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Ramiè: una delle più antiche fibre tessili impiegate dall’uomo

Il Ramiè o Ramia è una fibra molto lucente che si ricava dalla corteccia della pianta Boehmeria, della Famiglia delle Urticacee e  può essere bianca, se appartiene dalla "Boehmeria nivea" o verde, se appartiene alla "Boehmeria utilis" della Malesia. 

I primi scritti riguardanti questa coltura risalgono al periodo compreso tra il 5000-3000 a.C. nella civiltà egizia, dove questa fibra veniva impiegata per vestire le mummie delle caste più elevate.

E' originario dell’Estremo oriente, quell’area che comprende alcuni Paesi dell’Asia sud-orientale, alcune regioni della Cina, Hong Kong, Singapore, lo stato della Malesia e l’isola di Taiwan. Nel Giappone, dove è conosciuta con il nome di Karamusi, cresce allo stato spontaneo nella provincia di Hi-Zen, nell’isola Nippon, a Formosa, dove viene coltivata nella provincia di Yetsi-Go.

Le condizioni climatiche più favorevoli alla coltivazione di ramiè si ritrovano negli ambienti a clima sub-tropicale, non soggetti a gelate nel periodo della vegetazione e protetti dai venti, con precipitazioni annue intorno ai 1000 mm uniformemente distribuite durante l’anno. 

Questa pianta ha uno zero di vegetazione di 11-12 °C e risulta essere sensibile a decorsi stagionali sia freddi, con temperature prossime agli 0°C letali per la coltura, sia particolarmente caldi, tali da indurre una fioritura continua a discapito dello sviluppo dei fusti e della resa stessa della fibra.

La fibra di ramiè è eccezionalmente lunga e resistente, specie se bagnata. Ha una gran capacità di assorbimento del colore, questo la rende particolarmente adatta alle tinture naturali.

Del ramié niente va perduto: dalla parte esterna (corteccia) si ricava la fibra tessile; con la parte interna si produce cellulosa per carta estremamente pregiata; le porzioni terminali fresche dei fusti e le foglie forniscono un prodotto altamente nutritivo per uso zootecnico.

Ma cerchiamo di conoscere meglio questa antica e straordinaria pianta.

1. Cenni storici

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Il ramié è una delle più antiche fibre tessili impiegate dall’uomo.

I primi scritti riguardanti questa coltura risalgono al periodo compreso tra il 5000-3000 a.C. nella civiltà egizia, dove questa fibra veniva impiegata per vestire le mummie delle caste più elevate.

In Oriente fino al 1300, epoca in cui fu introdotto il cotone, rappresentava la maggiore fonte di fibre vegetali per uso tessile. In Europa e nei paesi mediterranei se ne ebbe una certa diffusione soltanto a partire dalla seconda metà del XVII.

In particolare fu introdotta per la prima volta in Europa a Lipsia, nel 1753 e da quel momento numerosi furono i tentativi di acclimatazione, in Francia, Olanda e Germania, risultati, però, alquanto infruttuosi per la scarsa resistenza della coltura alle basse temperature invernali.

Nel continente americano si ebbero segnali di prime attività produttive sul ramié, dapprima in Florida, nel 1855, e successivamente in Messico.

In Italia notizie relative alla coltivazione di questa urticacea risalgono al 1786 quando, in provincia di Bologna, fu realizzato il primo tentativo seguito da numerosi altri in varie regioni. Nel primo dopoguerra, dopo un periodo di abbandono, la coltura fu ripresa, e furono realizzate delle coltivazioni nell’Italia meridionale, in Sicilia.

La possibilità di introdurre questa coltura in Europa era vincolata all’utilizzazione industriale della fibra, quasi sconosciuta fino al 1800. All’inizio del XX secolo, numerose furono le iniziative in Germania prima, e poi in Francia, Austria ed Italia per la messa a punto di un processo industriale capace di estrarre e lavorare la fibra.

A questo periodo di entusiasmo seguì un lungo periodo di abbandono della coltura, ripresa, nel primo dopoguerra.

La politica autarchica di quel periodo enfatizzò la reale possibilità di coltivazione del ramiè in alcuni ambienti italiani, ma, al pari di quanto avvenuto per altre fibre tessili, il totale abbandono di questa coltura dipese più da politiche agricole che da una reale difficoltà tecnica.

Da sempre il maggiore produttore mondiale di fibra di ramiè è la Cina, che la utilizza soprattutto per un consumo interno, mentre la restante quota è esportata in Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e USA.

2. Biologia e morfologia

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Il genere Boehmeria, appartenente alla famiglia delle Urticaceae, comprende all’incirca 50 specie di cui la Boehmeria nivea, chiamata comunemente ramié, è la specie maggiormente coltivata per uso tessile.

