Per questo mese di Febbraio 2015 vi proponiamo le 5 letture che più ci hanno colpito.
Ecco allora i nostri consigli su alcuni libri interessanti e ricordatevi sempre che “Leggere fa bene all’anima” e che “Un uomo che legge ne vale due”.
1. "Giuda" di Oz Amos
Gerusalemme, l'inverno tra la fine del 1959 e l'inizio del 1960. Shemuel Asch decide di rinunciare agli studi universitari, e in particolare alla sua ricerca intitolata Gesù visto dagli ebrei, a causa dell'improvviso dissesto economico che colpisce la sua famiglia e del contemporaneo abbandono da parte della sua ragazza, Yardena. Shemuel è sul punto di lasciare Gerusalemme quando vede un annuncio nella caffetteria dell'università.
Vengono offerti alloggio gratis e un modesto stipendio a uno studente di materie umanistiche che sia disposto a tenere compagnia, il pomeriggio, a un anziano disabile di grande cultura. Quando si reca all'indirizzo riportato nell'annuncio, Shemuel trova una grande casa abitata da un colto settantenne, Gershom Wald, e da una giovane donna misteriosa e attraente, Atalia Abrabanel.
Si trasferisce nella mansarda e inizia a condurre una vita solitaria e ritirata, intervallata dai pomeriggi trascorsi nello studio di Gershom Wald. Chi è veramente Atalia? Cosa la lega a Gershom? Di chi è la casa dove vivono? Quali storie sono racchiuse tra quelle mura?
Shemuel Asch troverà la risposta nel concetto di tradimento, non inteso in senso tradizionale, bensì ancorato all'idea che si ritrova nei Vangeli gnostici, dove emerge che il tradimento di Giuda, aver consegnato Gesù alle autorità e a Ponzio Pilato, non fu altro che l'esecuzione di un ordine di Gesù stesso per portare a termine il suo disegno.
Amos Oz (pseudonimo di Amos Klausner) è uno scrittore e saggista israeliano. Ha studiato all’università ebraica di Gerusalemme e a Oxford. Partecipa attivamente al dibattito politico per una risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, cui ha dedicato i saggi In terra di Israele (1983) e Contro il fanatismo (2004), oltre che numerosi interventi sulla stampa internazionale.
Nei suoi numerosi romanzi – il cui punto di vista privilegiato è quello delle relazioni di coppia o generazionali – riflette i conflitti aperti nella società israeliana e la difficile convivenza delle due culture, europea e araba, in una visione ironica, priva di ottimismo: Michael mio (1968), Un giusto riposo (1982), La scatola nera (1987), Conoscere una donna (1989), Lo stesso mare (1999), Vita e morte in rima (2007).
Nel 2002 ha pubblicato l’autobiografia Una storia d’amore e di tenebra. È anche autore di libri per ragazzi (Soumchi, 1978; Una pantera in cantina, 1995) e della favola D’un tratto nel folto del bosco (2005).
Pacifista militante, nel 1992 lo scrittore israeliano è stato insignito del prestigioso premio per la Pace dell’Associazione dei librai tedeschi. Nel 2007 ha ottenuto il premio Principe de Asturias per la Letteratura.
Del 2007 Non dire notte (Feltrinelli), del 2008 La vita fa rima con la morte (Feltrinelli), poi Una pace perfetta (2009 Feltrinelli), Scene dalla vita di un villaggio (2010 Feltrinelli), Il monte del Cattivo Consiglio (2011 Feltrinelli), la raccolta di racconti Tra amici (Feltrinelli 2012).
Del 2013 Gli ebrei e le parole. Alle radici dell'identità ebraica scritto con la storica Fania Oz-Salzberger (Feltrinelli): si avventurano lungo le varie epoche della storia ebraica per spiegare la fondamentale relazione che esiste tra gli ebrei e le parole.
2. "L'incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea" di Romain Puértolas
Ajatashatru Lavash Patel, un indiano di professione fachiro che vive di espedienti e trucchi da quattro soldi, si sveglia un mattino e decide che è giunto il momento di comprare un nuovo letto di chiodi.
Apre il giornale e trova una promozione davvero vantaggiosa: un letto di chiodi (ben 15000 per l'esattezza) in offerta a 99,99 euro. Un prezzo incredibilmente conveniente, specie se si ha l'intenzione di pagarlo con una banconota falsa.
Il mobile è firmato Ikea e si trova soltanto nei punti vendita di Parigi. Ajatashatru si agghinda per l'occasione indossando uno sgargiante abito di seta lucida (con cravatta), mette il suo turbante migliore e parte con destinazione Parigi Charles de Gaulle.
