Certo, questo quadro idilliaco non vale per tutti gli Shih Tzu, perché esistono individualità che devono sempre dire la loro.

Con i bambini questo cane non pone problemi, a condizione che non lo tormentino troppo, dato che non gli mancano i peli da tirare. Le orecchie ben sviluppate, le zampe corte e pelose, la coda "ad ansa di teiera", sono altrettante tentazioni.

Se non può mettersi in salvo, lo Shih Tzu allora rischia di mordere per manifestare la sua irritazione. La simpatia naturale tra cani e bambini deve essere accompagnata da un vicendevole rispetto.

Date le dimensioni, lo Shih Tzu può essere preso in braccio anche dai più piccoli che possono stringerselo al petto; ciò concorre a stabilire rapporti che non sempre sono possibili con un Labrador di 40 chili!

Alla fin fine, si può dire che, rimasto esso stesso molto giovane, lo Shih Tzu ha un buon rapporto con i bambini. Con gli adulti si mostra in genere piuttosto gentile. Mentre i suoi cugini Lhassa Apso e Pechinese sono ta lora poco cortesi verso gli estranei, lo Shih Tzu, invece, può essere considerato abbastanza garbato.

Certo, se non gli va a genio questa o quella persona, non lo nasconde, ma, il più delle volte, è cortese, se non addirittura molto cordiale. Con i padroni ha molta confidenza, anche troppa: salta loro in grembo e li lecca in viso senza preoccuparsi delle loro reazioni.

Più incline alla complicità che alla sottomissione, li considera spesso come suoi pari, se non addirittura come subordinati! Bisogna, tuttavia, evitare di giungere a tanto, se si vuole impedire che l’adorabile Shih Tzu si trasformi in un dittatore.

Un minimo di rispetto, imposto al cane con dolcezza, ma in modo deciso, consentirà a ciascuno di vivere in armonia. Nell’intimità è un cane affettuoso, che talvolta si mostra incline ad appropriarsi del letto dei padroni (fatto disdicevole per la sua educazione), ma questi ultimi sono spesso più colpevoli, perché lo incoraggiano e glielo permettono.

Lo Shih Tzu ama affrontare prove di questo genere: se gli si cede, è possibile che decida che sia lui ad avere la stoffa del capo! Cane affettuoso quando vuole, non rifiuterà di fare una piccola siesta sulle vostre ginocchia, ma non vi passerà certo la giornata.

Gli piace fare il giro d’ispezione per l’appartamento o per la casa, e non disdegna il giardino, se ne ha uno a disposizione, benché sia ostacolato dall’erba troppo alta, nella quale ha qualche difficoltà nel movimento.

Lui, che per secoli ha giocato in giardini imperiali impeccabili, non ha proprio alcun desiderio di aggrovigliare la pelliccia in volgari cespugli! Infine, a questo piccolo cane piace moltissimo accompagnare il suo padrone dappertutto.

Peraltro, dato che non è ingombrante, perché lasciarlo a casa? A meno che non rimanga con i suoi gatti, con cui gioca sempre volentieri, vi si annoierebbe. È meglio, perciò, che condivida, per quanto possibile, i vostri spostamenti.

Se gli avete insegnato a ben comportarsi, non vi farà mai vergognare, anzi, sarà soggetto di grandi curiosità. I passanti vi faranno domande su questo strano esemplare che non corrisponde a nessun animale di loro conoscenza.

E quando un bambino andrà in estasi davanti a questa palla di pelo che lo osserva in modo amichevole, lo prenderete per mano e comincerete, indicando l’onorevole signore Shih Tzu: «Devi sapere che in Cina, molto tempo fa...».

4. Cure per una bella pelliccia

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Ciò che di più colpisce, quando si vede uno Shih Tzu per la prima volta, è la pelliccia.

Eccezionalmente lunga e folta, assomiglia a una vera e propria capigliatura, che induce ad accarezzarla, a spazzolarla, a rendere più bella.

Si tratta di un compito che richiede tempo e pazienza, ma i proprietari abituati ai cani a pelo lungo non vi troveranno alcuna difficoltà.

Gli altri si adegueranno in fretta, poiché la sua pelliccia richiede meno cure di quanto ci si aspetti.

Si tratta, infatti, essenzialmente di una questione di frequenza: più il mantello viene spazzolato, più si riduce la durata delle cure.

Così, uno Shih Tzu trascurato richiederà lunghe e laboriose sedute di toelettatura, mentre, semplicemente spazzolandolo tutti i giorni, non ne avrà bisogno.

La soluzione migliore consiste quindi nello spazzolare il cane con una spazzola adeguata (in pelo di cinghiale, preferibilmente) e nel completare il lavoro con un pettine a denti radi.

