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Spazzoliamo il cane: come farlo in modo corretto

Può essere piacevole oppure davvero fastidioso e, per quanto possa sembrare strano, entrambe le possibilità dipendono principalmente da noi.

Che si tratti di un pelo raso, di un mantello fluente o addirittura di una tessitura ruvida, il nostro amico deve essere posto nelle migliori condizioni per accettare di essere spazzolato con dedizione e costanza.

Non vogliamo certo che di fronte a quello strano strumento, la spazzola, il cane manifesti paura, cercando a volte anche di nascondersi negli angoli inarrivabili della casa.

Né è ammissibile che il nostro amico metta in atto comportamenti di nervosismo, a maggior ragione se decidesse di ringhiarci o, come extrema ratio, di morderci.

L’obiettivo è fargli accettare questa particolare procedura con estrema naturalezza, quasi si trattasse di una routine facente parte del vivere quotidiano.

Ebbene, perché ciò accada, dobbiamo osservare alcune regole di buon senso, evitando di mostrarci approssimativi o incauti. Ecco come evitarlo facendo sì che il cane si abitui a questa pratica.

 

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1. Fin dall’infanzia... E la spazzolatura diventa un’abitudine

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Il miglior modo per garantire un corretto approccio alla spazzolatura consiste nell’introdurre questa abitudine fin dai primi giorni in cui il cane entra a far parte della famiglia.

Infatti, i cuccioli di otto-dieci settimane, trovandosi in quella particolare fase di sviluppo denominata “periodo sensibile”, si mostrano più inclini ad accogliere le novità con una buona dose di curiosa accettazione.

Per loro è del tutto naturale acconsentire a essere accarezzati, manipolati e, di conseguenza, spazzolati su tutto il corpo.

Tutto questo può essere considerato quale logica prosecuzione del contatto tattile avuto con la madre e i fratelli, senza che il cucciolo manifesti eccessiva indipendenza o diffidenza.

Per questa ragione, possiamo predisporre un preciso momento giornaliero dedicato alla cosiddetta “cura della prole”, rispettando i ritmi circadiani del nostro piccolo amico, cioè i ritmi di veglia e sonno, e scegliendo quei momenti della giornata in cui il cucciolo è particolarmente disponibile a ricevere le coccole.

Dopo una passeggiata e dopo avergli dato la pappa, attendiamo l’effetto soporifero del pasto, che non tarderà a manifestarsi, inducendo il cane a coricarsi vicino a noi.

Il rallentamento del metabolismo e il soddisfacimento delle esigenze di “sopravvivenza” ci vengono in aiuto per dare inizio al contatto diretto. Tuttavia, non dobbiamo eccedere nei tempi e nei modi, per cui facciamo sì che la spazzolatura sia breve e poco “invasiva”.

Con il passare delle settimane, la manipolazione su tutto il corpo diventerà una piacevole abitudine per il cane, quasi si trattasse di un massaggio defaticante funzionale al passaggio al sonno profondo. Così facendo, non siamo costretti a introdurre fastidiose pratiche di contenimento o ad applicare meccanismi di imposizione.

Dobbiamo ricordare, infatti, che nel corso del cosiddetto “periodo sensibile” la predisposizione alle novità si esprime al meglio, facendo leva su quel processo di disinibizione che fa sembrare positiva ogni esperienza vissuta in modo corretto. Nel corso della crescita, ciò che avremo “costruito” in precedenza darà i suoi frutti.

 

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2. La fretta è... cattiva consigliera. Iniziamo dalle parti meno sensibili

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La procedura di toelettatura del mantello deve essere introdotta in modo graduale.

Possiamo iniziare mostrando al cane lo strumento di lavoro, appoggiandolo sul pavimento così da agevolarne la conoscenza olfattiva.

Il passaggio successivo consiste nel mettere la spazzola a contatto con il pelo, evitando di mettere subito in azione i “denti” della stessa.

Impieghiamo, invece, la parte al rovescio, si tratti di un manico di plastica o di legno: riducendo al minimo l’intensità e seguendo la direzione del mantello, effettuiamo ripetute “carezze” lungo il costato e i fianchi, fino ad arrivare alle spalle e alle cosce.

Solo quando il cane avrà preso sufficiente confidenza, spostiamoci verso le zone più sensibili quali le zampe, la testa e la coda. Alterniamo i passaggi in queste parti, definite “zone rosse”, con altri in aree del corpo meno “difficili”.