La fibra ottenuta dai fusti della B. nivea è conosciuta coi nomi di seta vegetale, China-grass, Ramia, Ramié.

Sembra che questa ultima denominazione derivi dalla parola Rameh con la quale gli indigeni delle isole della Sonda chiamano tale pianta.

La Boehmeria nivea è pianta monoica, vivace, perenne, con steli semplici, non ramificati, cilindrici, flessibili, dotati di ampio midollo spugnoso di colore bianco che possono raggiungere altezze di 2-3 metri con diametri di 0,7-1,2 cm. Essi rappresentano la materia prima da cui estrarre la fibra (nella foto).

Le foglie, lunghe 12-30 cm, sono alterne, picciolate, ovate e con margini dentellati; sono di colore verde scuro sulla pagina superiore e di colore bianco argenteo su quella inferiore, da cui probabilmente deriva il nome nivea.

I fiori, unisessuali e monoici, sono piccolissimi, di colore bianco-verdastro, riuniti in capolini. Il frutto è un achenio (frutto secco che non si apre a maturazione) non deiscente di piccole dimensioni che contiene un solo seme: generalmente in 1 g se ne possono contare circa 11.000-12.000.

L’apparato radicale è costituito da radici rizomatose e da radici capillari. Queste ultime hanno un accrescimento verticale che può superare il metro di profondità. Sui rizomi si formano numerose gemme da cui si originano germogli e fusti il cui numero tende ad aumentare con l’età.

3. Coltivazione

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In Italia la coltivazione del ramiè é condotta solo su scala sperimentale e non esistono varietà selezionate per i diversi ambienti del nostro paese.

La maggior parte delle varietà coltivate nel mondo sono di origine orientale o sud-americana. 

Per quanto sia possibile realizzare un nuovo impianto di ramié a partire dal seme, appare più largamente diffuso l’impiego di talee e rizomi, poiché risulta essere una tecnica più semplice e rapida, che garantisce maggiore capacità di attecchimento, produzioni più elevate ed uniformi, e maggiori rese in fibra.

Per la preparazione di talee e rizomi possono essere utilizzati impianti di due o tre anni da cui è possibile ottenere rizomi maturi in quantità economicamente conveniente.

È stato calcolato come da un impianto di ramié di due anni si possano ottenere talee per impiantare circa otto ettari; da uno di tre anni gli ettari salgono a 50-60. 

Una volta selezionati i rizomi maturi e più vigorosi, si procede alla preparazione di talee tagliate in porzioni di 10-15 cm. In generale questa operazione deve essere realizzata a fine inverno-inizio primavera e deve essere prontamente seguita dal loro trapianto su terreno opportunamente preparato, in modo da realizzare un primo taglio utile a partire dal primo anno.

Le operazioni di piantumazione delle talee o di trapianto delle giovani piantine possono essere realizzate a mano oppure con trapiantatrici meccaniche. La preparazione del suolo risulta molto importante per il buon esito della coltura.

Infatti dovendo la piantagione durare molti anni (anche fino a 15 anni) sullo stesso terreno occorre che i lavori preparatori siano eseguiti con molta cura e che si faccia, sempre prima dell’impianto, una concimazione abbondante, anche eventualmente con sovesci di leguminose, poiché in seguito, il terreno si potrà concimare solo in copertura.

La preparazione del terreno avviene mediante aratura profonda a 40 cm per interrare i fertilizzanti precedentemente distribuiti e sistemandolo in maniera tale da permettere l’eliminazione dell’acqua in eccesso. A questa operazione seguiranno erpicature allo scopo di affinare il terreno.

4. Raccolta

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L’epoca di raccolta assume una significativa importanza nell’ottica della produzione di fibra di ottima qualità da destinare all’industria tessile.

Infatti, se l’operazione viene effettuata in ritardo, la lignificazione dello stelo porta ad una difficile decorticazione che potrebbe riflettersi sulla qualità della fibra ottenuta.

L’epoca ottimale per la raccolta coincide con l’imbrunimento dell’epidermide nei primi 20-30 cm basali del fusto. L’operazione di raccolta prevede: taglio degli steli, successiva defogliazione e rimozione delle cime.

Sono ancora in fase di sperimentazione macchine combinate che consentono l’effettuazione contemporanea delle operazioni di taglio, defogliazione ed eventuale decorticazione. La defogliazione è un’operazione fondamentale in quanto contribuisce ad incrementare il rendimento della fase di decorticazione, migliora la qualità della fibra decorticata e consente di ridurre le spese di trasporto.