Il bagno può essere limitato a uno al mese per i cani che escono poco, o effettuato una volta ogni dieci giorni se il mantello tende facilmente a sporcarsi. Bisogna evitare di usare per lo Shih Tzu uno shampoo di tipo forte, che rischierebbe di sgrassare troppo al contempo pelo e pelle.

Non vanno usati gli shampoo adatti alle persone; esistono eccellenti prodotti appositamente studiati per i cani. Prima del bagno, bisogna sbrogliare con cura la pelliccia, per evitare che i nodi già esistenti non si stringano per effetto dell'acqua.

Naturalmente, dopo il bagno il cane va ugualmente pettinato e deve essere perfettamente asciugato, per evitare che si raffreddi, in genere, si abitua senza problemi all'asciugacapelli.

Se lo si conduce dal toelettatore — pratica che tuttavia non è obbligatoria —, lo Shih Tzu verrà innanzitutto pettinato, poi lavato e, infine, "acconciato" secondo i criteri della razza. I baffi sono pettinati e pareggiati, così come il pelo delle orecchie.

Anche il pelo del corpo viene pareggiato, ma lasciato il più lungo possibile. Per i soggetti da esposizione, è necessario oliare il pelo.

Attualmente, gli Shih Tzu vengono acconciati come gli Yorkshire, ossia con un nodo o un elastico che raccoglie i peli della fronte sulla sommità del capo.

Esiste, però, un altro modo di acconciarlo sempre più apprezzato negli Stati Uniti: consiste nel tagliare questo ciuffo frontale e nel lasciarlo cadere naturalmente, come una specie di frangia.

Questo taglio’ presenta anche il vantaggio di scoprire la faccia del cane, nascosta quando il pelo viene mantenuto lungo.



5. Lo Standard

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FCI Standard N° 208 / 16.02.2011
SHIH TZU
ORIGINE: Tibet
PATRONATO: Gran Bretagna
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 13.10.2010
UTILIZZAZIONE: Cane da compagnia
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 9 Cani da compagnia
Sezione 5 Cani del Tibet
Senza prova di lavoro

ASPETTO GENERALE
Cane robusto, abbondantemente ricoperto di pelo, ma non esageratamente, con un caratteristico portamento spavaldo e un muso “a crisantemo.”

PROPORZIONI IMPORTANTI
Più lungo fra garrese e radice della coda che alto al garrese

COMPORTAMENTO-CARATTERE
Intelligente, attivo e sveglio. Amichevole e indipendente.

TESTA: testa ampia, rotonda, larga fra gli occhi. Con pelo arruffato, buona barba e baffi, pelo che cresce verso l’alto sopra la canna nasale dando il tipico effetto “crisantemo”. Il pelo non deve disturbare la capacità visiva del cane.
REGIONE DEL CRANIO
Stop: definito
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: nero ma fegato scuro nei cani fegato o a macchie fegato. Punta del tartufo sul prolungamento, o leggermente al di sotto della linea della rima palpebrale inferiore. Tartufo orizzontale o leggermente all’insù. Narici ampiamente aperte. Il tartufo con la punta rivolta all’ingiù è altamente indesiderabile, come pure le narici strette.
Muso: di grande ampiezza, squadrato, corto, senza pieghe, piatto e con molto pelo. La lunghezza è di 2,5 cm circa dalla punta del tartufo allo stop.. Pigmento del muso il più possibile ininterrotto.
Labbra: livellate
Mascelle/Denti: ampi, leggero prognatismo o tenaglia (chiusura a tenaglia, bordo contro bordo)
Occhi: grandi, scuri, rotondi, ben distanziati ma non sporgenti. Espressione dolce. Nei cani fegato o a macchie fegato, è permesso un colore dell’occhio più chiaro. Non si deve vedere alcun bianco.
Orecchi: grandi, con lunga cartilagine, portate cadenti. Inserite leggermente sotto la corona del cranio, tanto abbondantemente ricoperte di pelo che pare che questo si mescoli col pelo del collo.

COLLO: ben proporzionato, graziosamente arcuato. Sufficientemente lungo per portare fieramente la testa.

CORPO
Dorso: orizzontale
Rene: compatto e robusto
Torace: ampio e profondo e ben disceso

CODA: abbondantemente piumata, è portata gaiamente sopra il dorso. Inserita alta. Allo stesso livello del cranio per dare un profilo ben bilanciato.

ARTI
- ANTERIORI
Spalle: ferme, ben arretrate
Avambraccio: corti e muscolosi con buona ossatura: il più diritti possibile; in armonia con l’ampio torace ben disceso
Piedi anteriori: rotondi, fermi e ben ricoperti di pelo
- POSTERIORI
Aspetto generale: corti e muscolosi con buona ossatura. Diritti se visti da dietro.
Cosce: ben rotonde e muscolose
Piedi posteriori: rotondi, fermi e con buoni cuscinetti; ben ricoperti di pelo

ANDATURA: spavalda, fluida, con buon allungo degli anteriori e forte spinta dei posteriori che mostrano completamente i cuscinetti plantari.