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Utilizzando la spazzola in questo modo, il nostro amico si mostrerà maggiormente collaborativo, e alcuni soggetti potrebbero anche mettersi a pancia all’aria in segno di rilassamento. Abbiamo dato inizio, così, a quella modalità di relazione denominata “accudimento”, in quanto tale portatrice di reciproco benessere.

Solo con il passare del tempo potremo spazzolare il cane su tutto il corpo senza preoccuparci troppo di quali aree tocchiamo, avendo compiuto un corretto processo di abituazione tattile. Se il nostro amico mostrasse un’improvvisa ritrosia al contatto, meglio fermarsi, ignorando la temporanea preoccupazione.

Subito dopo, ricominciamo a spazzolarlo come nulla fosse accaduto, ripartendo dalle parti del corpo meno sensibili. Al contrario, qualora la resistenza permanesse in modo evidente, interrompiamo l’iter dopo aver solamente sfiorato il nostro amico nelle parti meno sensibili.

Il giorno successivo, e sempre in seguito a un’intensa attività psicofisica preliminare, ricominciamo daccapo, meglio se in un luogo differente da quello in cui era emersa la “crisi”. Questo permette al cane di resettare i ricordi poco appaganti, offrendosi a noi con piena fiducia.

Superato il disagio, possiamo ritornare nei luoghi dedicati alla pulizia, si tratti di una stanza specifica, di un morbido tappetino o di un’area esterna.

 

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3. Aiutiamoci con i bocconcini

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Per far sì che il cane accetti la spazzola senza problemi, possiamo associare il suo impiego a conseguenze appaganti.

Muniti di gustosi bocconi, stabiliamo un collegamento tra il tocco dello strumento e il rilascio dello “stimolo” cibo, così che, attraverso un meccanismo di condizionamento classico, la spazzola stessa diventi il segnale che annuncia l’arrivo di qualcosa di positivo.

In questo modo, legando ogni passata di spazzola a un gustoso bocconcino, riusciremo a toelettare il cane nelle diverse aree del corpo senza che mostri alcuna ritrosia.

È importante, almeno nelle prime fasi, tenere i bocconi in una mano e la spazzola nell’altra, così da ridurre il tempo tra il contatto con il pelo e il boccone rilasciato. Se il cane è particolarmente refrattario, possiamo spazzolarlo addirittura mentre sta masticando, evitando così possibili risposte di rifiuto.

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Giunti a una buona gestione della toelettatura, è possibile anche associare questa pratica a un comando preliminare, pronunciando una precisa parola che farà capire al cane che stiamo per spazzolarlo.

Se il nostro amico accoglie il nostro comando, premiamolo, “rinforzando” l’azione quasi si trattasse di un normale esercizio di obbedienza. Le prime esperienze possono essere vissute in posizione ventrale, ossia con il cane a terra in totale rilassamento.

Solo in seguito possiamo adottare le stesse tecniche mentre il cane è in piedi, non dimenticando mai di dispensare quanto promesso. Inoltre, perché tutto ciò sia efficace, è opportuno dedicarci alla cura del pelo per un certo numero di minuti ogni giorno, anche nei casi in cui la reale pulizia non fosse necessaria.

Se poi intendiamo portare saltuariamente il nostro amico da un toelettatore, affinché possa essere lavato e spazzolato, è importante abituarlo a essere manipolato anche da altre persone.

Iniziando con i familiari, passando poi agli amici e ai conoscenti, il cane impara a permettere a chiunque, anche a un professionista del settore, di prendersi cura del suo pelo.

 

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4. La scelta dello strumento

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Esistono diverse tipologie di spazzole e pettini per i cani, e dobbiamo scegliere tenendo conto di due fattori fondamentali: la tessitura del pelo e il periodo di sviluppo del cane.

In particolare, le spazzole a setole morbide sono molto utili per i mantelli corti o rasi, con l’obiettivo di garantire una pulizia generale e, allo stesso tempo, lisciare il pelo.

Permettono anche di eliminare eventuali residui solidi quali terra e fango.

Diversamente, il sottopelo e il pelo infeltrito richiedono “denti” a punte che terminano con una minuscola pallina in gomma dura.Questi, infatti, penetrano a fondo dipanando possibili arricciamenti o nodi.

Dobbiamo evitare di applicare un’eccessiva pressione, poiché le punte rigide possono dare fastidio alla cute: se così fosse, è importante dosare l’intensità, ritornando piuttosto alla parte morbida, come spiegato.

