Tour Eiffel è la vera signora di Parigi.
Più famosa del Louvre e di Notre Dame, la Tour Eiffel è stata inaugurata il 31 marzo 1889.
Da allora, ogni anno riceve sette milioni di visitatori, 250 milioni dall’inizio della sua storia.
È composta da 18.038 pezzi e due milioni e mezzo di bulloni, poi sostituiti da rivetti. Ha una storia lunghissima su cui forse ancora non si è detto tutto.
Basti pensare che, all’epoca della costruzione, la torre di Gustave Eiffel è stata contrastata da moltissime persone – intellettuali e politici – che la trovavano orribile.
Un monumento che addirittura, secondo il contratto iniziale, sarebbe dovuto essere smontato dopo 20 anni dall’esposizione universale del 1889 che si è tenuta a Parigi per celebrare il centenario della Rivoluzione francese.
A 127 anni esatti da quel giorno, vogliamo farvi vivere la Torre Eiffel in modo completamente diverso da come può fare un turista.
Un punto di vista differente che ci porterà nel dietro le quinte della “Dama” che impareremo a conoscere bullone per bullone, anzi, sarebbe meglio dire, rivetto per rivetto.
1. Sfida mastodontica
L’idea di realizzare una torre in metallo per ricordare la Repubblica francese è di Gustave Eiffel (foto).
Ingegnere visionario, è già stato impegnato nella diffcile costruzione di ponti e ferrovie sospese, sempre di ferro e sempre dalla linea slanciata.
Il suo punto di forza sono gli studi sul metallo. Grazie alla matematica conta di piegare il ferro al suo volere. Ma per la Tour Eiffel l’ingegnere deve creare nuovi sistemi di edificazione.
Una sfida molto più importante di quella che ha superato solo qualche anno prima, costruendo la Statua della libertà di New York.
Intanto perché sta costruendo l’edificio più alto al mondo- lo è stato fino al 1930 -, poi perché lo sta facendo per la prima volta in ferro.
Scrive un testimone dell’epoca:
“Le grandi opere dell’antichità, le piramidi, ad esempio, nella nostra mente sono associate a una folla brulicante di uomini a lavoro, che abbassavano leve e armeggiavano con funi mastodontiche. La nostra piramide moderna veniva innalzata in virtù del potere dei calcoli grazie al quale la manodopera viene ridotta. Spesso le nebbie autunnali nascondevano le aree sopraelevate eppure si potevano intravedere i fuochi rossastri delle fucine brillare nel cielo e sentire martelli che percuotevano le travi di ferro. Gli operai della torre non si vedevano mai. Sembrava salire e svilupparsi da sola grazie all’incantesimo di un mago”.
Ma non si tratta di una magia. È una serie di pezzi forgiati uno a uno secondo il progetto di Eiffel: migliaia di disegni tecnici realizzati da sapienti mani, visto che a quel tempo non ci sono i computer. La torre viene su in due anni di lavoro serrato.
Quaranta disegnatori realizzano 1.333 metri quadrati di bozzetti: sono i piani - contenenti 15mila elementi strutturali - che due milioni e mezzo di rivetti, assemblati dai montatori, devono tenere assieme.
Per quanto ne sappiamo la torre è montata senza nessun errore e ogni rivetto scivola dolcemente nel foro al quale è destinato.
Eiffel l’aveva promesso, l’opera è pronta dopo due anni, cinque mesi e cinque giorni. In tempo per l’inaugurazione dell’Esposizione universale.
E l’ha fatto con soli 250 uomini. Nel complesso la costruzione è stata ardita e complicata, ma in rapporto al lavoro svolto, ha causato poche vittime: solo tre. L’ultima è un italiano di nome .
2. Quanto è rimasto dell’opera originale?
La Tour Eiffel continua a cambiare ogni giorno, non solo per le periodiche opere di manutenzione, ma anche per scelte stilistiche.
Nel 1930, ad esempio, sono stati tolti alcuni archi solo per un fatto estetico e buttati via. Oggi sarebbero un pezzo da museo.
Gli ascensori, al contrario, seguono ancora il progetto originale. Sono stati un’altra delle dure sfide da vincere. Eiffel non voleva piazzarli al centro dei piloni per non rovinare l’effetto slanciato della base della torre.
Così dovevano percorrere la curvatura dei pilastri: una nuova difficoltà tecnologica. Una sfida vinta, però, tant’è che i motori tuttora impiegati sono gli stessi da 127 anni.
Uno dei cambiamenti più emblematici avviene, addirittura, in fase di costruzione, quando Eiffel decide di sostituire i circa due milioni e mezzo di bulloni con rivetti a caldo. Ci sono due teorie al riguardo.
Secondo la prima, Eiffel vuole che dopo vent’anni la torre non venga smontata com’era scritto nei contratti: con i rivetti tutto sarebbe stato molto più complicato.
C’è poi un’altra ipotesi, molto più tecnica, secondo cui i bulloni, lentamente, con il tempo e il movimento della torre e del ferro, si sarebbero potuti allentare mentre i rivetti sono elastici e avrebbero seguito, come in effetti è accaduto, il movimento naturale della struttura di ferro.