All'aeroporto sale su un taxi guidato dallo scaltro gitano Gustave che tenta di truffarlo, per restare però a sua volta truffato, e arriva all'Ikea. Incantato dalla sapienza espositiva del megastore svedese, e dalla magia infinita delle sue porte scorrevoli, Ajatashatru decide di prendersela comoda e trascorrere la notte a curiosare, ma l'arrivo di una squadra di commessi lo costringe a nascondersi dentro un armadio.
Peccato che al mattino proprio quell'armadio debba essere imballato e spedito in Inghilterra. Per il candido fachiro è l'inizio di un'avventura fatta di incontri surreali - dalla bellissima attrice Sophie Marciò al saggio clandestino Wiraj -, inseguimenti, fughe e inimmaginabili peripezie che lo porteranno in giro per l'Europa e il Nord Africa.
"Lo straordinario viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea" è un libro molto divertente, tanto che quasi ad ogni pagina scappano risate, ma affronta un tema serissimo che Puértolas conosce molto bene: l'immigrazione clandestina.
Dice l'autore: «Il tema del clandestino, dell'immigrazione illegale, fa da sfondo al romanzo, soprattutto perché se ti dedichi a scoprire documenti falsi per la polizia finisci per lavorare proprio su questo. Per me esiste una sola razza, la razza umana. E non credo che sia giusto giudicare qualcuno per essere nato da un lato invece che da un altro di una frontiera. Chiunque di noi potrebbe essere nato dall'altro e allora cosa diremmo? Non vorremmo andare alla ricerca di qualcosa di meglio? ».
L'autore del libro, Romain Puértolas (Montpellier - 21 dicembre 1975) è figlio di militari di carriera, sia il padre che la madre. Ha fatto il professore di francese e di spagnolo, l'interprete, ed è entrato nell'aviazione civile. Poi ha vinto il concorso da ispettore della polizia di frontiera, dove tuttora lavora come analista.
Ha scritto Lo straordinario viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea sul suo smartphone mentre andava al lavoro la mattina. Ha già scritto otto romanzi, ma finora uno solo è stato pubblicato, con un successo internazionale straordinario e pare ci sia in corso una lotta senza esclusione di colpi per accaparrarsi i diritti cinematografici del romanzo.
3. "L'arte di ascoltare i battiti del cuore" di Jan Philipp Sendker
A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall'aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale non esiterebbe a giudicare miserabile. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con fare indagatorio.
Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesse lì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre è scomparso.
La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido... un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok. L'atroce sospetto che una simile ricostruzione della vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre.
La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste struggenti parole: "Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l'ultima volta".
Jan-Philipp Sendker ha vissuto negli Stati Uniti dal 1990 al 1995 e dal 1995 al 1999 è stato corrispondente in Asia per Stern. Dopo un secondo soggiorno negli Stati Uniti è tornato in Germania, dove lavora come giornalista per Stern. Vive a Berlino con la sua famiglia. Tra i suoi romanzi ricordiamo: L’arte di ascoltare i battiti del cuore (2009) Il sussurro delle onde (2010) e Gli scherzi del dragone (2011) tutti usciti per Neri Pozza.
4. "Vivere per raccontarla" di Gabriel García Márquez
Attesissima dai lettori di tutto il mondo, capace di creare lunghe file di persone in attesa, per tutta la notte precedente l'uscita, davanti alle librerie spagnole o dell'America Latina, è arrivata anche in Italia l'autobiografia di García Márquez, Vivere per raccontarla: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla", dichiara l'autore in apertura del libro per guidare i lettori a cogliere questo aspetto, spesso dimenticato, della sua, come di tutte, le opere di questo genere.
Le prime pagine già ci propongono alcuni dati interessanti: la madre e il forte rapporto con il figlio, le divergenze col padre sulle scelte di studio e di lavoro, l'immagine della scritta Macondo, nome della piantagione di banane che nell'infanzia lo aveva affascinato e luogo dell'immaginario, diventato tale anche per i milioni di persone che hanno letto quel capolavoro che è Cent'anni di solitudine.
Ma è la storia d'amore tra il padre e la madre, contrastato dalla ricca famiglia materna a introdurci pienamente nella narrazione.
La casa dell'infanzia e la sua perdita, i ricordi dei magici natali pieni di illusioni, le figure che la animavano, che l'affetto del ricordo sa rendere vive e Reali. Quindi le difficoltà e la perdita dei capitali familiari, i cinque trasferimenti (dell'intera famiglia e della farmacia paterna) da una città all'altra, i sei figli in nove anni di matrimonio. Quando ricorda le nascite delle sorelle l'autore sa ben riprodurre i sentimenti contraddittori di un bimbo davanti ad un evento per lui piuttosto destabilizzante e nello stesso tempo sa guardare con gli occhi affettuosi del vecchio il bambino che era.
