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Tutti i trucchi dei camaleonti

Il camaleonte appartiene a una delle più piccole specie della famiglia dei rettili e fanno parte del gruppo delle lucertole.

Occhi capaci di muoversi in modo indipendente, lingua a scatto, pelle in grado di cambiare colore: già per queste caratteristiche i camaleonti spiccano nel mondo dei rettili.

Esistono più di 160 specie diverse di camaleonti, molto variabili per stile di vita e dimensioni, e presentano delle caratteristiche peculiari.

Ad esempio alcune presentano evidenti escrescenze; altre delle corna (anche tre, due sopra le orbite e uno sul muso, come il camaleonte di Jackson); altre, come il camaleonte cornuto (Leandria perarmata), possiedono testa e dorso armati di creste ossee spinose.

Si nutrono generalmente di insetti, soprattutto locuste, mantidi e grilli, ma le specie più grandi arrivano a nutrirsi di piccoli uccelli.

Le misure dei camaleonti oscillano dai 3 centimetri del camaleonte nano, fino ai 65 centimetri circa del camaleonte gigante del Madagascar.

Il loro nome in greco antico significa “leone che striscia per terra”: qualcuno nell’antichità deve aver paragonato gli agguati del camaleonte a quelli dei grandi felini, per efficacia e fattore sorpresa.

La maggior parte si trova in Africa, soprattutto in Madagascar, ma alcune specie sono presenti in Medio Oriente e anche in Europa del Sud.

In passato si è spesso parlato della presenza di camaleonti comuni (Chamaeleo chamaeleon, presenti in Europa solo in Grecia e Spagna) allo stato selvatico nelle regioni meridionali del nostro Paese.

Molte segnalazioni non sono oggi verificabili ma, grazie a un certo numero di osservazioni e ritrovamenti, sappiamo che esiste una piccola popolazione in Puglia, nel Salento, vicino alla cittadina di Nardò.

L’origine di questi animali, “scoperti” negli anni ‘80 del secolo scorso, “scomparsi e ritrovati” a più riprese, non è chiara, ma è probabile che i rettili siano qui da molto tempo, forse due secoli, e siano finora sfuggiti alla nostra attenzione.

Ma cerchiamo di capire un po’ meglio tutti i trucchi di questo straordinario animale.

1. Una lingua “a catapulta”

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La lingua del camaleonte è un vero capolavoro tecnologico.

Tenuta nascosta nella gola, può estendersi fino a una lunghezza pari a quella del corpo dell’animale, con una velocità di 5 metri al secondo.

Facendo le debite proporzioni, è come se noi uomini riuscissimo a scagliare un oggetto delle dimensioni di una bottiglia a più di 100 km/h.

Non è possibile fare qualcosa del genere con la sola forza muscolare e in effetti il camaleonte ha sviluppato un trucco ingegnoso.

La grande accelerazione della lingua è dovuta a una sorta di catapulta naturale posta alla base della lingua, costituita da fogli di collagene, un tessuto elastico, che vengono piegati dai muscoli attorno alla lingua stessa e rilasciati appena prima di “sparare”.

Il nostro arco funziona esattamente allo stesso modo: noi carichiamo i “flettenti” dell’arco tendendo il braccio e rilasciamo la freccia dopo aver preso la mira.

Proprio come un arciere, il camaleonte non tiene la lingua sempre “caricata”, con il muscolo in tensione, ma si prepara solo quando è necessario. Così risparmia energie, ma è sempre pronto all’azione.

Questo sistema presenta altri vantaggi: è poco dipendente dalla temperatura esterna. Il camaleonte, infatti, è un animale a sangue freddo e ha bisogno di calore per muoversi rapidamente e con efficienza.

Ma con questo sistema elastico, che richiede un modesto sforzo muscolare (solo per essere caricato), può catturare le sue prede anche nelle mattinate più fredde.

Ecco perché i camaleonti sono tra i rettili più a loro agio nelle foreste tropicali di montagna, dove le temperature scendono regolarmente sotto i 20°C.

Una volta che la lingua piomba sulla preda, la vittima rimane invischiata, grazie a una combinazione di effetto ventosa e saliva, e al camaleonte non resta che recuperarla e godersi il pasto.

Il lancio è quindi un meccanismo elastico attivato da un muscolo, il recupero invece è uno sforzo muscolare classico.