Possiamo avvalerci di una sola spazzola a doppia “faccia”, una composta da setole resistenti ma non rigide e l’altra da dentini poco flessibili.

Nel caso di mantelli molto ondulati, ossia con ricci o bioccoli, il cardatore, costituito da setole in acciaio, permette di eliminare il pelo morto stimolando la secrezione che protegge la pellicola pilifera e agevolando la circolazione sanguigna.

In caso di pelo ruvido, o duro, possiamo utilizzare appositi strumenti da stripping quali coltellini giustamente affilati o pettini dalla medesima funzione. In tali casi, però, è meglio farsi aiutare da un toelettatore professionista, per evitare di lacerare la cute.

Infine, possiamo usare speciali guanti in gomma che permettono di eliminare velocemente il pelo morto. Per quanto riguarda i cuccioli, il cosiddetto “pelo matto” dei primi mesi richiede setole morbide idonee a eliminare i peli in eccesso, in attesa di un cambiamento di lunghezza e tessitura.

Non dimentichiamoci, infine, le spazzole “automatiche” di nuova generazione, il cui meccanismo interno permette di calibrare l’intervento sull’intero mantello.

 

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5. Se il cane ha paura... Ci vogliono pazienza e costanza

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Esperienze precedenti vissute in modo poco piacevole potrebbero aver causato nel nostro amico un vero e proprio rifiuto verso la spazzola.

Può succedere con i cani adottati in età adulta, relegati in passato in strutture di ricovero, oppure che non sono stati abituati a essere manipolati.

In questi casi, il primo passo consiste nell’infondere la giusta fiducia, tanto in noi quanto nello strumento che intendiamo utilizzare.

È opportuno non impiegare fin da subito la spazzola, ma far accettare al cane il contatto con il pelo attraverso “stimoli” meno invadenti quali un pezzo di stoffa o un foglio di quaderno.

Nel corso della passeggiata, o nei momenti in cui il cane è maggiormente rilassato, accarezziamolo nelle diverse parti del corpo, facendo scorrere con leggerezza le nostre mani. Con il tempo, possiamo incrementare il nostro intervento con strumenti più idonei, per esempio un asciugamano, continuando a lodare e premiare il nostro amico.

Nel momento in cui il cane mostra di non avere più paura, possiamo cominciare a usare la spazzola, alternandola all’inizio agli strumenti che abbiamo già utilizzato in precedenza e che accetta bene.

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Poiché il cane è una creatura molto abitudinaria, possiamo stabilire una precisa routine, una sorta di programma di toelettatura che avrà sempre i medesimi passaggi. Innanzitutto, colleghiamo la spazzolatura con una parola specifica che servirà da stimolo premonitore e da effettivo comando.

In questo modo, il nostro amico capirà subito cosa sta per accadere e si metterà nelle migliori condizioni per accettarlo. Non dimentichiamoci, inoltre, di premiarlo con i suoi bocconi preferiti.

Infine, pronunciamo il fatidico segnale di conclusione, mediante un’altra parola che sancirà la “fine dei lavori”. Con pazienza e costanza, avvalendoci di tecniche di “desensibilizzazione” e di associazione positiva, il nostro cane imparerà a considerare la spazzolatura come un qualunque altro esercizio.

La pratica della spazzolatura assume per il nostro amico un significato molto importante. Tutto ciò che entra in contatto con il corpo del cane, infatti, comporta il fatto di superare la cosiddetta distanza “intima”, o di “contatto”, ossia quello spazio caratterizzato proprio dal limite tra sé e il mondo.

cani, per caratteristiche genetiche ed esperienziali, potrebbero considerare questa intromissione come eccessivamente confidenziale, persino se compiuta dalle persone che appartengono al “gruppo sociale primario”, cioè i familiari.

Le reazioni più frequenti possono essere un’eccessiva rigidità o un repentino allontanamento. In queste situazioni, c’è anche la possibilità di incorrere in risposte di minaccia, poiché il cane tenta in ogni modo di interrompere una situazione che non riesce a controllare.

Il cane prova irritazione e paura, sensazioni accomunate da un profondo disagio. Solo attraverso un’abituazione progressiva, collegamenti positivi e la creazione di una routine quotidiana, possiamo escludere fin da subito l’insorgenza di queste reazioni, non così rare.

 

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