L’infiammazione può manifestarsi a livello di qualunque distretto corporeo.
E per ogni problema esiste uno specifico antinfiammatorio naturale, più sicuro di quelli di sintesi, che in realtà curano solo i sintomi e peggiorano il problema.
Infiammato è spesso sinonimo di dolore e di malattia. “Non mi sento tanto bene, devo essere infiammato” oppure “Qui mi fa male: dev’essere un po’ di infiammazione”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere frasi come queste.
Ed effettivamente è così, l’infiammazione è lo strumento che il nostro organismo utilizza per rispondere a un’aggressione esterna, a una ferita, a un agente irritante.
Purtroppo però l’infiammazione sta diventano non solo il segnale di un problema, ma un problema in sé. Il meccanismo che la Natura aveva messo a punto per difenderci dai pericoli, sta diventando lui stesso un pericolo e tra i più gravi che la medicina moderna è chiamata ad affrontare.
Gli scienziati, infatti, ne sono ormai convinti: l’infiammazione, non tanto quella banale, conseguente ad esempio a un taglietto sul dito, quanto quella subdola, nascosta, latente ma cronica, è il nemico che dobbiamo metterci d’impegno a combattere.
Tra le prime cause che hanno portato l’infiammazione a diventare il vero problema è il nostro stile di vita che moltiplica i fattori che causano i focolai infiammatori:
– quello che mangiamo (da intendersi sia sotto il profilo della quantità che della qualità),
– la tendenza a fare poco moto e ancora l’immancabile stress (sì, ancora lui!)
– ma anche lo smog che respiriamo e
– il continuo ricorso a farmaci che aumentano le scorie tossiche. Tutto questo alimenta l’infiammazione cronica.
Non c’è quindi nulla da fare? Tutt’altro. L’azione preventiva e curativa è possibile, sia prendendoci cura delle infiammazioni con rimedi che non peggiorino la situazione, sia correggendo il nostro stile di vita.
Oggi scopriremo come ci si può liberare da gastriti e altri disturbi dell’apparato digerente usando gli antinfiammatori naturali come l’altea, la Boswellia, la noce, il cumino ecc.
1. Stomaco in fiamme? Ci vuole l'altea
Uno dei disturbi più frequenti è l’infiammazione delle mucosa gastrica, comunemente detta gastrite.
Lo stomaco è un ambiente “a rischio” perché i succhi gastrici sono di per sé irritanti.
Il nostro organismo possiede adeguati sistemi di difesa, come la secrezione di muco e bicarbonato da parte della mucosa, sistemi di “lavaggio” e drenaggio che rimuovono gli acidi in eccesso o la produzione di prostaglandine, che facilitano la riparazione della mucosa.
Ma l’uso di farmaci antinfiammatori (FANS e cortisone), il consumo di alimenti acidi o che aumentano la produzione di acido come cacao, menta, caffè, alcolici, bibite gassate, pomodoro, il fumo e lo stress possono interferire con questi meccanismi. Ecco allora comparire la gastrite.
Alcuni sintomi da non trascurare, indice di una possibile gastrite, possono includere:
■ nausea e/o vomito;
■ dolore alla bocca dello stomaco, in quella zona compresa tra la punta (apice) dello sterno e l’ombelico (il dolore è sordo, vago, profondo, non ha le caratteristiche del bruciore, a meno che non sia presente anche reflusso);
■ manifestazioni correlate a “cattiva digestione” come pesantezza o pienezza allo stomaco, scarso appetito, eruttazioni ecc: queste si verificano soprattutto nel caso della gastrite atrofica, in cui le ghiandole non ci sono più e lo stomaco non produce acido ed enzimi a sufficienza;
■ anemia: anche questa compare nel caso della gastrite atrofica, in cui lo stomaco produce meno “fattore intrinseco”, una sostanza indispensabile per l’assorbimento della vitamina B12. L’anemia si manifesta con bruciore alla lingua, stanchezza, scarsa attenzione, calo della memoria e del peso. Se si tratta di gastrite acuta erosiva, vi sono sintomi gravi, acuti e improvvisi correlati spesso a un’emorragia.
L’Altea (Althaea officinalis) è una pianta particolarmente ricca di mucillagini, soprattutto nelle radici: questo ne fa un vero e proprio rimedio gastroprotettivo capace di formare un gel idratante e antinfiammatorio sulle pareti dello stomaco, in modo da isolarle dall’azione degli acidi. Inoltre rinforza le naturali difese dello stomaco.
Si può assumere sotto forma di decotto oppure come tintura madre: 20 gocce tre volte al giorno in mezzo bicchiere d’acqua prima dei pasti.
Per un’azione combinata l’altea si può associare ad altre erbe efficaci contro la gastrite come achillea, passiflora (adatta per le gastriti da stress) e malva. Fatti preparare un mix con le essenze in parti uguali e poi prepara una tisana con un cucchiaio della miscela in 250 ml di acqua.
