Il sentimento di gratitudine fa stare in pace con il mondo.
Agli uomini dire grazie sembra solo una cortesia. Le donne però lo fanno spesso e vivono meglio.
L’America ha il suo celebratissimo “Giorno del Ringraziamento”, una vera e propria festa nazionale. Non a caso a inventare questa festa è stata una donna…
Già, perché nell’universo femminile il senso di gratitudine è più che una semplice emozione, è qualcosa di spirituale. Le donne praticano attivamente e quotidianamente la gratitudine come fosse una disciplina olimpica.
Sui social network, Facebook in primis, proliferano gruppi creati e frequentati da donne in cui si parla dell’esser grati e in cui si leggono frasi come “Voglio dire grazie qui alle persone con le quali ho fatto un pezzo di cammino…”, ma anche più banali ringraziamenti a tv, divano e pantofole per il sano relax che offrono dopo una giornata frenetica.
Cicerone considerava la gratitudine come “la regina delle virtù”. In tutte le religioni del mondo il senso di gratitudine è alla base di preghiere e benedizioni.
Lo psicologo Robert A. Emmons, il più noto esperto mondiale di studi sulla gratitudine degli ultimi 15 anni, disse recentemente:
“Se non ci proviamo nemmeno ad esprimere gratitudine, diciamo no a tutta una serie di vantaggi. I giovani in grado di esprimere gratitudine vengono visti dalle coetanee come più sexy, i mariti riconoscenti piacciono di più alle loro mogli, sul lavoro la collaborazione è sinonimo di produttività e, infine, chi sa dire grazie sa anche prendersi cura meglio di se stesso.”
Scopriamo allora quale segreto si nasconde dietro questa semplice ma importante parola.
1. Grato, permaloso o indifferente?
Secondo una ricerca condotta dalla John Templeton Foundation solo il 52% delle donne e il 44% degli uomini ringrazia regolarmente i propri cari.
In generale, comunque, negli ultimi 20 anni il nostro senso di gratitudine non ha fatto altro che diminuire.
Ciò che è cambiato invece è l’interesse degli psicologi nei confronti di questa materia. Circa 15 anni fa un gruppo di importanti ricercatori ha evidenziato come la gratitudine stesse diventando sempre più utile nell’ambito delle malattie mentali.
Oggi la “psicologia positiva” è una tematica analizzata in migliaia di testi scientifici per favorire e mantenere il benessere psicofisico dei pazienti. Il senso di gratitudine fa sicuramente bene alla mente.
Per determinare quali effetti fisici e psicologici può avere la gratitudine, gli psicologi Robert A. Emmons e Michael E. McCullough nel 2003 hanno ideato un esperimento suddiviso in tre parti.
Nella prima parte i partecipanti sono suddivisi in tre gruppi: ai 65 studenti inseriti nel gruppo dei “grati” è stato chiesto di fare una lista delle cinque cose per le quali provano un senso di gratitudine durante la settimana (l’arcobaleno, l’aria condizionata, ecc.).
I 64 studenti inseriti nel gruppo dei “permalosi” hanno dovuto elencare le cinque cose che hanno dato loro maggiormente noia durante la settimana (automobilisti indisciplinati, coinquilini disordinati, ecc.).
Infine ai 67 studenti del gruppo dei “neutrali” è stato dato il compito di elencare cinque fatti che li hanno lasciati completamente indifferenti (portare la macchina a fare la revisione, andare a comprare il pane, ecc.).
Risultato: dopo 10 settimane il gruppo dei grati si sentiva più felice e ottimista. Questi ragazzi si sentivano anche meglio fisicamente rispetto agli altri e riuscivano addirittura a studiare di più (circa un’ora e mezza in più alla settimana).
2. Salute, matrimonio, lavoro
Il sentimento di gratitudine fa stare in pace con il mondo. Esistono prove scientifiche che dimostrano il suo potere in tre ambiti fondamentali della nostra vita: la salute, il matrimonio, il lavoro.