MANTELLO
PELO: pelo esterno lungo, fitto non arricciato, con moderato sottopelo, non lanoso.. Leggera ondulazione permessa. Il pelo non deve diminuire la capacità visiva del cane. La lunghezza del mantello non dovrebbe limitare il movimento.
COLORE: tutti i colori sono ammessi; la lista sulla fronte e la punta bianca della coda sono altamente desiderabili in tutti i cani pluricolori.

TAGLIA E PESO
Altezza al garrese: non più di 27 cm; le cose più importanti sono il tipo e le caratteristiche di razza, che non devono in alcun modo essere sacrificate alla sola taglia.
Peso: 4,5 a 8 kg. Peso ideale 4,5 – 7,5 kg

DIFETTI: qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerata come difetto e la severità con cui questo difetto sarà penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità e ai suoi effetti sulla salute e sul benessere del cane

DIFETTI ELIMINATORI:
- Aggressivo o eccessivamente timido.
- Qualsiasi cane che presenti in modo evidente anomalie d’ordine fisico o comportamentale sarà squalificato.

N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.






Note

RAZZE AFFINI

  • Lo Shih Tzu, cane tibetano, è imparentato con la maggior parte dei cani del suo Paese, innanzitutto, si può citare il Lhassa Apso.
    Un piccolo indizio consentirà ai profani di distinguere l'uno dall’altro: i proprietari di Lhassa Apso non adottano per i loro cani il piccolo nodo così caro allo Shih Tzu; preferiscono spesso che i loro cagnolini mantengano la 'pettinatura' naturale, ossia che i 'capelli' ricadano loro sul muso.
    Si tratta, infatti, di due razze molto diverse, così, ad esempio, i loro colorì non sono gli stessi.
    Mentre lo Shih Tzu può essere dotato di un mantello di qualsiasi colore presente nella specie canina senza che lo standard in proposito specifichi alcunché, il Lhassa Apso deve invece rispondere al riguardo a requisiti molto più vincolanti, il suo mantello può essere color miele, sabbia, ardesia o nero chiazzato.
    Anche il Lhassa discende da cani tibetani di ceppo puro, dato che verosimilmente ha per antenati il Terrier e il Tibetan spaniel, il Lhassa misura al massimo 24,5 cm (10 pollici) al garrese, il che lo rende un compagno assai agevole da portare con sé.
    Un cane da salotto, certo, ma un cane per nulla privo di carattere. Brioso, rustico, è un eccellente piccolo compagno per la città e per la campagna.
  • Un po' più grande, il Tibetan Spaniel pesa da 2,5 a 6 chili, il pelo, diverso da quello dello Shih Tzu, sembra piuttosto assomigliare a quello del Pechinese, più morbido.
    Del Pechinese ha peraltro un po’ l’aspetto, con il corpo compatto e le zampe ben piantate. Non ha tuttavia il naso schiacciato e le sue orecchie sono leggermente più piccole. Molto affettuoso con quelli della sua cerchia, non è tuttavia mai appiccicoso. Attento al minimo rumore, sa mostrarsi abbastanza arcigno verso gli estranei.
    È quindi importante curare una buona socializzazione dei cuccioli fin dalla più tenera età.
  • Infine, il Tibetan Terrier è l’antenato dì tutte le razze tibetane. Ricorda un po’ un Bobtail in miniatura o un Pastore Nizinny. Misura tra 35 e 40 cm al garrese e pesa da 8,2 a 13,6 chili.
    Il folto pelo che gli ricopre la testa, gli cade sugli occhi, dandogli un po’ l’aspetto del Pollux. Il pelo assomiglia a quello del Lhassa Apso e dello Shih Tzu, abbondante ma non serico, sono ammessi tutti i colori, eccetto il cioccolato.
    Capace di abbaiare in modo assai vigoroso, è stato a lungo utilizzato come cane da guardia nel suo paese d’origine.
    È molto vivace, intelligente e affettuoso con il padrone ma riservato con gli estranei.
  • Una parola, infine, per il Pechinese che, in quanto parente diretto molto probabile dello Shih Tzu, sarebbe sconveniente dimenticare. È un cane abbastanza allungato, che misura meno di 25 centimetri al garrese, per un peso che varia tra 2 e 9 chili.
    La testa è molto massiccia, con una fronte meno alta che quella del cugino. Molto attaccato al padrone, intelligente e dignitoso, può anche mostrarsi coraggioso fino all'incoscienza.
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