Le liti dei genitori, drammatiche e incomprensibili per un figlio piccolo, vengono ora interpretate come espressioni sia del sentimento potente che li univa, sia dei caratteri di entrambi così forti e diversi. Ma non fu l'irascibilità paterna e la paura che sapeva suscitare nei più piccoli a creare un clima intimorito nella famiglia perché la solarità materna e la sua positività straordinaria diventarono assolutamente dominanti.
Ma la vera tragedia esplose invece quando Gabriel dichiarò ufficialmente di voler fare lo scrittore: per il padre sarebbe stata una scelta che meritava il ripudio definitivo, per la madre un dolore attutito dalla promessa filiale di finire almeno il liceo (in cambio avrebbe lei cercato di mediare con il severo marito).
Il giovane inizia qualche tempo dopo a scrivere per i giornali e a guadagnare con quei pezzi i primi soldi: proprio pochi davvero per un ragazzo che voleva anche divertirsi. Sono pagine cariche di tenerezza per quel giovane che ama disperatamente scrivere, che ha pochi soldi, che passa dai bordelli alle redazioni dei giornali o delle case editrici con lo stesso incosciente entusiasmo.
Leggere questa autobiografia è anche uno strumento in più per capire i grandi romanzi del premio Nobel colombiano: in fondo tutto (personaggi, luoghi, sogni e fantasie delle sue opere) era già scritto nella sua stessa vita, doveva solo raccontarlo.
Gabriel García Márquez (Aracataca, 1928) è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982. È autore di Cent'anni di solitudine, Cronaca di una morte annunciata, L'autunno del patriarca, Foglie morte, Nessuno scrive al colonnello, I funerali della Mamá Grande, La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturata, La mala ora, Occhi di cane azzurro, Racconto di un naufrago, L'amore ai tempi del colera, Il generale nel suo labirinto, Dodici racconti raminghi, Notizia di un sequestro, e delle raccolte e saggi Taccuino di cinque anni, Scritti costieri, Gente di Bogotà, Dall'Europa e dall'America.
5. "L'arte di correre sotto la pioggia" di Garth Stein
"Mi chiamo Enzo. Adoro guardare la TV, soprattutto i documentari del National Geographic, e sono ossessionato dai pollici opponibili. Amo il mio nome, lo stesso del grande Ferrari, anche se d'aspetto non gli assomiglio per niente.
Però, come lui, adoro le macchine. So tutto: i modelli, le scuderie, i piloti, le stagioni... Me lo ha insegnato Denny. Denny è come un fratello per me. Per sbarcare il lunario lavora in un'autofficina, ma in realtà è un pilota automobilistico, un asso, anche se per ora siamo in pochi a saperlo.
Perché lui ha delle responsabilità: deve prendersi cura della sua famiglia e di me, perciò non può dedicarsi interamente alle gare. Eppure è un vero campione, l'unico che sappia correre in modo impeccabile sotto la pioggia.
E, credetemi, è davvero difficile guidare quando c'è un tempo da cani: io me ne intendo. Tra noi è stato amore a prima vista. Ne abbiamo passate tante, negli anni che abbiamo trascorso insieme. Ci sono stati l'incontro con Eve, la nascita di Zoè, il processo per il suo affidamento...
Ah, ho dimenticato di dirvi una cosa importante: sono il cane di Denny, e questa è la mia storia".
Garth Stein (Los Angeles, 6 dicembre 1964) è uno scrittore e produttore cinematografico statunitense, conosciuto principalmente per il suo romanzo best-seller L'arte di correre sotto la pioggia.
Nato a Los Angeles ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza a Seattle. Si è trasferito a New York dove nel 1987 si è laureato alla Columbia University conseguendo un master in Cinema. Ha partecipato alla realizzazione di diversi documentari, di cui molti hanno vinto importanti premi, ma nonostante ciò ha deciso di dedicarsi alla scrittura. Dopo due romanzi (tra cui Corvo rubò la luna che è stato pubblicato anche in Italia), usciti negli Stati Uniti nel 1998 e nel 2005, nel 2008 viene pubblicato L'arte di correre sotto la pioggia, un libro che è stato tradotto in 28 lingue diverse ed stato per 40 settimane Best-sellers del New York Times.
Il libro raccoglie le due passioni principale dello scrittore: l'automobilismo e gli animali e, ad un'intervista confessa che il suo cane Comet l'ha ispirato per il romanzo. Dopo che ha passato diciotto anni della sua vita a New York ha deciso di tornare a Seattle, dove tutt'ora vive con la moglie e i loro tre figli.