Per quanto riguarda la salute per esempio uno studio condotto su un campione di 401 britannici ha rilevato che i più grati dormivano meglio e più a lungo e di giorno erano più svegli e reattivi. Questo perché prima di addormentarsi pensavano positivo. La stessa ricerca ha messo in relazione il senso di gratitudine con un incremento dell’attività del sistema nervoso parasimpatico, responsabile della buona gestione dello stress.
Quanto al matrimonio un altro studio ha evidenziato che la gratitudine dà nuova linfa vitale al rapporto di coppia. Negli Stati Uniti sono state selezionate 67 coppie e a ciascun componente è stato chiesto di rispondere ogni sera per 14 sere consecutive con un “sì” o con un “no” a due quesiti.
La prima domanda era “ho fatto qualcosa di carino per il mio partner?” e la seconda era “il mio partner ha fatto qualcosa di carino per me?”.
È molto strano ciò che emerge da questo studio: più della metà delle azioni che noi facciamo per la nostra anima gemella non vengono nemmeno notate.
Se tua moglie o tuo marito rimane indifferente ogni volta che prendi la sua macchina e fai il pieno di benzina, fattene una ragione: sei nella media! Le donne però sono più inclini a fare piccoli gesti premurosi.
Quindi cogli l’occasione e, se li noti e dentro di te ti senti grato, diglielo. Se non glielo dici perdi l’opportunità di rendere ancora più solido il vostro legame.
Veniamo infine al lavoro. In un esperimento è stato domandato a 100 impiegati di rispondere a una lettera di presentazione di un prodotto. Poco dopo a 35 di loro è arrivata una mail di risposta con scritto “grazie mille” mentre agli altri è arrivata solo la conferma di recapito automatica.
Sempre agli stessi impiegati è stato poi chiesto di commentare ulteriormente una seconda lettera dello stesso prodotto.
Bene, dei 35 impiegati che al primo invio avevano ricevuto come risposta il “grazie mille” ben 23 hanno deciso di proseguire e di interessarsi al prodotto, mentre degli altri solo in 11 hanno dato ulteriori commenti al fantomatico prodotto.
3. È davvero una missione impossibile?
Martin Seligman, direttore del Centro sulla Psicologia Positiva dell’Università della Pennsylvania, ha preso 411 persone e ha chiesto loro di comunicare per iscritto in una lettera tutta la loro gratitudine a una persona che fosse stata particolarmente generosa e alla quale non avessero mai detto un vero e sincero grazie, consegnando poi a mano questa lettera al diretto interessato e guardandolo negli occhi mentre la leggeva.
Non era un compito semplice ma il risultato finale è stato sensazionale: quasi tutti hanno manifestato sentimenti di felicità ed emozioni positive (ancora tangibili nell’intervista del mese successivo) contro pochissimi stati d’animo negativi.
In un altro esperimento è stato chiesto ad alcuni studenti di pensare a tre cose particolarmente positive accadute nelle precedenti 48 ore e di scrivere che cosa gli avesse fatto emergere un forte senso di gratitudine nei confronti di quegli avvenimenti.
È stata notata subito una generale sensazione di benessere in tutti i partecipanti, che si è intensificata con il passare del tempo fino ad arrivare al culmine ben cinque settimane dopo.
Si può provare gratitudine anche per qualcosa di negativo. È stato chiesto ad alcune persone di rivangare un episodio triste o fallimentare della propria vita e di cercare di ricavarne comunque un sentimento positivo che gli facesse provare un senso di gratitudine verso quell’evento.
Dovevano rispondere a domande tipo: “in che modo puoi aver tratto beneficio da quell’episodio? Ne sei uscito rafforzato? In qualche modo ti ha aiutato a distinguere e ad apprezzare di più le cose e le persone davvero importanti della tua vita?”
Gli psicologi la chiamano “memoria positiva”: se ti impegni riesci a manipolare nella tua mente gli eventi, ricavando sensazioni positive anche dalle situazioni più disperate.
Nonostante l’esercizio sia piaciuto di più alle donne che agli uomini, questi ultimi ne hanno tratto maggiori benefici, probabilmente perché non sono abituati ad essere grati. Questa esperienza è stata una novità assoluta per loro e gli ha davvero fatti stare bene.