Contro il reflusso: il reflusso è un disturbo causato dalla risalita del contenuto dello stomaco, con la sua natura acida e irritante, nell’esofago, che ne provoca l’infiammazione. Può essere utile associare due rimedi: il tiglio e l’agar agar.
Il macerato glicerico di Tilia tomentosa migliora la funzionalità della valvola gastroesofagea; i suoi flavonoidi calmano gli spasmi che provocano la risalita degli acidi. Assumine 30 gocce prima di pranzo e cena, per due mesi. La sera, associa un cucchiaino di agar agar in fiocchi da sciogliere in acqua bollente: tampona l’acidità e protegge le pareti dell’esofago.
In caso di dolori: l'angelica favorisce la buona digestione. I dolori che possono essere legati a una cattiva digestione possono venire calmati dal ricorso alla tintura madre di angelica che è carminativa, analgesica e antispastica. Non deve essere utilizzata in gravidanza e durante l’allattamento o in caso di uso di anticoagulanti. Assumi 30 gocce di tintura madre in poca acqua, prima dei pasti.
2. Boswellia: la resina dall’effetto lenitivo
L’intestino è uno degli organi in grado di modulare il livello infiammatorio di tutto l’organismo.
La sua flora batterica gioca un ruolo chiave nella nostra risposta immunitaria mentre, per contro, fenomeni infiammatori a carico delle mucose intestinali possono aumentare non solo i casi di tumore, ma anche quelli di danni cardiovascolari.
Lo hanno rilevato i ricercatori della Mayo Clinic di Rochester, negli Usa, che hanno esaminato nove studi condotti su più di 150mila pazienti: in chi soffre di malattie infiammatorie intestinali il rischio di ictus e infarto aumenta del 10-25%.
Tra i fenomeni da tenere sotto controllo vi è quello delle fermentazioni intestinali. Pancia gonfia, eccessiva eruttazione e flatulenza, diarrea alternata a stitichezza, sensazione di malessere sono alcuni dei sintomi cui danno vita.
Un primo intervento può essere quello di assumere probiotici: una miscela efficace comprende il Bifidobacterium lactis e almeno un Lactobacillus (Acidophilus, Paracasei, Rhamnosus e salivarius) per un totale di 2 miliardi di fermenti vivi per dose.
La Boswellia serrata è una pianta di origine indiana, già utilizzata nella medicina ayurvedica. È un potente antinfiammatorio adatto per trattare il colon irritabile, in cui episodi di colite si alternano ad altri di stipsi.
È la presenza di acidi boswellici ciò che rende questa resina così efficace, poiché questi agiscono su alcuni enzimi pro-infiammatori. La si può trovare in capsule o come integratore associata al finocchio, che ha un'azione antispastica e carminativa.
La posologia generalmente consigliata è di una o due capsule al giorno.
3. Noce, cumino e olio di carvi
Anche per le infiammazioni croniche Juglans regia riequilibra la flora batterica.
Per disinfiammare le pareti intestinali, aiutare a ripristinare la normale flora batterica e contrastare fenomeni fermentativi ci si può ricorrere al gemmoderivato di noce.
Il macerato glicerico di Juglans regia è efficace anche su infiammazioni croniche e aiuta in caso di disbiosi anche conseguente all'assunzione di antibiotici.
Puoi associarlo alle gemme di Vaccinum myrtillus (mirtillo nero), rimedio di base in caso di gonfiori e meteorismo.
Assumi 50 gocce di ciascun rimedio, 2 o 3 volte al giorno in un bicchiere d’acqua, una mezz’ora prima dei pasti.
Per i “momenti critici” ci vogliono cumino dei prati e verbena.
Quando l’intestino si fa sentire in modo più energico, e oltre a gonfiore e modificazione nei tempi di evacuazione, segni di una possibile infiammazione, compaiono episodi dolorosi, in cui il dolore è crampiforme e “a colica”, poiché legato allo spasmo della muscolatura dell’intestino, puoi assumere una tisana con camomilla romana (fiori, 25 g), melissa (foglie, 20 g), passiflora (fiori, 20 g), cumino dei prati (frutti, 20 g) e verbena odorosa (foglie, 15 g).
Poni un cucchiaio della miscela in infusione per 5 minuti in una tazza di acqua bollente e assumila 2-3 volte al giorno nei periodi “critici”.
Il consiglio in più: il massaggio con l’olio di carvi. In caso di infiammazione intestinale, colite o sindrome del colon irritabile, al mattino e alla sera, fai un massaggio con l'olio di carvi.
Raccomandato nei disturbi della motilità intestinale, anche di origine nervosa, ha un effetto sedativo sul sistema nervoso centrale e autonomo.
Diluisci 6 gocce di olio essenziale di carvi in un cucchiaio di olio di mandorle dolci e massaggia l’intestino in senso orario.