Può essere effettuata manualmente, o meccanicamente, oppure anche con trattamenti chimici. Nelle aree sub-tropicali è possibile effettuare fino a 5 raccolti l’anno mentre nelle zone temperate si effettuano 2-3 raccolti.

In Italia il ramié è stato sperimentato negli anni ’20 in Sicilia, ove si realizzavano mediamente 3 tagli all’anno (metà giugno, metà agosto, fine ottobre). Dagli inizi degli anni ’90 la coltura di ramié viene sperimentata a Tarquinia (VT) e a sud di Pisa.

Le prove condotte vicino a Tarquinia si sono svolte per circa 10 anni a partire dal 1993, su circa 1 ha di coltura e si sono rivolte soprattutto alla meccanizzazione della coltivazione del ramié, condizione indispensabile allo sviluppo della coltura su scala aziendale.

Inoltre sono state approfondite le conoscenze relative ai possibili usi dei diversi prodotti ricavabili dalla urticacea e alle operazioni colturali necessarie per il suo sviluppo e l’entrata in produzione della coltura.

Le prove condotte a sud di Pisa su terreni profondi e freschi situati nella pianura della bassa valle dell’Arno hanno consentito di monitorare la coltivazione di ramié per oltre un decennio. Lo sviluppo della coltura di ramié è sempre stata tale da permettere l’esecuzione di due raccolti, uno estivo ed uno autunnale. 



5. Prodotti realizzabili con il ramiè

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Del ramiè niente va perduto: dalla parte esterna (corteccia) si ricava la fibra tessile; con la parte interna si produce cellulosa per carta estremamente pregiata; le porzioni terminali fresche dei fusti e le foglie forniscono un prodotto altamente nutritivo per uso zootecnico.

a) Prodotti tessili per l’abbigliamento
I due principali prodotti, fibra lungo tiglio e stoppe, formano i due settori del mercato tessile liniero. Quello più pregiato (fibre lungo tiglio) è per l’80% impiegato nella produzione di filati destinati all’abbigliamento quindi condizionato dalla moda, il restante 20% è impiegato nella biancheria da casa. Le applicazioni sono diverse: teli, tende, sacchi, reti, corde, etc.
Essendo molto difficilmente soggetti a marcescenza i filati di ramié sono preferiti ad altri per la fabbricazione di vele, reti, gomene, per cucire le scarpe, ecc. Non importa quante volte venga lavato, il colore del tessuto ramié non sbiadisce, e non importa quanto a lungo venga indossato, la lucentezza non scompare.

b) Produzione di fibra tecnica
L’utilizzo delle fibre di ramiè, può trovare impiego nel settore dei materiali compositi anche per impieghi automobilistici, con il vantaggio di ottenere prodotti biocompatibili e biodegradabili. Le fibre vegetali potrebbero infatti costituire una alternativa interessante alle fibre attuali (soprattutto alle fibre minerali quali l’asbesto e le fibre di vetro) o quantomeno, affiancarsi a queste, in tutte quelle applicazioni per le quali sia necessaria una prestazione globale, valutabile in termini di life cycle analysis dei manufatti. Studi condotti a questo riguardo hanno mostrato che le fibre di ramiè potrebbero essere impiegate nei manufatti compositi con rinforzo fibroso grazie alle loro buone caratteristiche meccaniche con una resistenza alla trazione di 950 MPa e con un modulo elastico di circa 65 GPa, che ben compete con quello delle fibre di vetro (70-90 GPa ).

c) Produzione di cellulosa e carta
La materia prima usata per la fabbricazione di carta è comunque un sottoprodotto della lavorazione della fibra lunga. Le maggiori prospettive di utilizzazione del ramiè come fonte di materia prima per l’industria cartaria sono rivolte, grazie all’introduzione di processi ad alta resa, all’impiego di paste di ramirulo arricchito di fibre corticali corte o al solo impiego di fibre corticali provenienti dalla prima cardatura del ramiè.

d) Altri usi
Il ramié può risultare una pianta importante anche in campo foraggero. Il valore nutritivo del ramié è stato paragonato a quello dell’erba medica. In generale un buon foraggio di ramié contiene: proteine grezze (30%), fibra grezza (13,1%), lipidi (4,4%), ceneri (18,2%) ed estratti in azotati (34,2% sulla sostanza secca). Nell’ottica di uno sfruttamento totale della pianta è importante questa possibilità di utilizzare i sottoprodotti della lavorazione della fibra per uso zootecnico.






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2 commenti su “Ramiè: una delle più antiche fibre tessili impiegate dall’uomo”

  1. Buongiorno, vorrei comprare del tessuto ramia. Mi sapete consigliano qualche sito che lo vende online?
    Grazie

I commenti sono chiusi.