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Quando l’opinione pubblica fece la Storia

Dalla condanna a morte di Socrate nell’antichità alla cacciata della famiglia Medici da Firenze nel XV secolo.

Dalla scelta tra monarchia e repubblica nell’Italia del 1946 alla guerra delle Falkland tra Inghilterra e Argentina nel 1982…

In questi e molti altri eventi l’opinione pubblica ha avuto un peso determinante! Scopriamo come!

 

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1. L’Italia diventa una Repubblica - 1946

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La Repubblica Italiana nacque ufficialmente con la consultazione popolare del 2 giugno 1946, con la quale circa 25 milioni di italiani furono chiamati a scegliere in quale forma politica volessero vivere: repubblicana o monarchica?

Per la prima volta dopo oltre vent’anni di dittatura ci fu una vera campagna elettorale con migliaia di manifestazioni e di comizi.

La tensione era acuita dalla mancanza di una mentalità democratica e anche dal fatto che andavano a votare per la prima volta le donne e il 60 per cento dei maschi (quelli cresciuti appunto sotto il fascismo).

L’esito del voto era realmente incerto: socialisti, comunisti, il partito repubblicano, alcuni esponenti liberali erano a favore della Repubblica; in questo senso si era pronunciata anche la Democrazia Cristiana, ma il suo elettorato era monarchico; a favore della monarchia si dichiarò invece il Blocco Nazionale delle Libertà (Partito democratico italiano più altri movimenti monarchici).

I voti effettivi tuttavia non corrisposero automaticamente alle indicazioni delle segreterie di partito e per molti l’esperienza del referendum rappresentò un travaglio esistenziale.

Il governo provvisorio istituì apposite rubriche di approfondimento politico nei programmi della radio. Il referendum fu anche l’occasione del primo sondaggio d’opinione in Italia, realizzato dall’Istituto Doxa, che anticipò le tendenze repubblicane del Paese.

La scheda era semplice: sotto il titolo Referendum sulla forma istituzionale dello stato c’erano solo le parole Repubblica (con una testa coronata e ornata di alloro) e Monarchia (con lo stemma sabaudo). Le operazioni di voto si svolsero tranquillamente.

Le schede vennero trasferite a Roma e conteggiate alla presenza della Corte di Cassazione. Inizialmente sembrò che vincesse la monarchia, poi il successo della repubblica fu sempre più evidente: i favorevoli ì alla Repubblica furono 12.718.641 (54,27 per cento dei voti validi) e quelli per la monarchia 10.718.502 (45,73 per cento).

 

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2. Socrate fu condannato a morte - 399 a.C.

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Quando aveva circa 70 anni, il filosofo greco Socrate, il più grande pensatore della storia occidentale, venne messo a morte dai suoi stessi concittadini in un processo svoltosi nel 399 a.C. ad Atene.

Era stato trascinato in giudizio da due politicanti di secondo piano, Anito e Meleto, con l’accusa di corrompere i giovani e introdurre nuove divinità.

Entrambe le accuse erano false o almeno discutibili: la vera ragione dell’attacco era politica perché Socrate era considerato vicino al governo dei Trenta Tiranni, che era stato appena abbattuto da una rivoluzione democratica.

Come lo stesso Socrate mise in chiaro, al centro della discussione era il suo stile di indagine; il filosofo aveva speso tutta la vita a dialogare con i suoi concittadini andando a cercarli a uno a uno per aiutarli a conoscere meglio se stessi e a essere cittadini migliori.

Questa lunga indagine personale però portava quasi sempre a risultati sconcertanti: coloro che ritenevano ed erano ritenuti sapienti si dimostravano incapaci di giustificare le proprie idee sotto l’incalzare delle domande socratiche, finendo per fare una figuraccia davanti ai loro amici e compagni.

Quando queste stesse persone ebbero l’occasione di giudicare Socrate (il processo ateniese prevedeva infatti che la giuria fosse composta di cittadini sopra i 30 anni scelti per sorteggio) si erano quindi già formate una precisa opinione negativa, che non esitarono a trasformare in una condanna a morte.

 

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3. I Medici vennero cacciati da Firenze - 1492

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Nel Quattrocento i Medici controllavano tutti gli aspetti della vita di Firenze.

Alla morte di Lorenzo de Medici nel 1492 il potere passò nelle mani del figlio Piero, diciottenne, debole e arrogante.

Nel 1494 il re francese Carlo VIII scese in Italia per impadronirsi della corona vacante di Napoli. Piero, senza consultare nessuno, si recò agli inizi di novembre a Sarzana a trattare col sovrano francese.

Inesperto e insicuro, «credendo più a sé medesimo... che ai cittadini amici paterni» come commentò lo storico Guicciardini, fece troppe concessioni a Carlo, cedendogli quelle fortezze fiorentine che l’esercito francese fino a quel momento aveva assediato inutilmente.