4. "L'uomo che non deve chiedere mai"
Da dove deriva questa sorta di fastidio che provano gli uomini nel dire grazie?
Ci sono diverse teorie: la gratitudine implica il fatto di aver bisogno di qualcuno. E l’uomo per antonomasia non deve chiedere...mai!
Dire grazie significa fare affidamento su qualcun altro, e agli “uomini duri(?)” questo non piace proprio. Non solo: la gratitudine è un emozione e l’uomo difficilmente mostra ed esibisce le proprie emozioni.
Gli studiosi comunque sono convinti che gli uomini confondano l’esser grato con il sentirsi in debito. Mentre le donne hanno dei rapporti interpersonali basati sulla condivisione, gli uomini basano tutto sullo scambio.
Per le donne quindi è più facile accettare l’idea di aver bisogno di qualcun altro. L’universo femminile sa distinguere tra un favore ricevuto gratuitamente e uno scambio di favori; il mondo maschile no, va in confusione, le considera situazioni conflittuali.
Gli uomini sono sempre portati a chiedersi come possono sdebitarci, in quanto sentono una sorta di obbligo morale a ricambiare il favore. Questo avviene in particolare quando è stato un altro uomo a farci il favore.
In un esperimento condotto da alcuni professori della Gorge Mason University è stato chiesto a un campione di 77 persone di età compresa tra i 59 e gli 85 anni di entrambi i sessi di mettere per iscritto l’evento della settimana in cui si sono sentiti maggiormente grati.
Gli studiosi erano convinti che negli uomini di una certa età sarebbe stato meno complicato far affiorare i sentimenti di gratitudine, invece non è andata così. Anche in questo caso hanno vinto le donne. E quelli che hanno mostrato maggior fastidio sono stati gli uomini che hanno dovuto ricordare un favore ricevuto da un altro uomo.
In un altro studio ancora è stato chiesto a 288 studenti di definire il proprio stato d’animo quando devono ringraziare qualcuno per un favore. Sono stati forniti loro degli aggettivi: per voi è stata una cosa nuova o abituale? Semplice o complicata? Noiosa o emozionante?
Confrontando le risposte è emerso che per le donne si è trattato di una pratica abituale, semplice, addirittura interessante e emozionante. Per gli uomini è stata soprattutto una novità e una cosa abbastanza complicata. In alcuni casi addirittura difficile.
5. Bisogna imparare dalle donne!
Da una ricerca effettuata nel 2012 dalla John Templeton Foundation Gratitude Survey risulta che "bisogna imparare dalle donne come si fa a dire grazie e a vivere meglio".
Loro, infatti, sono molto più brave degli uomini a dimostrare gratitudine e a raccolgiere i frutti:
1) Gli amici
Il 57% delle donne (contro il 52% degli uomini) ringraziano regolarmente i loro amici. Provaci anche tu: pensa qualcosa da fare insieme ai tuoi amici e senza dilungarti troppo proponi la tua idea. Per esempio: "mi piacerebbe un sacco organizzare una bella partita a calcetto, se venite tutti vi ringrazio davvero. Difficilmente potranno rifiutare.
2) I colleghi
Il 51% delle donne (contro il 49% degli uomini) ringraziano i propri colleghi almeno una volta al mese. Chi dimostra di apprezzare l'aiuto dei propri colleghi ringraziandoli, soprattutto nei periodi più impegnativi e difficili, ha più probabilità di ricevere una promozione e di diventare indispensabile per la propria azienda.
3) I partner
Il 47% delle donne (contro il 32% degli uomini) dicono di non essere apprezzati dal proprio partner. Nella coppia esprimere gratitudine almeno una volta alla settimana dà maggior slancio al rapporto di coppia. Grazie al momento giusto che un mazzo di fiori al momento sbagliato. Meglio un grazie prima che uno scusa a dopo.
4) I figli
Il 79% delle donne (contro il 66% degli uomini) dicono grazie ai propri figli almeno una volta alla settimana. È una bella abitudine, soprattutto se viene fatto quando li mettete al letto. Fategli capire che avete notato che si sono comportati bene e che ne siete orgogliosi. Farà felice sia voi che loro!