Tra le parti che subiscono cambiamenti c’è anche una porzione della scala elicoidale che portava dal secondo al terzo livello: è staccata nel 1980, nell’ambito di un progetto di alleggerimento del monumento.
La scala originale del 1889 viene divisa in 24 sezioni di varia lunghezza.
Una delle sezioni rimane all’interno della Tour Eiffel, tre sono donate a musei francesi, le altre sono messe all’asta nel 1983 e finiscono in giro per il mondo, dal Giappone all’America, nella Statua della libertà a New York e persino a Disneyland.
3. Progettata per durare
Decine di pittori ogni sette anni con migliaia di tonnellate di vernice ridipingono completamente la torre.
Sono loro, il più delle volte, a segnalare i pezzi che devono essere sostituiti.
Una manutenzione forse un po’ rudimentale che, comunque, permette di fare una stima di quanti pezzi siano stati finora cambiati e di quanto della Tour Eiffel originale sia ancora in piedi.
Secondo Stephane Roussin, il nuovo responsabile della struttura che si occupa della manutenzione della torre (la Sete), solo il 10 per cento della struttura ha necessitato sino a oggi di sostituzione.
Un check up tecnologico effettuato nel 2009, richiesto dallo stesso Roussin alla Cetim (Centro tecnologico delle industrie meccaniche), ha fatto emergere che il ferro utilizzato da Eiffel, tra l’altro lo stesso che veniva adoperato per gli zoccoli dei cavalli, reagisce un po’ come il legno, ma con una resistenza ben più superiore. Inoltre, si ossida molto meno dell’acciaio.
Non solo, la torre è addirittura in linea con le norme di sicurezza europee attualmente in vigore: sopporta almeno il doppio del suo peso, si muove ma non viene distrutta.
Insomma, nonostante l’età avanzata, la creatura di ferro creata dal genio visionario dell’ingegnere Gustave Eiffel gode di ottima salute e dovrebbe poter affrontare serenamente i prossimi secoli. Parola di esperti.
4. Gli ascensori che fermarono Hitler e il sarto con il paracadute
- Gli ascensori che fermarono Hitler
La Tour Eiffel è stata protagonista di un curioso episodio che, durante la Seconda guerra mondiale, ha avuto per protagonista il dittatore nazista Adolf Hitler.
È il 14 giugno 1940: Parigi è occupata dalle truppe della Wehrmacht. I soldati del reich sfilano sugli Champs-Elysées e umiliano l’orgoglio dei francesi. I parigini assistono alla sfilata in un silenzio gelido, tra le lacrime dei vecchi combattenti.
Hitler visita Parigi solo qualche giorno dopo, il 23 giugno all’alba, di nascosto, per paura di un attentato. In quest’occasione i francesi si prendono una piccola vendetta contro i nazisti.
Quando il fuhrer giunge alla base della Tour Eiffel disattivano gli ascensori: dicono ai tedeschi che sono guasti e che a causa della guerra sarebbe stato impossibile trovare i pezzi di ricambio.
Hitler avrebbe dovuto salire i 1.665 gradini uno a uno. Il dittatore nazista rinuncia e si ferma all’ombra della torre. Poche ore dopo la sua partenza gli ascensori sono di nuovo in funzione. - Il sarto e il paracadute
È una mattina del 1912 quando un sarto di origini austriache, Franz Reichelt, prova a mettere in pratica una sua intuizione che riprendeva alla lontana quelle di Leonardo: il paracadute.
Ne aveva costruito uno e si apprestava a lanciarsi dal primo livello della Tour Eiffel. Un lungo volo: Franz fa 60 metri, ma la sua invenzione non lo aiuta a rallentare la discesa e si schianta al suolo.
L’autopsia fa scoprire successivamente che era morto d’infarto durante il volo. Forse quando ha capito che non ci sarebbe più stato nulla da fare.
Nel video che segue si può vedere il momento del lancio dello sfortunato Reichelt dal lato interno del primo piano della Tour Eiffel.
5. Misure ad alta quota
Ci sono alcuni episodi particolari che hanno avuto per protagonista la Tour Eiffel.
Di recente Stéphane Compoint, un reporter e fotogiornalista, è riuscito ad arrampicarsi fino al vertice ultimo, oltre il terzo livello, sulla grande antenna, a più di 300 metri di altezza.
È da lì che ha potuto scattare una fotografia unica: una sola, perché le sue apparecchiature erano fortemente disturbate dalle radiazioni.
Lui stesso ha dovuto indossare una tuta di protezione.
A provocare questa concentrazione di radiazioni non sono solo le antenne collocate in cima alla torre: la causa è nella struttura della costruzione e nella sua altezza.
Molti anni prima dell’esperimento di Compoint, nel 1910, il padre gesuita Theodor Wulf ha scoperto la radioattività dei raggi cosmici proprio effettuando misure a livello del suolo e sulla cima della Torre Eiffel.
Ha così scoperto che le radiazioni crescono con l’elevazione.
Ha, quindi, formulato l’ipotesi che la radiazione ambientale abbia una componente di origine cosmica e proposto di effettuare misure ad alta quota, utilizzando i palloni aerostatici.