2. Due occhi indipendenti e una coda “da scimmia”

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Il gruppo dei sauri (tra cui lucertole e varani) comprende formidabili predatori a sangue freddo.

Basta pensare al varano di Komodo, con i suoi tre metri e oltre di lunghezza e le fauci velenose, o alla lucertola basilisco capace di correre a gran velocità su due zampe.

Anche i camaleonti sono dei sauri, ma hanno sviluppato caratteristiche molto diverse da quelle dei loro cugini, a cominciare dalla vista.

I due occhi dei camaleonti, che vedono a colori e hanno un’ottima risoluzione, paragonabile alla nostra, sono capaci di muoversi in modo indipendente uno dall’altro.

Mentre uno guarda in avanti, oltre il muso, l’altro tiene d’occhio le spalle dell’animale. Questo consente ai camaleonti di tenere sotto controllo tutto quello che accade intorno, senza voltare neppure la testa.

Ma quando compare una preda, che tipicamente è un insetto, entrambi gli occhi vengono puntati nella stessa direzione, in avanti, per valutarne più precisamente la distanza. Dopodiché scatta la loro arma, la lingua appiccicosa.

La forma del tipico camaleonte è piuttosto insolita, anche per un rettile. Circa metà della lunghezza del corpo è data dalla coda, che funziona come una quinta mano: l’estremità può essere arrotolata attorno a un ramo per dare un ulteriore punto di appoggio all’animale, proprio come fanno alcune scimmie.

Quando la coda non serve, è di solito tenuta arrotolata a spirale, in modo da non dare fastidio; in alcune specie che vivono sul terreno è molto corta, perché la funzione prensile viene a mancare.

Le zampe, in ogni caso, garantiscono una presa eccellente: le dita formano una pinza che si chiude sui rami. Il passo dei camaleonti non è rapido, questi animali non hanno bisogno di correre...

Anzi,la loro“camminata” presenta spesso un movimento oscillatorio che ricorda quello di una foglia mossa da una leggera brezza e li rende più difficili da individuare.

Il corpo può essere compresso lateralmente, per rendere l’animale più sottile e più simile a una foglia, mentre il capo è piuttosto grande e spesso presenta un “casco” con sagome e curiosi ornamenti.

Questo “modello di base” del camaleonte presenta molte variazioni, a seconda dello stile di vita della specie. I piccoli Brookesia del Madagascar, per esempio, hanno coda cortissima e sono molto più piccoli di una nostra lucertola, perché vivono nel sottobosco delle foreste del Madagascar, tra le foglie cadute sul terreno.

3. Il famoso mimetismo del camaleonte

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Quando si dice a una persona “sei un camaleonte”, si fa riferimento alla sua capacità di adeguarsi facilmente alla situazione e cambiare opinione secondo necessità.

Non è certo un complimento e prende spunto dalla capacità dei camaleonti di cambiare colore grazie a particolari cellule, dette cromatofori, presenti nella loro pelle.

Esse sono in grado di aumentare le proprie dimensioni su indicazione del sistema nervoso e presentano pigmenti rossi, gialli, blu e neri su più livelli. Così, una tinta può diventare dominante sull’altra “dipingendo” diversamente la livrea.

Il cambiamento di colore però non è così rapido e fedele come si pensa: un camaleonte messo su un tessuto zebrato non diventa zebrato, e non riproduce neanche la presenza di sagome oppure oggetti dietro di lui, come un ramo.

Può assumere però una tinta generalmente simile a quella del fondo, passando dal grigio chiaro, fino al bruno e al verde, anche se ogni specie può riprodurre solo una certa gamma di colori e sfumature.

Cambiare colore, però, non è utile solo per nascondersi, ma serve anche per regolare la temperatura.

Il camaleonte di Namaqua (Chamaeleo namaquensis), che vive nel deserto del Namib tra roccia e sabbia, presenta una livrea scura alla mattina presto, per incamerare più facilmente i raggi del sole quando fa ancora freddo, ma in pieno giorno, appena la temperatura si alza, vira verso una tinta bruno chiaro, per respingere il calore.

Cambiare colore aiuta anche a comunicare le intenzioni e lo stato d’animo: gli individui spaventati espongono colorazioni più brillanti e lo stesso fanno i maschi in presenza di femmine ricettive o quando incontrano rivali sul loro territorio.