4. Il rosmarino per riattivare il fegato
Non può esservi cura antinfiammatoria che non preveda anche un'azione detossinante sul fegato.
Questa ghiandola è un potente filtro che, se si intossica a causa dell’accumulo eccessivo di grassi, favorisce un’infiammazione generalizzata in tutto l’organismo. 
Alcune ricerche recenti inoltre hanno identificato proprio nell’infiammazione epatica l’innesco di importanti malattie, come il diabete di tipo 2.
Vari gruppi di ricercatori europei, compresi gli italiani dell’ospedale di Brunico (Bolzano) e delle università di Verona e Cattolica del Sacro Cuore (Roma), sono arrivati alla conclusione che il periodo più delicato è la primavera.
Soprattutto nei passaggi di stagione è dunque importante fare una cura disintossicante per la ghiandola epatica, in modo da evitare fenomeni di steatosi.
In primavera è dunque consigliabile una pulizia profonda del fegato, che migliora anche l’attività di pancreas, intestino, reni e aumenta il benessere di tutto l’organismo.
Una pianta capace di rinnovare il “terreno” epatico è il rosmarino. Il macerato glicerico ottenuto dal rosmarino è il miglior “antiage” per il fegato stanco.
I giovani getti di rosmarino che si nutrono del sole primaverile sono dotati di un’azione drenante epatobiliare. È utile se si manifestano anche insoliti fenomeni di intolleranza alimentare, segno di un accumulo eccessivo di tossine o di un’alimentazione per troppo tempo trascurata.
La posologia è di 50 gocce in mezzo litro d’acqua, da assumere a sorsi durante la giornata oppure in un bicchiere d’acqua prima di colazione, per 7 giorni di cura depurativa e, se vuoi, per tutto il mese.
5. L’elicriso e la tisana alle 4 essenze per la protezione del fegato
L’elicriso (Helicrysum italicum) agisce come protettivo del fegato e purificatore del sangue.
L’idrolato, adatto in tutti i casi di infiammazione del fegato, è prodotto a partire dai capolini della pianta, e favorisce il flusso biliare e l’attività del pancreas, migliorando la digestione e la funzionalità intestinale. È inoltre un attivatore linfatico, favorendo anche così l’eliminazione delle scorie.
Lo si trova in erboristeria, spesso associato ad altre acque aromatiche: la posologia consigliata è di un cucchiaio in un litro d’acqua naturale da assumere durante la giornata per 3 settimane. Si ripete la cura dopo una pausa di una settimana.
Per la prevenzione: la tisana alle 4 essenze. L’epatite è un'infiammazione delle cellule del fegato, generalmente dovuta a virus specifici. Può anche essere determinata da un consumo eccessivo di alcol o farmaci. Per proteggere il fegato ci si può ricorrere a una tisana con alcune essenze dalle comprovate proprietà epatoprotettive. Prepara un mix con 30 g di foglie di tarassaco, 30 g di semi di cardo mariano, 10 g di frutti di cumino e 20 g di rizoma di curcuma
Per concludere l'argomento di oggi riguardante le infiammazioni, è doveroso terminare precisando che "eliminare le infiammazioni allunga la vita". Medici e scienziati hanno ribattezzato l’infiammazione cronica come un vero “killer silenzioso”. E intorno ai meccanismi che rinforzano questo killer si stanno sviluppando e incentrando le nuove ricerche scientifiche.
Già una decina di anni fa il Time dedicò un’inquietante copertina all’infiammazione definendola appunto “The secret killer”. Ma perché segreta? Perché silenziosa? Perché all’inizio non sono subito evidenti i danni che produce.
I piccoli segnali che il nostro corpo ci invia per avvisarci che qualcosa non va, sono spesso derubricati come malesseri passeggeri. E il lavoro dell’infiammazione cronica continua indisturbato. Quando poi il problema emerge e diventa riconoscibile spesso è troppo tardi e ci troviamo già alla prese con un problema di una certa gravità.
Un esperimento che ha avuto come cavia una Drosophila ha portato gli scienziati del Buck Institute for Research on Aging dell’Università di Stanford (Stati Uniti) a modificare la flora batterica dell’insetto in modo da garantirgli una difesa efficace dalle infiammazioni, una corretta risposta immunitaria e un minor stress ossidativo.
Il risultato dell’esperimento, che ha trovato pubblicazione sulla rivista “Cell”, è stato un allungamento e un miglioramento generale della vita della Drosophila.
Soltanto agendo sulla carica batterica intestinale, cosa che nell’uomo può essere fatta a livello preventivo con un’alimentazione sana e i giusti probiotici, si è trovato quindi un rimedio antietà efficace.
La ricerca si propone quindi come un riferimento per le future indagini relative alla prevenzione di tutte quelle malattie che sono legate all’aumento dei focolai infiammatori che diventano più frequenti con l’età.