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Michelangelo: 5 sculture in marmo meno conosciute

Michelangelo Buonarroti  è  il  genio  artistico  italiano  più noto e famoso nel mondo; si occupò di scultura, pittura, architettura  e  poesia, lasciando nell’arte italiana del ‘500, il segno della sua straordinaria grandezza.

Michelangelo nacque il 6 marzo 1475 a Caprese, vicino  Arezzo, da Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni, podestà al Castello di Chiusi e di Caprese, e da Francesca di Neri del Miniato del Sera. La famiglia era fiorentina, ma il padre si trovava nella cittadina per ricoprire la  carica politica di podestà. A soli 13 anni, iniziò a frequentare la scuola del Ghirlandaio, ma dopo un anno si trasferì alla scuola di Bertoldo di Giovanni, dove produsse le sue prime sculture in marmo.

Le  sue  opere suscitarono  l’ammirazione  di  Lorenzo  il  MagniNico  che  lo  volle  alla  sua  corte e sono  di questo  primo periodo alcune  opere scultoree  come  la  Madonna  della Scala  e  la  Battaglia  dei  Centauri (1490‐1492).  Alla morte di Lorenzo il Magnifico,  Michelangelo  si  allontanò da  Firenze  per  fermarsi  per circa un anno a  Bologna,  dove scolpì alcune statue  tra  cui quella  di S.  Petronio. Nel 1496, non ancora trentenne, si trasferì a Roma alla corte dei Papi, iniziando  un decennio di intensa e  fortunata  attività.  Muore  il  18  febbraio del 1564. 

Tra le sculture più celebri di Michelangelo figurano: Bacco (1496–1497), la Pietà vaticana (1497–1499), David (1501-1504), Mosè (1513–1515 circa), Madonna di Bruges (1503–1505 circa), San Paolo e San Pietro (1501–1504) e tante altre. 

Noi oggi ci soffermeremo su alcune sculture straordinarie di Michelangelo, autentici capolavori, ma che rispetto alle summenzionate opere del maestro, sono meno conosciute alla maggior parte della gente. Vediamole insieme.

1. Madonna della scala, 1490 circa (marmo, cm 55,5x40) - Firenze, Casa Buonarroti

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Questo straordinario rilievo costituisce la prima testimonianza dell'arte di Michelangelo quindicenne. Probabilmente è rimasta sempre in famiglia, appeso al muro della casa paterna, per poi essere conservato nei secoli dai Buonarroti. Lo stile di quest'opera si trova in bilico tra Quattrocento e Cinquecento e si rivela un tassello fondamentale per ricostruire la formazione dell'artista, i suoi modelli e i suoi scopi.

La principale fonte di ispirazione di Michelangelo fu Donatello, il massimo scultore fiorentino del primo Rinascimento anche se il tema della Madonna col Bambino era particolarmente diffuso nella scultura fiorentina del Quattrocento e negli anni del giovane Michelangelo, gli artisti di successo illustravano con grande sfoggio di raffinati ornamenti il delicato rapporto emotivo fra madre e figlio (spesso rappresentati in atteggiamento giocoso).

Michelangelo, invece, ha deciso di calibrare il suo rilievo marmoreo su di un tono diverso, quello di una silenziosa meditazione della madre sul destino del figlio. Il campo del rilievo risulta diviso in 2 parti distinte, dove il primissimo piano è occupato dai corpi di Maria (rappresentata di profilo con lo sguardo fisso e rivolto in lontananza) e del Bambino (il cui volto è per la prima volta nascosto all'osservatore), mentre nel secondo piano appare la scala che conferisce il nome al rilievo e 4 fanciulli in attitudini di gioco.

L'intero rilievo potrebbe celare un'allusione al futuro sacrificio di Cristo, rivelata sia dalla singolare posa di Gesù, col braccio abbandonato e rovesciato all'indietro, sia dalla posa di uno dei fanciulli mentre sta porgendo un panno a un altro bambino seminascosto, forse con riferimento al sudario della Passione.

2. Battaglia dei centauri, 1492 circa (marmo, cm 80,5x88) - Firenze, Casa Buonarroti

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Michelangelo si mostrò sempre molto legato a questo altorilievo, memore del felice ricordo trascorso nel palazzo di Lorenzo il Magnifico e orgoglioso di un simile capolavoro giovanile. Lo scultore ha scelto un personaggio della mitologia classica assai amato dai fiorentini e dai Medici. Tale soggetto del rilievo gli fu suggerito dall'illustre filologo Angelo Poliziano. Procurandosi una lastra marmorea di notevole spessore, Michelangelo scavò il blocco portando il rilievo a una tale altezza che le figure sarebbero apparse quasi autonome nello spazio, se il lavoro fosse stato portato a termine.

Dando sfogo alla propria immaginazione, l'artista ottenne la piena saturazione della scena e l'eliminazione di ogni "riempimento" superfluo, giovandosi dell'illuminazione naturale che, alternando luci e ombre sulla tormentata superficie del pezzo, fa emergere i punti di maggior rilievo celandone altri. Figure di particolare e straordinaria drammaticità, risultano sia l'uomo all'estrema sinistra in basso, racchiuso nella propria incomunicabile angoscia, ma anche la donna contesa fra un uomo e un centauro al centro della scena.

