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Taj Mahal: il mausoleo di un’imperatrice

Il Taj Mahal è una delle opere d’arte più note al mondo e uno degli edifici più emblematici della dinastia degli imperatori indiani moghul.

È un maestoso mausoleo, nonché luogo di pellegrinaggio, e venne eretto agli inizi del XVII secolo per volere dell’imperatore Shah Jahan, il quinto della dinastia dei Grandi Moghul, affinché accogliesse il corpo della moglie defunta Mumtaz Mahal.

Questo magnifico mausoleo è divenuto un’icona dell’architettura indiana!

Taj Mahal significa “Palazzo della Corona”, è considerato uno degli edifici più belli e affascinanti. Dal 2007 rientra nelle sette meraviglie del mondo.

 

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1. Il costruttore del mausoleo

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Il Taj Mahal è una delle opere d’arte più note al mondo e uno degli edifici più emblematici della dinastia degli imperatori indiani moghul.

È un maestoso mausoleo, nonché luogo di pellegrinaggio, e venne eretto per volere dell’imperatore Shah Jahan, il quinto della dinastia dei Grandi Moghul, affinché accogliesse il corpo della moglie defunta Mumtaz Mahal.

Shah Jahan aveva gusti raffinati e fu un grande mecenate delle arti. S’interessava alla gemmologia e portò avanti l’intenso lavoro dei miniaturisti di corte, divenuti famosi in tutto il mondo per le l’elaborata e ricca decorazione ai margini delle pitture e per la maestria nei motivi floreali.

Tra i pittori di corte acquistarono notevole importanza il ritratto femminile e la rappresentazione di harem, di unioni tra amanti e d’incontri notturni, intrisi di una forte carica erotica.

L’architettura era una delle grandi passioni di Shah Jahan e vi si dedicò intensamente continuando la magnifica tradizione dei suoi predecessori.

Fu lui a ultimare il forte Rosso di Agra e il forte di Lahore, e a far costruire il forte Rosso di Delhi, oltre alle moschee del Venerdì presenti in queste due ultime città.

Ciononostante la sua più celebre opera resta il Taj Mahal, monumento ammirato dal mondo intero non soltanto per le dimensioni smisurate, ma in particolare per il suo equilibrio, per la perfetta armonia delle parti e perché, sebbene imponente, appare leggiadro e delicato.

Qua sotto, l’imperatore Shah Jahan con la moglie Mumtaz Mahal.

 

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2. Il gioiello di Agra

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Non è noto il nome dell’architetto che progettò e diresse i lavori, anche se molti indicano come possibile candidato Ustad Ahmad Lahawri.

Inoltre le cronache dell’epoca fanno allusione a vari personaggi che vi giocarono un ruolo rilevante.

Tra questi compaiono Ismail Khan, dalla Turchia; Amanat Khan, da Shiraz, in Iran, e Makramat Khan e Mir Abdul-Karim, anche loro provenienti da Shiraz.

Furono molti pure gli artigiani giunti da diverse parti del globo per occuparsi delle decorazioni. Stando a quanto racconta il viaggiatore francese Jean-Baptiste Tavernier, la realizzazione del Taj Mahal coinvolse più di 20mila manovali.

Costruito nel purissimo marmo bianco delle cave di Makrana, richiese vent’anni di fatiche, dal 1632 al 1652, oltre a un immenso investimento umano ed economico, che avrebbe rovinato le casse dell’impero moghul. Ciononostante, il risultato è uno dei capolavori dell’arte universale e un simbolo dell’India.

Il Taj Mahal si erge sulle sponde del fiume Yamuna ad Agra, un’importante città nello stato indiano dell’Uttar Pradesh. Incorniciato da un bel giardino islamico irrigato da canali, è composto da un complesso di edifici distribuiti su una superficie rettangolare di diciassette ettari, delimitata da un’imponente muraglia disposta perpendicolarmente rispetto allo Yamuna.

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Si accede all’area tramite una porta monumentale alta tre piani dalla tipica forma a iwan (in questo caso il termine, che ha varie accezioni archiettoniche, indica il portale di facciata), in arenaria rossa e marmo, che si trova all’estremità opposta del fiume.

La tomba non è visibile dall’esterno. Eppure, una volta superata la grande porta ottagonale, la particolare disposizione della struttura permette una spettacolare vista panoramica del monumento e del suo riflesso nelle acque dello stagno che si trova al centro del giardino.

Proprio in fondo a quest’ultimo si eleva la piattaforma rettangolare che fa le veci di una terrazza sul fiume. Sopra vi sono costruiti tre palazzi: il principale, al centro, è la vera e propria tomba, ubicata perciò alla fine del giardino e non, come di solito avviene nei mausolei indo-persiani, al centro dello stesso.

A destra e a sinistra della tomba sono collocati due edifici gemelli fatti di arenaria rossa: la moschea, orientata verso La Mecca, e lo jawab (letteralmente, eco della moschea), che compie la funzione di caravanserraglio, ovvero di ostello per i pellegrini.

