Alla base del diabete vi è una carenza o un malfunzionamento dell’insulina, l’ormone che con il glucagone (un altro ormone secreto dal pancreas) ha il compito di regolare la glicemia, cioè il livello di zucchero nel sangue.
Se l’insulina non c’è o funziona male, il glucosio si accumula determinando l’iperglicemia tipica del diabete (valore superiore a 125 mg di glucosio in 100 ml di sangue a digiuno o ai 200 mg/100 ml a distanza di due ore dai pasti).
Ci sono 4 forme di questa malattia cronica di cui soffre quasi il 9 per cento della popolazione mondiale. Ma per quello di tipo 1 è promettente la terapia immunocellulare, allo studio in diversi centri d’eccellenza.
Nel frattempo, l’unica arma che abbiamo è la prevenzione: si attua mangiando di meno e muovendosi di più.
1. La malattia è dovuta all’eccesso di zucchero nel sangue e la terapia tem Cell Educator Therapy (SCE)
- La malattia è dovuta all’eccesso di zucchero nel sangue
Alla base del diabete vi è una carenza o un malfunzionamento dell’insulina, l’ormone che con il glucagone (un altro ormone secreto dal pancreas) ha il compito di regolare la glicemia, cioè il livello di zucchero nel sangue.
Lo zucchero, o glucosio, è la più importante fonte di energia per il nostro corpo.
E' il “combustibile” che ci permette di compiere qualsiasi lavoro - fisico, mentale o semplicemente metabolico - dal momento che ogni trasformazione chimica che si svolge nelle nostre cellule richiede energia per potersi completare.
Tutti gli zuccheri che introduciamo con l’alimentazione (i carboidrati di pasta, pane e dolci) vengono scomposti in molecole di glucosio (lo zucchero base) che si raccoglie nel torrente circolatorio per essere trasportato nei tessuti di ciascun organo.
L’insulina ha il compito di far passare il glucosio dal sangue alle cellule.
Se l’insulina non c’è o funziona male, il glucosio si accumula determinando l’iperglicemia tipica del diabete (valore superiore a 125 mg di glucosio in 100 ml di sangue a digiuno o ai 200 mg/100 ml a distanza di due ore dai pasti). - Una terapia rivoluzionaria
Gli scienziati sono ottimisti.
In futuro alcune forme di diabete, in particolare quello di tipo 1, che colpisce prevalentemente i giovani e ha una genesi autoimmune, potranno essere curate con la terapia immunocellulare.
Di che cosa si tratta? Per capirlo occorre fare un passo indietro e dire che chi soffre di diabete di tipo 1 ha un sistema immunitario danneggiato da precedenti malattie virali che lo hanno reso distruttivo nei confronti dell’organismo a cui appartiene.
Questo sistema immunitario danneggiato identifica come elementi estranei anche le cellule beta del pancreas, deputate alla produzione di insulina, l’ormone che ha il compito di ridurre il livello di zuccheri nel sangue.
È qui che si collocherebbe l’azione della terapia immunocellulare, alla quale stanno lavorando diversi team in tutto il mondo con esiti sempre più promettenti: tra questi, i ricercatori dello University medical center del New Jersey, Usa, guidati da Yong Zhao, autori dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Stem cells translational medicine.
Alla base del loro lavoro c’è una terapia rivoluzionaria chiamata Stem Cell Educator Therapy (SCE), in cui campioni di cellule immunitarie del malato di diabete vengono “rieducati” in vitro a non aggredire le cellule beta del pancreas.
Una volta reinserite nell’organismo del malato queste cellule “rieducate” potranno comportarsi normalmente senza più attaccare né distruggere le cellule che producono insulina.
2. La vera minaccia è il tipo 2 e purtroppo non si guarisce mai
- La vera minaccia è il tipo 2
Più che il diabete di tipo 1, che colpisce soprattutto bambini e adolescenti e che cresce del 3 per cento all’anno, la vera minaccia mondiale è rappresentata dal diabete di tipo 2, quello che colpisce l’adulto obeso o in sovrappeso.