La fascia orizzontale di marmo in alto, che Michelangelo  non giunse a lavorare, doveva probabilmente ospitare una intelaiatura architettonica (forse un colonnato). 

3. Tondo Pitti, 1505 circa (marmo, cm 85,5x82) - Firenze, Museo Nazionale del Bargello

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Questo altorilievo venne commissionato da Bartolomeo Pitti ed era destinato per una dimora privata. L'opera non è terminata, ma complessivamente portata a un avanzato stadio di finitura e la tecnica del rilievo appare graduata con estrema sottigliezza, tanto che le figure sembrano quasi crescere dal blocco originario.

Maria è tutta in altorilievo, protagonista assoluta che qui occupa da sola quasi tutto il campo disponibile, con la testa quasi tridimensionale e sembra insegnare a leggere al figlio, mentre San Giovannino (sulla sinistra) fa capolino alle sue spalle attirando l'attenzione della donna. La possente struttura fisica di Maria sembra volersi dilatare oltre i limiti del marmo, con la testa che si sovrappone alla cornicetta del tondo. Il lieve volgersi verso sinistra del volto segna uno scarto rispetto all'asse verticale della composizione, animando una lenta ma decisa rotazione che libera la composizione da ogni rigidità.

Sebbene  l’arte  di  Michelangelo  e  quella  di Leonardo siano in contrasto tra di loro, in questo tondo si notano delle influenze di Leonardo da Vinci.

4. Cristo risorto 1519-1520 (marmo, h. cm 205) - Roma, Santa Maria sopra Minerva

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Nel 1514, il nobiluomo romano Metello Vari, aveva chiesto a Michelangelo un Cristo a grandezza naturale, raffigurato in piedi e con la croce. Una prima versione dell'opera, nonostante fosse stata portata ad un avanzato stadio di realizzazione, venne abbandonata nel 1516 per la comparsa di una venatura nera, imperfezione del candido marmo, proprio all'altezza del volto.

Tre anni dopo, l'incessante insistenza del committente fece sì che Michelangelo realizzasse una nuova versione del Cristo, questa volta terminata con successo. Michelangelo scolpì la figura in completa nudità. Il panneggio bronzeo all'inguine e un'aggiunta successiva, paragonabile alle analoghe pudiche coperture aggiunte dopo la morte dell'autore, ai nudi del "Giudizio Universale" della Sistina.

Cristo sostiene la croce con entrambe le mani e la gamba destra si porta in avanti, coprendo l'estremità inferiore della croce, mentre la gamba sinistra rimane in secondo piano; l'intero possente torso si gira verso destra, insieme con il braccio sinistro, mentre la testa si volge in senso opposto. L'elaborazione della postura di Cristo, uomo nuovo passato indenne attraverso la morte, risulta essere nobile, elegante, vivace e sembra coinvolgere l'intera persona di Gesù in un moto di ascensione verso l'alto, in pieno accordo con il soggetto del Risorto.



5. Pietà Rondanini, 1552-1564 circa (marmo h. cm 195) - Milano, Museo del Castelo Sforzesco

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La Pietà Rondanini, è chiamata così dal nome del palazzo romano dove era conservata prima di raggiungere l'attuale sede ed è l'ultima scultura eseguita da Michelangelo nei suoi ultimi giorni di vita.

L'opera fu sottoposta a radicali trasformazioni fino a quando la morte dell'artista la fece rimanere allo stato attuale. Il pensiero iniziale di Michelangelo fu quello di cercare di esprimere il nodo drammatico del legame fra la Vergine e il figlio morto attraverso tentativo di lei di trattenere il corpo di Cristo che scivola inesorabilmente a terra. Il tema veniva articolato attraverso il contrasto tra la caduta in avanti del corpo di Gesù, incombente sullo spettatore, e lo sforzo della Madonna, unica persona rimasta al suo fianco, di sostenerlo.

Ma una volta portata la sua scultura a uno stadio avanzato, Michelangelo decise di sostituire quanto aveva realizzato con un altra idea. Lasciando intatte solo le gambe (il braccio destro rimase un troncone spezzato in attesa di essere eliminato), lo scultore ricavò il nuovo corpo di Cristo direttamente dal blocco di Maria: la nuova testa venne intagliata dalla spalla destra, le nuove braccia dai fianchi e dalle gambe. Il risultato finale, quello visibile ancora oggi, congiunse le 2 figure in una nuova. Gesù non si abbandona più in avanti, affonda invece nell'abbraccio della madre, evidenziando maggiormente la fragilità e la debolezza di entrambi i corpi.

Questa opera incompiuta, grazie alle sue forme corrose e fuse, ha esercitato un enorme fascino sulle sculture del Novecento. Questa ultima Pietà del vecchissimo Michelangelo è certamente testimonianza di uno slancio della fantasia creativa del maestro, nutrita da una costante e profonda meditazione religiosa. 






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