Le due costruzioni sono sormontate da due grandi chhatri, una sorta di baldacchini o padiglioni con cupola, molto frequenti nell’architettura indiana. Il mausoleo è un’imponente massa cubica di sessantadue metri per sessantadue, smussata negli angoli così da avere una struttura ottagonale.

È collocato su una piattaforma alta circa sette metri e larga e lunga 104 metri. Il basamento presenta, ai quattro angoli, altrettanti minareti di cinquantadue metri d’altezza.

La struttura si apre con quattro iwan (in questo caso il termine indica gli archi) in corrispondenza dei quattro punti cardinali ed è coronata da una maestosa cupola centrale a doppia calotta con quattro chhatri.

Lo spazio interno accoglie i cenotafi della coppia reale, cioè tombe vuote che riproducono quelle situate nella camera sotterranea; è anch’esso ottagonale e si divide in quattro sale, sempre ottagonali.

 

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3. Ogni cosa al suo posto

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Il Taj Mahal si trova nell’estremità nord di un giardino la cui struttura si rifà molto alla visione che si aveva in quel periodo del paradiso: un giardino ideale abbondantemente rifornito d’acqua.

Nei testi mistici dell’Islam era descritto come composto da quattro canali che si incontrano in una montagna o una cascata centrali, che dividono il tutto nei quattro punti cardinali.

La visione del giardino come simbolo del paradiso è rafforzata dalle calligrafie presenti sul portale principale, che invitano ad entrare nel paradiso.

Il Taj Mahal è un edificio unico nella storia dell’arte grazie all’armonia delle proporzioni e alla bellezza e maestria delle decorazioni, che si sposano con grazia al mausoleo.

Collocati alle quattro estremità del basamento e leggermente inclinati, i minareti sembrano sostenere il peso dell’edificio nel loro punto di equilibrio.

In tal modo creano un effetto di unità, dando la sensazione che nessun elemento potrebbe essere altrove rispetto al posto che occupa. Il marmo, poi, con la sua trasparenza e l’aspetto etereo, pare rendere il Taj Mahal quasi incorporeo, e in base alla luminosità si tinge di tonalità diverse, così da creare incantevoli giochi di luce.

A mezzogiorno l’edificio si mostra di un bianco nitido, all’alba di una sfumatura rosata e al riflesso della luna traslucido. Tra la piattaforma e la porta d’ingresso si estende un ampio giardino largo trecento metri.

Evoca il paradiso islamico, e all’epoca era ornato da diverse varietà di piante, soprattutto da arbusti floreali, alberi da frutto e fiori. Al suo interno vivevano cervi, scimmie e ogni specie di uccelli tra cui i pavoni.

Al centro si trova una vasca di marmo, equidistante dal mausoleo e dalla porta monumentale, che a sua volta è costeggiata da un porticato.

Nella foto sotto, il cenotafio. I monumenti funerari di Mumtaz Mahal (nell’immagine) e di Shah Jahan sono eretti in marmo bianco. Li decorano motivi floreali e scritte, con incastonature di gemme.

 

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4. Una decorazione esuberante

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Di notevole interesse è la peculiare decorazione, costituita da pietre dure incastonate nel marmo con una tecnica incredibilmente precisa e raffinata, che dona vitalità ed esuberanza.

Nella maggior parte dei casi si tratta di motivi vegetali, fiori e guldasta (pinnacoli in pietra a mo’ di bouquet), che richiamano il paradiso. Sono frequenti pure i versetti coranici, incisi sui muri in una grafia elegante.

Una simile tipologia di decorazione trova un suo antecedente immediato nella tomba fatta costruire, sempre ad Agra, da Jahangir, l’imperatore che precedette Shah Jahan, per accogliere le spoglie del suocero e ministro, I’timad-ud- Daulah.

Questo mausoleo costituisce uno degli altri gioielli dell’architettura moghul. I motivi decorativi appaiono sempre in armonia con gli elementi architettonici, e l’esito è un complesso elegante e, malgrado le dimensioni, delicato.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, che per la sua bellezza il Taj Mahal sia stato definito dallo scrittore britannico Rudyard Kipling «un cancello d’avorio sotto il quale passano i sogni» e dal poeta indiano Rabindranath Tagore «una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo».

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Lacrime proprio come quelle che probabilmente l’imperatore Shah Jahan versò per la sua amata Mumtaz Mahal. In quattro secoli di esistenza il Taj ha attraversato tutte le tensioni e le contraddizioni della storia indiana.

I nazionalisti indù hanno voluto rivendicarne la genesi, inventando una leggenda: Shah Jahan non avrebbe costruito il mausoleo ma lo avrebbe ricavato modificando un pre-esistente tempio di Shiva costruito dal rajah di Jaipur.