Non appena la notizia di questa resa arrivò a Firenze, il popolo cominciò a rumoreggiare e a protestare contro quello che considerava un vero tradimento.

Piero tornò precipitosamente a Firenze l’8 novembre e dopo aver pranzato nella sua abitazione di via Larga (l’attuale via Cavour) si recò “a Palagio” (Palazzo Vecchio) con una scorta Piero de Medici armata.

Forse intendeva chiedere alla Signoria di non agire contro di lui per aver condotto senza delega le trattative con Carlo VIII; ma l’opinione pubblica si convinse immediatamente che volesse impadronirsi del palazzo con un colpo di stato.

Le campane suonarono a martello, chiamando tutta la popolazione in armi sulla piazza della Signoria, dove il gonfaloniere Jacopo Nerli impedì con la forza l’accesso di Piero al palazzo.

I Medici furono cacciati per decreto cittadino: sarebbero rientrati in città solo nel 1512. Nella foto sotto, il sovrano francese Carlo VIII scende in Italia nel 1494, rivendicando il trono di Napoli. 

 

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4. La rivoluzione francese - 1789

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Nel 1789 in Francia la tensione sociale era al massimo: per tentare di tenere sotto controllo la situazione re Luigi XVI aveva convocato a Versailles delle assemblee rappresentative di nobiltà, clero e borghesia il 5 maggio.

L’assemblea della borghesia si era autoproclamata Assemblea nazionale il 21 giugno, ma poi non aveva avuto la forza di portare avanti le sue rivendicazioni.

Nei primi giorni di luglio a Parigi la fame e la carestia colpivano le classi subalterne e dilagavano voci di un intervento militare che sarebbe stato ordinato dal re contro l’Assemblea e lo stesso popolo.

Il 12 luglio venne organizzata una grande manifestazione di protesta, dispersa dall’esercito. Il 13 la folla scese nelle strade a protestare perché venisse ridotto il prezzo del pane.

Il 14 una enorme moltitudine attaccò l’Hotel des Invalides (l’ospizio degli invalidi di guerra) per procurarsi le armi: trovarono i fucili ma non le munizioni, conservate in una vecchia fortezza medievale trasformata in prigione, la Bastiglia.

La folla circondò la fortezza senza attaccare, mentre il governatore ordinava che si sollevassero i ponti levatoi e si sparasse.

Si ebbero circa cento morti, poi alcuni disertori portarono dei cannoni e minacciarono di aprire il fuoco. Furono gli stessi soldati di guarnigione a costringere alla resa il governatore.

Nella foto sotto, la presa della Bastiglia, 14 luglio 1789.

 

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5. La prima guerra mondiale (1914) e la guerra delle Isole Falkland (1982)

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- 1914, prima guerra mondiale

Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra mondiale (per i contemporanei Grande Guerra), il governo Salandra decise per la neutralità italiana tenendo il Paese fuori dal conflitto.
Questa scelta ricevette un appoggio unanime, ma presto l’opinione pubblica si divise tra gli interventisti che volevano l’entrata in guerra e i neutralisti che invece avrebbero preferito restarne fuori.
Quest’ultimo schieramento in Parlamento era superiore numericamente ma gli interventisti potevano contare su diversi giornali (tra cui Gazzetta del Popolo e Popolo d’Italia, fondato da Mussolini) e su vari intellettuali come Gaetano Salvemini, Giovanni Papini e soprattutto Gabriele D’Annunzio, che si schierarono per la guerra, trascinando l’opinione pubblica dalla loro parte.
Quando nel maggio 1915 si prospettò una crisi di governo per far cadere Salandra (interventista) e portare al governo il liberale Giovanni Giolitti (neutralista) gli interventisti si scatenarono in manifestazioni in tutta Italia che convinsero il re Vittorio Emanuele III a confermare il governo Salandra: il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria.
Nella foto sotto, interventisti sfilano a Bologna nel 1915.
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- 1982, Isole Falkland

Nel 1982 la giunta militare al governo dell’Argentina era in difficoltà per la crisi economica e la contestazione popolare.
Per risolvere i problemi scelse la carta del patriottismo e attaccò di sorpresa le isole Falkland, un arcipelago a 400 km dalla costa sudamericana che gli argentini consideravano loro, mentre dal 1833 era occupato dall’Inghilterra.
L’attacco del 2 aprile riuscì e scatenò come previsto l’entusiastica reazione del popolo argentino. Simmetricamente, però, provocò anche l’indignazione degli inglesi.
L’opinione pubblica britannica esigeva una reazione e il premier inglese dell’epoca, Margaret Thatcher, senza badare a spese organizzò subito una spedizione navale per riconquistare le piccole isole.
Dopo una serie di bombardamenti aerei le truppe sbarcarono il 21 aprile e dopo duri combattimenti si ripresero le isole il 14 giugno successivo.
Nella foto sotto, 17 settembre 1982. Gli inglesi tornano vittoriosi a Portsmouth.
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