4. I camaleonti in amore

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I camaleonti non sono animali frenetici, anzi: la loro vita si svolge con calma, ogni passo sembra essere “ragionato”.

Ma quando arriva la stagione per accoppiarsi (che in molte aree è l’inizio della stagione delle piogge) tutto cambia.

I maschi diventano territoriali e intolleranti verso i possibili rivali e sono pronti a lottare per ottenere il dominio del ramo su cui si trovano.

Dilatano il corpo, spalancano la bocca e alcuni, come i camaleonti leopardo (Furcifer pardalis), mettono in mostra colori inimmaginabili, che virano dal rosso mattone al turchese.

Altri, come Chamaeleo calyptratus, fanno affidamento sugli ornamenti, in questo caso una specie di elmetto sul capo, simile a una vela verticale. Vale tutto, pur di spaventare un rivale e sedurre una femmina!

Se la parata non basta, passano alle maniere forti: i camaleonti possono diventare sorprendentemente veloci e aggressivi. La lingua non serve in questo caso, e l’arma principale sono potenti morsi sul capo e sulle zampe.

Altri ancora, come i camaleonti di Jackson (Chamaeleo jacksonii), simili a minuscoli dinosauri triceratopi, si prendono a cornate. Vince chi riesce a fare arretrare l’avversario spingendolo fuori dall'arena, il ramo sul quale avviene la sfida. I maschi di bufali, cervi, antilopi, rinoceronti ed elefanti fanno la stessa cosa, su scala più grande.

Le femmine non hanno ornamenti vistosi come quelli dei maschi, perché non servono: sono loro a scegliere i pretendenti più forti, quelli che escono vincitori dagli scontri con gli altri maschi.

I piccoli nascono da uova deposte nel terreno che si schiudono nell’arco di poche settimane: sono la versione in miniatura dei genitori, ma con un capo più grande che li fa apparire come simpatiche caricature degli adulti.

Mangiano insetti più piccoli e sanno già mettere in pratica tutti i trucchi dei genitori, cambio di colore compreso.



5. Le sfide per il camaleonte

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Diventare adulto non è un impresa semplice per il camaleonte.

Nonostante i suoi trucchi, questo rettile è sul menù di moltissimi predatori, a cominciare dai camaleonti adulti che catturano quelli giovani, se ne hanno l’occasione.

Ma i nemici peggiori sono i serpenti come il boomslang (Dispholidus typus) delle savane africane, un rettile diurno velenoso di un colore verde brillante, che caccia a vista e con l’olfatto sugli alberi.

Inoltre, i rapaci di piccole dimensioni, come i falchi, con la loro vista formidabile si tuffano sugli individui in posizione più esposta. Difendersi richiede un’attenzione continua e un gran dispendio di energie.

Recentemente si è scoperto che il camaleonte pigmeo, Bradypodion taeniabronchum, adotta una colorazione più “mimetica” quando avvista un uccello predatore (un’averla), rispetto a un serpente boomslang.

Una possibile spiegazione è che, visto che i serpenti hanno una vista meno raffinata di quella degli uccelli e tendono ad attaccare dal basso verso uno sfondo più chiaro (il cielo), al camaleonte conviene nascondere la sagoma piuttosto che sprecare tempo ed energia per raggiungere un camuffamento perfetto.

La minaccia principale per i camaleonti, però, non sono i predatori ma la distruzione dei loro ambienti naturali da parte dell’uomo.

In Madagascar, dove si contano più di 60 specie endemiche dell’isola, il taglio delle foreste riduce le risorse a disposizione per molte specie che hanno esigenze particolari.

In alcuni casi, inoltre, i camaleonti vengono uccisi dalle popolazioni locali, che li credono pericolosi o portatori di sfortuna,probabilmente per il loro aspetto inconsueto.

Anni fa, inoltre, questi rettili erano prelevati in natura per essere venduti come animali da compagnia (anche se non sono molti adatti e richiedono continue attenzioni), ma con la Convenzione di Washington (CITES) che regola il commercio delle specie esotiche la situazione è molto migliorata.

Oggi quasi tutti i camaleonti tenuti in abitazioni e rettilari nei Paesi occidentali sono nati in cattività.






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