I musulmani più fanatici dopo l’Indipendenza nel 1947 tentarono di sequestrare il Taj per riservarlo solo alla memoria dei morti di religione islamica. Dovette intervenire la Corte suprema per sottrarlo alla legge della sharia e lasciarlo aperto ai visitatori di ogni fede.

Nel 1965, durante la guerra col Pakistan, è stato a lungo incappucciato con un’immensa rete nera per nasconderlo ai raid aerei e sottrarlo ai bombardamenti.

Le ultime aggressioni sono quelle dell’inquinamento e del turismo. Perfino il fiato dei turisti è una minaccia: tre milioni di visitatori all’anno producono una umidità pericolosa per la conservazione dei dipinti all’interno del mausoleo. Eppure resiste, in uno stato di salute stupefacente, per ricordare che in India i miracoli sono possibili.

Qua sotto, l’India nel 1648. Mappa dell’impero moghul realizzata dai cartografi Willem e Joan Blaeu.

 

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5. Leggende del Taj Mahal

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Il Taj Mahal è uno dei pochi monumenti della storia consacrati all’amore.

Venne costruito per accogliere le spoglie di Arjumand Bano Begam, nota come Mumtaz Mahal, la “prescelta o perla del palazzo”.

La donna, che rivestì il ruolo d’imperatrice consorte, non fu mai sposa ufficiale del monarca, anche se dai 19 anni in poi fu la favorita del suo harem.

La leggenda narra che la giovane accompagnava l’imperatore in ogni sua campagna militare, e che questi non le permetteva di scostarsi da lui.

Nei 19 anni di convivenza ebbero 14 figli. Ciò significa che l’imperatore le dovette dedicare un’attenzione particolare, considerata la mole di obblighi e il gran numero di donne presenti nell’harem.

La storia del Taj Mahal è avvolta dalla leggenda e dal romanticismo, e ha fatto sognare e immaginare moltissimi racconti ai visitatori di tutte le epoche.

Una di queste leggende narra che Shah Jahan volesse erigere per sé, di fronte all’edificio, un altro monumento, identico ma costruito in marmo nero e unito al Taj Mahal da un ponte sul fiume.

La leggenda si basa sulla collocazione asimmetrica dei due cenotafi, il che porta a credere che quello dell’imperatore venne aggiunto d’improvviso.

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L’aspetto romantico della storia aumenta perché, e questo dato è certo, Shah Jahan venne destituito dal figlio Aurangzeb e rinchiuso in una torre del forte Rosso, da cui poteva contemplare il Taj Mahal.

Si racconta che il Taj Mahal venne costruito utilizzando materiali provenienti da ogni parte dell’India e dell’Asia. Oltre In fila per entrare nel mausoleo: tutti rigorosamente scalzi mille elefanti vennero impiegati durante le costruzioni per il trasporto delle materie prime.

Il marmo bianco venne portato dal Rajasthan, il diaspro dal Punjab e la giada e il cristallo dalla Cina. I turchesi erano originari del Tibet e i lapislazzuli dell’Afghanistan, gli zaffiri venivano da Sri Lanka e la corniola dall’Arabia.

Nei ventidue anni di durata dei lavori (1632 – 1654) furono impegnate ventimila persone tra cui numerosi artigiani provenienti dall’Europa e dall’Asia Centrale. Tra di essi vi era anche un artista italiano: Geronimo Veroneo.

Nella foto sotto, il Taj Mahal ha a fianco a sé la moschea (a sinistra) e lo jawab. Il giardino è diviso in quattro quadrati identici da due canali che convergono nello stagno centrale, equidistante dal mausoleo e dall’ingresso. Una simmetria perfetta.

 

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Note

CRONOLOGIA
IL REGNO DI SHAH JAHAN

- 1526
In India ha inizio la dinastia moghul con Babur, il cui impero aveva la capitale a Kabul e si estendeva sino a Fergana, in Uzbekistan.

- 1627
Muore l’imperatore Jahangir e sale al trono Shah Jahan, nipote del grande imperatore Akbar (1556-1605), il vero promotore dell’impero moghul in India.

- 1631
Muore Mumtaz Mahal, la “prescelta o perla del palazzo”, moglie adorata e favorita di Shah Jahan. Si spegne nel dare alla luce il quattordicesimo figlio.

- 1639
A Delhi Shah Jahan fonda la città di Shahjahanabad, con il forte Rosso e Jama Masijd, la moschea del Venerdì.

- 1652
Nella città di Agra viene ultimato il Taj Mahal, che a partire da allora diviene una delle opere più conosciute e ammirate dell’India.

- 1658
Il terzo figlio di Shah Jahan, Aurangzeb, prende il potere e rinchiude il padre a vita nel forte Rosso di Agra, dove morirà nel 1666.

Nella foto sotto, il Forte Rosso. La fortezza venne ultimata durante il regno di Shah Jahan, che qui trascorse prigioniero gli ultimi anni. Deve il suo nome al colore dell’arenaria con cui fu costruita.

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