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Sacra Rota: il tribunale del Papa dove ancora si parla in latino

Un’istituzione con una storia secolare che ancora oggi emette sentenze in latino: è il Tribunale apostolico della Rota Romana, più comunemente noto con il nome di Sacra Rota, con giurisdizione sui cittadini della Città del Vaticano e sui fedeli di ogni parte del mondo.

Nota in particolare per essere l’unico organo che ha il potere di sciogliere i matrimoni cattolici, è spesso oggetto di critiche.

Secondo alcuni osservatori, sarebbe accessibile soltanto ai fedeli più ricchi, che possono permettersi di sostenerne le spese.

Papa Francesco ha recentemente riformato la procedura rendendola più veloce.

Ma qual è la storia di questo antico collegio che si dice sia accessibile solo ai ricchi? Scopriamola insieme.

 

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1. La Cassazione della Chiesa

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In un ipotetico confronto con lo Stato italiano, la Sacra Rota, che giudica cause provenienti da tutto il mondo, ha competenze molto simili a quelle della Corte Suprema di Cassazione.

È composta da 19 uditori, cioè giudici, più un decano e un vice decano, tutti nominati dal papa.

Essi sono chiamati a giudicare le richieste di annullamento di matrimonio più complesse: quelle, cioè, nelle quali marito e moglie non sono riusciti a trovare un accordo nei primi due passi del procedimento, che prende il via all’interno di un tribunale ecclesiastico diocesano o, più frequentemente, in uno dei 18 tribunali ecclesiastici regionali istituiti dalla Conferenza episcopale italiana competenti per le cause di nullità matrimoniale.

Come in un normale processo, il tribunale procede con l’acquisizione delle deposizioni delle parti e dei testimoni, con la raccolta dei documenti utili e delle eventuali perizie e prove presentate dagli avvocati dei due coniugi.

Fino alla riforma di Papa Francesco del 2015, la sentenza di annullamento emessa non era immediatamente eseguibile, ma doveva essere ratificata in appello, in base al principio della doppia sentenza conforme.

Oggi invece, se è stato trovato un accordo tra le parti, è sufficiente “la certezza morale raggiunta dal primo giudice” e non è più necessaria la doppia sentenza.

Nei casi in cui si ricorra in appello, comunque, il tribunale può convalidare l’annullamento con un nuovo processo, ponendo fine all’iter, oppure può decidere di valutare nuovamente il caso svolgendo una nuova istruttoria al termine della quale emetterà una seconda sentenza.

Se la sentenza di primo grado viene confermata, il matrimonio è nullo a tutti gli effetti, in caso contrario tutto l’incartamento processuale passa alla Sacra Rota, ultima e definitiva sede dell’iter.

 

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2. Le cause dell’annullamento e i rotali, avvocati speciali

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  • Le cause dell’annullamento
    Ma quali sono le cause che possono portare a una sentenza di annullamento del matrimonio?
    Possono essere di varia natura, come la mancanza del necessario consenso da parte di uno dei coniugi o addirittura di entrambi (per esempio, in caso di simulazione), un’eventuale e dimostrata incapacità psichica di uno dei due sposi, il raggiro e la violenza fisica.
    Importante poi è che marito e moglie perseguano entrambi le finalità previste dal matrimonio cattolico, cioè la procreazione dei figli, la fedeltà e l’indissolubilità del vincolo matrimoniale.
    Infine due casi di natura prettamente fisica rientrano tra i possibili motivi sui quali può essere chiamata a valutare la Sacra Rota: “l’impotenza copulativa antecedente e perpetua, sia da parte dell’uomo sia da parte della donna” e il fatto che il matrimonio non sia stato consumato, cioè che i due coniugi non abbiano avuto un rapporto sessuale completo.
    In quest’ultimo caso, in realtà, non si tratta di un vero e proprio annullamento, ma di una specifica dispensa concessa direttamente dal pontefice.

 

  • Rotali, avvocati speciali
    Quella degli avvocati rotali, gli unici abilitati ad affrontare le cause di fronte alla Sacra Rota, è una categoria ristretta.
    Per diventarne parte occorre superare un esame di dodici ore consecutive, durante le quali si devono leggere tutti gli atti di un fascicolo e redigere in latino un parere giuridico (votum pro rei veritate), con il solo ausilio di un vocabolario e di un codice non commentato.
    Prima di cimentarsi nel temuto esame, però, gli aspiranti, dotati di apposita laurea in Diritto Canonico presso una università pontificia, devono frequentare il corso triennale di studi presso lo Studio Rotale, adiacente al Tribunale della Rota, dove gli uditori insegnano (prevalentemente in latino) giurisprudenza rotale, prassi giudiziale, psichiatria, psicologia, antropologia, diritto amministrativo canonico, diritto orientale canonico e deontologia.

 

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3. Perché si chiama così?