Rappresenta infatti il 90 per cento dei casi e secondo i dati dell’International diabetes federation (IDF) ne sono affetti circa 415 milioni di persone, quasi il 9 per cento della popolazione mondiale.
Secondo i dati Istat 2017, in Italia vi sono 3 milioni e 200 mila malati, pari al 5,3 per cento dell’intera popolazione, con picchi di oltre il 16,5 per cento tra chi ha un’età superiore a 65 anni.
La diffusione è raddoppiata negli ultimi trent’anni e rispetto al 2000 conta un milione di malati in più. Non è solo legata all’invecchiamento.
Oltre a una certa predisposizione, l’obesità e uno stile di vita inadeguato giocano un ruolo cruciale.
Mangiamo troppo e facciamo troppo poco esercizio fisico; sedentarietà, stress e dieta eccessivamente ricca di zuccheri sono le cause più comuni d’insorgenza della malattia. - Non si guarisce mai
Il diabete è una malattia cronica che si sviluppa lentamente e che permane per tutta la vita.
I sintomi spesso si riconoscono quando è già troppo tardi e intervenire diventa ben più complicato.
Nonostante le ricerche promettenti, al momento non esiste una vera e propria cura definitiva, che consenta una guarigione completa.
Ci sono piuttosto terapie (farmacologiche e comportamentali) che permettono di migliorare la qualità di vita dei malati e di limitare i danni correlati.
Il diabete, infatti, ha un impatto molto forte sulla quotidianità: la glicemia deve essere controllata almeno tre volte al giorno e occorre autosomministrarsi l’insulina con iniezioni monouso.
Se non ci si cura, le conseguenze possono essere gravi: pericolo di cecità, problemi cardiocircolatori, danni ai reni, piede diabetico (con rischio di amputazione) coma e decesso.
L’insulina è ancora l’unica medicina. Il primo farmaco a base di insulina fu disponibile nel 1923: era costituto da insulina estratta dal pancreas animale.
Nel 1983 fu invece creata insulina tramite batteri di Escherichia coli, modificati geneticamente.
Da allora c’è stato un grande progresso nelle modalità di produzione e somministrazione dell’ormone.
L’insulina infatti non può esser assunta per bocca perché durante la digestione verrebbe scomposta in aminoacidi (i mattoncini delle proteine) e va iniettata direttamente nel sangue.
Alle siringhe monouso oggi stanno sostituendosi i microinfusori a forma di penna o “a cerotto” applicabili direttamente sulla pelle e in grado di controllare simultaneamente i livelli di glicemia e il rilascio di insulina.
3. 1 milione di morti l’anno e come il nostro corpo controlla il livello di zucchero nel sangue
- 1 milione di morti l’anno
Il costo sociale del diabete è molto alto.
Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) almeno un milione di persone muore ogni anno, per l’80 per cento tra le classi socioeconomiche più svantaggiate.
Non tutti infatti hanno accesso alle cure (il cui costo annuo è pari a circa 5.000 euro, complicanze a parte).
Sempre secondo l’Oms, il numero di malati è purtroppo destinato a raddoppiare entro il 2030, il che collocherà il diabete tra le prime cause di morte a livello globale.
Perciò la sanità pubblica spinge sulla prevenzione, che è l’unica vera arma ora disponibile: mangiare poco e meglio, muoversi di più, vivere in armonia con gli altri e se stessi evitando gli eccessi.
L’elisir di lunga vita, insomma, pare trovarsi nelle piccole cose di tutti i giorni. - Così il nostro corpo controlla il livello di zucchero nel sangue
Il livello di zuccheri nel sangue è controllato nel nostro organismo da due ormoni prodotti dalle cellule di Langerhans del pancreas, che è una ghiandola associata al sistema digerente localizzata dietro allo stomaco.
L’insulina è rilasciata dalle cellule beta e il suo compito è quello di ridurre la glicemia del sangue in modo che lo zucchero ivi presente possa essere assorbito nei tessuti o al limite trasformato in glicogeno e accumulato nel fegato.