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Il primo documento ufficiale che stabilisce le regole della Sacra Rota risale al 16 dicembre 1331: con la Bolla Ratio iuris Papa Giovanni XXII, infatti, assegnò al Tribunale una sua sede specifica e ne decretò le funzioni.

Nel corso dei secoli, i pontefici susseguitisi sul trono di Pietro hanno apportato alcune modifiche: per esempio nel 1472, Sisto IV fissò a 12 il numero dei giudici, cioè i prelati che compongono il tribunale ecclesiastico (oggi sono 21, ma in realtà non c’è più un numero fisso), mentre quasi tre secoli dopo Benedetto XIV ne codificò le competenze con il documento Iustitiae et pacis.

Le attività della Sacra Rota proseguirono fino al 1870 quando, con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma, cessarono quasi completamente.

Si dovette attendere il 1908 e il documento Sapienti consilio di Papa Pio X perché fossero riorganizzate le competenze dei distinti organi della Curia Romana e la Sacra Rota riprendesse la sua attività.

Le norme vigenti sono state approvate e promulgate da Giovanni Paolo II il 7 febbraio 1994, mentre l’ultima modifica parziale è quella approntata con motu proprio da Papa Francesco nel 2015.

Quanto al nome, sulla sua origine non ci sono certezze: la tesi più accreditata fa riferimento al recinto circolare in cui si radunavano o sedevano gli uditori per giudicare le cause; secondo altre ipotesi, invece, il termine “rota” potrebbe derivare dall’usanza di far ruotare i giudici o ancora dal sostegno girevole sul quale venivano appoggiati gli atti.

 

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4. Quanto costa rivolgersi alla Rota e lo snellimento dopo riforma

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  • Quanto costa rivolgersi alla Rota
    Per dare il via alla causa di annullamento di matrimonio la parte che la promuove deve versare 525 euro a titolo di spese processuali, mentre la parte “avversaria” è tenuta al versamento di 262,50 euro.
    Tali cifre sono decise dalla Conferenza episcopale italiana che decreta anche i tariffari per gli avvocati: possono andare da 1.575 a 2.992 euro al netto delle imposte e del con- tributo per la Cassa Forense.
    Se l’esito negativo del giudizio di in primo grado rende necessario un appello, ciò comporta un aggravio che può andare da 604 a 1.120 euro.
    Nei casi in cui le parti devono ricorrere alla Sacra Rota, le spese processuali e gli onorari degli avvocati sono superiori e possono variare sensibilmente secondo la complessità dei casi.
    La normativa prevede la possibilità di richiedere la dispensa totale o parziale dalle spese processuali e il gratuito patrocinio per coloro che si trovano in serie e documentate difficoltà economiche.

 

  • Più veloce grazie a Papa Francesco
    La riforma voluta da Papa Francesco mira a snellire l’iter processuale: una norma prevede, ad esempio, la possibilità di un processo più breve, nel quale sarà il vescovo a risolvere i casi di nullità più evidenti che possono essere la mancanza di fede, il matrimonio lampo con una separazione immediata, una relazione extraconiugale, un aborto, l’occultamento della sterilità o di una grave malattia contagiosa, la presenza di figli nati da una precedente relazione, la violenza fisica con la quale si è costretto il partner al matrimonio. Ciò comporta una riduzione dei tempi per l’annullamento.

 

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5. Questi vip si sono rivolti alla Sacra Rota

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Sono molti i personaggi che hanno chiesto e ottenuto alla Sacra Rota l’annullamento del matrimonio, a partire da star del cinema come Vittorio Gassman, che ebbe il nulla osta per l’unione con la sua prima moglie, Nora Ricci, e Sandra Milo, che sposò giovanissima il marchese Cesare Rodrighero, unione che durò meno di un mese.

Stessa sentenza per il matrimonio che vide protagonisti la showgirl Valeria Marini e Giovanni Cottone: la loro sfarzosa (e mediatica) unione venne giudicata nulla dai giudici della Rota Romana visto che lo sposo aveva “dimenticato” di dire che il suo precedente matrimonio in Chiesa non era mai stato annullato.

Anche personaggi del jet set internazionale si sono rivolti alla Sacra Rota, come Carolina di Monaco: la figlia di Ranieri e Grace Kelly ha dovuto attendere a lungo per archiviare il matrimonio con Philippe Junot risalente al 1978 (nel 1983 si era sposata una seconda volta civilmente e nel 1990 il suo secondo marito Stefano Casiraghi era morto in un tragico incidente in off-shore).

Il ricorso alla Sacra Rota da parte dei vip ha suscitato critiche sull’operato di questo tribunale, considerato riservato a soli ricchi: il costo di tutta la pratica infatti si aggirerebbe tra i 15mila e i 45mila euro con una media intorno ai 30mila euro.

 

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