L’insulina è quindi un ormone ipoglicemizzante e il suo diretto antagonista è il glucagone, rilasciato invece dalle cellule alfa del pancreas con il compito di alzare la glicemia del sangue (è iperglicemizzante); il glucagone infatti trasforma il glicogeno immagazzinato nel fegato in glucosio.
Insulina e glucagone dovrebbero essere sempre in equilibrio tra loro per garantire valori di glicemia ottimali, inferiori a 100-110 mg di glucosio in 100 ml di sangue.
4. Ci sono quattro tipi di diabete
Ci sono quattro tipi di diabete
- GIOVANILE
È il diabete di tipo 1 che colpisce i bambini o i giovani.
È determinato da un danneggiamento delle cellule del pancreas che producono insulina.
Le cause possono essere genetiche, a volte sconosciute, ma la forma “autoimmune” è la più comune ed è correlata alla comparsa di anticorpi che dopo una malattia virale attaccano e distruggono i centri di produzione dell’insulina nel pancreas.
Questo diabete è anche detto “insulino-dipendente” perché il malato deve assumere insulina per tutta la vita.
I bambini affetti da questo tipo di diabete mangiano molto senza ingrassare. - ADULTO
È il diabete di tipo 2 che colpisce adulti e persone sovrappeso.
È la forma più comune e rappresenta circa il 90 per cento dei casi.
Di natura endocrina, è caratterizzato da una scarsa produzione d’insulina o da una resistenza dei tessuti alla sua attività che non permette un adeguato assorbimento degli zuccheri nelle cellule.
Può essere dovuto a predisposizione genetica, ma obesità e stile di vita scorretto (fumo, alcol, vita sedentaria, dieta ipercalorica) sono fattori scatenanti.
I sintomi sono poco evidenti e la diagnosi tende a essere tardiva, quando la malattia è già in corso. - GESTAZIONALE
È legato alle notevoli variazioni ormonali che si manifestano in gravidanza.
Ha un’incidenza significativa, pari a circa il 7 per cento (oltre 40mila gravidanze) all’anno solo in Italia.
In genere scompare con il parto, ma può ripresentarsi in età avanzata.
Viene diagnosticato tra la 24a e 34a settimana di gravidanza con il test della curva glicemica (si somministra una bevanda zuccherina a intervalli regolari e si analizzano i valori di glicemia nel sangue).
Se non curato, può essere dannoso per l’embrione e aumentarne il rischio di mortalità o causare anomalie congenite nel bambino. - SECONDARIO
Dipende da altre patologie, come da alcune malattie infettive (per esempio rosolia, parotite o cytomegalovirus) o da malattie genetiche (come la sindrome di Down).
Sempre più spesso è correlato alla senescenza, all’invecchiamento delle cellule del pancreas o anche a disturbi cardiocircolatori, frequenti nell’anziano e responsabili di una riduzione della quantità di insulina necessaria al fabbisogno dell’organismo.
La prevenzione in questi casi è un’arma fondamentale: un attento monitoraggio unito a un’alimentazione corretta possono ridurre i danni legati alla malattia.
5. Per bruciare le calorie di una pizza margherita ci vogliono 105 minuti di marcia
Oltre ai farmaci, nella cura del diabete occorrono una dieta ipocalorica e un regolare esercizio fisico.
I pasti devono essere frazionati nell’arco della giornata (almeno 5) e per evitare picchi glicemici vanno preferiti i carboidrati complessi a lento rilascio (come pane, paste o cereali integrali) agli zuccheri semplici (brioche, dolci o gelati).
L’attività fisica aiuta a controllare il peso e a bruciare le calorie in eccesso: bastano 30-45 minuti al giorno di camminata a passo spedito per prevenire lo sviluppo della malattia.
Qui sotto, come suggerito dalla Società italiana di diabetologia (Sid) sono riportati i tempi di esercizio fisico necessari per consumare le calorie di alcuni alimenti.